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Autore: SmashTheSilence    22/08/2012    2 recensioni
[AU] [OS]
MEDIOEVO.
Quanto è sottile il passo tra follia e rimorso?
Cosa potrebbe fare un uomo per mettere a tacere gli spettri che attanagliano la propria anima?
Lo sa bene Lord Gerard Arthur Way, che si innamorò di un semplice menestrello e che venne reso folle dalla morte del suo amato. E che, sempre per mano del musicista, fu costretto a portare sulle spalle il rimorso per tutta la vita.
O, per meglio dire, per tutta la sua esistenza ultraterrena.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disincantato

 

An useless sacrifice

 

Signora, Michael la sta attendendo.”
Nessuna risposta. Solo un brontolio indistinto.
Il messo provò di nuovo.
Signora! Michael l'attende!” Questa volta Lindsey voltò il capo tristemente. Due profonde occhiaie le incorniciavano macabre le iridi scure e le conferivano un aspetto spettrale.
Il medico è già arrivato?” Chiese con un fil di voce.
Sì, signora.” La donna mosse la mano sopra la spalla, l'araldo si congedò.
Lindsey rimase ancora qualche istante con lo sguardo perso rivolto fuori dalla finestra, aspettando che qualche altra lacrima le rigasse le guance, poi si asciugò fugacemente il viso e si costrinse ad andare. Attraversò la soglia e prese a muoversi per i corridoi con grazia innata, avvolta nel suo bel vestito nero, gli occhi bassi che degnavano del loro sguardo solo il pavimento grezzo. Cercò di mantenere il passo leggero, ondeggiando dolcemente nel suo cupo percorso, ma quando le sue pupille incontrarono la porta di mogano massiccio che nascondeva lo spettro dei suoi incubi si irrigidì immediatamente. Mosse lentamente il braccio scostando i capelli scuri dalla fronte pallida e tentò di fare forza a quel suo cuore straziato. Sapeva che indugiare non l'avrebbe aiutata, ogni esitazione avrebbe solo allungato la tortura. Quindi sollevò una mano, facendo pressione sul legno grezzo e subito dopo uno spicchio della stanza si rivelò ai suoi occhi.

Prese un respiro profondo.

Spinse un altro poco la porta.

Ora poteva ben vedere il volto del giovane Michael che la scrutava contratto in una smorfia di apprensione. Il ragazzo le fece cenno di entrare e lei, come una docile puledra, obbedì.
Prima però puntò gli occhi sulla finestra e si sforzò di tenerli fissi, temendo gli orrori che avrebbe potuto vedere in un qualsiasi angolo della stanza...non doveva voltarsi...non doveva...
Lindsey?” La giovane trasalì. Solo allora si accorse di quanto fosse tesa e intimorita da quella situazione. Lei, così giovane, così piena di vita, costretta a piegarsi sotto il peso di un dolore insormontabile.
Sì?” Michael cinse le spalle della giovane con le braccia e la strinse a se.
Mi dispiace...”
Anche a me.” La tensione era aumentata. Lindsey sentì i legacci che tenevano stretto il suo cuore allentarsi mentre tentava disperatamente di tenere insieme quella moltitudine di emozioni che le turbinava nel petto e che andava via via crescendo.
Non sei costretta a...vederlo.”
Un nodo le strinse la gola.
Devo...” calde lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi straziati, avanzavano come un fiume in piena, nonostante i suoi continui tentativi di ricacciarle indietro, e inzuppavano i suoi bei capelli d'ebano.
Si staccò da Michael guardando verso la cortina che nascondeva il letto alla sua destra. Solo allora notò la presenza del medico. Alto, pallido, rigido, con un piccolo cappello sua testa. E quella cascata di ricci castani che gli nascondevano la fronte e parte del viso chinato a fissare il pavimento.
Signora, sono desolato” disse quando Lindsey fu abbastanza vicina da sentire il suo sussurro: “Non c'è stato nulla da fare, il veleno era dei più potenti.” La giovane donna annuì lievemente, per far intendere che aveva capito. A dire la verità quelle parole erano solo una stupida formalità. Lindsey sapeva già dal il giorno prima che non avrebbe più rivisto suo marito vivo e da allora aveva cominciato a morire un pochino dentro. Ma se la vita aveva lasciato davvero qualche piccola traccia di se dentro l'anima della donna, allora l'avrebbe abbandonata quella mattina, ne era certa.

Lindsey chiuse gli occhi, si voltò e poi li riaprì di scatto, senza esitare per un solo istante.

Fu allora che lo vide.

Bianco, come il latte, come il cielo quando l'Aurora intona i suoi canti, e freddo. Sembrava una statua, come se avessero sostituito suo marito con un'identica copia in marmo. Una copia perfetta da sembrare reale, tanto da far tremare il cuore. Per un momento sperò che esistesse davvero qualche scultore tanto bravo in quel mondo, ma poi realizzò con amarezza che l'unico essere in grado si immortalare nella pietra e in maniera perfetta l'immagine di un vivente era la Morte, con il suo alito gelido. E il prezzo da pagare – la vita stessa del modello della scultura – era più elevato di qualsiasi cosa al mondo.
Se ciò era vero...suo marito era davvero morto?
Perché non era morta anche lei?
Perché doveva stare lì a contemplare quel corpo tanto amato senza poterne condividere la sorte? Si sentiva quasi colpevole.
Navigò in questi pensieri tetri per alcuni lunghi istanti, poi sentì una leggera pressione sulle spalle. Si voltò: Michael.
Perché? Perché non sono morta con lui?” piagnucolò, sfinita “ Non ho nulla di lui, solo il ricordo del suo volto, questo castello e le sue ricchezze. Ma quei corridoi sembrano decorati con inutile sfarzo perché so che lui non potrà mai più ammirarli. Non sento nemmeno il bisogno di curare il mio corpo, ormai, perché so che lui non potrà più contemplarlo. Sono persa, Michael. Sono sola.”
Il giovane la guardò con apprensione. “No, non lo sei. Ci sono io, c'è Lady Alicia e poi c'è...”
Non è la stessa cosa!” Lo rimproverò lei.
Maichael scosse impercettibilmente la testa. Davvero non capiva?
Lady Lindsey Ann Way, il tuo dolce Gerard ti avrebbe mai lasciata sola?” e così dicendo sfiorò con la mano la pancia della donna. Lei lo guardò interrogativa ancora per qualche istante, poi qualcosa sembrò tornare alla memoria. Allora ricordò: il suo ventre si era gonfiato un poco negli ultimi mesi.
Lindsay lo accarezzò dolcemente, un sorriso forzato spuntò sul suo volto.
Sì, aveva ragione...forse Gerard Arthur Way non l'aveva lasciata proprio sola.

***

Il fantasma si librò nell'aria rimanendo per qualche lungo istante sospeso nel vuoto, per poi adagiarsi con grazia sull'erba umida e incolta. Gettò un'occhiata fugace al castello che sembrava osservarlo minacciosamente da sopra la rupe rocciosa e subito dopo sentì la mancanza di quei corridoi che risuonavano dei passi dei servitori, del caratteristico stridio delle armature e delle scarpe che sua moglie calzava.
Deglutì.
Il sapore amaro dell'ultima zuppa di melanzane era ancora mescolato vagamente alla sua saliva e impregnava la sua bocca e le sue gengive irritandolo non poco. D'altronde, però, non poteva fare molto. Non c'era acqua nel cimitero. Ma la cosa che più lo infastidiva era proprio il fatto che quel sapore stesse lì come un monito, come se avesse il fine di ricordargli ad ogni istante il gesto meschino che aveva compiuto. Era una tortura destinata a conservarsi intatta per l'eternità.
E proprio perché il pensiero della scia di dolore che si era lasciato alle spalle era troppo incombente per essere nascosto in un recesso inesplorato della mente, Lord Gerard Arthur Way, o almeno ciò che restava di lui, tre giorni dopo la sua morte decise di soffocare l'oppressione verificando l'utilità del proprio sacrificio.
Raccolse tutto i ricordi che aveva nascosto gelosamente nella sua testa fino ad allora e li scorse velocemente afferrando le informazioni di maggior rilievo. Nome, cognome, famiglia, posizione nella società...Con queste conoscenze si incamminò tra le tombe scrutando ogni incisione, ogni iscrizione, ogni simbolo nel tentativo di trovare qualcosa che risultasse familiare ai suoi occhi. Passò quindi alle tombe più umili, quelle in cui riposavano le persone che non potevano permettersi sfarzo o gioielli, e fu lì che udì una dolce musica aleggiare nell'aria.
La riconobbe quasi subito.
Era la stessa melodia che spesso aveva allietato i suoi banchetti a palazzo, accompagnata da quella voce inconfondibile, tanto sottile quanto pungente, nella quale ora si poteva riconoscere una sfumatura di profonda malinconia. Istintivamente, Gerard si appostò dietro una lapide che cadeva a pezzi, così terribilmente fragile che temette di sfiorarla con una delle sue inconsistenti dita nel timore di vederla sgretolarsi di fronte ai propri occhi.
Le vecchie abitudini sono dure a morire.
Stette così, accovacciato sulla lastra di pietra ricoperta di muschio, ascoltando quella musica che sembrava
voler far udire il proprio strazio anche alla luna, immobile per tutta la notte, assuefatto dal ricordo. Tornò furtivamente anche la notte dopo e non resistette nemmeno per la terza notte. Sentiva il rimpianto di quei giorni che aveva amato attanagliargli l'anima, il desiderio di voler tornare indietro era troppo forte per essere ignorato. Quindi, cercando conforto in quelle note malinconiche Gerard si recò alla tomba un'altra volta. La quarta notte, però, non tutto andò come previsto.

Proprio mentre la Luna era alta nel cielo e si preparava a cominciare la propria discesa la musica cessò e al suo posto Gerard udì una voce.
Volete farmi morire una seconda volta?” Il giovane lord sobbalzò. Istintivamente si rannicchiò ancora di più ai piedi della lapide premendo le ginocchia contro il petto e pregando di non essere stato scoperto, invano. “Parlo con voi...voi che siete dietro la lapide del vecchio Bob!”
Gerard lanciò un'occhiata fugace all'iscrizione sulla tomba – recitava ROBERT NATHANIEL CORY BRYAR. Che fu abile fabbro, sempre disponibile ad aiutare coloro che non avevano mai visto la Fortuna sorridere. - ed ebbe un tuffo al cuore. Doveva essere lui.
A dire la verità” riprese il musicista “Bob non era vecchio, morì a soli trentuno anni. Lo chiamavano così perché aveva una folta barba bionda che lo faceva sembrare molto maturo. Sapete, si ferì con gli stessi attrezzi che usava per guadagnarsi da vivere. Era un vero uomo, il vecchio Bob.” Dicendo così il fantasma del menestrello fece segno a Gerard di avvicinarsi e lui, con un po' di paura obbedì, andando a sedersi vicino a lui.
Ma voi chi siete? Siete nobile...” chiese con una punta di stupore.
Gerard gonfiò un poco il petto, confermando le parole dei giovane, per poi abbandonare la testa tra le spalle, tristemente.
Sì, sono Lord Gerard Arthur Way. Abitavo quel castello sulla rupe prima di morire.” disse senza volgere lo sguardo alla fortezza. “Davvero non vi ricordate di me?” Chiese con una punta di imbarazzo nella voce.
Dovrei? E in che modo...non vi ho mai visto prima!” Gerard si sentì un po' scoraggiato da quell'affermazione. Il suo compito sarebbe stato ancor più difficile del previsto.
Siete stato più volte a suonare al mio palazzo, la vostra musica ha allietato più di un banchetto. Amavo i vostri canti, sapete?” Il giovane si sentì un poco orgoglioso, o almeno si sforzò di esserlo. Qualcuno apprezzava la sua musica e questo contava molto per lui.
Ho suonato in così tanti posto di recente che credo di non ricordare i nomi dei signori che li abitavano. Ma voi dovete ricordare il mio nome, se la mia musica vi ha colpito così tanto.”
Frank.” si sbrigò Gerard “Sir Frank Anthony Thomas Iero.” Frank spalancò gli occhi, sbigottito.
Come...?
Ho fatto qualche piccola ricerca” giustificò Gerard stringendosi nelle spalle, come se potesse leggere nella mente del suo compagno.
Anche io ricordo vagamente il vostro volto. Avete mantenuto la stessa bellezza che vi caratterizzava anche dopo la morte”
Ma nonostante tutto, nonostante quei complimenti, Gerard non riusciva a sentirsi lusingato o orgoglioso di se stesso. Si sentiva freddo. Come se tutto ciò avesse una rilevanza minima.
Stettero qualche istante in silenzio, contemplando l'erba verde bagnata dalla rugiada, poi Frank si fece coraggio e chiese sommessamente: “Potreste dirmi come siete morto?”
Gerard fu inizialmente un po' sorpreso da quella domanda, ma poi riordinò le idee e rispose: “Zuppa di melanzana.”
Il menestrello lo guardò interrogativo. “Cosa?”
Era avvelenata.”
Frank sgranò un poco gli occhi, inorridendo davanti alla crudeltà che poteva nascondersi sotto le belle giacchi dei nobili che abitavano in quei castelli sfarzosi. O almeno, tentò di provare orrore.
E chi sarebbe così crudele da...”
Io.” Lo interruppe Gerard, glaciale.
Nuovamente, il fantasma del musicista non poté trattenere una smorfia di sgomento, poi, con una punta di disprezzo chiese: “Eravate stanco di vivere?”
No” disse Gerard scuotendo la bella chioma corvina “No, volevo solo ricongiungermi a qualcuno morto non molte settimane fa.”
Avete trovato questa persona?”
Gerard esitò un attimo “Sì...e no.”
Frank sollevò il volto ed incrociò il suo sguardo. “Era vostra moglie?”
No”
Vostro figlio? Vostro padre? Vostro fratello?”
No, no, no” disse il lord scuotendo violentemente la testa. “Era un'altra persona, che avevo amato alla stregua di tutti quelli che hai nominato. Una persona che ho amato con tutto me stesso. Una persona che continuo ad amare ancora adesso, dopo la morte.”
Frank inarcò il sopracciglio, scettico. “Non ne sarei così sicuro...”
Il ricco fantasma si voltò e prese a fissare le tombe di fronte a lui, offeso. “Non capisco cosa volete dire. Io ne sono sicuro! Io...ne ho la certezza.”
Sono solo parole gettate al vento.” sussurrò il menestrello “Fidatevi. Avreste fatto meglio a vivere una vita tra l'affetto dei vostri cari che cercare nel mondo dei morti un amore che non potrete ottenere mai.”
Continuo a non capire”
Guardate il mio mandolino! Ascoltatene la musica! Lo avete già fatto? Bene.” Disse Frank con risolutezza “Non vi ha scaldato il cuore. No, non rispondete. Non era una domanda. Io sono sicuro che la mia musica non vi abbia scaldato il cuore. Lo so, perché voi non avete cuore, come me e tutti gli altri fantasmi che decidono di aggirarsi per i cimiteri. La mia musica è solo un misto di note malinconiche che ricordano tempi passati, i tempi in cui eravamo vivi, e accrescono il nostro rimorso; perché il rimorso è l'unica cosa cosa che siamo in grado di provare.”
Gerard guardò Frank, occhi e bocca spalancati dallo stupore e le mani che si contorcevano sul suo ventre.
Pensate” riprese il menestrello “pensate alla vostra famiglia. Cosa provate?”
Gerard lasciò che il suo sguardo corresse al castello, pensò a sua moglie in lacrime e gli sembrava di sentine i lamenti. Pensò a suo fratello e a tutto il dolore che avrebbe accumulato nel suo cuore senza darne manifestazione.
Cosa provate?”
Nulla. Ma Gerard non rispose. Non ancora. Pensò al figlio che doveva nascere, che sarebbe cresciuto senta un padre. Senza di lui.
Pensò alle feste che si sarebbero tenute in suo onore nel palazzo, ai banchetti, alla gioia che sarebbe tornata a risplendere nella fortezza. E capì che lui non ci sarebbe stato. Lui non avrebbe visto gli occhi di sua moglie incendiarsi di felicità nel momento in cui suo figlio avrebbe vinto una delle tante giostre, non avrebbe partecipato più alla sua vita né a quella del piccolo.
Sentì il rimorso di non poter vivere quei preziosi istanti ed in un attimo rimpianse di aver avvelenato le proprie pietanze, poche sere prima.
Non riesci a provare pena per loro, vero?” si riscosse e vide Frank ad un palmo dal suo naso che lo guardava indagatore “Solo...rimpiangi di non poter partecipare alla loro vita...è così?”
Gli stava leggendo dentro. Lo stava spogliando dei suoi segreti e dei suoi sentimenti, lo stava mettendo di fronte ad una verità inequivocabile.
Chi sei tu?
Frank scosse la testa “Solo un piccolo menestrello troppo curioso.”
E cos'altro sa questo menestrello troppo curioso?” chiese Gerard, sarcastico.
Sa di aver scoperto la cosa più terribile che si potrebbe rivelare ad un fantasma. Se vuoi, Gerard...”
Il ricco fantasma annuì con vigore. Doveva sapere.
Bene. Te lo dirò, anche se avresti dovuto capirlo da solo, dopo questa conversazione. Io so” disse Frank avvicinandosi “che i fantasmi sono liberi da ogni catena e da ogni legge. Possono volare dove vogliono, possono far visita alle persone care stando al loro fianco, ma ogni cosa che vedranno sarà solo fonte di dolore. Ogni cosa ha un prezzo, Gerard. Ogni cosa. I fantasmi non potranno partecipare ai divertimenti, né alle celebrazioni, ma, soprattutto, non potranno sentire l'affetto che unisce i mortali. Perché ai fantasmi manca una cosa fondamentale: un cuore per amare.”
A Gerard bastò tornare indietro di qualche minuto, scorrere nuovamente i suoi pensieri per ricollegare tutto, per terminare quel mosaico la cui soluzione rivelava la più tremenda delle verità. Sbigottito, almeno apparentemente, Gerard si alzò dalla tomba e volse lo sguardo all'altra parte del cimitero.
Scusa, devo...andare” sussurrò, come se non fosse in se. Lentamente cominciò ad avviarsi verso la sua tomba, tristemente, trascinando i piedi a terra, che sembravano fatti di marmo anziché d'aria, scioccato da quella rivelazione, distrutto dall'idea di essere solo e freddo in quel mondo.
Quando fu abbastanza lontano udì di nuovo la voce di Frank che urlava alle sue spalle.
Ci rivedremo di nuovo?”
Il fantasma ci mise qualche istante per formulare la risposta.
Certamente.”
Gerard Way non mai tornò più in quel posto. No voleva udire quella musica che alimentava il suo rimorso, non voleva guardare quel volto accorgendosi di non amarlo più, non voleva ricordare di essere stato debole e di non essere riuscito a confessare al menestrello il proprio amore nei suoi confronti. Non voleva annegare nei ricordi di una vita passata, troncata così brutalmente dal bisogno di avere di più di ciò che si possiede.
Ma, più di ogni altra cosa, non voleva vedere Frank Iero, perché sapeva che la visione del suo volto avrebbe alimentato il rimorso di essere uscito dalla propria tomba, alla terza notte dalla sua morte, per andare a cercarlo.
Perché, ne era certo, Gerard avrebbe preferito passare un'eternità nell'ignoranza, crogiolandosi nell'illusione di un amore terribilmente falso, ma pur sempre dolce, che spendere le notti con una certezza inequivocabile, che gli faceva sperare nell'arrivo di una seconda morte, per precipitare definitivamente nell'oblio della propria ombra.

 

Thatcher's corner:
Salve a tutti!
Per scrivere questa fanfiction ho sfidato il sonno leggerissimo dei miei familiari, i fantasmi che popolano la mia camera alle due di notte, una zanzara che continuava a scocciarmi e un'anta dell'armadio semiaperta che non prometteva nulla di buono. Eh sì, perché l'ispirazione non mi degnerebbe di uno sguardo durante il giorno nemmeno se la pregassi in ginocchio.
Comunque, ho lavorato molto a questa storia, quindi vorrei sapere il vostro parere. Ditemi qualsiasi cosa, se è orrenda devo saperlo. Accetto critiche di qualsiasi tipo, ma, ovviamente, niente offese. Ah, e sentitevi liberi di tirarmi i soliti pomodori virtuali!
Grazie a chiunque recensirà o leggerà!

XOXO

   
 
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