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Autore: giulina    19/08/2012    11 recensioni
Te le ricordi le nostre passeggiate vicino alla ferrovia prima di pranzo?
Te li ricordi i ghiaccioli alla menta che mangiavamo davanti al mio portone, con la sola luce dei campanelli a illuminare i tuoi capelli biondi? Ogni volta che tornavo a casa avevo le mani appiccicose e un peso in più nel cuore. Era un peso che mi faceva sentire leggero, però.
Te li ricordi i sorrisi che ti regalavo ogni volta che mi preparavi il caffè con tanta cura, dopo le nottate passate sui libri insieme a me?
Io mi ricordo tutto, Angela.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il campo delle lucciole.

 

 

           

 

 

 

 

 

Te le ricordi le nostre passeggiate vicino alla ferrovia prima di pranzo?

Te li ricordi i ghiaccioli alla menta che mangiavamo davanti al mio portone, con la sola luce dei campanelli a illuminare i tuoi capelli biondi? Ogni volta che tornavo a casa avevo le mani appiccicose e un peso in più nel cuore. Era un peso che mi faceva sentire leggero, però.

Te li ricordi i sorrisi che ti regalavo ogni volta che mi preparavi il caffè con tanta cura, dopo le nottate passate sui libri insieme a me?

Io mi ricordo tutto, Angela. Mi ricordo la forma delle tue dita e il colore del tuo vestito la prima volta che ti ho visto . Avevi anche una spilla a forma di foglia attaccata alla giacca che ti stringevi addosso per non prendere freddo.

Era una sera d'agosto, eppure te avevi freddo.

Sembrava volessi renderti invisibile in mezzo a tutte quelle persone. Odiavi lo sguardo più insistente di un ragazzo che ti passava affianco oppure quello supplicante delle tue amiche che ti invitavano a scioglierti e a ballare insieme a loro. Ballasti solo con me, quella sera, ed anche tutte le altre a venire. Nel mio salotto al buio con il solo rumore dei tuoi tacchi sul parquet scuro e nel parcheggio di quel supermercato alle tre di notte, mentre un mendicante ci guardava e rideva.

Ci avrà creduti degli innamorati ubriachi. E forse, forse innamorati lo eravamo davvero.

Io mi ricordo tutto, Angela.

 

 

 

 

 

Se ripenso a quella sera, la sera del tuo compleanno, mi viene in mente l'odore del tabacco alla menta che Mapo si stava fumando seduto vicino a me, usando delle cartine lunghe.  

Era un profumo forte, talmente intenso che sembrava attaccarsi alle pareti dei polmoni come del miele vischioso che cade da un cucchiaio.  

Se l'era fatto portare da Berlino da suo cugino l'anno prima, e lo teneva nascosto nel cassetto delle mutande bianche -le aveva solo di quel colore- insieme all'erba che aveva preso ad Amsterdam e il tritino per tritarla che gli aveva regalato per Natale una sua ex ragazza.

Ci teneva talmente tanto che non lo faceva usare nemmeno a me.  

Quella sera, oltre all'odore terribile di quel tabacco, c'era anche il sapore della sangria sulle labbra e le risate di alcuni ragazzi vicino a me nelle orecchie.  

Se ne stavano seduti sulla spiaggia, rotolandosi nella sabbia umida e sporcandosi i vestiti che qualche ora prima erano stati stirati da delle mani attente.  

L'odore di salsedine nell'aria si mescolava al tabacco di Mapo e al fumo che emettevano le fiaccole piazzate vicino a delle tende montate con poca pazienza, da dei ragazzi ubriachi ancora prima che il sole tramontasse.

-Mi piacciono-

-Che cosa?-

-Le serate come queste-

-Perchè?-

-Mi mettono in pace con me stesso-

-Non c'era solo tabacco in quel drum, vero?- Mapo mi guardò con i suoi occhi arrossati e le pupille minuscole, mentre un sorriso si apriva sulle sue labbra, mostrando dei denti piccoli e bianchi.

Mi ricordo che quella sera sembrava più felice del solito. Probabilmente era merito dell'erba che si stava fumando oppure del numero che gli aveva dato quella ragazza a cui andava dietro da un paio di mesi.

Mi aveva confessato che gli piaceva davvero, anche se non era bellissima e forse era pure un pò matta. Mi aveva detto che adorava i suoi occhi blu, così blu che non riusciva a toglierseli dalla testa.

Anch'io quella sera ero felice. Mi sembrava impossibile non poterlo esserlo con decine di ragazzi intorno a me che ballavano e si abbracciavano, alcuni che urlavano e altri che cantavano sottovoce.

Ragazzi dagli occhi socchiusi per l'alcool o per il caldo, con le guance arrossate e le magliette tirate fin sopra alla testa per prendere aria. Ero felice anch'io, quella sera, come era felice Mapo e come lo eri anche te, Angela.

Perchè anche te quella sera eri felice mentre avanzavi verso di me e i tuoi piedi affondavano nella sabbia bagnata. Avevi i capelli legati in una coda e in quel modo sembravano ancora più biondi. Non so se fosse possibile.

Eri bella, soprattutto quando ti portavi la sigaretta alle labbra e aspiravi cercando di essere sensuale. Ti mettevi a ridere quando il fumo era ancora sulla tua lingua.

Ti augurai tanti auguri a bassa voce mentre eravamo abbracciati lontano da tutti, lontano dalla musica. In verità, mi ricordo che te mi abbracciavi, io, invece, ero aggrappato a te con le gambe, con le braccia, con le dita, con i denti.

Ti avrei voluta baciare quella notte, anche solo per lasciarmi sporcare dal tuo sapore per un solo attimo. Per capire se potevi ridere anche mentre ci baciavamo. Per sentirmi ancora più leggero, per immaginarmi camminare in un campo di lucciole.

Non ti baciai però, nè quella sera nè quelle dopo. Me ne sono pentito quando sei scomparsa all'improvviso, come la risata provocata da un clown. I

o però mi ricordo tutto, Angela. E so che anche te non ti sei scordata niente.

 

 

 

 

 

 

   
 
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