// 
The Game
guess what you lost?

Guardava il soffitto scrostato e pieno di crepe.
Glielo avevano detto che la gattabuia era un brutto posto.
Glielo avevano detto che prima o poi sarebbe arrivato quel dannato Silver Bullet.
Ma quante cose gli avevano detto?

E lui, quante cose non aveva ascoltato?

Non era ancora riuscito a seprarsi da quell'impermeabile nero, sgualcito sui bordi. Come se si fosse radicato in lui.
Aveva dato tutto, o poco e niente, secondo la sua prospettiva, per quell'Organizzazione.
Aveva interrotto il corso della sua vita.
Che a lui sembrasse poco e niente, erano un altro paio di maniche.
S'infilò una mano in tasca e ne tastò la superficie. Estrasse un pacchetto di sigarette, che guardò con lussuria. Lo aprì come ne aveva aperti centinaia e scrutò all'interno.
Ne rimaneva solo una.
Era ora di fumare la sua ultima sigaretta.
La accese e tirò, aspirando, ancora disteso sul letto con gli occhi felini puntati sul soffitto.
Non c'era mai stato nessuna certezza nella sua esistenza. A parte quell'incontrollabile brama di sangue che lo aveva macchiato sin dalla gioventù. Ma anche questa veniva a vacillare, e il più delle volte era per causa sua.
Lei era capace di attanagliare i suoi sensi da cacciatore. Oh, ma nulla che non andasse oltre un semplice "riguardo": lei lo affascinava, ecco tutto.
Quella bambinetta riusciva sempre a rendergli pan per focaccia.
Lui le dava la caccia? Lei lo spediva dai piedipiatti.
Nonostante crescesse in lui ogni giorno di più la voglia di ucciderla, sì, per averlo ficcato nella merda totale, ogni tanto sentiva la voglia di averla vicina. Di capirla, di leggerle dentro. Era un animaletto particolare, lei, e Gin aveva la sensazione di non essere mai riuscito a comprenderla appieno.
Shiho Miyano era il suo giocattolo preferito, e con lei intratteneva una sorta di competizione figurata.
E lui, ahimé, aveva perso.
Lei riusciva sempre a sorprenderlo: quando Gin credeva che fosse stata messa in corner, lei si riprendeva bellamente con un sorrisetto di sfida.
E la cosa lo esaltava.
Strano che lei non avesse ancora deciso di umilarlo ulteriormente, dato ch'era consapevole d'aver perso contro una non più fittizia poppante.
"E'ora della sbobba!"
Gin si incamminò verso la grata della sua cella, le mani in tasca e la cicca ancora in bocca.
Dall'altra parte delle sbarre, una giovane donna dai capelli biondo-miele, che le nascondevano il viso, visibilmente segnato da un sorrisetto malizioso, gli porse il suo purè.
"Buona la pappa, Gin?"
"Oltremodo deliziosa, mia cara Sherry"
Ritirò il suo pasto e si stese nuovamente sul letto, lasciando da parte quella specie di poltiglia.
Sì, quella ragazza lo affascinava.
Rise.

Postata in singolo perché a nessuno aggradava l'idea della roundrobin. Fatevi sentire, recensite :)