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Autore: forgivemyfins    20/08/2012    5 recensioni
[LucyXTumnus]
Questa è una delle tante fiabe che si raccontano ai fanciulli e alle fanciulle di Narnia. È la storia di Lucy e Tumnus, la regina e il fauno. Perché quella che a lungo era sembrata amicizia, si trasforma in qualche cosa di più profondo. E ancora oggi, raccontano, se si ascolta attentamente il fruscio dei verdi alberi di Narnia, è possibile udire una ninna nanna trasportata dal vento.
« Tumnus io... Io mi sposo. » Nello stesso momento in cui la fanciulla pronunciò quelle parole una tazza cadde a terra, frantumandosi in mille cocci dalle forme diverse. Il fauno era rimasto senza parole, gli occhi sgranati. Fissava Lucy, la sua Lucy così intensamente che ebbe quasi paura di consumarla.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Lucy Pevensie, Mr. Tumnus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i luoghi e i personaggi non appartengono a me, ma a C.S. Lewis e alla sua mente geniale. Sono stati liberamente usati per scrivere questa storia senza alcun fine di lucro.


Narnia's Lullaby.

[…] In una mano, come ho già detto, teneva l'ombrello, nell'altra un bel po' di pacchi e pacchettini avvolti in carta scura. Con tutta quella neve e quei pacchetti sembrava un signore che torni a casa dopo aver comprato i regali di Natale. Invece era un fauno. Quando vide Lucy ebbe un sussulto di sorpresa, ma così forte che i pacchetti gli caddero di mano.
[Il leone, la strega e l'armadio, p. 6]

 

Il fauno se ne stava seduto sulla comoda poltrona imbottita che fu di suo padre a fissare il vigoroso fuocherello che ardeva allegro nel camino. Muoveva con maestria le dita affusolate sui fori del suo flauto. Quello di mogano puro era, in particolare, il suo preferito. Suonava distrattamente una delle tante melodie narniane che aveva imparato a conoscere col passare degli anni. Alcune gli erano state insegnate dal suo stesso vecchio, altre dagli amici e altre ancora gli erano state ispirate dal melodioso fruscio degli alberi a primavera.

La quiete prodotta dal dolce suono della sua musica venne interrotta da un leggero rumore alla porta. Qualcuno aveva appena bussato alla sua caverna.
« Signor Tumnus? » il fauno sorrise nell'udire quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille. Dopo tanti anni, ancora si ostinava ad usare quell'appellativo. Erano diventati amici dal primo istante ma Lucy non era mai riuscita a fare a meno di portargli rispetto chiamandolo “signore”. A dire la verità, aveva sempre pensato che lo chiamasse così perché lo considerava vecchio.
« Signor Tumnus, sei in casa? » la voce cristallina della fanciulla fece realizzare al povero fauno di non aver ancora avuto il coraggio di aprire la porta. Gli stava succedendo qualche cosa di strano, era certo, ogni volta che vedeva Lucy non aveva occhi che per lei e ogni giorno diventava sempre più impacciato e goffo in sua presenza. Ma forse era solo per la soggezione di ritrovarsi davanti ad una donna che ormai appariva fiera come una vera e propria regina.
Tumnus prese un lungo respiro e, finalmente, si decise ad abbassare la maniglia.
« Ciao Lucy, cosa ti porta nella mia umile dimora? » chiese il fauno mentre si mostrava in un accenno d'inchino.
« Tumnus, ti ho detto mille volte che non è necessario che tu sia così formale con me. Sei il mio migliore amico. » disse abbracciandolo. A quelle parole, il fauno credette che qualche cosa dentro di lui si fosse spezzato. Lucy lo considerava solo un amico e così sarebbe sempre stato.
« Gradisci del tè? » chiese gentilmente mentre la faceva accomodare sulla poltrona di velluto rosso che stava d'avanti a quella dove era stato seduto fino a poco prima.
« Volentieri, grazie. » rispose Lucy con un grande sorriso.
Alla luce del focolare, il fauno si concesse di guardarla qualche secondo. I suoi lunghi capelli iridescenti erano dello stesso colore del puro rame e le cadevano lunghi fino alla vita dove terminavano in sinuosi boccoli di seta. Sulla testa portava la sua fine corona d'argento dove s'intrecciavano piccole foglie ed altre decorazioni. I suoi occhi erano più blu di ogni zaffiro che appartenesse a Narnia e risplendevano di luce propria, mentre lunghe ciglia nere conferivano loro eleganza e schiettezza.
Tumnus cadde come dalla nuvole e si sbrigò a posizionare il bricco con acqua ed erbe aromatiche sopra il fuoco vivo che provvedette ad alimentare con qualche nuovo ceppo di legna.
La risata argentea di Lucy arrivò alle sue orecchie. « Che succede? » chiese perplesso mentre controllava che gli zoccoli non gli fossero andati a fuoco. « Mio caro Tumnus, non ti sei ancora liberato di questi libri? » rise la sua regina mentre gli mostrava un tomo dalla copertina del colore del vino. Il titolo recitava “L'uomo è un mito?” e il fauno sapeva che Lucy aveva ripetuto molte volte che, da quando l'aveva incontrata, non aveva certamente più bisogno di leggere a proposito di tali teorie.
« È pur sempre appartenuto a mio padre, è un ricordo di famiglia. » disse guadagnandosi un'altra dolce risata da Lucy. « Come preferisci. » rispose lei.

Non appena il tè fu pronto Tumnus lo versò accuratamente in due tazze color avorio, aggiungendo appena un goccio di latte e un cucchiaino di zucchero di canna in quello di Lucy, conoscendo alla perfezione i suoi gusti.
Sistemò anche un piattino di gelatine alla frutta al centro del piccolo tavolo. Erano piccole squisitezze di soffice pan di spagna ripieno di marmellata ai lamponi e ricoperte da una lieve spolverata di zucchero a velo. Lucy sorrise. « Credo che se Edmund mi vedesse ora, morirebbe d'invidia. Sono le sue preferite. » disse mentre ne prendeva una per portarla alle labbra e gustarne il sapore con un piccolo morso. « Squisite. » commentò per poi sorseggiare un po' di tè ancora fumante.
Guardò il fauno per qualche istante. « Ora ti starai chiedendo perché io sia qui visto che solitamente sei tu a venire a farmi visita a Cair Paravel. » disse. In realtà, Tumnus non aveva fatto altro che ammirare la sua spontanea bellezza per tutto il tempo ma, per evitare situazioni imbarazzanti, si limitò ad annuire. Con quella vista si sentiva la bocca impastata e credeva d'essere capace di proferire parola. Decise di bere un po' di tè.
« Tumnus io... Io mi sposo. » Nello stesso momento in cui la fanciulla pronunciò quelle parole una tazza cadde a terra, frantumandosi in mille cocci dalle forme diverse. Il fauno era rimasto senza parole, gli occhi sgranati. Fissava Lucy, la sua Lucy così intensamente che ebbe quasi paura di consumarla.
La regina assunse uno sguardo triste. « Un importante signore di Calormen ha chiesto la mia mano e, questa volta, ho deciso di accettare. Sarò anche una ribelle ma non posso scappare per sempre, per il bene della pace a Narnia e del mio stesso fratello, re Peter. » continuò Lucy, gli occhi ormai lucidi.
« Ma tu... » Tumnus aveva cercato di dire qualche cosa ma dalle sue labbra uscì solo un flebile sussurro.
« È gentile, sai. E ha promesso di farmi felice. Mi ha detto che potrò tornare a Narnia ogni volta che vorrò. »
Nel sentire quelle parole il fauno si alzò di scatto dalla comoda poltrona. « Vuoi dire che lascerai Narnia?! » chiese un incredulo Tumnus con voce spezzata.
Lucy abbassò gli occhi. « Calormen è un bel luogo e poi Susan vive poco distante da quello che sarà il mio nuovo palazzo. Ogni tanto tornerò per... » ma venne interrotta.
« Ma Lucy, tu adori Narnia! Hai dato il tuo cuore a questa terra come i suoi abitanti l'hanno donato a te. Senza di te, Lucy, Narnia non sarebbe la stessa. Anche se tornassi per delle visite, ci mancheresti immensamente. » concluse Tumnus contenendosi a mala pena.
« Ci? » chiese la fanciulla alzando improvvisamente gli occhi. Ancora una volta il fauno rimase spiazzato dalla limpidezza di quelle due gemme. « Sì... A tutti i narniani e... A me, ovviamente. » balbettò. Si sentì improvvisamente agitato e vide il viso di Lucy illuminarsi. « Sono... Sono sempre il tuo migliore amico. » aggiunse ma, non appena vide spegnersi il sorriso della piccola Lucy, si pentì amaramente di ciò che aveva detto.
« Immaginavo avresti detto così. » disse malinconica. Che cosa intendeva dire? Fece per alzarsi dalla sedia ma Tumnus le afferrò una mano di riflesso. In pochi secondi le sue guance s'imporporarono. Guardò negli occhi quella meravigliosa fanciulla e prese il coraggio di andare avanti. « Lucy, tu non puoi sposarti. » disse sostenendo il suo sguardo.
« Perché? » chiese lei, semplicemente.
« Perché io... Io... » Tumnus fece un respiro profondo. Il fauno era cosciente che con quelle parole probabilmente avrebbe rovinato tutto, ma non avrebbe lasciato andare Lucy senza tentare. « Perché io sono innamorato di te, Lucy Pevensie. Ti ho amata dal primo momento in cui mi hai sorriso, anche se eri solo una bambina. E ora che sei diventata una donna, ti amo ancora di più, se possibile. » Tumnus abbassò lo sguardo, incapace di guardare un altro attimo gli occhi della sua regina, timoroso di scoprirne la reazione.
Non riusciva a credere di aver detto tutto, di aver pronunciato parole che nemmeno lui credeva di conoscere.
Quando ritrovò il coraggio di alzare lo sguardo, scorse Lucy piangere. Subito si rimproverò di averla fatta soffrire ma, non appena vide il largo sorriso che illuminava le sue labbra, si sentì avvolgere da una strana leggerezza, come se fosse stato una nuvola.
Percepì appena il viso della ragazza avvicinarsi con lentezza al suo ma avvertì un intenso calore non appena Lucy appoggiò le labbra sulle sue. « Ti amo anch'io, signor Tumnus. » disse semplicemente, il suo fresco respiro che gli solleticava appena la pelle.

 

Tumnus guardava con sguardo vacuo il lampione solitario ormai ricoperto di verde edera.
Era qui.
Qui era scomparsa la sua Lucy. Aveva fatto ritorno alla città di Guarda Roba, nella felice città di Stanza Vuota. E l'aveva lasciato da solo.
Era successo tutto all'improvviso, una battuta di caccia e nessuno aveva saputo più nulla dei re Peter il Magnifico e Edmund il Giusto, a nessuno erano più giunte notizie delle regine Susan la Gentile e Lucy la Gaia.
I loro effetti erano stati ritrovati nel folto della foresta, abbandonati lì senza motivo.
Tumnus sapeva che non l'avrebbe più rivista.
La sua Lucy.

L'aveva appena trovata e ora era già sparita come una farfalla che si posa su un fiore per poi librarsi nuovamente nel cielo.
Tra le mani reggeva la sua corona di fili d'argento mentre le lacrime scendevano senza sosta dalle sue guance, non concedendogli nemmeno un attimo di tregua.
Indossava la sua sciarpa preferita: quella rossa. Aveva indossato la stessa sciarpa il giorno in cui vide per la prima volta una Figlia di Eva.
Lentamente la sfilò dal suo collo e, con movimenti delicati, la legò al palo del lampione, intrecciandola con la sottile corona che fu della sua regina.
« Addio, dolce Lucy Pevensie. Il mio cuore ti appartiene. » sussurrò al vento.

E poi vagò senza meta per quei boschi che per molto tempo furono casa sua.

 

Un anno (umano) dopo.
I quattro fratelli si erano improvvisamente ritrovati dalla stazione di Londra a Narnia.
Tutto ciò sembrava inverosimile ma la piccola Lucy, che per prima aveva scoperto di Narnia, non se lo fece ripetere due volte. Cominciò a correre a perdifiato su quella sabbia bianca e morbida di cui tanto aveva avuto nostalgia.
Poco dopo avevano scoperto le rovine della loro reggia, Cair Paravel, e avevano compreso che a Narnia ancora una volta il tempo era trascorso in un modo diverso rispetto al loro mondo.

Si era allontanata di poco dai fratelli, che ora si stavano inzuppando a dovere di acqua marina, quando le parve di udire un ruggito di un leone.
« Aslan! » chiamò. Esaltata, s'inoltrò senza timore – dopotutto quella era la sua casa – nel folto della foresta, per sbucare poco dopo in una piccola radura.
Si guardò attorno meravigliata, stupendosi ogni secondo di quanto le fossero mancati quei luoghi, quando notò una figura familiare.
Il lampione solitario era ancora lì, anche se questa volta era spento e la vernice sembrava aver iniziato a sgretolarsi. Lucy si avvicinò come ipnotizzata, osservando intensamente ciò che era stato legato al palo. Quella sciarpa rossa che credeva di aver dimenticato era intrecciata a quella che fu la sua corona ai tempi in cui lei e i suoi fratelli conobbero Narnia per la prima volta.
« Tumnus! » il gridò le uscì incontrollato dalla bocca ma non ricevette comunque risposta, se non quella dell'eco della sua voce.
Lucy sapeva che gli era mancato in un modo inimmaginabile e, ora che finalmente era tornata, non avrebbe potuto nemmeno rivederlo. Una lacrima tiepida le rigò la guancia.
Osò toccare con la punta delle dita quel morbido tessuto carminio per poi lasciarsi cullare ancora qualche secondo dai ricordi.
Anche se involontariamente, lei aveva lasciato Narnia.
Ma l'amore che l'aveva legata a lui non aveva mai abbandonato quei luoghi. Poteva avvertirlo nell'aria estiva, come fosse un'impercettibile scarica elettrica.
Un lieve sorriso le spuntò sulle labbra e si voltò con serenità per ritornare dai fratelli.
Niente accadeva due volte nello stesso modo, lo sapeva bene ormai. Ma forse, si disse, un giorno le sarebbe stato concesso di rivedere il suo amato fauno.
Lucy riprese a camminare e, in quel momento, sembrò che una dolce ninna nanna si librasse nell'aria sulle dolci note di un flauto.




Angolo autrice.
Salve a tutti. (: Non è la prima fanfiction che scrivo, e spero nemmeno l'ultima, ma è ufficialmente la mia prima storia de Le Cronache di Narnia. Libri e film che semplicemente adoro. Ho sempre sperato che in qualche modo Lucy e Tumnus, una volta che lei sarebbe cresciuta, avessero potuto formare una coppia. Sono così teneri assieme. Anche se, stando ai libri così non è stato. E quindi eccomi qui a metterci le mani. Sono abbastanza soddisfatta di ciò che ho scritto, anche perchè ci ho dedicato diverso tempo rispetto alla media che impiego di solito. Volevo cercare di dare il meglio e spero che questa storia verrà letta e magari anche gradita. (;
Detto questo, non mi dilungo oltre. Spero che questa one shot vi sia piaciuta, mi farebbe infinitamente piacere ricevere qualche recensione per sapere cosa ne pensate, di qualsiasi genere, accetto ogni tipo di critica o commento. Sono certa che possano solo aiutarmi a migliorare. Ovviamente se vi va, non vi obbligo. (:
Vi saluto, xoxo.



 

   
 
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