Tutte le cellule del corpo umano si rigenerano,
in media, ogni sette anni.
Ogni sette
anni siamo persone diverse esteriormente, eppure ce ne accorgiamo solo
quando
vediamo le prime rughe, o qualche segno di cedimento del corpo, oppure
perché siamo
più magri, abbiamo i capelli più lucenti. Ogni
sette anni cambiamo
interiormente e quella, è una cosa che non riusciremo mai a
notare davvero.
A volte
però, bastano solo sette giorni per cambiare la propria vita.
✰
“Meredith!
Meeer! Sbrigati o faremo tardi!”
Bussò più
volte alla porta del bagno chiusa mentre con la mano libera finiva il
suo toast
imburrato, la sua colazione. Aspettò invano che la porta si
aprisse, anche una
risposta dall’interno sarebbe bastata a Christina, ma quella
non arrivò.
“Dio Mer,
vuoi che la Bailey ci ucc-“
Aprì la
porta e trovò Meredith distesa sul pavimento del bagno, le
mani giunte in
grembo e gli occhi chiusi. Se non avesse avuto il petto ad abbassarsi e
alzarsi
ritmicamente, la Yang avrebbe pensato che la sua migliore amica avesse
tirato
le cuoia proprio in quell’appartamento che avevo visto il
passaggio di tutti i
loro amici, aveva visto tutta la storia della loro amicizia senza mai
perdersi
una parola, uno sguardo, un abbraccio.
La mora non
chiese all’altra cos’avesse, non ne aveva bisogno:
Meredith passava periodo
interi a soffrire di apatia, a soffrire di qualche male che si
auto-infliggeva lei
stessa con le sue paranoie, i suoi complessi, con quel qualcosa che non
avrebbe
mai rivelato a nessuno, se non a lei, se non alla sua
persona. Si stese così, semplicemente al suo
fianco, su un lato
e l’abbracciò.
“Sai
Christina?, penso che alla fine mi piaccia questa mia condizione, la
mia
autocommiserazione. Dereck mi ha lasciata e io sono qui, stesa nel mio
bagno a
fregarmene del resto, perché il resto, il resto che al
momento conta per me, se
ne frega di me. Penso che mi piaccia farmi del male da sola, a livello
psicologico
intendo, con tutte
le mie paranoie.
Penso che mi piaccia usare le unghia corte sulla pelle per rovinarla
piano
piano, giorno dopo giorno.”
“Sai cosa
penso io? Che il pavimento mi sta ghiacciando, che il tuo resto di nome Dereck può
andare a fanculo e che tu pensi troppo.
Ora alza le chiappe e vieni a lavoro.”
Meredith
sospirò alzandosi con l’amica che, come sempre,
aveva ragione, e scese le scale
fino a dover chiudere la porta di casa, fino a dover prendere un altro
mazzo di
chiavi, quello dell’auto, per farla partire ed arrivare al
Seattle Grace.
Christina aveva fottutamente ragione, ma a lei, non importava.
Lo vedeva
ogni giorno con quella infermiera, quella Rose. E lei la odiava.
‘Non è giusto
nei suoi confronti’, le ripetevano. Nei confronti di Dereck
che aveva voluto
rifarsi una vita con quella là, non era giusto nei confronti
di lei che non
aveva colpe se non quella di portarselo a letto.
“Non lo è
mai nei confronti di nessuno dei due. E ad i miei? Chi ci pensa ai
miei? Chi ci
pensa ai miei confronti quando tutto il male che avevo subito era stato
causato
proprio da tutti e due?
Però
prendermela non servirà a niente, vero? E invece no, dargli
la colpa cercherà
di espiare le mie nel non essere stata previdente e capire che prima o
poi
anche lui si sarebbe rivelato come tutti gli altri.”
Callie,
Lexie e Christina guardavano una Meredith con lo sguardo puntato al
tavolo dei
due piccioncini, mentre addentavano i loro pasti, mentre la lasciavano
sfogare,
ognuna persa nelle proprie storie. Rimasero in silenzio fin quando le
sorelle
Grey non si alzarono perché chiamate al cercapersone.
Christina si
ritrovò allora ad osservare la latina che aveva di fronte
che giocava con il
cibo. Non era abituata ad impicciarsi dei fatti altrui, era
però abituata ad
ascoltarli quando le persone sbottavano e glieli spiattellavano.
Proprio come
fece Callie quando spostò lo sguardo sulla bionda Arizona.
“Non senti
mai male di mancanza? Quel peso sul cuore provocato da un vuoto che cerchi di
riempire con qualsiasi
cosa che si corrode non appena lo posizioni lì, su quel buco
che sembra farsi
sempre più pesante? Come se il nulla avesse un peso
reale.”
Christina
non capiva, non perché non le fosse mai mancato qualcuno, ma
perché lei, con le
mancanze, ci era cresciuta e vissuta, soprattutto ci era maturata dopo
Burke.
Eppure non era per quello che non capiva, er per la persona a
cui si riferiva,
lei ed Arizona non stavano proprio assieme ma si amavano e si notava,
allora perché
le sarebbe dovuta mancare così tanto?, poi lo
notò, fu un secondo, fu la coda
dell’occhio buttata al tavolo di Mark Sloan. Seppe allora che
non si trattava
della pediatra, no, si trattava del chirurgo. Forse, si trattava anche
di qualcun
altro a cui lei cercava di pensare il meno possibile.
“So cosa
stai pensando: ti mancherà per sempre. E’ vero,
George mi mancherà per sempre,
ma non è lui la causa del mio dolore, come non è
Arizona. No, stavolta c'entra
quel lui che mi aveva consumata d'amore e che adesso manca come
amico,ma è come
se non ci fosse, ormai troppo distante da me.”
“Se ci tieni
così tanto puoi sempre alzarti da questo tavolo e andargli a
parlare.”
“Sono stufa
di parlare, di riparare ai mie errori ed i suoi. Sono stufa di questo
diamine
di rapporto a senso unico dove io parlo e lui ascolta, mi consola
mentre
custodisce ogni sua cosa segretamente. Mi ha lasciata andare lui per
prima, e
non mi importa che la gente mi ripeta quanto io possa essere importante
per
lui, conta che mi ha lasciata andare. Non si lasciano indietro le
persone
importanti, le porti con te, sempre, ci entri dentro e non te ne vai
più. Lui
no, lui è entrato e poi se n’è andato
lasciando il suo spazio dentro di vuoto,
lasciandolo pieno di ricordi e di cose sue, ecco perché quel
vuoto è pesante.
Ogni ‘nulla’ ha il suo peso.”
Callie prese
il vassoio e si alzò, senza salutare, passando davanti a lei
sorridendole, e
poi a lui con le spalle dritte, lo sguardo davanti a sé.
Posò il vassoio ed
uscì dalla mensa, lasciando Christina con uno sguardo
confuso, il suo tipico
sguardo da ‘ma che diamine hanno tutti qui dentro?’
✰
La porta
della saletta di guardia si aprì di scatto proprio quando
Meredith ci passò
davanti. Si sentì strattonare dentro, per un braccio e
protestò appena prima di
rendersi conto che lei quelle mani che adesso erano sui suoi fianchi,
dopo aver
richiuso la porta, le conosceva, le conosceva fin troppo bene.
Lei e Dereck
erano nella stessa stanza, al buio, in silenzio, no anzi, quello era
spezzato
dai loro sospiri e dalle parole di lui.
“L’ho
lasciata, ti amo Meredith. Torniamo insieme.”
E lei non se
lo fece ripetere due volte mentre le labbra di lui si impossessavano di
lei,
mentre le sue mani la spogliavano ed entravano in lei, così
come ci entrò lui
poco dopo. I loro corpi, i loro odori, i loro respiri, ansimi, gemiti
soffocati, perfino i loro sudori, si mischiarono lì, in
quella stanza senza
luce artificiale, come il loro amore che era senza artifici alcuni. Si
amarono
così, su uno dei lettini dove adesso stavano abbracciati.
L’aveva abbracciata lui – come si abbracciano le
persone
a cui si tiene di più, da dietro, cogliendole di sorpresa
per dimostrargli un
bene immenso – eppure lei, quell’abbraccio, lo
scansò. Ne avevo avuti così
pochi nella mia vita, che uno in più, non richiesto per
giunta, quasi dovuto,
la faceva andare in overdose e quando ne avesse voluto davvero uno, e
un altro e
un altro ancora perché era assuefatta da quelle braccia,
loro non ci sarebbero
più state e allora, cosa avrebbe fatto lei allora?
Però non voleva neanche apparire scostante, lo amava
davvero lei, persino le sue mani lo amavano in quel momento mentre si
intrecciavano
le dita. Addirittura glielo disse.
“Ti amo anche io Dereck, anche le mie mani ti amano, sai?
Fanno l'amore con le tue quando le nostre dita si allacciano.”
Lui sorrise, baciandole la punta del naso e le labbra e
di nuovo, finché i cercapersone non suonarono e i camici
tornarono a posto,
finché non era giunta l’ora di uscire da
quell’isola felice e tornare alla
realtà dei fatti, per l’ennesima volta:
cos’erano adesso veramente?
✰
“Ho
fatto l’amore
con Dereck.”
“Uhm.”
“Christina..”
Meredith la
rimproverò non appena misero piede in casa e gli
rivelò ciò che era successo
solo poche ore prima. L’amica era distrutta quasi quanto lei,
o forse di più ma
non lo dava a vedere. La bionda sapeva solo che gli
‘uhm’ detti da sveglia non
erano mai un buon segno, anzi, vuol dire che il cervello della mora
lavorava
ancora freneticamente, estromettendola prima di riuscire a trovare un
filo
logico a tutti gli avvenimenti che avevano costellato la sua giornata e
che si
riconducevano, in quel momento, a loro due in
quell’appartamento e quella
rivelazione.
“Ho detto ti
amo ad Owen.”
La bionda si
voltò di scattò e sgranò gli occhi,
sorridendo quasi.
“E..”
“E boh.”
Non c’era
parola peggiore di ‘boh’. Boh
era
incertezza, era apatia, erano pensieri inespressi e che sarebbero
rimasti tali
per sempre a meno che una delle due non li avrebbe tirati fuori con la
pinza, boh erano tante piccole
emozioni
inspiegabili che facevano male e bene al cuore allo stesso tempo. Boh era sempre il principio di una
serata sul divano con la tequila in mano.
“Se i tuoi
boh sono come i miei.. siamo apposto.”
“Se tutto va
bene, siamo consumate.”
“È un modo
carino per dire che siamo fottute?”
“Magari, con
quello passerebbe tutto, fidati.”
Meredith la
guardò confusa mentre prendeva il telefono per ordinare
cinese da asporto e poi
prendere la tequila.
“Mer,
rimetti in carreggiata il cervello. Fottute.
Sbattute da qualcuno, ti piace di più magari?”
“Io sono
stata fottuta oggi, Christina, non è cambiato
molto.”
✰
Callie era
tornata a casa dove Arizona le aveva preparato un bagno caldo che si
godettero
in due, come se quello fosse una consuetudine, come se quella fosse la
vita che
avrebbero voluto per sempre.
“Come va
oggi?”
La bionda sciacquava i capelli di quella che chiamava la
sua ragazza, di tacito accordo, senza mai averne parlato
davvero. Aveva notato che da un paio di giorni fosse strana, quasi
perennemente
sul piede di guerra.
“Diciamo che
sono ancora in combutta con cuore e cervello.”
“È ancora per Mark, vero?”
Arizona sapeva che non doveva essere gelosa di Mark, non
più almeno. Callie non era più innamorata da un
po’, forse anche grazie a lei,
forse proprio grazie a lei che le era entrata piano dentro, in punta di
piedi
quasi, bussando ogni volta, non chiedendo mai un proprio spazio, ma
costruendoselo volta dopo volta, lasciando un mattoncino ora e uno
l’indomani.
No, Arizona non era neanche il chiodo scaccia chiodo, era
la persona che aveva fatto capire a Callie che poteva ricominciare ad
amare, in
modo sano. Così, non aspettò la risposta scontata
della mora.
“A volte ci sono persone che
hanno un'influenza così
profonda sulla tua vita che fa quasi paura.
Per me è quando la mancanza mi fa un male cane proprio
come se il mio sangue defluisse da una ferita aperta e nessuno, neanche
il
chirurgo migliore, riuscisse a chiudermela in maniera appropriata,
così il
sangue defluisce tutto finché non ce
n’è più e si ha bisogno di una
trasfusione, di sangue nuovo. E come puo’ mancarti qualcosa
che hai rimpiazzato
con una cosa simile ma migliore?
Magari ci penserai ancora, sì – perché
era parte di te
–, con nostalgia, forse rimpianto perché avresti
potuto cucire meglio tu stessa
quella ferita, ma poi ti rendi conto che il nuovo apporto di sangue era
l’unica
cosa che potesse farti andare avanti, potesse farti tornare a vivere e
allora
cos’è meglio?”
Callie guardò la bionda con occhi diversi, nuovi e
sorrise.
“Sei la trasfusione che amo avere nelle vene, Arizona.
Ti amo.”
✰
Dereck
e Meredith erano tornati insieme, ad essere una coppia del Seattle
Grace a tutti gli effetti e nessuno si chiedeva se era giusto o meno
nei
confronti di Rose che lo ostentassero; Christina e Owen avevano i l
loro
rapporto e ci stavano lavorando su; Callie ed Arizona avevano smesso di
fare
taciti accordi e ora la bionda si trasferiva dalla latina che aveva
fatto pace
con il suo migliore amico. Tutto sembrava finalmente tornato normale.
Le due amiche di sempre tornarono nel loro appartamento
come ogni sera e Meredith salì in quel bagno dove solo sette
giorni prima
osservava il tetto – avrebbe dovuto ridipingerlo, tra
l’altro – e si fece la
doccia. Solitamente faceva partire il solito cd, ma quella sera no,
quella sera
avevo voglia di parole, di parole sconosciute di estranei, stasera
avrebbe
acceso la radio ascoltando nuovi discorsi, nuove canzoni, buttandosi
nell’ignoto
che non fosse il suo cd.
Si rese conto solo allora di quello che mandava davvero
avanti tutto, e non era la scienza, no.
Si può solo
chiudere gli occhi, fare un passo e buttarsi nel vuoto sperando per il
meglio.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s
Notes.
Questa one
shot non riprende la storia del telefilm, a parte lievi accenni,
cambiati a
seconda dei casi. È un semplice sclero
dell’autrice che si sfoga riempiendo i
fogli bianchi con inchiostro nero.
È un
ringraziamento alle mie due persone: Nella e Vevve, le mie Christina
Yang e Calliope
Torres. Grazie per non abbandonare mai la
vostra Meredith, neanche quando è stesa sul pavimento del
bagno e non riesce a
muovere il culo. ♥