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Autore: sheishardtohold    21/08/2012    5 recensioni
Finale alternativo della storia di Callie e Arizona dopo la discussione sull'avere figli o meno della sesta stagione che le porta alla rottura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Era rimasta tutta la sera seduta a fissare il bicchiere di vino, ancora pieno. Continuava a girare tra le mani il calice, osservandone il liquido rosso all’interno. Come ipnotizzata, ripeteva all’infinito quel movimento dandosi della stupida. Stupida, perché stava buttando via la sua prima serata libera dopo troppo tempo. Stupida, perché non era con Arizona.
Sentiva i suoi occhi azzurri addosso e rivedeva, come intrappolata in una scena a rallentatore, le sue labbra aprirsi in un sorriso, così caldo da illuminarle tutto il volto.
Sospirando pesantemente, fece scivolare il bicchiere dalle sue mani, appoggiandolo. Quel pensiero non la faceva vivere. Era come se, per la prima volta, avesse scoperto il vero significato di frasi come “non riesco a respirare senza di te” o “non riesco a dormire perché tu invadi ogni mio pensiero”. Si, Arizona Robbins era diventato il suo ossigeno ed il suo unico sogno.
Così si sciolse i capelli, e si diede un’ultima occhiata davanti allo specchio, prima di uscire. Andava in ospedale solo per vederla. E forse non avrebbe avuto il coraggio di parlarle – nemmeno di salutarla – ma almeno l’avrebbe vista. La sua bocca, il suo sguardo languido, i suoi capelli biondi, la sua cuffietta con le farfalle fuxia. Tutto.
Callie si aggirava cauta all’interno dell’ospedale, continuando a scrutarsi intorno. Prese le scale, per evitare di incrociare qualcuno in ascensore e si soffermò su uno scalino, ricordando le labbra di Arizona sulle sue. L’ennesimo sospiro, fino a quando non raggiunse il reparto di pediatria. Si fermò immobile dietro ad una vetrata per osservarla, senza esporsi – senza essere vista. Arizona girava indisturbata per il corridoio sui suoi pattini a rotelle, fermandosi di stanza in stanza per regalare sorrisi rassicuranti ai suoi pazienti, ancora svegli.
Poi, qualcosa cambiò. Ci fu una pausa ed Arizona si mosse nella direzione di Callie. La mora rimase immobile, sotto lo sguardo color cielo che lentamente le bruciava la pelle.
Arizona sembrava averla vista ed ora si stava avvicinando. Piano, lentamente, mentre Callie respirava a fatica. Non riusciva a muoversi. Continuava a fissare le labbra della bionda, che finirono con lo schiudersi in un incerto sorriso. E proprio quel gesto, proprio quella bocca, le diede la forza di voltarsi e cominciare a correre. Si mosse velocemente tra i corridoi dell’ospedale, fino a quando sentì di non poter più trattenere le lacrime. Così, aprì la prima porta che le capitò, richiudendosela con un gran tonfo alle spalle. Si lascò cadere al suolo singhiozzando e senza smettere si accucciò su se stessa, stremata.
Dio, quanto odiava desiderarla così tanto.


La ritrovò sdraiata a terra e si fece più vicina per ascoltare il suo respiro.
Arizona scostò dietro all’orecchio di Callie la ciocca che le copriva gli occhi, sdraiandosi poi accanto a lei. Le accarezzò la testa, le sfiorò le labbra con le dita e infine strinse la mano in un pugno, come se stare insieme a lei fosse sbagliato. Poi, il cercapersone cominciò a suonare.
Arizona si mise a sedere di scatto, cercandolo nella tasca del camice, per spegnerlo il più in fretta possibile, ma, trovando lo schermo spento, capì che l’emergenza in arrivo non era la sua.
Tornò a posare lo sguardo su Callie. Lei schiuse le labbra, si lasciò sfuggire un sussultò e cercò la gamba di Arizona, appoggiandovi la testa. La chiamò. Chiamò il suo nome e tornò ad assopirsi, mentre Arizona la fissava estasiata. Non diceva nulla. Non faceva nulla. Rimase li, per qualche minuto.
La mano appoggiata appena sul cuore di Callie e il cercapersone che suonava. Poi decise di svegliarla.
Dolce e veloce allo stesso tempo, appoggiò le sue labbra su quelle della mora catturandole completamente. Ancora ad occhi chiusi, Callie, si lasciò trasportare del tutto da quel bacio, stringendo addirittura le sue mani sul volto di Arizona. Non voleva più staccarsi. Non voleva più lasciarla andare via.
La bionda si lasciò sfuggire un singhiozzo. Breve, soffocato dalla mano, ma abbastanza rumoroso da far svegliare Callie dal suo stato di dormiveglia. Arizona si lasciò alle spalle la ragazza, fuggendo.
L’unica cosa rimasta nella stanza fu il rumore, ormai assordante, del cercapersone e l’espressione perplessa di Callie nel vedere un camice bianco e una chioma bionda sparire dietro alla porta.
Sogno o realtà? Si passò le mani sul volto, incontrando una lacrima sulla sua guancia. Si alzò in piedi per controllarsi meglio allo specchio: le labbra rosse e gonfie, come di un bacio. Mosse una mano per sfiorarsi la bocca e sulla manica del suo maglione, avvertì un lieve odore di pesca.
Realtà, tremenda realtà. Arizona era stata li con lei.


Tornò a casa dopo un’eterna giornata di fratture ed ossa rotte. Era stanca; talmente tanto da non avere neanche più la forza di pensare. Aprì la porta, fece scivolare le chiavi sul mobile e accese la luce. Sul volto di Callie si dipinse un’espressione incerta quando incrociò lo sguardo di Arizona, seduta a gambe incrociate sul divano. Balzò in piedi quando la mora tentò di chiederle spiegazioni, cominciando ad agitare le braccia. Posò le mani sulle tempie, sui fianchi e, infine, le lasciò a mezz’aria, interrotta da Callie.
-Ciao- si lasciò sfuggire Callie, rimanendo di fronte a lei, senza aggiungere altro.
-Ciao- rispose con altrettanta dolcezza Arizona.
-Tu.. tu.. che..?- Callie si posò una mano sulla fronte, aggrottò le sopracciglia e lasciò la frase in sospeso.
-Oh, ah, si. Si, sono passata per lasciarti le chiavi, ma.. ma adesso me ne vado- Arizona aveva detto l’intera frase in modo confuso, senza prendere fiato. Come se non fosse convinta.
-Ok- l’ultima parola di Callie e poi un attimo di pausa. Volevano stare insieme a costo di aggrapparsi ad uno stupido “ok”, ma ormai entrambe sapevano che era finita. Era stata una loro decisione e Callie fu la prima a ricordarsene –Senti Arizona, è.. è difficile, ok. Lo so, lo sai, ma..- la mora guardò gli occhi spenti della bionda, sospirando –Se per caso trovassi qualcosa di mio tra la tua roba, potresti lasciare tutto a Mark? Sai, per rendere le cose un po’ più facili..-
-Oh. Oh, si ci avevo pensato, ma io.. insomma.. si, ok. Scusa..-
-No, no, tranquilla era solo per..-
-Ok, ho capito. Ok- Arizona tagliò corto. Sapeva che entrambe erano stanche di dare spiegazioni, di parole. Così anche Callie si limitò ad un nuovo “ok” e si scostò dall’ingresso per permettere alla bionda di raggiungere la porta. Callie, ormai al centro della stanza, si raccolse i capelli in una coda, mentre Arizona rimase ancora qualche istante aggrappata all’uscita. Si mise il cappotto e fece il primo passo per uscire. Poi si fermò di botto.
-No!- esclamò all’improvviso –No! Non è affatto ok!- alzò la voce e fece sbattere dietro le sue spalle la porta, richiamando prepotentemente l’attenzione di Callie.
-Che.. che ti prende?- esclamò la ragazza mora, leggermente allarmata, mentre Arizona le si avvicinava come una furia. La fece retrocedere fino al divano e la costrinse a sedersi, mettendosi a cavalcioni sopra di lei.
Le afferrò il volto tra le mani e senza indugiare la baciò. Con passione, con forza, poi con dolcezza. Fece scivolare le dita sulla nuca di Callie, sciogliendole i capelli legati in precedenza. Poi si staccarono rimanendo a guardarsi sorprese, come se si fossero appena ritrovate.
-Cosa vuol..- provò a dire Callie, ma ormai era troppo tardi per fingere di non amarsi.
Arizona le aveva sorriso languidamente, posandole un dito sulle labbra.
-Ti amo- aveva cominciato il suo discorso –Non posso vivere senza di te- aveva preso a baciarla tra una pausa e l’altra, come se quella fosse la sua boccata d’aria e il bacio la fase in apnea –Sono tutte frasi così scontate..- era stato un sussurro, mentre la guidava verso la loro stanza.
Poi si erano ritrovate sul letto a guardarsi negli occhi, senza più parole.
Callie stringeva le sue mani attorno a quelle di Arizona, mentre le loro gambe si cercavano. L’altra, invece, sembrava non voler smettere quel contatto visivo: ora sì che le stava dicendo tutto quello che si era tenuta dentro. Ora sì che Callie era la migliore delle lettrici ed Arizona il suo libro preferito, quello che sapeva a memoria: ogni citazione, ogni verbo, ogni parola.
  
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