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Autore: Always Sil    20/08/2012    2 recensioni
Sembra una giornata qualunque, tanto che potrei uscire di casa e andare a fare una passeggiata per il distretto, ma qualcosa mi ricorda che oggi non è come gli altri giorni.
Sarà forse perché sono vestito di tutto punto? O perché in giro per le strade non c’è nessuno a quest’ora, mentre di solito è sempre piena?
Ovvio, oggi è il giorno della mietitura.
[Famiglia Mellark, Pov da uno dei fratelli di Peeta. ]
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Missione Suicida

«Peeta Mellark!» il nome di mio fratello risuona per tutta la casa.
Cosa diavolo hai combinato questa volta, sciocco? penso mentre guardo fuori dalla finestra della nostra camera, mia e di mio fratello minore per l’appunto.
Il cielo è di un azzurro limpido, senza una nuvola.
I raggi del sole riscaldano l’aria, m un lieve venticello fa’ in modo che non si soffra il caldo.
Sembra una giornata qualunque, tanto che potrei uscire di casa e andare a fare una passeggiata per il distretto,  ma qualcosa mi ricorda che oggi non è come gli altri giorni.
Sarà forse perché sono vestito di tutto punto? O perché in giro per le strade non c’è nessuno a quest’ora, mentre di solito è sempre piena?
Ovvio, oggi è il giorno della mietitura.
Io sono abbastanza calmo, ho solo sette nomine e le probabilità che io o Peeta, che ha cinque nomine,  veniamo pescati sono quasi inesistenti.
Invece quelli del giacimento sono più sfortunati, e di fatti i tributi per gli Hunger Games provengono sempre da lì.
Questa è la mia ultima mietitura, e ne sono molto felice.
Due anni fa’ è stato l’ultimo anno per mio fratello maggiore e per festeggiare papà gli aveva fatto una torta, chissà magari oggi festeggeremo anche per me.
I miei pensieri vengono interrotti dal rumore della porta che si chiude alle mie spalle.
«Hai fatto infuriare mamma anche oggi?» chiedo .
«Si è arrabbiata perché non mi sono pettinato i capelli, comunque è ora di andare» dice Peeta.
Tipico, lui è l’unico che riesce a far infuriare nostra madre.
Annuisco senza dire niente ed usciamo di casa.
La mietitura si svolge in piazza, uno dei pochi posti carini di tutto il distretto 12.
Dopo essermi registrato vado verso la folla dei ragazzi dei 18 anni e mi metto vicino a Mike, un amico di infanzia.
Dietro di me scorgo Gale Hawthorne.
è un ragazzo alto, capelli neri, occhi grigi e pelle olivastra, tipico aspetto da giacimento.
Lo conosco perché lo vedo scambiare degli scoiattoli con mio padre.
Come sempre Effie Trinket, con il suo insopportabile accento, inizia a parlare e parlare, fino a quando non esclama «Prima le signore!»
Si dirige verso la boccia delle ragazze, estrae un fogliettino di carta e legge ad alta voce «Primrose Everdeen!»
Il ragazzo, Gale, sussurra qualcosa che assomiglia ad unno, non lei.
Dai maxi schermi si vede una bambina, dodici anni al massimo, con lunghe trecce bionde e la faccia spaventata che si avvicina verso il palco, poi dal lato delle ragazze una voce soffocata la chiama.
Un'altra ragazza si avvia verso il palco, blocca la bambina e urla «Mi offro volontaria come tributo!».
La bambina, caduta nel panico più totale, stringe le braccia attorno alla vita della sorella, che si chiama Katniss, e la supplica di non andare.
Qualcuno dietro di me mi spintona e vedo il ragazzo degli scoiattoli che stacca la ragazzina e la prende in braccio, sussurra qualcosa alla volontaria e porta di peso la bambina dalla madre.
Dopo la performance di Haymitch, il rifiuto di applaudire e il saluto comune, quella “donna” di Capitol City dice con voce allegra «E ora vediamo chi sarà il tributo maschile!»
Infila una mano nella boccia, gira i foglietti un po’ di volte e pesca un bigliettino.
Non sono io, non sono io. Mi ripeto.
Si avvicina al microfono e strilla «Peeta Mellark!»
La mia prima reazione è quella di dire e ora cosa hai fatto per far infuriare nostra madre, sciocco? solo che mi rendo conto che non è stata mia madre a chiamarlo, ma colei che estrae i nomi dei tributi.
Guardo verso destra e vedo mio fratello con la bocca socchiusa e in faccia lo shock del momento che sale sul palco.
Ha appena raggiunto la sua postazione che i nostri sguardi si incontrano.
Effie sclama «Ci sono volontari?»
Io faccio per aprire la bocca e poi la richiudo, scuoto la testa e abbasso lo sguardo.
Sono un codardo.
Un codardo e pure egoista.
I miei occhi si fanno lucidi e una lacrima riga la mia guancia.
Alzo lo sguardo e vedo che Peeta sta stringendo la mano di Katniss.
Si voltano di nuovo verso il pubblico un ultima volta , ma i nostri sguardi non si incrociano di nuovo.
Dei pacificatori li scortano all’interno del palazzo di giustizia e le pesanti porte in legno si chiudono dietro di loro.
Sento Mike che mi dice qualcosa, qualcun altro mi da una pacca sulla spalla.
Perché, Perché lo fate? vorrei chiedere.
In lontananza scorgo mio padre, mia madre e mio fratello maggiore che si stanno avvicinando a me.
Non riesco a decifrare la loro espressione, ma ho paura che ce l’abbiano con me.
Appena sono vicini dico quello che mi passa per la testa «Sono un codardo, avrei dovuto offrirmi volontario, è colpa mia» e dirlo ad alta voce rende la cosa definitiva.
Loro scuotono la testa, poi mio padre mi passa un braccio intorno alle spalle e tutti e quattro ci avviamo verso la stanza nella quale è rinchiuso Peeta.
Due pacificatori dicono che abbiamo qualche minuto e spalancano le porte.
Entriamo e vediamo mio fratello seduto su un divano, ha gli occhi chiusi e sta facendo degli esercizi di respirazione.
Non ci ha sentiti entrare, perciò quando nostro padre tossicchia lui si riprende.
Apre gli occhi e ci fissa con l’ombra di un sorriso sul volto, che sembra stanco.
Sta per iniziare a parlare quando io esplodo
«Scusami. Scusami se sono un codardo, ma io non sarei riuscito ad offrirmi volontario.
è un pensiero egoista ma è la verità.» e per la seconda volta oggi una lacrime sfugge al mio controllo.
Non ho mai pianto davanti alla mia famiglia, e queste parole che ho appena detto sembrano aver turbato il mio fratellino, che ora fissa la mia lacrima.
Scuote la testa e mi sorride.
«Forse il Distretto 12 avrà un vincitore quest'anno» dice nostra madre, guardando Peeta.
Tutti la fissiamo increduli, davvero ha detto qualcosa di carino su di lui?
«E' una tosta, quella» e con un cenno del capo indica la stanza accanto.
Quella? dall’incredulità ora io sono passato all’arrabbiato.
Ma com’è possibile che sia così stronza questa donna?
Peeta, che sembra che stia per scoppiare da un momento all’altro, si limita a ridere.
Una risata, glaciale e sprezzante «Sul treno che ci porterà a Capitol City glielo dirò.»
Nostra madre non sembra colpita da queste parole, si gira e va’ verso la porta e mormora un Ciao.
Uscita lei, finalmente Peeta scoppia.
Infatti ecco che arrivano le lacrime.
Noi non lo abbracciamo, ce ne stiamo di fronte a lui, mentre nostro padre gli poggia le mani sulle spalle.
«Tu puoi farcela, non ascoltare tua madre, tu puoi farcela» gli dice.
Lui si limita a scuotere la testa.
«No papà, io non tornerò a casa e lo sai anche tu il motivo» replica e sposta lo sguardo verso la stanza accanto.
Nostro padre segue il suo sguardo e sbianca un po’.
«Non dico che non ci proverò, ma è giusto che lo sappiate. Se uno di noi deve tornare a casa, quella sarà Lei.» continua Peeta.
I tasselli del puzzle cominciano ad incastrarsi ed il risultato non mi piace, per niente.
Un pacificatore entra dicendoci che il tempo è scaduto.
Mio padre e mio fratello maggiore escono, io sono rimasto indietro.
Un ultimo sguardo verso mio fratello.
Un ultima parola, mimata con le labbra  Scusami.
le sue che dicono Non ti preoccupare
E me ne torno a casa, da codardo.
Sapendo che  vivrò per sempre con il rimorso di non aver salvato mio fratello, da questafolle missione suicida.

Sil’s Corner.
Buonsalve Gente!
Allora, stavo scrivendo il sesto capitolo della mia long ( che posto domani sera )
e mi è venuta questa ispirazione.
Diciamo che si è scritta da sola.
Non so cosa dire,
vorrei un vostro parere.
Un bacio, Sil :)

   
 
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