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Autore: Adebaran    17/08/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se Arya Stark, dopo esser fuggita da Harrenhal riuscisse ad arrivare all'accampamento di suo fratello?
La riconoscerebbero? Gli crederebbero?
Lei tornerebbe a Grande Inverno, combatterebbe con loro oppure partirebbe per compiere la sua personale missione di vendicatrice?
E Nymeria? Cosa succederebbe se Arya e la sua lupa si ricongiungessero?
[Storia abbandonata per mancanza d'ispirazione]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rating: Giallo
Genere: Introspettivo, Fantasy, Avventura
Contesto: Future!Fiction .
Personaggio protagonista: Arya Stark
Avvertimenti: What if?
Disclaimer: I personaggi e appartengono alla saga di GOT e al suo autore George Martin. In più non violo copyright e neanche spoiler perchè essendo ambientata nel futuro è tutto immaginato.
NdA:
Ieri ho visto l'ultima puntata della seconda stagione e mi sono chiesta cosa succederebbe se Arya arrivasse da Robb. Volevo analizzare la cosa sia come svolta di trama, che come svolta del personeggio.
Ah... mia prima fic su questo argomento, siate clementi e recensite anche se la trovate brutta :)



Aveva rinunciato all’offerta che gli aveva proposto Jaquen H’ghar, ma non era pentita.
Voleva rivedere la sua famiglia, bramava di tornare da Robb e dalla madre. Sapeva finalmente dov’erano e dov’era lei… non erano molto distanti.
Sì, li avrebbe rivisti e sarebbe stata al sicuro, finché non fosse arrivato il momento giusto per accorciare la Lista dei Nomi dell’Odio.
 
Era questo che pensava la piccola Arya Stark mentre si dirigeva con Gendry e Frittella verso l’accampamento Ovest degli uomini del Nord.  
Aveva rubato l’ordine di disposizione delle truppe Lannister a lord Tywin e, sempre grazie ai suoi giorni da coppiera ad Harrenhal, sapeva esattamente dove suo fratello Robb si era stanziato. In più aveva anche una mappa a guidarla.
 
Chissà se suo fratello l’avrebbe riconosciuta, si chiese la ragazzina.
Era completamente diversa dalla piccola e ingenua Arya che era partita mesi prima da Grande Inverno… Sia nel fisico che nella mente.
Si era alzata di qualche centimetro e si era irrobustita.
Grazie agli allenamenti di Syrio Forel, primo spadaccino della Città Libera di Braavos e Danzatore dell'Acqua,
aveva imparato a combattere.
Per scappare dalla Regina poi, Yoren l’aveva travestita da uomo e si gli aveva tagliato i capelli.
Le sue mani erano già sporche di sangue, anche se aveva solo dieci anni.



Tutte le disavventure che aveva subito l’avevano cambiata, anche profondamente.
Non era più una bambina e aveva capito che il mondo non è quello fiabesco che cantano i Bardi nelle corti, bensì un luogo aspro e violento, dove un minimo passo falso, una parola sbagliata o un fiducia mal risposta, può esserti fatale.

Già, non era più la vecchia Arya Stark, ma chi era?


Era il piccolo Arry diretto alla Barriera?
Era la giovane Nan, coppiera di Lord Tywin Lannister?
Era il Fantasma di Harrenhal?
Oppure era ancora qualcun altro?
Non lo sapeva neanche lei, forse era come Jaquen… nessuno.

Se neanche lei sapeva chi era, forse davvero suo fratello non l’avrebbe riconosciuta.
Ma che sciocchezze! Lei era Arya Stark, figlia del Primo Cavalier Eddart Stark e sorella di Robb Stark.

A svegliarla dai suoi pensieri furono le strilla di Frittella.
Arya si girò di scatto, pronta a fronteggiare il nemico, ma si accorse che non c’era nessuno. Solo il suo amico, accucciato, che si teneva un ginocchio sbucciato.
La piccola Stark puntò lo sguardo perplesso verso Gendry, il quale si limitò ad alzare le spalle con fare rassegnato.
«Si può sapere che hai ora? Ti pare il caso di strillare come un maiale sgozzato mentre stiamo fuggendo?!» Disse secca Arya verso Frittella, il qualche rialzò il capo puntando gli occhi lucidi su di lei, con un’espressione lagnosa.
«Scusa Arry, sono caduto e mi sono fatto male. Brucia!» replicò il ragazzino, mentre tirava su con il naso cercando di frenare le lacrime. Arya stava per strigliarlo, ma Gendry s’inserì prima di lei.
«Stupido! Non sai cosa ci faranno se ci prendono?! Altro che ginocchio! Prima ci faranno patire le pene dell’Inferno e poi ci ammazzeranno come cani. E’ questo che vuoi?» Il tono era freddo e deciso.
Frittella scosse la testa e si rimise in piedi, asciugandosi con il dorso della mano le lacrime. Arya scoccò un’occhiata compiaciuta a Gendry e riprese la marcia forzata verso Nord.



Due settimane dopo erano completamente stremati dalla marcia e dalla fame.
Sei giorni prima aveva finito le provviste e l’acqua e adesso si cibavano di quelle poche cose che si trovavano lungo il sentiero.
Arya non credeva che l’accampamento fosse così distante. Aveva camminato per giorni e giorni, ma niente. Forse si erano persi e avevano girato in tondo e questo significava morte.
Come avevano fatto a seminare gli inseguitori era un mistero, ma questo ad Arya non importava. Forse gli Antichi Dei avevano ascoltato le sue preghiere.
Erano però al limite delle forze fisiche e mentali, la lunga marcia gli aveva completamente sfibrati.
Frittella si muoveva ondeggiando con sguardo vacuo, un passo dopo l’altro, solo per inerzia più che per forza di volontà. Gendry era ingobbito e si reggeva malfermo sulle gambe, era più forte di Frittella ma altrettanto spossato.
Perfino Arya era stanca morta. Arrancava con il fiatone e le gambe gli dolevano come se fossero bucate da un’infinità di aghi. La testa pesava come un macigno e gli occhi rischiavano di chiudersi a ogni suo passo.
Era troppo stanca perché potesse vedere una linea di tende, distorte dal sole e dagli occhi affaticati, profilarsi all’orizzonte.

Stava per cedere alla stanchezza, stava per cadere e addormentarsi a terra quando sentì il rumore degli zoccoli intorno a sé.
Alzò velocemente la schiena, pervasa da una scarica improvvisa di adrenalina. Vide i suoi compagni fare lo stesso, mentre il rumore si faceva più forte. Arya si preparò alla battaglia, così come Frittella e Gendry.
Probabilmente erano i suoi inseguitori, l'avevano trovata!
«Fate attenzione! Dobbiamo combattere!» incitò i suoi amici, mentre ripeteva a se stessa le raccomandazioni imparate da Syrio Forel ad Approdo del Re, mesi prima.
 
«Arya Stark devi essere rapida come un serpente, liscia come seta d’estate e agile come un gatto. Cosa diciamo al Dio della Morte?»
«Non ora. Non ora!»

 
Non ora, lei doveva vivere. Doveva arrivare da Robb! Doveva vivere!
Dei cavalieri sbucarono improvvisamente dal fitto della foresta e gli piombarono addosso.
Arya vide uno di loro venirle addosso, ma per via della stanchezza fu troppo lenta a spostarsi. Un dolore sordo si propagò dalla testa lungo tutta la colonna vertebrale.
La vista le si annebbiò, una cortina nera cadde velocemente sui suoi occhi e il suo corpo smise di rispondere ai comandi. Si sentì cadere a terra, senza più il sostengo delle gambe.
“Non è giusto… Non doveva finire così!” fu l’ultima cosa che la piccola Stark riuscì a pensare, poi perse i sensi.
 
Si risvegliò incatenata in una delle celle all’aperto dell’accampamento…
  
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