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Autore: taisa    04/03/2007    23 recensioni
Quanto può essere dolce il risveglio? Riprendere lentamente i sensi...uno per uno
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IN TUTTI I SENSI

IN TUTTI I SENSI

*

La luce filtrava tra le tapparelle chiuse della stanza.

Illuminavano tutto, le piastrelle del pavimento, i mobili, e il letto, là proprio dove dormiva lui.

Il sole lo stava richiamando alla vita, e lui chiuse maggiormente le palpebre cercando di scansare il suo leggero tocco.

Tentativo vano, ormai i suoi sensi si stavano risvegliando, e lui cominciava, secondo dopo secondo a riprendere maggiormente a tornare in sé.

Poco incline ad alzarsi cercò di restare disteso con la testa appoggiata sul cuscino, nel tentativo di riprendere sonno.

Inutile, ormai si stava svegliando, i suoi sogni erano già un lontano ricordo, della quale non conosceva più nemmeno il contesto.

Farfugliò infastidito aprendo leggermente un occhio, uno solo, guardandosi lentamente attorno cercando di prendere coscienza del luogo che lo circondava.

Riconobbe al volo la stanza, ed il solo trovarsi lì lo rilassava, gli dava un senso interiore di pace.

Richiuse l’occhio per altri secondi, era tranquillo, pacato, beato, come un bambino cullato tra le braccia materne.

L’odore delicato e soave della camera si estendeva in tutto l’ambiente, ed il suo respiro ancora lento e regolare, tipico del sonno, ne catturò la maggior quantità possibile, con avidità…

Sì, perché lui voleva assaporare il più possibile quel sapore candido che l’aria gli donava, non ne aveva mai abbastanza…come una specie di droga, ne voleva ancora…e ancora…

Non poteva sbagliarsi, sapeva perfettamente da dove quel delicato profumo provenisse, ne sentiva la fragranza proprio accanto a sé.

Perché, la persona che la emanava, dormiva proprio lì, accanto a lui.

Lo sapeva, e lo sentiva, sentiva le piccole, candide e delicate mani di lei appoggiate sul suo torace scoperto.

Nonostante le dita della donna fossero solo lievemente adagiate lui le sentiva vive e piene di vita.

Sentiva il fuoco, le fiamme proprio lì, dove i polpastrelli di lei lo sfioravano.

E gli piaceva…ahhh se gli piaceva…gli piaceva sentirla lì accanto al risveglio.

Preferiva mille volte essere svegliato dal suo tocco, che da quello più effimero dei raggi del sole.

Voleva poterla toccare delicatamente anche lui, voleva sentire i capelli azzurri della donna tra le sue dita forti e segnate da mille battaglie.

Cercò di muovere il braccio, invano, non ci riuscì.

Solo allora si accorse…solo allora si accorse che il suo braccio era bloccato, schiacciato da un peso.

Mosse le dita per riavviare la circolazione sanguigna, chissà da quanto tempo era bloccato in quella scomoda posizione.

Lentamente aprì gli occhi, prima uno, poi l’altro, girò la testa, per poco, quel tanto che bastava per guardarla, per capire cosa gli impedisse i movimenti del suo braccio.

La testa della donna era adagiata sul bicipite dell’uomo, ecco cosa lo stava bloccando.

Ringhiò infastidito, almeno in apparenza, e si tirò su adagiandosi su un avambraccio, la guardò innervosito, era già pronto a svegliarla malamente, a buttarla giù dal letto e ordinarle di preparagli la colazione.

Non ci riuscì…

Non riuscì a disturbare il sonno della compagna, così pacatamente addormentata accanto a lui.

Il suo sguardo dapprima imbronciato si addolcì osservando i lineamenti delicati e sottili della donna.

Incantato, quasi avesse avuto un’illuminazione, come se avesse appena visto la creatura più bella e soave dell’intero pianeta, anzi no, dell’intero universo, e lui ne aveva viste di creature nell’infinità sconfinata della galassia.

Sembrava che la vedesse per la prima volta, come se, per la prima volta vedeva le sue labbra carnose, e i suoi seni perfetti che si muovevano nel regolare e delicato respiro.

Incantato…

Non riusciva più a distogliere lo sguardo, magnetizzato, ipnotizzato…catturato dal suo semplice respirare…dal suo vivere…

Chissà cosa le passava per la testa, chissà cosa stava sognando, chissà se stava sognando lui…

No, impossibile, infondo perché avrebbe dovuto, perché avrebbe dovuto pensare a lui anche durante il riposo?

Eppure lui l’aveva sognata…sì, perché ora ricordava…aveva sognato lei…

“Vegeta…” mugugnò nel sonno avvicinandosi più a lui e passandogli le braccia attorno al petto in un inconscio senso di protezione che lui le dava durante il giorno, ma che solo durante la notte le concedeva.

L’uomo arrossì lievemente sentendo il suo nome pronunciato dalle labbra di lei, allora lo stava davvero pensando…incredibile…

I battiti del suo cuore stavano sicuramente aumentando…sicuramente stavano accelerando a dismisura, forse l’organo vitale gli sarebbe schizzato fuori dal petto tanto stava pulsando.

Ora si che aveva caldo!

Dannatamente caldo!!

*

La sentiva…la sentiva la sua pelle ruvida sotto le sue dita…

Sentiva ogni suo muscolo rilassato e pacificamente addormentato…

Non fu il sole a svegliarla, non furono i movimenti dell’uomo che nel frattempo si era alzato e che sicuramente la stava guardando.

A svegliarla era stato il suo odore…il profumo che nell’aria si mischiava al suo…proprio come loro…

Un odore forte, non nauseabondo, al contrario, piacevole…molto molto piacevole…

Sì, perché quell’aroma duro e pungente era molto rilassante…

Rilassava tutti i sensi, non solo l’olfatto…sembrava si potesse quasi vedere, udire, toccare…assaporare sulle labbra…

Era percettibile, e identificabile in una sola persona “Vegeta…” mugugnò nel dormiveglia sul punto di riprendere delicatamente i sensi, si avvinghiò maggiormente a lui quasi a non volerlo lasciare.

Come se aprendo gli occhi non lo avrebbe più rivisto, sentito, toccato, assaporato…

Appoggiò la testa sui suoi pettorali scolpiti e il suo orecchio poteva chiaramente percepire il rumore dei suoi battiti…stavano accelerando…

Sorrise lievemente aprendo finalmente un occhio, sapeva che al suo risveglio l’uomo sarebbe stato lì, ormai non andava più da nessuna parte, ormai era suo, e suo soltanto…

Quando aprì entrambi gli occhi incrociò come prima cosa lo sguardo imbronciato di lui, che appena vide le pupille blu della donna scostò automaticamente la sua attenzione.

Bulma sorrise, aveva capito che la stava guardando, e che Vegeta stava fingendo di non aver fatto nulla…troppo orgoglioso per ammettere anche quella piccolezza.

Si mise seduta e si stropicciò gli occhi “Buon giorno…” farfugliò poi stiracchiandosi.

Vegeta la guardò ancora per un istante ritirando finalmente il suo povero braccio indolenzito, che era stato il comodo cuscino della donna.

Cercò di muovere le dita per avviare in modo corretto la circolazione.

Osservò la mano che stava riprendendo lentamente colore, e quando esso si poteva definire vivo alzò gli occhi trovandosi nuovamente davanti…l’oceano…

“Che c’è?!” sbottò subito apparentemente seccato.

Bulma sorrise nuovamente “Scusa, ho dormito sul tuo braccio” si scusò subito avendolo notato solo in quel momento.

Vegeta si appoggiò una mano sulla spalle facendo roteare l’arto riprendendo finalmente tutte le sue capacità motorie, sul suo volto si dipinse un piccolo ghigno “Tsk per chi mi hai preso? Non sono debole come voi terrestri” rispose in un singolare modo di perdonarla.

La donna si sporse verso di lui cercando le sue labbra “Allora sono perdonata?” chiese conferma dopo avergli regalato un leggero bacio.

Vegeta le afferrò il polso tirandola bruscamente verso di sé “No…ora c’è la penitenza” sussurrò afferrandole la nuca dandole un bacio da assaporare lentamente e delicatamente.

“Mamma, papà! Guardate guardate!!” esordì Trunks entrando nella camera dei genitori.

Vegeta sbuffò staccandosi di malavoglia dalla moglie, Bulma sorrise avendo capito perfettamente lo stato d’animo del marito.

Si voltò verso il figlio che si arrampicò sul letto matrimoniale e si sistemò tra i due genitori mostrando loro le sue piccole mani, dove all’interno di esse reggeva un dentino.

“Mi è caduto mentre dormivo” spiegò entusiasta avendolo trovato sul cuscino al risveglio, erano giorni che gli dondolava.

La madre sorrise passandogli una mano tra i delicati capelli lilla “E’ fantastico tesoro…stasera lo mettiamo sotto il cuscino, così domani avrai una sorpresa, visto che è il primo” spiegò con dolcezza.

Trunks annuì, si voltò verso il padre e sorrise a trentadu…trentun denti…

*

FINE

*

*

Spero che non sia troppo noiosa, o troppo corta…forse non è nulla di particolare, ma mi auguro ugualmente vi sia piaciuta…

  
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