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Autore: thecarnival    17/08/2012    8 recensioni
Elena è una ragazza normale, semplice, fidanzata con Stefan, un ragazzo piuttosto carino,dolce che si prende fin troppa cura di lei.
Damon è il suo migliore amico. Un gran farfallone, che ha avuto tantissime storie di una notte con molte ragazze, ma mai nulla di serio. Fin quando non crede di essersi innamorato di una ragazza, tale Caroline. Dopo vari approcci sbagliati, non sapendo come fare per conquistarla, decide di chiedere aiuto ad Elena. Lei gli spiega che 'esistono' 10 regole per conquistare una donna e farla innamorare.
Una volta a settimana i due amici si incontreranno per scoprire una nuova regola. Riuscirà Damon a diventare un 'bravo ragazzo' e conquistare Caroline? E cosa dirà Stefan di tutti questi incontri?
-Tutti umani-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Elena/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Betato, gentilmente, da Mary_Sophia_Spurce





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Regola numero dieci.



Mi staccai da lui dopo qualche minuto, mi sorrideva imbarazzato perché per la prima volta si era esposto fino al punto di confessarmi tutto quello che pensava e provava verso di me e gliene ero grata; a volte avevo pensato di essere l'unica a provare quel bene immenso da essere scambiato per amore ma in quel momento ebbi la certezza che anche lui provava la mia stessa identica cosa.
– Come sono andato?– Era curioso di sapere il mio responso, strano che non lo avesse capito dal mio abbraccio e dalle mie lacrime che asciugavo con la mano ma che non riuscivo a calmare.
– Direi piuttosto bene.
Si buttò all'indietro sul letto e sospirò, come se avesse un peso sullo stomaco o sul petto – Non volevo farti piangere.
– Mi hai fatta commuovere, erano delle belle parole.
– Spero che Caroline mi salti addosso e non pianga.
Risi e mi distesi accanto a lui a contemplare il soffitto della mia camera – Sai già quello che devi dirle?
– Mh, più o meno.
– Non dovrei preparartelo prima il discorso, ma dovrai guardarla negli occhi e dire quello che pensi, quello che c'è dentro il tuo cuore.
Si mise su un fianco e mi scrutò attentamente – Questa è un'altra regola?
– No. Questo è solo un mio consiglio, con me ha funzionato e spero funzioni anche con lei.
Mi regalò un sorriso sghembo e mi tirò a se, dandomi poi un bacio sulla fronte – Si è fatto tardi, adesso dormiamo.
Non me lo feci ripetere due volte, ero molto stanca anche prima che lui venisse in camera e bussasse come un pazzo, perciò mi addormentai tra le sue braccia, ispirando il suo profumo e abbracciandolo a mia volta.


Il letto era freddo e piuttosto grande, strano, perché durante la notte mi ero lamentata del caldo e del poco spazio; solo quando aprii gli occhi mi ricordai che Damon aveva dormito con me, ma di lui nessuna traccia. Mi stiracchiai per bene, avevo mal di schiena a causa della nottata scomoda, e poi mi alzai per scendere a fare colazione.
– Che buon odorino, cos'è?
Trovai i due uomini in cucina, ai fornelli, intenti a cucinare non so cosa; Jeremy tagliuzzava qualcosa sul tavolo, Damon invece mescolava con un grande cucchiaio di legno con una mano, e con l'altra spadellava ciò che mi sembravano gamberetti.
– Stiamo preparando il pranzo: pasta ai gamberetti e zucchine.
Mi sedetti sullo sgabello, mentre bevevo l'acqua, e li guardai sconvolta: da dove avevano preso la ricetta? E, soprattutto, perché volevano farmi morire di fame, o peggio, farmi ricoverare all'ospedale per intossicazione alimentare?
– Damon ha visto un programma di cucina questa mattina, ha appuntato la ricetta e ha deciso di prepararla.
Il mio migliore amico era troppo concentrato a non far bruciare i gamberi, era sempre Jeremy a parlare e spiegarmi le cose – Questa mattina? Ma che ore sono?
– Quasi le due, hai dormito un bel po'.
Posai l'acqua e mi avvicinai a Damon, ecco perché non lo trovai a letto, si era alzato presto – Vuoi aiuto?
– Potresti mescolare la pasta in modo che non si appiccichi?
Gli sorrisi e feci quello che mi aveva chiesto, mentre apparecchiavo la tavola per noi tre. Quando il condimento fu cotto e pronto, mi offrii volontaria per assaggiarlo, dato che quei due erano troppo fifoni per assaggiare quello che loro stessi avevano cucinato; mi scottai la lingua perché era troppo caldo ma era buono, era la prima volta che lo mangiavo quindi pensai fosse ottimo anche se lo avrei preferito più piccante.
– Buon appetito.
– Sei sicura che non moriremo?– Jeremy era il più titubante di tutti, perciò ci mise un po' a mangiare il primo boccone di spaghetti.
– Zitto e mangia, ingrato!
Sorrisi godendomi quella scena, finalmente eravamo una famiglia, non più io e mio fratello da soli ma c'era anche Damon che ci completava, il cerchio si era chiuso e speravo con tutto il mio cuore che, dall'alto, i nostri genitori fossero soddisfatti delle nostre scelte e delle nostre vite.
– Dato che Miss Principessina si è alzata tardi e non ha fatto nulla, sistemerà tutto e laverà i piatti.
Quasi mi strozzai con l'ultima forchettata – EHI! – Inghiottii a fatica – Cosa vi siete messi in testa?
Si sedettero subito e mi ascoltarono, anche perché, se non lo avessero fatto, li avrei sbattuti fuori casa in un batter d'occhio – Solo perché avete cucinato questo non vi esclude dall'aiutarmi nel lavare i piatti e sistemare qui. Io non sono la vostra serva solo perché sono donna, intesi? Viviamo insieme e si pulisce tutti insieme, oppure, vi faccio dormire sul portico. Chiaro?
Annuirono entrambi e quando finii di mangiare sparecchiarono mentre io lavavo i piatti; ero fiera di me stessa e di come li avevo messi in riga, anche se sapevo benissimo che sarebbe durata solo fino al pomeriggio, perché con quei due bisognava urlare ogni volta per ricordargli qualcosa.
Mi sdraiai sul divano e poggiai le gambe su quelle di Damon che guardava un film in tv, era così concentrato a non perdere neanche un secondo della trama che non si accorse della mia presenza, e fu un bene, dato che di solito non sopportava quando mi sdraiavo su di lui, un po' per il caldo e un po' perché 'lui non era la mia poltrona' come mi ripeteva ogni volta.
– Che film è? – Gli chiesi dopo un po', quando aveva interessato anche me.
– Domino.
Sapevo della sua venerazione per Keira Knightley, perciò lo presi in giro perché sapevo che in realtà stava guardando quel film solo per lei e non per la trama, ovviamente mi rispose che non era vero, ma ogni qual volta inquadravano il corpo dell'attrice si incantava e smetteva quasi di respirare, facendomi ridere tantissimo.
– Al prossimo film con Ryan Gosling sarò io a prenderti in giro.
Gli feci una linguaccia e continuai a guardare il film; quando finii ci rimasi male, mi aspettavo un lieto fine e volevo che i due protagonisti stessero insieme, ma non era un film romantico quindi c'era da aspettarselo.
Rimasi per tutto il pomeriggio con il broncio e con una strana sensazione nel petto, odiavo i film tristi e non a lieto fine, bastava la mia vita senza senso e con una cosa che non andasse mai nel verso giusto, volevo che almeno la finzione fosse perfetta; ecco perché mi rifugiavo nella fantasia dei libri e film romantici, perché lì potevo sognare che tutto andasse per il verso giusto per sempre.
– Mi sono scordato di dirti che questa sera non ci sarò a cena.
Mugugnai in segno di assenso, con gli occhi fissi alla tv ma con la mente altrove, speravo che Damon non si accorgesse del mio cambiamento di umore, ma soprattutto speravo che da un momento all'altro iniziasse un film demenziale che mi distraesse e mi facesse tornare il sorriso.
– Se è un problema rimango.
Lo guardai stralunata – Perché mai dovresti rimanere?
– Non so, hai fatto una faccia; ho pensato che magari mi volessi qui.
Scossi la testa – No, vai pure. – Tornai a guardare la tv, o almeno ci provai visto che Damon la spense e si piazzò davanti a me – EHI!
– Che è successo, e non provare a dire “nulla” perché ti conosco quindi, sputa il rospo prima che mi arrabbi sul serio.
Mi alzai dal divano sperando di potergli scappare – Non ti arrabbiare ma non è successo nulla, mi sono solo rattristita un po' per colpa del film e no, non mi va di parlarne.
I suoi occhi azzurri mi guardavano attentamente per capire se stessi mentendo poi, mi prese per mano e con un colpo secco mi tirò verso di se abbracciandomi e dandomi un bacio sul naso; non mi disse nulla perché entrambi sapevamo che in momenti come quelli, quando la malinconia prendeva spazio in me, non c'era nessun discorso incoraggiante che potesse tirarmi su di morale, avevo solo bisogno di rimanere sola con me stessa, anche se in quel momento, apprezzai quell'abbraccio e quel bacio più di ogni altra cosa.

– Ci vediamo più tardi e se ti trovo a letto...
– Non svegliarmi e ci vedremo domattina. – Mi sorrise annuendo e gli diedi una pacca sul sedere prima di vederlo uscire dalla porta – Buona serata e in bocca al lupo.
Glielo urlai dalla soglia quando stava per salire in auto, ma ero sicura potesse sentirmi; chiusi la porta e andai a fare una doccia rilassante, avevo casa tutta per me, il che significava musica a tutto volume e poter fare quello che volevo senza essere torturata da quei due scansafatiche: una vera goduria.
Anche se l'estate era, in pratica, finita, un bel bagno caldo con i sali e le candele profumate, era quello che mi ci voleva per rilassarmi e stendere i nervi che avevo accumulato in questi mesi; misi su il cd dei Coldplay e mi immersi in acqua, lasciando che la schiuma coprisse tutto il mio corpo e che le candele inebriassero i miei sensi; chiusi gli occhi e mi parve di dormire e essere su una nuvola: era una sensazione magnifica.
Forse mi addormentai perché risposi al telefono solo quando la suoneria stava per terminare, non mi ero neanche accorta che stesse suonando.
“Caroline mi ha invitato a casa sua!”
Damon non mi diede il tempo di parlare, aveva già urlato al telefono come se fosse una sedicenne alla sua prima cotta; in effetti non c'era tanta differenza, Caroline era la sua prima storia seria ma lui era un uomo e di certo non aveva sedici anni, forse.
“A casa sua con i suoi genitori... che faccio?”
“O accetti o rifiuti”
Mi sembrò di averlo davanti e vederlo roteare gli occhi scocciato “mi sembra ovvio, mica posso dirle che devo vestirmi da Captain America ed andare a salvare il mondo”
“Certo, se tu fossi Chris Evans non ti farei uscire dalla mia camera da letto...”
“Idem se tu fossi Scarlett Johansson” Fece un attimo di pausa “Quindi, accetto?”
“Mi sembra ovvio. Adesso chiudi e va' da lei.”
Sorrisi quando riposai il telefono finendo il mio bagno rilassante; Damon era uno dei ragazzi più belli che avessi visto a Mystic Falls, era il mio migliore amico sempre pronto a tirarmi su di morale e a proteggermi e in ventiquattro anni l'avevo visto sempre circondato da donne, fin dall'asilo; ma, quando si trattava d'amore, era una vera frana.
Indossai un abitino lungo fino al ginocchio e un coprispalle, nonostante fosse fine agosto le sere a Mystic Falls cominciavano a essere un po' freddine, l'estate stava scemando portando con sé la spensieratezza e il caldo afoso dei tre mesi appena trascorsi; mi sedetti sul dondolo con il mio amato libro di lettura in mano, era un bel po' di tempo che tentavo di finire di leggerlo ma per vari motivi non c'ero riuscita. Mi ritrovavo nella protagonista, felice e triste nello stesso tempo, diversa dai coetanei che cercava di salvare il mondo; certo, io non dovevo salvare il mondo da nessuno ma credevo d'essere abbastanza diversa dai miei amici, o da quei pochi che mi rimanevano.

Un bacio mi svegliò, davanti a me c'era Jeremy sorridente; si sedette accanto a me e mi salutò lasciando che distendessi le gambe sulle sue cosce.
– E' tutto il giorno che mi addormento dovunque, questa notte ho dormito pochissimo.
– Sì, mi ha detto Damon che avete parlato; è successo qualcosa?– Scossi la testa e invertii la posizione, preferivo abbracciarlo piuttosto che usarlo come poggia piedi. – Dimmi la verità Elena, cosa provi per lui?
Scrollai le spalle, perché in fondo mi aspettavo quella domanda ed ero già preparata, avevo risposto mille volte, a Stefan, a Jeremy stesso e anche a Damon – Io gli voglio bene, nient'altro.
– A volte sembrate una coppia sposata da anni, lo si intuisce soprattutto da come scherzate, ridete e vi guardate. Io non credo che quello che ci sia tra voi sia solo semplice affetto o amicizia, credo che ci sia dell'altro.
– Io me ne renderei conto se fossi innamorata di Damon, non sono così stupida.
Mi spostai come scottata, odiavo quella conversazione, speravo che dopo aver chiuso con Stefan avrei messo una pietra sopra anche con quella storia – Forse è lui ad essere innamorato di te.
– Nessuno è innamorato di nessuno Jer e anche se fosse non sarebbe un problema tuo, siamo abbastanza grandi da assumerci le nostre responsabilità e da decidere con chi stare e a chi affidare il nostro cuore.
Entrai in casa sbattendo la porta, solo dopo mi accorsi che in quel momento era arrivato Damon, quando lo sentii parlare con mio fratello e chiedergli cosa fosse successo; non so cosa si dissero perché infastidita salii in camera mia. Al diavolo il pomeriggio rilassante con il bagno caldo, i sali minerali e le candele profumate: Jeremy aveva il potere di farmi girare le scatole a volte.
Capii che anche Damon era entrato dal rumore della porta di ingresso che sbatteva e dai i suoi passi per le scale, un attimo dopo la porta della mia stanza di spalancò facendomi sobbalzare.
– Sei impazzito?
Si richiuse la porta alle spalle, per lasciare mio fratello lontano da quel momento; sapevo che stava per succedere qualcosa, quello era solo l'inizio della grande catastrofe.
– Si può sapere perché questa domanda ti da così tanto fastidio?
Rimasi senza parole; credevo che dovesse dirmi che ero una stupida, che dovevo smetterla di litigare con mio fratello, che non dovevo lasciarmi influenzare dalle dicerie e invece no: voleva sapere il motivo della mia reazione.
Ci misi un po' a rispondere, anche perché non riuscivo neanche a trovare le parole adatte per dire cosa provavo – Perché sono stanca di sentirmi fare sempre la stessa domanda e dare sempre la stessa risposta.
– Non c'è nessun motivo di arrabbiarsi se tu sei sicura di quello che provi; se le persone si interessano a te è perché ti vogliono bene. Jeremy è preoccupato che potresti soffrire.
– Per quale motivo dovrei soffrire?
Urlai e mi bruciò la gola, ero davvero stanca di dover ammettere agli altri cosa realmente provavo per Damon perché mai per un secondo mi ero soffermata a pensare, non avevo mai ammesso a me stessa se fossi innamorata di lui o meno: la verità era che non lo sapevo.
– Mi avete sempre chiesto cosa provo io per te. – Abbassai il tono della voce anche se dentro di me fremevo ancora – Ma tu, cosa provi per me?
La sua reazione mi stupì: scrollò le spalle e mi rispose con tranquillità – Mi sembra di avertelo già detto questa notte. Che cosa hai capito da quel discorso, che sono innamorato di te?
Spalancai la bocca e la richiusi subito dopo, le parole mi morirono in gola; non sembrava neanche lui in quel momento – Non ho detto questo. – Un moto di rabbia mi colpì all'improvviso – Ma chi ti credi di essere, eh? Pensi che tutto il mondo giri intorno a te solo perché sei bello e ricco?
Lui aveva fatto lo stronzo, potevo riuscirci benissimo anche io: conoscevo i suoi punti deboli e potevo sfruttarli a mio piacimento.
– Non l'ho mai pensato e lo sai.
Da lì fu un crescendo. Non ricordo esattamente come arrivammo ad urlare a rinfacciarci momenti e liti di quand'eravamo così piccoli da far la pipì nel vasino, o nel pannolino; mancava poco che cominciassimo a picchiarci. Avevo visto Damon sotto ogni prospettiva, anche arrabbiato, e in quel momento non riuscivo a capire cosa e come fosse, io, dal mio canto, ero incavolata nera con me stessa e anche con lui, per tutte quelle accuse che continuava a rivolgermi senza darmi il tempo di difendermi. Parlava e urlava, litigavamo e non ricordavo neanche il motivo di quella discussione; era come se fosse esplosa una bomba ma nessuno sapesse chi l'avesse fatta esplodere e il perché.
– Devo ricordarti della doccia?
La sua domanda aprì un varco nei miei ricordi e ovviamente mi fece innervosire ancora di più: era stato lui ad andare via da casa quel pomeriggio, senza nessun motivo, quando scherzavamo con l'acqua; si era arrabbiato quando avevo giocato sul suo sogno erotico e la mia doccia: aveva sempre delle reazioni strane e non aveva mai spiegato il motivo.
– Me lo ricordo Mr “se vedo la mia migliore amica mezza nuda la sogno ma non lo dico a nessuno”.– I suoi occhi si spalancarono, non si aspettava una mia reazione simile, ma stava esagerando! – Io sono stata sempre sincera e naturale nei tuoi confronti, non ho mai fatto nulla che potesse farti fraintendere un sentimento sbagliato, eppure tutti, non avete fatto altro che chiedermi se fossi innamorata. Perché dovevate proteggermi, come se tu fossi il lupo cattivo e io cappuccetto rosso dispersa nel bosco.
Sospirai e cercai di calmarmi, sentivo il cuore battere veloce e avevo la sensazione che da un momento all'altro potesse uscirmi dal petto. Damon non si decideva a parlare, così continuai.
– Dici sempre di conoscermi da quando sono nata, quindi sai che odio i tradimenti e le bugie; se avessi, davvero, provato qualcosa di diverso dall'amicizia per te, sarei venuta a dirtelo e avrei lasciato subito Stefan.
– Lo so che non provi nulla per me.
– E allora perché me lo hai chiesto?– Il mio urlo disperato risuonò per tutta la casa e ad esso seguì un silenzio così assordante da farmi quasi del male.
– Perché stavo impazzendo, ok? Eravamo ogni giorno insieme, tu eri in crisi con quell'idiota, passavo più tempo nel tuo letto che in quello di qualsiasi altra ragazza e i pensieri di Jeremy e del cretino mi hanno influenzato. Per un attimo ho pensato che...
Si bloccò all'improvviso, ebbi l'impressione che avesse paura a continuare la frase, che tutto ciò che avesse detto in quel momento fosse dettato dalla rabbia e invece adesso, avesse iniziato a pensare. Lo esortai a continuare ma rifiutò e andò via; mi mossi prima che potesse andarsene definitivamente, era ancora sui gradini quando lo fermai chiamandolo. Ero rimasta sul portico, forse per mantenere le distanze.
– Perché scappi sempre? Quando le cose si complicano tu vai via, resta e affrontale.
– Elena...
– So come mi chiamo, maledizione. Ti sto chiedendo di restare e chiarire; sono stufa di litigare e poi venirti a cercare per far pace. Stai qui, adesso.
– Non posso restare, perché ogni volta che ti arrabbi i tuoi occhi lucidi e le tue labbra rosse e carnose sono così sexy da farmi impazzire. Quella volta in bagno ho quasi perso la ragione ma non potevo, capisci, sei la mia migliore amica e non posso fare questo sbaglio.
Le sue parole mi arrivarono dritte allo stomaco come se fossero dei pugni, le orecchie mi fischiavano e non capivo cosa volesse dire: voleva baciarmi ma non poteva? Era quello il problema? Quindi non avremmo mai potuto litigare perché ogni volta lui voleva saltarmi addosso?
Iniziai a ridere quando metabolizzai il concetto, Damon aveva sceso un altro gradino e si fermò nuovamente, voltandosi stupito: non ero pazza, era lui quello fuori di testa.
– Lo trovi divertente? – Era infastidito il che mi fece ridere ancora di più, salì i due gradini in un solo passo e si avvicinò a me; smisi di ridere quando me lo trovai talmente vicino da riuscire a vedere le sfumature nere nei suoi occhi azzurro ghiaccio. – Ti ho detto già una volta di non giocare con il fuoco quando non sai cosa e quanto potresti bruciarti.– Il suo sguardo vagava velocemente dai miei occhi alle mie labbra e mi ritrovai a sperare che mi baciasse, ma si allontanò – Non posso baciarti Elena, non sarebbe giusto.
Il mio cuore rallentò i battiti e cercai di regolare il respiro, non dissi nulla, temevo che qualsiasi cosa dicessi potesse apparire stupida o fuori luogo. Si voltò e fece per andare via di nuovo, avevo paura che se Damon se ne andasse da casa non tornasse più, che quel litigio strano e quelle mezze confessioni fossero l'inizio della fine. Abbassai lo sguardo afflitta e non feci in tempo per girarmi e rientrare in casa perché lui parlò.
– Sai cosa? Sto cercando un qualsiasi motivo per cui questo sia sbagliato, ma non lo trovo.
Mi sembrò di vivere la scena in slow motion: la sua mano destra che si poggiava sul mio capo e che mi tirava a sé per far unire le nostre labbra. La sorpresa del momento scomparve subito e fu sostituita dalla passione di quel bacio meraviglioso; l'altra mano di Damon raggiunse la mia guancia per accarezzarla dolcemente, mentre gettai le mie braccia al suo collo per avere più stabilità. La sua mano destra era ancora tra i miei capelli a torturarli e a spingere la mia testa verso di lui, come se avessi intenzione di staccarmi!
Mi ritrovai con la schiena alla parete del portico e Damon su di me; non capivo cosa mi fosse preso ma non riuscivo a smettere di baciarlo. Il cuore stava per uscirmi dal petto, sentivo i suoi battiti fino alle orecchie, l'adrenalina e l'eccitazione mi avevano fatta impazzire e Dio se sapeva baciare quel ragazzo.
Quando stavo per lasciarmi andare ancora di più, il mio cervello decise di farsi sentire: stavo baciando il mio migliore amico, quali conseguenze avrebbe avuto quel momento? Con quale coraggio avrei guardato Damon negli occhi, se l'avrei più guardato. Sarebbe stato ancora il mio migliore amico?
Sembrò che anche lui fosse tornato in sé e ci staccammo, ancora ansimanti e con il cuore nelle orecchie.
– Damn...
– Shhh – Poggiò la sua fronte sulla mia – Non dire nulla, ti prego. Non roviniamo questo momento.
Mossi la testa quanto bastava per fargli capire che ero d'accordo, dopo qualche minuto mi diede un bacio sulla fronte e andò via, questa volta senza fermarsi sui gradini e voltarsi. Semplicemente andò via e il mio cuore tornò a respirare.




******

Ho assunto delle guardie del corpo, perciò non potete farmi nulla! TZE'. Cosa posso dire prima che piovino recensioni negative? Ho il finale in mente da ancora prima di iniziare a scrivere la prima parola del prologo, ho sempre amato le vostre parole nei commenti perché mi hanno fatta sorridere, ridere e a volte mi hanno fatto avere nuove idee ma non ho mai e poi mai cambiato idea sul finale (che ovviamente non vi svelo). Vorrei che fosse chiaro fin da adesso che sentire le vostre idee fa sempre piacere ma mi è successo già una volta di farmi condizionare dai pareri dei lettori e poi c'è chi si è lamentato comunque, quindi questa volta ho seguito il mio cuore e l'istinto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che abbiate unito tutti i puntini e che gli indizi in questi dieci capitoli siano stati abbastanza chiari.
In questo capitolo c'è qualcosa di diverso dagli altri, vediamo chi riesce a notarlo... XD
Grazie per chi ha recensito e chi si è sempre fermato a recensire.
Grazie mille a chi ha inserito la storia tra seguiti, preferiti e ricordati: siete magnifiche.
Alla prossima con l'epilogo.
Un bacio.

P.S. Per chi volesse ancora leggere qualcosa di mio, ma di genere diverso, ecco la mia nuova storia fresca di pubblicazione.

THE HE(ART) OF THE STREAP.
Trama: Lei: ventisette anni, francese di nascita ma italiana d'adozione.
Lui: italiano, meglio dire, romano D.O.C.
Lei: vive in un piccolo appartamento in una zona tranquilla di Roma e si mantiene grazie ad un modesto lavoro che tuttavia sta iniziando ad odiare, perché è propria a causa di esso che ha visto infrangere le sue aspettative sul vero amore e sugli uomini: l'organizzatrice di matrimoni. 
Lui: condivide casa con due sue amici e colleghi e, a differenza di lei, ama il suo lavoro, perché non solo guadagna soldi ma anche donne: è uno spogliarellista in un noto locale di Roma, il Ladies Night, ed è la principale attrazione del locale. 
Entrambi pensano che l'amore sia inutile e passeggero, che la gente si stanchi di stare sempre con la stessa persona e che, prima o poi, si finirà per soffrire.
Le loro vite si intrecceranno per caso e il caso non li lascerà più allontanare.

   
 
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