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Autore: LauraSwanA    21/08/2012    3 recensioni
Chissà se le somiglio domandò a se stesso mentre si aggiustava la sciarpa a righe che portava al collo. Magari abbiamo gli stessi occhi, o la stessa risata.
One shot sul primo incontro tra Henry ed Emma vista dagli occhi del ragazzino.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci siamo pensò Henry trepidante.
Il momento tanto atteso era finalmente arrivato. Rilesse ciò che c'era scritto sul povero foglietto, ormai parecchio sgualcito, che teneva ben stretto in mano.
Camden Street, 205, secondo piano, ala nord. Emma Swan.
Si guardò intorno. Era il posto giusto. Il ragazzino sospirò. Se ciò c'era scritto su quel pezzo di carta era vero la donna che gli avrebbe aperto la porta sarebbe stata sua madre. Quella vera, si intende.
Chissà se le somiglio domandò a se stesso mentre si aggiustava la sciarpa a righe che portava al collo.
Magari abbiamo gli stessi occhi, o la stessa risata.
Sorrise a quel pensiero. Fece per suonare il campanello ma si bloccò: pensieri orribili si erano fatti strada nella sua testa, lasciandolo completamente terrorizzato. Iniziò a porsi domande che prima d'ora non si era mai sentito in bisogno di fare.
E se non vuole aiutarmi?
E se anche lei crede che io sia pazzo?
E....se non mi riconosce?
Basta. Doveva smetterla di farsi male da solo.
Il Libro parlava chiaro: il sortilegio che Regina aveva gettato sugli abitanti delle fiabe sarebbe stato spezzato dalla figlia di Biancaneve che, nel giorno del suo ventottesimo compleanno, sarebbe tornata a salvarli dando inizio alla battaglia finale. La bambina in questione si chiamava Emma ed era sua madre e, si dà il caso, oggi fosse il giorno del suo compleanno. Il ventottesimo, per la precisione. Si era informato facendo ricerche su internet. Lei era la persona giusta, non si era sbagliato. E in quanto al fatto di non volergli bene... Beh, sua madre lo aveva lasciato per offrirgli un'opportunita migliore, come Biancaneve aveva fatto in precedenza con lei mettendola nel guardaroba. Di sicuro Emma ci teneva a lui. Doveva stare tranquillo.
Premette il campanello.
Silenzio.
Henry chiuse gli occhi.
Sentì il rumore di un paio di tacchi a spillo e di una maniglia che si abbassava. Trattenne il fiato. Davanti a lui era comparsa una giovane donna in un abito da sera color rosa acceso. La ragazza aveva i capelli biondi, gli occhi chiari, dei lineamenti ben definiti e lo guardava con un'aria interrogativa dipinta sul volto. Wow, é davvero bella.

- Hem... Posso aiutarti?-

- Sei tu Emma Swan? -
 
Henry la gurdò in faccia con grande speranza. La bionda, invece, spalancò gli occhi, sorpresa della domanda.

- Sì... Invece tu sei....? -
 
- Mi chiamo Henry, sono tuo figlio -

le rispose il ragazzino, mettendo su un sorriso compiaciuto. Emma invece guardò male il bambino, squadrandolo da capo a piedi.
Che le stessero facendo uno scherzo di cattivo gusto?
Henry si preoccupò.
Non sembra molto felice di vedermi. Cosa faccio, adesso?
Notò che la ragazza era indecisa se chiudergli la porta in facca oppure no.
Meglio anticiparla.
Senza aspettare risposta la sorpassò, entrò nell'appartamento, imboccò il corridoio e raggiunse la sala da pranzo. La donna lo seguì a ruota.
 
- Hey, ragazzino... ragazzino....ragazzino?... Ragazzino! Io non ho un figlio... Dove sono i tuoi genitori? -
Henry si voltò e la guardò dritto negli occhi.
 
Possibile che non si ricordi già più di me? Ho sbagliato persona?

- Dieci anni fa hai dato un bambino in adozione....? -
 
Notò che la donna vacillava, trattenendo il respiro.

- ....Bene, quello ero io.... -
 
Oh, forse non dovevo essere così diretto.... E se sviene? Cosa faccio? Aiuto! Non so nulla di pronto soccorso! 
Henry faceva bene a preoccuparsi, perchè Emma sembrava davvero sul punto di una crisi di nervi. La bionda era rimasta a fissare il ragazzino con uno sguardo a dir poco allucinato per quelli che parvero attimi interminabili. Inoltre la ragazza aveva smesso di respirare e il colore della sua pelle si era sbiadito. Rimase a vacillare incredula sul posto indecisa su come prendere in mano la situazione. Henry attese in trepidante silenzio.
Alla fine Emma si decise a parlare per prima.

- Dammi un minuto. -
Si girò e corse in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Mentre la donna cercava di ricomporsi e di riprendersi dallo shok il ragazzino si guardò attorno.
Bello questo appartamento! é così grande ed elegante... Magari, quando tutto sarà finito, noi due potremmo ritornarci per le vacanze di Natale. Sarebbe bellissimo, solo io e lei. Chissà se si è già ripresa.... Mi è dispiaciuto farle prendere un colpo ma abbiamo poco tempo ed era meglio che sapesse già da subito chi sono...
Lo sguardo gli si posò su un orologio da parete bianco.
Wow, sono già le dieci e mezza di notte! Sono quasi otto ore che non mangio e non bevo, non ne ho avuto il tempo... Magari ha del cibo o almeno qualcosa da bere da darmi.... Oh, ecco, lì c'è il frigo... Aspetta che chiedo... 

- Hai un po' di succo di frutta?... Ah, non ti preoccupare, l'ho trovato! -
 
Mentre Henry beveva a canna dalla bottiglia Emma uscì dal bagno. Aveva riaquistato un po' di colore sulle guance.
Bene, sta meglio.... ero così preoccupato! Ora che si è ripresa possiamo partire.... prima andiamo e prima la battaglia finale avrà inizio.
- Ora dovremmo andare...-
 
Emma incrociò le braccia.

- Andare dove? -
 
- Voglio che tu venga a casa con me -
 
La bionda non sembrò molto contenta della spiegazione.

- Ok ragazzino, io chiamo la polizia -
 
Andò a prendere il telefono ed iniziò a comporre il numero.

- Io dirò loro che mi hai rapito -
 
le rispose prontamente Henry.
A quanto pare devo averla proprio spaventata per farla arrivare a tanto ma avevo già previsto cosa fare in caso volesse avvisare i carabinieri o cose così. Ho già una risposta pronta a tutto. Ora che l'ho trovata non mi separerò da lei tanto facilmente. 
Emma sospirò. Si girò verso il figlio e annullò la chiamata.

- E loro ti crederanno perchè io sono la tua madre naturale -

- Esatto -
 
La bionda guardò il bambino con un sorriso enigmatico.

- Non lo faresti -
 
Ok, capito, vuole vedere di che pasta sono fatto.
Henry le fece un piccolo sorriso.
 
- Mettimi alla prova - 

Emma gli sorrise di rimando.

- Sei sveglio ragazzino - Hey, è un complimento.... Forse le piaccio! - Sai, ci sono tante cose nella mia vita in cui sono un vero disastro ma c'è una cosa in cui sono brava. Diciamo che ho un super potere: riconosco quando una persona mente e tu, ragazzino, stai dicendo una bugia. -
 
La ragazza si mise a ricomporre il numero dei vigili.
Ha capito che non l'avrei fatto, che stavo mentendo! Forse ha davvero un super potere... Come faccio a convincerla ad aiutarmi? Che guaio! Forse....Forse è meglio se provo a cambiare tattica per convincerla.... Magari se le faccio pena verrà con me.... Tanto vale provare.....

- Aspetta! -
 
Emma si bloccò a guardarlo. Henry mise su la faccia più dolce che poteva.

- Non chiamare la polizia... Ti prego... Vieni a casa con me... -
 
La ragazza lo guardò insospettita.

- Dov'è casa? -
 
- A StoryBrook, nel Main -
 
Sua madre sembrò divertita.
 
- A Storybrook ?.... Sul serio? -
 
Henry annuì con aria grave.
Forse l'ho convinta....
Vide che Emma era indecisa se assecondarlo o pure no.
Ti prego, fa che venga con me.... Altrimenti avrò fatto tutta questa strada per nulla.... Tutti i miei sogni infranti... Avrò perso anche l'unica possibilità che ho per stare con mia madre..... Di farmi conoscere da lei.... Di farmi volere bene.... Ti prego.... Vieni con me mamma....

- Bene, ti riporto a Storybrook... -
 
Posò sul tavolo il telefono.
Henry sorrise. La battaglia finale era incominciata così come la loro nuova vita assieme. 
   
 
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