Non conoscevo altra parola che non fosse il tuo nome
Eppure nessuno in giro capiva la mia grande afflizione.
Ti cercai per lungo e in largo , fino a fammi sanguinare i piedi
Nell mie orecchi le tue parole crudeli
Mentre il mio cuore lento
scandiva i secondi di quel vagare incerto.
Sulla mia pelle
Cicatrici al pari delle stelle
Nella mia mente solo le cose di te più belle.
Ma la sete della tua voce
Mi rubò l’ultimo sguardo
E tramortita aspettai
la morte a disaggio.
Mille catene stridevano nelle vene
penetravano lente attanagliando ogni più recondito bene
mentre lontano su una duna
tu stringevi una donna
che altri non era che Il Capriccio
venuto a rubarti il cuore dal mio intrico
portandoti via con il vento d’autunno
verso pascoli ,apparentemente, più prosperi
ma a te ignoti.
Un ultimo sguardo
alla colomba ferita,
sangue scarlatto per la via,
così un amore crepa
fra le crepe
di una roccia fredda e nuda
solo.