RAINY DAYS
Una sottile pioggerellina cadeva pigramente sulla città di Domino, mentre la gente camminava per il centro, incurante del tempo. Il cielo grigio rendeva quel sabato pomeriggio malinconico per molte persone, soprattutto quelle che sentivano la mancanza di qualcuno.
“Accidenti a questo cavolo di
tempo! Lo sapevo, avrei fatto meglio a restarmene chiuso in casa!”
“Dai, fratellino! Non puoi
restartene sempre chiuso in casa a poltrire! Uscire un po’ all’aria aperta ti
fa bene!”
“Lo so, Shizuka, ma proprio con
questo tempo, dovevamo uscire? Lo sai che la pioggia non mi piace per niente!”
“Lo so, ma se fossi rimasto chiuso
in casa ti saresti depresso ancora di più!”
“Io non sono depresso. Non ho
nessun motivo per esserlo.”
Shizuka squadrò il fratello
maggiore, con un sorriso sul volto. Sapeva che lui era davvero convinto di
quello che diceva, ma sapeva anche che in realtà Kazuya Jonouchi soffriva per
la lontananza di qualcuno. Solo che non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno con se
stesso.
“E poi anche tu, Shizuka…Potresti
passare il sabato pomeriggio a divertirti con qualche amica, piuttosto che
stare con me a deprimerti per il mio malumore!”
“A me va benissimo stare con te,
fratellino, lo sai.”
Kazuya fissò la sorella. In quei
momenti, in cui si sentiva così depresso senza sapere il perché, Shizuka era
l’unica persona che desiderasse avere al suo fianco. Erano stati talmente a
lungo separati, che ormai passavano quasi tutto il loro tempo libero insieme.
“Lo so, Shizuka. Sei davvero una
brava sorella, non so che farei senza di te!”
E così dicendo l’abbracciò. Lei
ricambiò l’abbraccio, arrossendo leggermente.
“Dai, fratellino, ci guardano
tutti, siamo in mezzo alla strada!”
“Chi se ne frega! Tutti devono
sapere che tu sei la mia adorata sorellina!”
Shizuka rise, mentre si separava
dal fratello. Poi ripresero a camminare, chiacchierando. L’umore di Kazuya
sembrava leggermente migliorato. Sua sorella era davvero la presenza più
importante per lui. Beh, assieme ad un’altra persona, a dire il vero, solo che
lui non se n’era ancora reso conto. Di questo Shizuka era convintissima. Ne
aveva avuto la certezza la prima volta che li aveva visti insieme. E con il
passare del tempo se n’era convinta sempre di più. Ormai non aveva più nessunissimo
dubbio: suo fratello Kazuya si era innamorato di Mai Kujaku. Era proprio lei il
motivo della sua depressione. Mai non viveva a Domino e, anche se ogni tanto
andava a trovarli, potevano passare mesi prima che si facesse rivedere.
Tuttavia aveva costanti contatti telefonici sia con Anzu che con Shizuka.
“Lo sai, fratellino, l’ultima
volta che Mai ha chiamato ha detto che presto verrà a trovarci!”
“Tsk, e chi se ne frega!”
Shizuka rise ancora. Tipico di suo
fratello fingere di fregarsene. Quando erano insieme, lui e Mai erano come cane
e gatto, non facevano che punzecchiarsi a vicenda. Ma poi, nelle situazioni di
pericolo, si aiutavano l’un l’altra senza preoccuparsi di nient’altro. A
Shizuka piaceva il rapporto che quei due avevano instaurato. Un po’ si sentiva
triste, all’idea di non essere più l’unica ragazza tanto importante per Kazuya,
ma sapeva che Mai era una donna estremamente in gamba, e che si sarebbe presa
cura di suo fratello.
Proprio in quel momento, mentre
stava pensando a tutto questo, Shizuka scorse tra la folla una lunga chioma
bionda stranamente familiare. Per un attimo rimase interdetta, dicendosi che
non poteva essere lei. Poi però vide la persona voltarsi ed accorgersi di lei.
Quindi sorridere e venirle incontro.
“Shizuka! Ciao!”
Immediatamente, anche sul volto di
Shizuka si dipinse un gran sorriso.
“Mai! Sei tu!”
Le due amiche si abbracciarono,
contente. Mai era più grande di Shizuka e la trattava come una sorellina
minore. Le era affezionatissima, e lo sguardo con cui la fissava esprimeva un
grande affetto.
“Shizuka, sei cresciuta ancora,
dall’ultima volta che ti ho vista! Ormai avrai un sacco di successo con i
ragazzi!”
“Tu invece non sei cambiata
affatto, Mai. Fai sempre un sacco di chiasso per nulla. Guarda qua, state dando
spettacolo…”
Mai si voltò verso la voce che
aveva parlato. Anche lui era cambiato, dall’ultima volta. Si era tagliato i
capelli e stava molto meglio.
“Cosa c’è, Jonouchi, sei
invidioso? Vorresti forse anche tu un mio abbraccio?”
“Ma fammi il piacere, strega che
non sei altro!”
Nonostante questo, i due si
sorrisero.
“Ti trovo in forma, comunque,
Mai.”
“Tu invece non sembri un granché
in forma. E’ successo qualcosa?”
“Naa, solo questo tempo del
cavolo.”
“Uhm…Ah, ora ho capito!”
Mai si avvicinò all’amico, appoggiandosi
alla sua spalla e facendolo arrossire leggermente. Poi, con un sorriso
malizioso dipinto sul volto, gli disse:
“Dì, la verità, Jono caro…non ti
sei ancora trovato la ragazza, vero?”
Jonouchi scattò come una molla e
prese ad urlare, rosso in volto.
“Ma che diavolo dici?! E comunque
non sono affari tuoi! Se io volessi, potrei avere ai miei piedi tutte le
ragazze di Domino!”
“Ma non farmi ridere, bamboccio!
Le uniche ragazze che ti stanno vicino sono tua sorella e Anzu!”
“Guarda che non è vero!”
“Ah no?”
“No. Infatti c’è pure una strega
vecchia e rompiscatole che mi sta vicino, proprio in questo momento!”
“Come mi hai chiamata, stupido
bamboccio che non sei altro?!”
“Strega!”
I due cominciarono a litigare, in
mezzo alla strada, mentre Shizuka li guardava sorridente. Finalmente suo
fratello aveva riacquistato un po’ di vivacità. Tutto merito di Mai,
ovviamente.
In quel momento, qualcuno si
avvicinò a loro.
“Scusa, Mai…”
La giovane donna si bloccò di
colpo. Poi si voltò.
“Oh, scusami! Cavolo, ero talmente
arrabbiata con questo idiota che mi sono scordata di te. Perdonami.”
“Non preoccuparti, non fa niente.
In fondo è ovvio che tu sia contenta di rivedere il tuo migliore amico, no?”
Mai arrossì.
“Che dici…?”
“Beh, non è forse quel Jonouchi di
cui parli sempre? Il tuo più caro amico?”
“Smettila, per favore, stai
zitto!”
Kazuya e Shizuka guardavano la
scena, sorpresi. Soprattutto Jonouchi.
“Ma chi diavolo è questo? Perché è tanto in confidenza con Mai? E perché parla come se sapesse tutto di noi? Ehi, davvero Mai dice in giro che io sono il suo migliore amico? Grande…Ma che diavolo dico?! E’ ovvio, io e lei siamo buoni amici! E comunque…Perché diavolo Mai sorride così a quel tipo?!”
“Ehi, Mai, chi è questo ragazzo?
E’ un tuo amico?”
Mai si bloccò e tornò a fissare
Jonouchi. Anche Shizuka guardò il fratello, e sorrise, notando che la presenza
del nuovo ragazzo lo stava infastidendo.
“Scusate, ora ve lo presento. Lui
è un mio amico, si chiama Varon. L’ho conosciuto qualche tempo fa e siamo diventati
buoni amici. E’ venuto con me perché voleva conoscervi, dopo che gli avevo
parlato tanto di tutti voi. Varon, come avrai capito, loro sono Jonouchi e sua
sorella Shizuka.”
Il giovane avanzò di qualche
passo, sorridendo e porgendo loro la mano. Shizuka ricambiò il sorriso e gliela
strinse, Jonouchi invece si limitò a guardarlo. Poi si decise a stringergli la
mano, senza però accennare nemmeno ad un sorriso. Quindi si voltò verso la
sorella.
“Ehi, Shizuka, ora dobbiamo
andare. Sbrigati.”
Shizuka lo guardò e comprese che
la presenza di quel Varon gli stava facendo saltare i nervi. Quindi decise di
assecondarlo, prima che facesse qualcosa di cui poi si sarebbe certamente
pentito.
“Hai ragione. Mai, sono davvero
contenta che tu sia tornata! Spero di rivederti, nei prossimi giorni. Varon, è
stato un piacere. Ciao.”
Jonouchi attese che sua sorella
gli si avvicinasse, poi si voltò e, senza nemmeno guardarli in volto, disse:
“Ci vediamo.”
E se ne andarono. Per qualche
istante, Mai rimase a fissare la figura di Jonouchi che si allontanava,
interdetta.
“Ma che gli è preso? Perché se n’è andato in quel modo, senza quasi salutare? E dire che sono tornata a Domino quasi unicamente per vedere lui…E’ possibile che non gliene freghi proprio niente di me? Eppure, quando mi ha vista, sembrava contento…Mah, non riuscirò mai a capirlo, temo…”
Il giorno successivo, Yugi e tutti
gli altri amici uscirono insieme. Anche Mai ed il suo amico Varon si unirono a
loro, con grande dispiacere di Jonouchi, che passò il tempo standosene in
disparte e lanciando occhiatacce qua e là.
“E così anche tu giochi a Duel
Monster, Varon. Mi piacerebbe fare un incontro con te.”
“Oh, no, non credo proprio sia il
caso…Tu sei il campione, farei solo una figuraccia! Comunque, ho sentito che
anche Jonouchi è davvero forte! Sarei contento di provare a fare una sfida con
lui!”
Tutti gli sguardi si puntarono su
Kazuya, che era seduto a qualche metro da loro. Lui fissò Varon, con freddezza.
“Spiacente, non duello più, io.
Chiedi a qualcun altro.”
Mai fissò il giovane molto
sorpresa.
“Come sarebbe a dire che non
duelli più?”
“E’ così, chiedilo agli altri, se
non mi credi.”
Si voltò verso Yugi, che annuì.
“Non sappiamo perché, ma da un po’
di tempo ha smesso di duellare. Si rifiuta di farlo persino con me.”
“Ma com’è possibile…?”
Mai tornò a fissare Jonouchi, che
teneva la testa ostinatamente voltata da un’altra parte. Aveva l’aria
arrabbiata.
Il gruppo di amici passò tutto il
pomeriggio insieme, poi, verso sera, decisero di andare a mangiare un boccone da
qualche parte.
Mentre camminavano, Mai si
avvicinò a Jonouchi, che stava qualche metro indietro rispetto a tutti gli
altri.
“Ehi, bamboccio!”
“Che c’è?”
“Veramente è proprio ciò che
volevo chiederti io…Si può sapere che ti è preso? Oggi non mi hai nemmeno
rivolto la parola. Te ne sei stato tutto il tempo da solo, con quello sguardo
imbronciato. E’ forse successo qualcosa?”
“Niente di niente.”
“E allora che hai?”
“Non posso essere di cattivo umore?
Devo per forza essere di buon umore solo perché ci sei tu attorno?”
Mai lo fissò, stupita.
“Che diavolo dici?”
“Guarda Yugi e tutti gli altri!
Sprizzano gioia da tutti i pori…Sembra quasi che, solo perché tu e quel tuo
amichetto siete arrivati in città, tutti debbano essere al settimo cielo! Bhe,
mi spiace, ma per me non è così. Per me oggi è una giornata esattamente
identica a ieri e all’altro ieri!”
“Bah, sei davvero intrattabile,
oggi. Non capisco tua sorella come faccia a starti vicino…”
“E allora vattene e lasciami in
pace! Non ti ho chiesto io di venire a trovarci, Mai! E nemmeno di portarti
dietro quell’idiota sorridente! E se tu mi consideri il tuo migliore amico, non
vuol dire che io consideri te nello stesso modo! Non puoi basare tutto sul tuo
metro di giudizio, Mai!”
Il giovane si era fermato, urlando
queste cose, ed ora Mai lo fissava a bocca aperta. Anche gli altri si erano
bloccati, assistendo alla scena. Shizuka fissava il fratello, terribilmente
preoccupata. Si era scavato la fossa con le sue stesse mani.
Lo sguardo di Jonouchi era fisso a
terra, mentre quello di Mai su di lui. Poi, l’espressione della giovane cambiò.
I suoi occhi si velarono di rabbia e di tristezza.
“Ti chiedo scusa se ho sbagliato a
considerarti il mio migliore amico. Non credevo che la cosa potesse darti tanto
fastidio…Sai, vorrei proprio sapere che ti è successo, Jonouchi. E’ da ieri che
lo penso…Non sembri più tu. Una volta, anche se facevi lo stupido e mi prendevi
in giro, eri un ragazzo in gamba, con un grande senso dell’amicizia. Ora sembra
fregartene solo di te stesso…Hai ragione, non avrei dovuto basare tutto sul mio
metro di giudizio. Prima di considerarti un vero amico, avrei dovuto cercare di
conoscerti davvero…E visto che la mia presenza qui a Domino ti dà tanto
fastidio…vedrò di non metterci più piede…”
E raggiunse gli altri a testa
bassa, cercando di nascondere le lacrime che velavano i suoi occhi.
Jonouchi, sorpreso da quelle
parole, rimase immobile per qualche istante, con gli occhi sbarrati. Poi si voltò
e se ne andò, senza neanche una parola. Subito Shizuka gli corse dietro,
salutando gli altri amici e pregandoli di perdonarli.
La pioggia aveva ricominciato a
cadere, ma Jonouchi camminava per le strade incurante dell’acqua che lo stava
bagnando. Stava a testa bassa, con le mani in tasca, senza dire una sola
parola. Shizuka camminava al suo fianco, fissandolo preoccupata.
Quando arrivarono al monolocale
del giovane, erano entrambi bagnati fradici. Kazuya prestò alla sorella una
camicia ed un paio di pantaloni, per evitare che si prendesse qualcosa,
dopodiché si cambiò lui stesso. Tutto sempre in religioso silenzio. Quando si
furono entrambi cambiati ed il the messo su da Kazuya fu pronto, Shizuka si
decise finalmente a parlare.
“Fratellino…cosa ti è successo?
Perché hai detto tutte quelle cose false a Mai?”
Per qualche istante lui non
rispose. Poi sospirò.
“Perché tuo fratello è un povero
idiota, Shizuka. E’ soltanto un povero idiota…”
Il ragazzo si prese la testa fra
le mani, mentre Shizuka lo guardava preoccupata.
“Sono uno stupido…Mi sono sentito
così nervoso, quando ho visto la confidenza che aveva con quel tipo…Perché lui
sapeva tutto. Lei gli aveva parlato di tutto, mentre a me non ha mai detto
niente davvero…Io…mi sono sentito tradito…Perché ha detto che sono il suo
migliore amico, se poi parla più con lui che con me? E perché se l’è portato
dietro? E’ così importante, per lei? E allora, io, cosa conto davvero per lei?
Sono il suo migliore amico, però non abbastanza importante da farmi dire tutto?
O forse è convinta che non sarei capace di ascoltarla? O forse, in realtà non
conto nulla e quella di quel tipo era solo una presa in giro…Io non lo so.”
“Fratellino…”
“E’ che non me n’ero mai reso
conto. Non finché non le ho visto quell’espressione…Finché non ho visto quegli
occhi…”
“Cosa, fratellino? Di cosa non ti
eri reso conto?”
Kazuya alzò lo sguardo sulla
sorella, fissandola con un sorriso triste. Così triste che Shizuka provò un
tuffo al cuore, vedendolo in quello stato.
“Non mi ero mai reso conto che, in
realtà, tutto ciò che sentivo per Mai era semplicemente amore…Non mi ero mai
reso conto di essere completamente pazzo di lei, Shizuka…”
“Fratellino…”
“Sapevo che lei era tremendamente
importante per me. Sapevo che sarei stato disposto a dare la vita per
proteggerla…Ma non ero mai stato in grado di dare un nome ai miei sentimenti…O
forse, semplicemente, non volevo farlo, per paura di star male. Ma ora io l’ho
capito. Tu avevi ragione.”
“Ma allora…se è così, fratellino,
perché non vai a dirglielo? Perché adesso non vai da lei, ti scusi per ciò che
hai detto e le riveli i tuoi sentimenti? Se lasci le cose come stanno lei se ne
andrà davvero!”
Jonouchi scosse lentamente la
testa.
“No. E’ giusto così, Shizuka. Io
sono capace solo di farla soffrire. Non sarei mai in grado di renderla felice.
Quel Varon, invece…sono certo che lui può riuscirci. Io…io voglio che lei sia
felice, Shizuka. Se lo merita, perché ha sofferto tanto, in passato. E se per
essere felice deve dire addio a me e stare con quel Varon…beh, lo accetto. Mi
va bene anche così. Basta che lei sia felice…”
Gli occhi di Shizuka erano pieni
di lacrime. Lacrime per quel fratello tanto generoso da essere disposto a
rinunciare alla sua felicità per quella della ragazza che amava.
“Ma fratellino…anche tu hai
sofferto tanto, in questi anni. Fin da quando eri bambino…Anche tu meriti di
essere felice, ora. Perché ti preoccupi sempre degli altri senza mai curarti di
te stesso?! Non è giusto!”
E scoppiò a piangere, abbracciando
Kazuya. Lui la strinse a sé, cercando di consolarla.
“Io sono già felice, Shizuka.
Fintanto che ho te, non ho bisogno di nient’altro…”
Tuttavia, anche dai suoi occhi
scesero alcune lacrime, che Shizuka avvertì chiaramente. E pianse ancora più
forte.
“Allora ci vediamo domani,
fratellino…”
“Sì, ci vediamo a scuola, Shizuka.
Salutami la mamma.”
“Certo. Fratellino…”
“Dimmi…”
“Tirati un po’ su, per favore…”
Jonouchi sorrise, mentre guardava
la sorella intenta a salire sul treno.
“Te lo prometto.”
Le porte si chiusero e Kazuya
s’incamminò fuori dalla stazione, diretto verso casa sua.
Nel frattempo, Shizuka era scesa,
senza farsi vedere dal fratello, dal treno, un attimo prima che le porte si
richiudessero. Guardò in direzione dell’uscita, mormorando:
“Scusa fratellino…Ma devo farlo…”
Poi afferrò il telefonino e
compose in fretta un numero.
“Pronto?”
La voce dall’altro capo del filo
era triste almeno quanto quella di suo fratello, poche ore prima.
“Pronto, Mai? Sono Shizuka. Ho
assoluto bisogno di parlarti al più presto. Possiamo vederci?”
Il fast food era abbastanza
affollato. Molte persone vi erano entrate soprattutto per ripararsi dalla
pioggia e per bersi un caffè caldo. Shizuka era seduta ad un tavolino, con
davanti una bibita, in attesa cha Mai arrivasse. Dopo alcuni istanti, la bionda
si sedette di fronte a lei. Aveva i capelli bagnati e respirava affannosamente.
Evidentemente aveva fatto una corsa.
“Cos’è successo, Shizuka? Mi hai
fatta preoccupare con quella telefonata…”
“Scusami, non volevo. E’ che
dovevo assolutamente parlarti, e dovevo farlo oggi stesso. Mio fratello crede
che io sia già tornata a casa e se scopre che non è vero si preoccuperà
moltissimo…Quindi non ho molto tempo…”
“Perché gli hai mentito? Lo sai
che è molto protettivo, nei tuoi confronti.”
“Se gli avessi detto che volevo
parlarti me l’avrebbe proibito. E io dovevo incontrarti…”
Mai assunse prima un’espressione
abbattuta, quindi una arrabbiata.
“Cos’è, oltre a starmi lontano lui
vuole allontanare anche te, da me? Che non si azzardi a fare una cosa del
genere, altrimenti…”
“No, no, non è assolutamente per
questo! Te lo assicuro! Anzi, se ho voluto incontrarti è proprio per parlarti
di quanto è successo oggi…”
Mai la guardò. Poi sospirò.
“Shizuka, lo so che tu adori tuo fratello,
ed è più che giusto. Però non cercare di inventarti qualche scusa per
giustificare ciò che accaduto. Jonouchi è stato più che chiaro, non c’è nessun
rischio di fraintendimento…”
“No! No, Mai, non devi credere a
ciò che mio fratello ti ha detto oggi! Lui stava mentendo!”
“Shizuka…”
“E’ la verità, me l’ha detto lui
stesso!”
Mai si zittì. Shizuka aveva
catturato la sua completa attenzione.
“Cosa intendi dire?”
“Lui non voleva dirti tutte quelle
cose, Mai. In realtà non è affatto vero che lui non è felice del tuo ritorno!
Ti assicuro che ieri, quando ti ha visto, era al settimo cielo. Nell’ultimo
periodo era sempre triste e depresso. Poi ieri, quando ti abbiamo incontrata,
l’ho visto, per la prima volta, riacquistare un po’ di vivacità e allegria. Era
la prima volta da mesi…Forse dall’ultima volta che tu eri venuta a trovarci.”
“…Ma se è davvero così…allora
perché poi si è comportato in quel modo, Shizuka? Ti giuro che io proprio non
riesco a capirlo…”
“Nemmeno io ci riuscivo. Però, ora
so tutto. Lui me l’ha detto. Lui…è vero, quello che ti ha detto. Non riesce
proprio, nemmeno sforzandosi, a considerarti la sua migliore amica.”
Mai provò un tuffo al cuore.
“Però non è per il motivo che
pensi tu…In realtà non ci riesce perché…perché tu…”
“Perché io…Shizuka, non fermarti,
vai avanti, ti prego…”
“Ecco…E’ sbagliato che sia io a
dirti una cosa del genere, lo so. Ma so che lui non ha nessuna intenzione di
farlo, quindi se non lo faccio io tu te ne andrai per sempre dalla sua vita
senza averlo mai saputo…”
“Saputo cosa?”
“Vuoi sapere qual è il vero motivo
per cui mio fratello ha smesso di duellare?”
“Eh? Certo…”
“Me l’ha detto oggi…Lui non duella
più…perché ogni volta che prendeva in mano le sue carte si sentiva triste.
Triste perché gli venivi in mente tu, Mai…”
“Io…?”
“Esatto. Ogni volta che giocava
pensava a te e si sentiva tanto triste, perché tu non eri qui. Perché non eri
con lui. Così, ha pensato che l’unico modo per non pensare più a te fosse
smettere di duellare. Ecco qual è la verità…”
Mai era sconvolta. Fissava
Shizuka, incredula.
“M- ma perché…Se poi dice che non
riesce a vedermi come sua amica…?”
“Mai, non l’hai capito? Lui…non
può…Ti prego…Mio fratello non vuole dirti davvero quello che prova, perché è
convinto che non sarebbe in grado di renderti felice! Ha detto che tu meriti di
essere felice, perché in passato hai sofferto tanto! E che a lui non importa
essere infelice, se questo significa che tu sarai felice! Crede che tu possa
essere davvero felice solo con Varon! Ma non è così, vero Mai? Ti prego…vai a
dirglielo…Non andartene senza aver parlato con lui! Se lo farai…mio fratello
soffrirà per il resto dei suoi giorni! E sono sicura che anche per te sarà lo
stesso! Lui…lui ti vuole davvero bene, Mai, davvero!! Ti prego!!”
In quel momento, Mai capì. Capì
perché Jonouchi non riusciva a considerarla la sua migliore amica…Capì perché
si era comportato in quel modo, dopo aver visto Varon. Capì perché era disposto
a lasciarla andare, pur di vederla felice, anche se questo avrebbe significato
la sua infelicità. Guardò Shizuka.
“Grazie, Shizuka. Grazie per non
avermi permesso di commettere l’errore più grande della mia vita…Hai ragione.
Se partissi senza avergli parlato me ne pentirei per tutta la vita…”
Shizuka sorrise, mentre le lacrime
le correvano sulle guance.
“Vieni, ti accompagno in stazione.
Poi devo correre subito da una certa persona…”
Jonouchi era seduto sul pavimento
del suo monolocale, con la schiena appoggiata alla parete. Davanti a lui, una
tazza di the ormai freddo. Teneva la testa chinata, lo sguardo perso nel vuoto.
Le guance bagnate da lacrime che, in nessun modo, riusciva a fermare.
Scendevano, inesorabili, incuranti di tutto e di tutti, esattamente come la
pioggia che lentamente cadeva dal cielo…All’improvviso, un rumore lo riscosse.
Alzò la testa di scatto. Gli era parso di sentire bussare alla porta. Guardò
l’ora: le 22.30. Chi mai sarebbe andato a trovarlo a quell’ora della sera, con
quel tempo da lupi? No, doveva per forza esserselo immaginato. Abbassò ancora
il capo, ma di nuovo udì quel rumore. Questa volta non poteva esserselo
immaginato. Qualcuno stava davvero bussando alla sua porta. Ma chi poteva
essere? Pensò che probabilmente erano Yugi o Honda, andati da lui a chiedergli
spiegazioni per il suo comportamento di quel giorno. Non aveva voglia di
parlarne, ma non poteva nemmeno lasciare qualcuno lì fuori con quel tempo, dopo
che era andato fino a casa sua…Si alzò, cercando di asciugarsi il volto e gli
occhi. Non poteva certo farsi vedere piangere da qualcuno…Aprì la porta…E per qualche
istante il suo cuore cessò di battere. Di fronte a lui, bagnata fradicia, c’era
Mai. I biondi capelli le stava tutti appiccicati sul volto, i vestiti
grondavano acqua. Era arrivata fin lì da chissà dove, senza ombrello…Si
fissarono a lungo. Poi lui si riscosse.
“Mai…Cosa…”
“Posso entrare?”
Jonouchi era interdetto. Perché
era lì? E perché gli chiedeva di entrare? Era convinto che non volesse più
vederlo. D’altronde, se fosse rimasta ancora un po’ lì fuori, con quei vestiti
bagnati, si sarebbe sicuramente presa una broncopolmonite. Non voleva certo
vedere la ragazza che amava star male. Si spostò leggermente, lasciandola
entrare. Lei si accomodò, fermandosi sull’ingresso. Kazuya la fissò con sguardo
interrogativo.
“Se entro ti bagnerò tutto…”
“Non importa. Tanto ci abbiamo già
pensato io e Shizuka prima. Vieni. Vedo di trovare qualcosa di asciutto da
metterti addosso. Intanto tieni questo, asciugati i capelli.”
E, così dicendo, le lanciò un
asciugamano. Poi si allontanò e prese a frugare tra i suoi vestiti. Pochi
istanti dopo le porse un paio di jeans e una maglietta.
“Devi accontentarti di questi. Non
possiedo molti vestiti e prima ne ho prestati anche a Shizuka…”
Mai non rispose, si limitò a
fissarlo. Poi li afferrò.
“Andranno più che bene, grazie.”
Kazuya lasciò la stanza, dando a
Mai il tempo di vestirsi. Un paio di minuti dopo la voce della donna lo
richiamò dentro.
Kazuya si sentiva nervoso. Dopo la
litigata avuta quel giorno, non si sarebbe mai aspettato di vedersela arrivare
a casa sua. Si chiedeva cosa le avesse fatto cambiare idea. E presto cominciò a
farsi strada in lui l’idea che Shizuka non fosse andata subito a casa, quando
l’aveva accompagnata alla stazione.
“Vuoi un po’ di the? Ti scalderà.”
Mai annuì. Aveva a malapena parlato,
da quando era arrivata. Mille pensieri le affollavano la mente. Il principale
era: come affrontare la cosa. Girare attorno ai discorsi non era assolutamente
da lei, avrebbe dovuto usare una strategia diretta. Prese a fissargli la
schiena, mentre lui preparava il the sulla piccola cucina nella stanza. Ed
improvvisamente, si alzò anche lei. Gli si avvicinò, fermandosi pochi passi
dietro di lui. Kazuya, avvertendo la sua presenza, si voltò e si sorprese di
trovarsela così vicino.
“Dopo ciò che è accaduto oggi, ero
convinta che non ti averi più rivisto…”
“Ne ero convinto anch’io…”
“Ne ero convinta finché non ho
ricevuto una telefonata di tua sorella, che mi chiedeva di incontrarci subito.”
Jonouchi sospirò. Era come aveva
immaginato. Shizuka le aveva detto qualcosa.
“Senti, mi dispiace, non so cosa
ti abbia detto, ma ti prego di perdonarla. Ha agito in buona fede…”
“Smettila. Non ce l’ho
assolutamente con lei, anzi. Credo che le sarò debitrice per il resto dei miei
giorni. Jonouchi, l’idea che non ti avrei mai più rivisto mi
annientava…completamente…Ma poi, lei mi ha chiamata e mi ha detto delle cose…Ho
capito che non potevo andarmene prima di averti parlato.”
“Mai…”
Improvvisamente, Mai sorrise. Un
sorriso sincero, dolcissimo.
“Lo sai, Jonouchi, sei davvero uno
scemo. E pure contorto. Perché hai dovuto fare quella scenata? Non sarebbe
stato più semplice parlare sinceramente?”
“Ma io…”
“E poi, cosa ancora più
importante, se tu me l’avessi detto prima, che ci tenevi tanto a me, ci saremmo
entrambi evitati un sacco di problemi e di sofferenze, ti pare?”
“Cosa? Ehi, m- ma…Vorresti dire
che…”
Mai sbuffò sonoramente, roteando
gli occhi.
“Ancora a parlare? Insomma,
svegliati un po’, ragazzo mio! Chiudi quella bocca e usala per fare qualcosa di
più utile, scemo!”
Jonouchi la fissò negli occhi,
sorridendo, mentre lei ricambiava sia sguardo che sorriso. Poi, circondandogli
il collo con le braccia, sussurrò:
“Baciami, stupido bamboccio…”
E, mentre le loro labbra si univano
in un intenso bacio, il bollitore del the fischiava e la pioggia, all’esterno,
continuava, inesorabilmente, a scendere.
FINE