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Autore: DeusexInsania    18/08/2012    1 recensioni
Un misterioso miasma trasale avvolgendo un viandante ignaro del destino che lo attende.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fitta e grigia nebbia ottenebrava completamente la vista del viandante che, perdutosi in essa, non fu più in grado di orientarsi. Si scuoteva tremebondo di freddo e di paura; un crescente terrore filtrava dalla foschia serpeggiando fra i suoi pensieri, affogando quasi la sua tremula coscienza. L'idea di essersi perso lo sconvolse: benché prima non avesse voluto crederci, quella voce che gli sussurrava paura era ora diventata quasi un folle canto; la nebbia maleodorante sembrava inneggiare alla sua disperazione, prendendosi gioco di lui. Aveva camminato dritto innanzi a sé, nella speranza di uscire da quella prigione avvolgente; ma dopo due ore di alacre marcia la grigia foschia neppure si era diradata. Anzi, quell'esalazione miasmatica sembrava guadagnare una qualità concreta man mano che avanzava in essa. La terra soffice e pianeggiante ma spoglia di vita pareva estendersi ai suoi piedi senza mai finire: prima aveva camminato, poi, dopo una buona mezz'ora durante la quale aveva calpestato un terreno sempre uguale, aveva accelerato il passo fino a correre. Aveva corso rapido mentre l'ansia lo soffocava; avrebbe voluto volare lontano di lì, lasciandosi alle spalle quella nube grigia e mostruosa che sembrava averlo mangiato senza che se ne fosse reso conto. Era possibile che avesse camminato in tondo? No. Ogni passo era misurato, ogni scatto calcolato. Non poteva aver sbagliato direzione. E prima di addentrarsi in quella greve nube di putrescente orrore che da lontano pareva una normalissima nebbia era certo che sarebbe stato dall'altra parte con una breve marcia. Eppure ora, mentre giaceva in ginocchio sconvolto dal terrore, il pensiero che mai più sarebbe uscito da lì lo faceva impazzire. Aveva corso, aveva inciampato, si era rialzato, aveva ripreso a correre come inseguito da un orrore di cui non poteva liberarsi. Ma quell'orrore era sempre lì: davanti lo fronteggiava, dietro lo pugnalava, alla sua destra e alla sua sinistra rideva di lui mentre dall'alto gli piombava, avvolgendolo di disperazione. Perché? Perché non finiva? Come poteva quella nebbia non terminare mai? Che cosa gli era capitato? Era forse prigioniero di un ciclopico mostro, un immenso miasma che trasaliva coniugando terra e cielo, formando un continuo senza via d'uscita? L'orrore gli strappò un urlo agghiacciante. Un urlo di rabbia, di paura, di disperazione, di dannazione. Malediceva quel grigio e umido miasma così disgustosamente maleodorante con tutte le poche energie mentali che gli erano rimaste; poi, quando non ebbe più la forza di maledire, si mise a ridere. Rise di gusto mentre le più amare lacrime che avesse mai pianto gli scendevano dagli occhi rigandogli il volto e scivolandogli fin sul collo. Da quanto era lì? Un giorno? Due giorni? L'unica cosa che sapeva era che la fame gli stava rodendo le interiora, mentre un pesante sonno lo assaliva. “Un po'. Soltanto un po'...”, si disse mentre si lasciava cadere in avanti, scivolando nel suo ultimo sogno.
  
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