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Autore: SmashTheSilence    17/08/2012    2 recensioni
[OOC - Bike]
Raymond e Vanessa hanno acconsentito a trasferirci dall'altra parte di Berkeley. Li devo ringraziare, in qualche modo. Ma non lo farò. E' colpa loro se ora cammino a testa bassa tra la folla con il timore di sentire qualcuno rivolgersi a me con l'appellativo "Frocio - di - merda" Avrebbero potuto lasciarmi in quell'ospedale, sedici anni fa. Avrebbero fatto meglio. Molto meglio.
***
Solo una piccola OOC in cui Mike è un depresso, gay, suicida. Niente di sconcertante. Non uccidetemi.
(P.s.: i Green Day in questa storia non si sono formati.)
(P.s. 2: Il titolo è una canzone dei Bon jovi. Dai, non sarei mai così geniale.)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'll survive

 

Mi ci era voluta un'eternità per trovarla.
Un'eternità per toccarla.
Un'eternità per stringerla.
Un secondo per lasciarla.
E sarebbe trascorsa un'altra eternità se avessi continuato a fissarla dal divano, con gli occhi semichiusi e le mani che si contorcevano spasmodicamente sul mio ventre. Lei, così fredda e scura, poteva dare la pace eterna ad ogni cuore o poteva essere una condanna senza limiti. Così allettante, così invitante.
L'avevo tirata fuori dal cassetto quando mio padre era uscito, cautamente l'avevo poggiata sul tavolo e avevo preso a guardarla. Subito dopo nella mia mente si è insinuato un pensiero terribile, una di quelle idee assurde, paure infondate. Il timore per qualcosa di irrealizzabile mi aveva impietrito. Subito corsi a prendere il morbido panno che mia madre usava per pulire gli occhiali da sole e la passai sulla superficie nera per cancellare le impronte digitali. Sì, proprio come si fa nel film. Dovevo prevenire, dovevo occuparmi di ogni singolo dettaglio: nel caso avessi cambiato idea, mio padre non avrebbe mai dovuto sapere che avevo toccato la sua pistola. Solo un piccolo alone avrebbe potuto insospettirlo. Lui non la toccava mai, a dire il vero non so nemmeno per quale motivo avesse quell'arma nel cassetto dell'armadio.
Dopo aver terminato di ripulire la pistola gettai il panno da un lato e mi andai a sedere sul divano. Ed ora ero lì, a fissarla dal basso, cercando di capire cosa stesse tentando di dirmi, cercando di fermare le mie mani, o di gettarmi in avanti per afferrarla. Mi trattenevo, ma allo stesso tempo volevo che quel disperato autocontrollo sciamasse velocemente. Ero combattuto tra il desiderio di libertà e la voglia di vedere come avrei continuato la mia vita. Ero diviso tra il coraggio di oltrepassare la soglia della morte e la paura di non aver fatto abbastanza esperienze per poter affermare di aver vissuto una vita degna di questo nome. Certo, se avessi continuato non avrei ricevuto molti onori per il mio coraggio. Semplicemente, avrei avuto altri schiaffi. E forse anche qualche insulto in più. La mia vita non sarebbe stata comunque degna di essere vissuta, quindi perché continuare? Non c'era via d'uscita oltre quella che implicava un proiettile nella tempia. O forse c'era, ma io non la vedevo. Era come se avessero steso un drappo nero su quel cartello luminoso con la scritta “EXIT” che si vede spesso nei locali. Avrei dovuto continuare a farmi strada tra le intemperie del mondo da solo. Ero certo di non aver abbastanza soldi per comprare un'armatura o un cavallo. Avrei dovuto imparare a schivare le frecce, o almeno a sopportare il dolore ogni qualvolta una di esse mi avesse trafitto. Ma la parte strana di quelle frecce era proprio che nonostante colpissero al cuore ogni volta, io non morivo mai. Restavo sempre vivo, ferito, ma vivo. Raggiungevo la porta dell'aula con l'anima sanguinante, attraversavo l'uscita della scuola allo stesso modo e rientravo a casa quando le ferite ancora bruciavano.
Era una vita orrenda. Tutto era orrendo. Anche guardare la parete era orrendo. Ma quella pistola...sembrava la guida verso l'uscita della casa del terrore. Continuavo a guardarla, con le mani tremanti. Cominciai a credere che l'unico modo per trovare altre uscite fosse capire come raggiungerle. Pensai che avevo solo sedici anni e che era un po' presto per raggiungere la fine. Questo non mi convinse. Era ancora troppo poco.
Quindi mi buttai sulla sfida. Cominciai ad immaginare come fare per evitare che gli insulti scalfissero la mia anima, come schivare i pugni e gli schiaffi, come camminare a testa alta tra i corridoi. Ma, soprattutto, cominciai a chiedermi come riscattare gli istanti persi a piangere, chiuso in quella camera che stava diventando la mia prigione. Allora trovai uno scopo alla mia vita: conquistare il rispetto e ottenere vendetta.
Mi alzai dal divano, presi la pistola e corsi in camera. Infilai l'arma nel cassetto dell'armadio, nello stesso identico modo in cui l'avevo trovata, poi mi gettai sul letto, un sorriso meschino e deciso illuminava il mio viso.
Era ancora troppo presto per lasciare questa terra.
Ero Michael Ryan Pritchard e sarei sopravvissuto.

 

Thatcher's corner: Saaaaaaalve a tutti!

Allora, questa è una OOC, quindi non prendetevela se il Mike che vedrete sarà un po' diverso dal solito – per un po' si intende depresso, gay, suicida, disperato – e lo stesso vale per Billie Joe – che sarà un bullo spietato, una diva sono-tutto-io (ah, questo lo è anche nella realtà). E per quanto riguarda il ruolo del nostro Tré...emh...sarà qualcosa di strano (?)

Ok, ora la pianto con i commenti demenziali a fine capitolo e vi lascio! Mi raccomando ditemi cosa ne pensate!

XOXO 

   
 
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