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Autore: allison742    22/08/2012    6 recensioni
Avrei dovuto andarla a salutare con un bacio ed abbracciarla forte; ora me ne sto pentendo.
Invece le ho urlato un “Ti amo!” dalla finestra e lei, avendo le mani occupate, mi ha risposto mandandomi un bacio.
Ho fissa nella mente quella scena: lei che mi manda un bacio.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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A Martina,
perché mi ha sopportata una settimana intera,
perché è sempre disponibile per tutto,
per la sua simpatia,
Per la persona speciale che è.
 
Lo so che l’hai già letta in anteprima,
ma questa è tutta per te tesoro!

 
 
 
 
Non è una fortuna?
 
Salve, sono Richard Castle.
Sì, quel Richard Castle: il famoso autore di thriller.
Devo però avvertirvi che in questo racconto non troverete ne terribili assassini, ne poliziotte sexy, ne giudici irremovibili.
Questa è una storia vera.
La mia storia.
Nessuno, a parte i diretti interessati, ne è al corrente; ci saranno colpi di scena e rivelazioni che non potete neanche lontanamente immaginare.
Ricordate però che è tutto vero e che le righe che seguiranno hanno determinato ciò che sono ora.
Ho pensato molto al modo un cui vi avrei raccontato il tutto, e poi sono arrivato alla conclusione migliore: vi avrei fatto leggere la lettera che ho scritto a mio figlio qualche anno fa.
E adesso vi starete chiedendo: Richard Castle ha un figlio?
Ebbene sì.
E perché non lo abbiamo mai visto?
A questa domanda credo che risponderò raccontando la mia storia.
Non abbiate giudizi, non cercate di trarre conclusioni affrettate e sbagliate, non provate ad immedesimarvi nei personaggi: perché l'unico personaggio sono io.

Con tutta l'onestà possibile,
R. Castle.

 
 
 
 
Caro Will, è il tuo papà che ti sta parlando.
Sei così bello, dovresti vederti!
Però il dottore mi ha detto che i bambini fino a tre anni non si riconoscono allo specchio, e tu ne hai solo due.
Ti starai chiedendo perché sono qua a scriverti una lettera.
La risposta è semplice, perché voglio raccontarti una storia.
La storia più bella del mondo: la tua, la mia e quella dell'unica donna della nostra vita.
Tu la chiamavi "Mammina", io la chiamavo "Amore", gli altri la chiamavano Kate.
L'ho conosciuta sei anni fa, e fin dal principio avevamo entrambi notato quel particolare legame tra di noi.
Abbiamo cominciato a frequentarci.
Lei mi riteneva un eterno bambino - e, detto tra noi, in fondo le piaceva così - e io la consideravo bellissima, straordinaria.
Stavamo bene insieme, eravamo felici.
Poi arrivò quel giorno che cambiò per sempre le nostre vite.
Come ogni mattina Kate uscì per fare jogging: quel giorno non rientrò in casa.
Nell'attraversare Cental Park ebbe un attacco cardiaco e perse conoscenza.
Mi chiamarono subito, e io corsi all'ospedale.
Dopo tre ore riuscirono a stabilizzarla.
Dissero che non era necessario un intervento, ma che avrebbe avuto difficoltà ad affrontare una gravidanza.
Non so perché ci avvisarono, probabilmente perché notarono il forte legame che ci univa.
Nonostante tutto la mamma, come ben sai, aveva la determinazione nel DNA: e lei voleva un bambino.
E così arrivasti tu, piccolo Will. L'ipotesi dei medici non si verificò, e tu nascesti sanissimo e senza complicazioni per Kate.
Ora che sai ciò che è avvenuto "prima dell'inizio", farò un salto temporale.
Riprenderò il racconto dal giorno del tuo secondo compleanno.
Devo dirti una cosa Will, la cosa più difficile che io abbia mai dovuto dire a qualcuno.
Quella mattina la mamma stava andando al negozio a ritirare il tuo regalo.
Aveva fatto preparare un collage con tutte le nostre foto.
Era molto felice, e bellissima, come al solito. 
Ricordo di averla vista allontanarsi con quel suo meraviglioso sorriso.
I capelli mossi si muovevano con lei mentre camminava.
Indossava un vestitino rosa e i sandali nuovi.
Avrei dovuto andarla a salutare con un bacio ed abbracciarla forte; ora me ne sto pentendo.
Invece le ho urlato un "Ti amo!" dalla finestra e lei, avendo le mani occupate, mi ha risposto mandandomi un bacio.
Ho fissa nella mente quella scena: lei che mi manda un bacio.
Mentre si allontana verso l'auto si volta e, fissandomi negli occhi, si morde il labbro.
Lo sa quanto adori quel gesto.
E adesso come faccio a dirtelo? Come faccio a scriverti queste parole?
La tua mamma non è mai arrivata dal fotografo: ha avuto un altro arresto cardiaco mentre stava guidando.
L'auto si é schiantata contro un muro.
Il medico ha detto che è morta sul colpo.
Ma cosa è accaduto in quei secondi?
È vero che non ha sentito dolore?
Quali saranno state le sue ultime parole?
Quale il suo ultimo pensiero?
Amavo Kate con tutto il mio cuore. 
E adesso?
L'ultimo ricordo che ho è di lei felice.
Era la persona più generosa e divertente che abbia mai conosciuto.
Se fosse qui, probabilmente avrebbe fatto una battuta. E starebbe sorridendo.
Non sono mai riuscito a piangere in vita mia, ma adesso sembra che non sappia fare altro.
Sono qui a guardare le fotografie che erano destinate a te.
Non sai quanto mi mancano questi momenti.
Sono disperato, non riesco a trovare nessun luogo in cui mi senta a "casa".
Anzi, forse un posto l'ho trovato: la tua cameretta.
Mi avvicino al tuo lettino e ti spettino i tuoi bellissimi ricci color nocciola; ti accarezzo le guance e ti lascio un bacio sulla fronte.
Poi ti predo le manine e ti osservo ridere.
Sei bellissimo!
Riesco a sentite il rumore della tua risata, ma è solo nella mia testa, perché tu non sei nella culla.
Vedo la mamma allontanarsi verso la macchina.
Le urlo "Ti amo!" e lei mi manda un bacio, perché aveva le mani occupate.
E sai perché le aveva occupate?
Perché teneva in braccio te, piccolo Will.
Voleva che fossi il primo a vedere quelle fotografie.
È per questo che ti ha portato con se la mattina del tuo compleanno.
Eri con lei sull'auto.
Eri con lei quando ha avuto quell'incidente.
Avrei dovuto fare qualcosa per salvarvi, ma non ero con voi.
E questo peso grava sulla mia coscienza da quel giorno.
Mi mancate tanto.
Ho un disperato bisogno di sentire ancora una volta la vostra risata.
Una volta sola!
Ma so che non è possibile, orami esistete solo nella mia mente; e nel mio cuore.
Mi mancherete per il resto della vita.
Ed ora, per riuscire a sopravvivere mi ripeto: ma non è una fortuna avervi incontrato?
Da oggi è passato un anno esatto da quel giorno.
Ho deciso che è ora di andare avanti, di trovare un'altra ragione di vita.
Ed ora sono qui, a scriverti questa lettera al tavolo di un bar: quello preferito di tua madre.
Sento qualcuno che mi chiama: «Signor Castle?»
Mi volto.
Noto la donna che mi si è parata davanti.
«Detective Kate Beckett, polizia di New York.» si presenta mostrando il distintivo.
Kate...
È inevitabile, mi viene in mente la mamma.
Non si assomigliano molto, se non fosse per quella determinazione negli occhi.
«Sì, sono io, desidera?»
«La prego di seguirmi in centrale, devo farle alcune domande sui suoi libri...»
Ma questa è un altra storia, piccolo mio.
Piccolo Will.
E se fosse questa la mia nuova ragione di vita?
Ancora non lo so, ma sappi che non uscirai mai dal mio cuore, qualunque cosa succeda.
Ed ora mi viene da chiedere: non è una fortuna?
 
 
 
 


ANGOLO DI ALLISON
Ciao!
Ecco cosa accade a stare al mare una settimana!
Spero che questa "rivisitazione" della 1x1 vi sia piaciuta!
Se trovate delle somiglianze con il libro "Il diario di Suzanne" è perché mi sono ispirata a quella storia.
Credo di aver detto tutto!
Ci sentiamo presto con una nuova long… ma niente anticipazioni! :P
Solo: work in progress!
Ciao!
Un bacio, Allison <3
   
 
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