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Autore: LauraSwanA    21/08/2012    4 recensioni
Sciocco, ricaccia indietro quelle tue stupide lacrime, lei non deve vederti piangere. Sii uomo.
Come Jefferson riesce, finalmente, a riavere indietro la sua amata figlioletta. La storia è collocata dopo la 22x1.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jefferson/Cappellaio Matto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quella strega la pagherà cara. Nessuno può prendersi gioco del cappellaio matto e restare impunito!!
Questi erano i pensieri che tenevano compagnia a Jefferson quel dannato pomeriggio di primavera. Regina gli aveva mentito di nuovo e lui ci era cascato, sperando davvero che questa volta lo avrebbe ricompensato. Che gli avrebbe ridato la sua bambina. Grace. Guardò l'orologio. Cinque alle quattro.
Tra pochi minuti l'amata figlioletta avrebbe terminato la scuola e lui, come ogni pomeriggio era lì, all'ombra di un melo poco distante dall'edificio, ad aspettare di vederla uscire dalla classe accompagnata dalla sua insegnante, la maestra Mary Margareth Blanchard.
E, come al solito, Jefferson non l'avrebbe salutata. La ragazzina non si ricordava della loro precedente vita trascorsa assieme. Per lei lui non era altro che il gentile vicino di casa.
Da padre qual era, però, doveva assicurarsi che la bambina non avesse avuto problemi durante la mattinata e che fosse felice. Gli sarebbe bastato vedere un sorriso sulle labbra di Grace per ritenersi soddisfatto.

Driiiiiin
Grida di gioia si innalzarono dall'edificio e i bambini si riversarono in cortile correndo come dei matti. Jefferson sogghignò, divertito dalla buffa scenetta che gli si presentava davanti.
Eccola, finalmente....
Grace chiacchierava amabilmente con le sue compagne di classe mentre si avviavano tutte e quattro a prendere le biciclette per tornare a casa. Quel giorno la ragazzina aveva indosso un vestitino bianco talmente bello da farla apparire come una principessa scortata da delle damigelle di compagnia, ma la cosa che la faceva apparire davvero stupenda era il gran sorriso che le illuminava il volto.
Com' è bella mia figlia.... di sicuro tutti i maschi della sua classe si saranno innamorati di lei.... se provano anche solo ad avvicinarsi a Grace io li.... ah, è asseme ad Amy, Annalisa e Monica.... probabilmente andranno assieme al parco a mangiare un gelato.... mmm... inizio a dimenticare.... come si chiamavano le bambine nella vita precedente? Va beh.... la prima è la piccola Alice, sono sicuro.... non posso sbagliare.... è rimasta uguale a quando la conobbi nel Paese delle Meraviglie anni fa.... la seconda è l'amica di Peter Pan.... Wanda? no, qualcosa del genere.... forse.... Wendy! Ecco come si chiamava! Ma la terza.... non mi ricordo nessuna storia in cui compaia una ragazzina con dei capelli biondi incredibilmente lunghi.... meglio così.... prima mi dimentico del passato e prima riuscirò ad allievare la mia sofferenza.....
Intanto, mentre Jefferson rimuginava sul suo passato, le ragazzine erano salite sulle biciclette. Alice aveva proposto di fare una gara di velocità e le altre avevano accettato di buon grado.
Ci mancava solo questa....
Tre... Due.... Uno.... Via!
Le bambine iniziarono a pedalare il più veloce possibile. Per quanto si tutte si sforzassero e facessero del loro meglio per vincere Paige era sempre in testa, con grande orgoglio del padre. Quelle bambine sono delle illuse, se sperano di battere mia figlia! Ha ereditato il fisico di sua madre, è un'atleta nata!
Pochi metri prima del traguardo la ragazzina, però, prese male una curva e cadde dalla bici facendo un gran bel volo. Jefferson andò in panico.
- Paige... Paige... Arrivo ad aiutarti! Non muoverti da lì! -
La raggiunse percorrendo di corsa la distanza che li separava. Rimase qualche istante a guardarla con una maschera d'orrore dipinta in volto. La poveretta cadendo si era graffiata profondamente i palmi delle mani e le braccia sporcando, così, il suo bel vestitino bianco di macchie color rosso sangue. Aveva anche poggiato male un piede nel tentativo di rimettersi in piedi, così si era anche storta una caviglia.
La bambina lo guardò dritto negli occhi.
Seppur si fosse fatta molto male, non aveva versato una lacrima.
Jefferson si riattivò immediatamente. Sollevò la figlia da terra cercando di essere il più delicato possibile e la mise a sedere all'ombra su una panchina poco distante. Poi prese una salviettina bagnata e le tamponò amorevolmente le ferite, una ad una, cercando di non farle male.
La ragazzina rimase in silenzio per tutto il tempo in cui l'uomo la disinfettava, senza dire una parola.
Quando finì però gli fece il sorriso più bello e solare che potè.
- Grazie mille, sei stato davvero gentile. Nessuno aveva mai fatto nulla del genere per me.
Te ne sono grata. -
Al Cappellaio venne un tuffo al cuore.
Sciocco, riccaccia indietro quelle tue stupide lacrime, lei non deve vederti piangere. Sii uomo.
Cercò di sorridere anche lui ma gli venne fuori una strana smorfia che Grace apprezzò moltissimo, mettendosi a ridere di cuore.
- Sei simpatico, mi piaci. Ti andrebbe domani di venire a mangiare un gelato con me al parco? Te lo offro io così saldo il debito che ho verso di te. Allora? -
Jefferson annuì, incapace di parlare per l'emozione.
Presa dalla felicità la bambina abbracciò teneramente l'uomo, che rimase immobile per lo stupore.
Sono passati anni... l'ultima volta che mi ha abbracciato... Regina ci aveva separati... La pagherà.... Oh se la paghe... Cos' è stato....?
Un lampo di luce dorata aveva investito tutti gli abitanti di Storybrook che adesso si guardavano l'un l'altro con aria alcuanto allucinata e differente.
.... Che fosse.... No, non può essere.... Eppure.... Era .....Era magia?
Guardò Grace.
La ragazzina era rimasta immobile, respirava appena.
Si sciolse dall'abbraccio e lo guardò dritto negli occhi. Jefferson si sentì mancare.
- Papà....? -
Una lacrima rigò il volto del cappellaio.
- Grace! -
Strinse forte a sè la bambina, che iniziò a piangere e venir scossa da profondi singhiozzi.
- Va tutto bene... tutto bene... Ci sono qua io adesso... Non ti lascerò mai più Grace, mai più...Andiamo a casa.... c'è così tanto da spiegare.... Tanto tempo perduto da recuperare..... - Tra un singhiozzo e l'altro la bambina riuscì a rispondergli.
- M-mi sei mancato p-papà... Ti v-voglio b-bene... -
Il cappellaio la strinse ancora più forte a se. Mai più si sarebbe separato da lei. Mai più.  
   
 
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