DESTINO CRUDELE
Nel suo appartamento di Tokyo, Yuhi Aogiri era intento a cucinare. Era ormai all’ultimo anno di un corso per diventare cuochi professionisti e si stava esercitando per gli esami finali. Aveva quasi 21 anni e viveva da solo in un moderno monolocale.
Mentre era concentrato sulla
cottura del piatto, il telefono squillò.
“Accidenti! Possibile che il
telefono squilli sempre nei momenti peggiori? E dire che non ho nemmeno molti
amici disposti a chiamarmi. Sarà qualcuno che vuole rifilarmi l’abbonamento ad
una rivista! Lasciamo squillare, è meglio.”
Ma il telefono continuava, ed al
giovane sembrò quasi che quegli squilli celassero un disperato richiamo,
rivolto proprio a lui. Improvvisamente fu colto da una terribile sensazione.
Dimenticandosi completamente della sua cena, corse a rispondere.
“Pronto, casa Aogiri. Chi parla?”
All’altro capo, nessuno rispose. Yuhi poteva però udire indistintamente gli
strilli di un bambino e dei singhiozzi soffocati. Non ci pensò nemmeno per un
istante. Fin da quando aveva colto quella nota disperata nello squillo del
telefono, sapeva chi era.
“Aya…? Sei tu, vero? Che succede?”
Ancora silenzio. Poi, una voce straziata sussurrò:
“Yuhi…”
“Aya, cosa succede?! E’ accaduto qualcosa?! Si tratta di Ceres?”
Ancora una volta, la risposta arrivò dopo alcuni istanti di silenzio. Sembrava
che avesse tentato di calmarsi, perché il tono della sua voce cambiò, e riuscì
a rispondere con un intera frase, seppur frammentata.
“No…Yuhi…Per favore…Vieni qui
prima che puoi…”
“Certo, vengo subito, ma cos’è successo?”
“Toya…”
E, in quel momento, Yuhi capì. Ricordava ancora perfettamente il discorso di
Toya di tre anni prima.
“Lui…mi ha chiesto di chiamarti.
Ha detto…che tu sei il suo unico amico. E…e che…”
“Aya, stai tranquilla. Ho capito. Prendo il primo aereo e sono da voi. Dì a
Toya di resistere finché non sarò arrivato!”
“…Grazie, Yuhi…!!”
“Non devi ringraziarmi, Aya. Ora
cerca di calmarti e pensa al piccolo Aki, ok? Sarò lì in un baleno.”
Detto questo, il giovane
riattaccò. Poi riafferrò la cornetta e, velocemente, compose un numero.
“Sono Yuhi Aogiri. Ho bisogno di
un aereo. Sì, è urgente. Il primo pilota disponibile, chiunque sia. Devo andare
all’isola Hachijo. Sì, sarò lì tra circa 20 minuti. Perfetto.”
Dopo aver riattaccato, corse a preparare una borsa con il cambio per qualche
giorno. Sapeva che Aya avrebbe avuto bisogno di sostegno, quindi si portò via
il necessario per almeno una settimana. Terminato di preparare tutto, corse a
prendere la moto e si diresse verso l’aeroporto. Fortunatamente la famiglia
Aogiri manteneva un certo prestigio e non gli era stato difficile trovare un
aereo privato che lo portasse da Aya. Durante il tragitto verso l’isola, fece
alcune telefonate, comunicando che sarebbe rimasto fuori città per qualche
tempo.
Verso le 23.00 atterrò sull’isola.
Ringraziò il pilota e gli disse che avrebbe contattato lui stesso la compagnia,
quando avesse avuto bisogno di tornare indietro. Quindi cominciò a correre in
direzione della casa di Aya. Vi arrivò circa 45 minuti più tardi. Quando bussò,
subito venne ad aprirgli la sua amica in persona. Non appena l’ebbe
riconosciuto, gli gettò le braccia al collo, scoppiando in un pianto dirotto.
“Oh, Yuhi! Sei venuto, grazie!”
“Davvero pensavi che vi avrei
abbandonati in un momento come questo? Tu e Toya siete i miei migliori amici.
In un certo senso, voi due e Aki siete l’unica famiglia che mi sia rimasta al
mondo.”
“Yuhi…Grazie. Dai, vieni. Quando
ha saputo che stavi arrivando, Toya si è sentito un po’ meglio.”
“Ne sono felice. Aki dov’è?”
“Sta dormendo. Da quando Toya sta male, è diventato irrequieto e non sta fermo
un momento. Evidentemente sente la tensione.”
“I bambini avvertono subito queste
cose…”
Arrivati davanti alla camera
dell’uomo, bussarono. Poi entrarono. Vedendolo, Yuhi non poté non provare una
fitta al cuore. Era pallido, delle profonde occhiaie segnavano i suoi occhi, e
lo sguardo era vacuo. Il giovane si avvicinò lentamente al letto, mentre il
cuore gli scoppiava nel petto. Si accorse che le mani gli tremavano e si
affrettò a nasconderle nelle tasche dei pantaloni. Toya voltò lentamente la
testa verso di lui. Sembrava che anche quella semplice azione gli costasse una
fatica immane. Le labbra si incresparono in un commovente tentativo di
sorridere.
“Aogiri…Sei venuto…”
“Certo. Non avrei mai potuto ignorare il tuo appello.”
“Ti ringrazio…”
Toya girò lo sguardo verso Aya. La
ragazza comprese e uscì dalla stanza, lasciandoli soli. Yuhi prese una sedia e
la posizionò di fianco al letto. Poi vi si sedette.
“E’ arrivato…Il momento che
aspettavo…Sapevo che non sarei riuscito a resistere molto…In fondo, si può dire
che io sia resistito più del previsto…Ho avuto ben tre anni per godermi la vita
accanto alla donna che amo e a mio figlio…”
“Non dire così, Toya. Tre anni non sono nulla…”
“Non è vero…Non bisogna mai
pensare a ciò che non abbiamo potuto avere nella nostra vita. Ma a ciò che
abbiamo avuto e che avremmo potuto non avere…”
Yuhi sorrise tristemente.
“E’ un discorso molto saggio…”
“Nemmeno questo è vero…Fino a poco
tempo fa, l’avrei pensata anch’io come te. Ma quando senti che pian piano la
tua vita scivola via…Ti aggrappi a qualsiasi pensiero che ti faccia sentire
anche solo un po’ sereno.”
“Ed è giusto così.”
“Comunque…Credo che tu abbia capito
il motivo per cui ti ho voluto qua, in questo momento.”
“Perché sono tuo amico?”
“Anche. Per favore, non credere che quella sia stata solo una scusa per non
dire ad Aya del discorso fatto tre anni fa. Lo penso davvero, Aogiri. Io non ho
mai avuto amici, all’infuori di te ed Aki. Purtroppo Aki è morto…Sei davvero
l’unica persona che io possa considerare amica…”
“Non temere, lo so. Anche io ti
considero mio amico, Toya. Anzi, come ho detto prima ad Aya, voi due siete i
miei migliori amici, la mia famiglia, in un certo senso. Anche se un tempo io
ti ho odiato…Ormai è passato. E mi pento di averlo fatto.”
Con grande fatica, Toya scosse la
testa.
“No…Tu avevi tutte le ragioni, per
odiarmi. Ed è proprio per questo che ti ho voluto qua. In questi ultimi giorni,
da quando sono bloccato su questo letto, ci ho pensato spesso. Intendo, alle
mie parole di tre anni fa. Mi sono reso conto di quanto egoista ed insensibile
io sia stato. Conoscevo chiaramente i tuoi sentimenti per Aya. Tu l’amavi, e
forse non hai mai smesso di farlo. Eppure io, incurante di ciò che provavi, ti
ho chiesto di prendertene cura, dopo la mia morte. E’ stato ingiusto, lo so. E’
come se io ti avessi chiesto di non avere più una vita, per prenderti cura
della donna che ti ha rifiutato.”
“Toya, non è così. Non ho mai inteso le tue parole d’allora in quel senso. Le
ho intese solo come una richiesta da uomo ad uomo. Da amico ad amico. Non mi
hai ferito, non devi pensare questo.”
“…Ne sono felice. Non me lo sarei mai perdonato. Anche perché, avrai capito che
ti ho voluto qui per stare accanto ad Aya, nel momento in cui io…”
“L’avevo immaginato. Infatti ho
avvisato che sarei stato lontano da Tokyo per un po’. Senza specificare per
quanto.”
“Ti ringrazio…”
“Toya, però…Voglio che tu sappia una cosa. Io starò vicino ad Aya, in questi
momenti così terribili per lei. E mi occuperò di lei e del bambino, in futuro.
Però, ricorda che io non cercherò di farla diventare mia. Lei ha già fatto una
scelta, in passato. Ha scelto te. Io le starò accanto come amico. Come
fratello, se preferisci. Prenderò il posto che avrebbe dovuto essere di Aki. Ma
non chiedermi di farla innamorare di me e di renderla mia. Anche perché, se lo
facessi, tradirei la sua fiducia…Ed anche i miei stessi principi. So che tu
vorresti che io la aiutassi a dimenticarti. Ma questa è una cosa che non potrò
mai fare. Perché, io per primo, la considererei troppo ignobile.”
“…Scusami. So che hai
perfettamente ragione. Non ti chiederò questo, te lo giuro. Anche se un tempo
era proprio questa la mia intenzione. Se tu prenderai il posto di Aki…Ne sarò
più che felice.”
“Bene.”
Si sorrisero. Poi Toya, molto
lentamente, estrasse una mano da sotto il lenzuolo, per porgerla verso l’amico
che gli stava di fianco. Yuhi l’afferrò e gliela strinse, mentre i suoi occhi
si riempivano di lacrime, nel constatare che la vita stava abbandonando il suo
amico.
“Yuhi…Grazie di tutto ciò che hai
fatto per me.”
“Grazie a te, Toya. Per avermi
considerato tuo amico, alla fine.”
“No…non solo alla fine…Mi
raccomando…Abbi cura di Aya ed Aki…”
“Te lo giuro. E tu, salutami Aki e
Chidori, quando sarai lassù…”
Le lacrime correvano sul volto di
Yuhi, e presto cominciarono a scorrere anche sulle guance di Toya. A
malincuore, Aogiri lasciò la mano dell’amico e si alzò.
“Vado a chiamare Aya. Addio, amico
mio.”
“Addio, Yuhi…”
Uscito dalla porta, Yuhi vi si
appoggiò, soffocando i singhiozzi. Si asciugò le guance ed andò a cercare Aya.
La trovò in cucina, intenta a bere un the.
“Aya…”
Si voltò di scatto verso di lui. Lo guardò con occhi gonfi e rossi, tipici di
chi ha pianto per giorni. E di chi sta per scoppiare nuovamente in lacrime. Il
ragazzo non riuscì a sostenere quello sguardo carico di dolore. In fondo,
apparteneva pur sempre alla donna che amava…Abbassò il capo e le disse:
“Vai da lui. Ormai…”
Lei tornò a fissare la tazza. Poi
annuì lentamente e si alzò, per recarsi dal suo uomo. Passandogli a fianco,
accarezzò il braccio di Yuhi, sussurrandogli un “grazie”. Poi sparì. Il giovane
cuoco rimase immobile in piedi. La testa china, i capelli a coprire gli occhi.
Le mani serrate a pugno, strette più che poteva. Una goccia di sangue cadde sul
pavimento, seguita da altre due. Per tentare di reprimere l’urlo di
disperazione che gli nasceva dal cuore, si era morso il labbro. Le sue spalle
presero a tremare, scosse dai singulti. Calde lacrime cadevano sul pavimento,
accanto alle tre gocce di sangue. Poi, improvvisamente, anche lui crollò.
Abbracciandosi le spalle, cadde in ginocchio e pianse disperatamente, senza
emettere però un solo suono. Non voleva disturbare gli ultimi istanti di Aya e
Toya.
La ragazza, intanto, era entrata
nella stanza dell’uomo. L’aveva guardato negli occhi, poi si erano sorrisi.
Quindi si era distesa accanto a lui, prendendogli la testa tra le braccia e
portandosela al petto. Poi aveva cominciato a cullarlo dolcemente, come una
madre con un bimbo che ha avuto un incubo.
Yuhi si alzò dal pavimento, senza
riuscire a fermare le lacrime. Andò davanti alla porta della stanza in cui
erano chiusi i due innamorati e restò lì, fermo. La schiena appoggiata al muro,
le lacrime che continuavano a scorrere, fissava il soffitto con espressione
assente. Poi, all’improvviso, udì un urlo straziante provenire dalla camera.
Più che un urlo, un lamento, un suono che comprimeva il cuore, a sentirlo.
Sbarrò gli occhi, mentre le lacrime prendevano a scorrere più intensamente. Poi
si lasciò scivolare, sedendosi a terra e prendendosi la testa tra le mani,
cercando di escludere dalla sua mente quel lamento straziante che gli stava
dilaniando il cuore, già provato da quell’immensa sofferenza. E, in quel
momento, un solo pensiero riuscì ad attraversargli la mente, tra quell’urlo e
quella sofferenza.
“Finirà mai, per noi, questo destino d’eterno dolore, Aya?”
Passò più di un’ora, prima che Aya si decidesse ad uscire da quella stanza.
Nonostante fosse preoccupato per lei, Yuhi non aveva nemmeno provato ad
entrare. Era giusto lasciarla sfogare il suo dolore come preferiva. Quando la
porta si aprì, Aogiri si alzò in piedi. Era rimasto seduto nello stesso punto
dove era crollato. Aya lo guardò, gli occhi gonfi, l’espressione distrutta.
Furono lunghi istanti carichi di dolore quelli che trascorsero. Poi, Aya si
gettò di peso addosso a Yuhi, piangendo sulla sua spalla. Il giovane le cinse
il corpo con le braccia e la tenne stretta a sé fino a che, stremata, non
crollò addormentata. Allora la portò in un’altra camera e la distese sul letto,
coprendola con una coperta. Quindi andò nella camera dove Toya dormiva, ormai,
per sempre. Si sedette nuovamente sulla sedia e rimase a guardarlo fino a
quando le prime luci dell’alba non illuminarono la stanza. Allora si alzò per
chiudere le tende. Prima di uscire dalla porta, gli strinse un’ultima volta la
mano, ormai fredda, sussurrando:
“Addio, vecchio mio…”
Circa tre ore dopo, Yuhi udì dei
passi svelti sul pavimento e il piccolo Aki spuntò in cucina, sbadigliando.
Quando vide l’ospite, sul volto gli si dipinse un gran sorriso.
“Zio Yuhi!!”
Corse verso il giovane, ridendo.
Yuhi lo prese in braccio e gli scompigliò i capelli.
“Ciao, campione! Ti sei svegliato,
eh?”
“Ah ah, zio Yuhi, zio Yuhi!”
“Wow, che entusiasmo! Ascolta,
piccolo. Che ne dici se ora facciamo colazione e poi andiamo a fare un giretto
per l’isola, io e te?”
“Sì, che bello! Mamma e papà?”
“Mamma e papà stanno riposando. Quindi facciamo piano, così non li svegliamo,
d’accordo?”
“Sì!!”
Fecero colazione, poi Yuhi lavò e
vestì il piccolo. Prima di uscire di casa, lasciò un biglietto sul tavolo della
cucina.
-Aya, porto Aki a fare un giro per l’isola. Tu pensa solo a riposare. Quando torno ci penso io a darti una mano a sistemare tutto a dovere. Non affaticarti troppo, mi raccomando. Torno presto. Yuhi-
Il giovane Aogiri era un po’
preoccupato. Non era sicuro di fare la cosa giusta, lasciando Aya a casa da
sola con il corpo di Toya. Ma se Aki avesse trovato il padre privo di vita
sarebbe stato peggio, quindi era meglio farlo distrarre il più possibile. Anche
perché i giorni successivi sarebbero stati duri per tutti, lui compreso.
Rimasero fuori tutta la mattina e quando fu l’ora di pranzo Yuhi decise di
rientrare. Però non voleva portare anche Aki, così l’accompagnò da un
amichetto, chiedendo alla madre di occuparsi del piccolo per un po’. Quindi
corse a casa.
Quando entrò, notò che il
biglietto per Aya era ancora sul tavolo. Andò fino alla camera della giovane e
bussò. In risposta ottenne un debole “entra pure”.
Entrò e la trovò in piedi, di
fronte alla finestra, intenta a guardare fuori. I capelli sciolti le cadevano
sulle spalle, arrivando fin quasi alla vita. Era talmente pallida da sembrare
quasi un fantasma. Eppure, tremendamente affascinante. Yuhi scosse la testa con
violenza. Fare certi pensieri in un momento simile era degno del peggiore
delinquente. Le si avvicinò, mantenendosi comunque a circa un metro di distanza.
“Ciao. Ti sei riposata almeno un
po’?”
Lei si voltò a guardarlo. Gli rivolse un debole sorriso.
“Sì. Grazie per avermi portata nel
mio letto, ieri notte.”
“Figurati. Non potevo certo
lasciarti stesa per terra…Ecco…so che è una domanda assurda, in questo momento,
ma…come ti senti?”
“Non preoccuparti. Non è assurda. Sarebbe assurdo se nessuno me lo domandasse.
Ti potrà sembrare incredibile, ma…Non sto troppo male. Certo, soffro
terribilmente per averlo perso…Ma, in fondo, ho sempre saputo che sarebbe accaduto.
Inoltre, se ci pensi, per noi due è già stata una grandissima fortuna poter
vivere insieme per oltre tre anni. Non posso lamentarmi troppo. In fin dei
conti…mio fratello Aki non ha mai potuto condividere nemmeno un secondo con una
ragazza…”
“…Fai gli stessi suoi discorsi…In
fondo, credo che tu abbia ragione. Tuttavia, ricorda che quando sei con me, non
devi mai trattenerti. Che tu voglia piangere, ridere, disperarti, anche
picchiare qualcuno…Non nascondermelo mai.”
“Lo so. So che con te posso sempre
essere davvero me stessa. E dare libero sfogo ai miei sentimenti. Ma ora mi
sento davvero serena. Anche perché so che Toya è stato felice, anche nei suoi
ultimi momenti. E se ciò è stato possibile, è solo grazie a te.”
“Ma no…Io non ho fatto niente.”
“Non è vero. Per lui…ma
soprattutto per me…Era fondamentale la tua presenza in un momento così
tremendo. Lui…ti ha chiesto un favore, vero?”
“…Sì. Mi ha fatto promettere una cosa…”
“Immagino riguardi Aki e me…”
“Esatto. Gli ho promesso che mi prenderò cura di voi, fino a quando entrambi
non sarete in grado di continuare da soli. Prenderò il posto di tuo fratello
Aki. Farò ciò che avrebbe fatto lui, in un momento simile.”
“Me l’aspettavo…La cosa
assurda…anzi, più che assurda, io la trovo fantastica…E’ che se anche non ti
avesse chiesto una cosa simile…e se tu non l’avessi promessa…Saresti comunque
stato l’unica persona a cui mi sarei rivolta. E non solo perché non ho nessun
altro di cui fidarmi così…Ma perché sei il mio più caro amico…E anche se fossi
circondata da tante persone, compresi i miei familiari…Probabilmente, verrei
ugualmente a chiedere aiuto a te. Perché, come ti ho detto, è solo con te che
sento di poter essere sempre e comunque me stessa.”
Si sorrisero, in silenzio. Poi
Yuhi disse:
“Avrai fame, immagino. Vuoi che ti
prepari qualcosa?”
“Sì, un po’ di fame ce l’avrei…Poi…poi dovrò occuparmi del corpo…”
“Se mi dici chi chiamare, mi occuperò di tutto io. Anche perché immagino che tu
abbia bisogno di parlare un po’ con Aki…”
“Già…Dov’è, ora?”
“Al villaggio, a casa di un suo amico. Ho pensato che fosse meglio parlare un
attimo, prima di farlo venire a casa.”
“Hai fatto benissimo. Grazie anche
per esserti occupato di lui.”
“Figurati. Lo sai che gli voglio
bene come se fosse il mio nipotino.”
“Sì, lo so.”
Andarono in cucina, dove Yuhi
preparò un pasto semplice ma sostanzioso. Mangiarono in silenzio, poi Aya diede
all’amico tutte le informazioni necessarie per occuparsi del corpo e del resto.
Quindi si recò al villaggio, per andare a prendere il piccolo Aki.
Madre e figlio tornarono a casa
soltanto molte ore più tardi, per l’ora di cena. Yuhi aveva già provveduto a
tutto, compreso prendere gli accordi per il funerale. Quando vide Aya ed Aki,
si sentì prendere dallo sconforto. Entrambi avevano gli occhi rossi e gonfi, e
le loro espressioni erano distrutte.
“Cosa potrò mai fare io per alleviare un po’ la loro
sofferenza? Che ci faccio qui? Io non c’entro con loro. Toya, Aya ed Aki erano
una famiglia…Ed io sono solo un estraneo…Che diritto ho di stare qui?”
A quel tormento, rispose Aya con un sorriso molto tirato.
“Grazie per esserti occupato di
tutto, Yuhi. Io non ce l’avrei mai fatta…”
“Figurati…”
Yuhi s’inginocchiò di fronte ad Aki.
“Ehi, campione…Hai fame?”
Il bimbo ricambiò lo sguardo con un’espressione imbronciata.
“Io voglio il mio papà!”
E, detto questo, scappò nella sua camera. Yuhi lo seguì con lo sguardo, poi
assunse un’espressione affranta.
“Mi dispiace…Avrei dovuto
immaginare questo tipo di reazione.”
“Non devi dispiacerti di nulla, Yuhi. Vedrai che gli passerà presto.”
“No. E’ ovvio. Lui mi vede qui, al posto di Toya. Probabilmente è convinto che
io voglia prendere il suo posto. Ed ha ragione, ad arrabbiarsi. Io con voi non
c’entro nulla. Forse dovrei semplicemente lasciarvi liberi di sfogare il vostro
dolore, da soli. Siete madre e figlio…D’ora in avanti sarete solo voi due, la
vostra famiglia. Io devo starne fuori.”
“Stai dicendo un mare di sciocchezze, Yuhi. Fin da quando tu e Suzumi avete
cominciato a prendervi cura di me, voi siete diventati un’altra mia famiglia.
Lo sai. Prima che io stessi con Toya…In questi tre anni in cui io e lui abbiamo
vissuto qua con Aki…E d’ora in avanti, che dovremo cavarcela senza di lui…In
tutti questi momenti, tu ci sei sempre stato. Ed io voglio che tu continui ad
essere presente nelle nostre vite. Ora e per sempre. Non sei solo un amico,
Yuhi. Sei uno di famiglia. Non voglio che tu ti senta fuori luogo, con me ed
Aki. Io, senza di te, non potrei mai farcela. E non ce l’avrei fatta ieri, né
stamattina. Aki è semplicemente sconvolto all’idea di non rivedere mai più suo
padre. Sarà sufficiente dargli un po’ di tempo, e tutto tornerà a posto.”
“Eppure, sono convinto che tutti, nel vedermi qui con te, penseranno che io
cerchi di approfittare della situazione.”
“Fregatene di quello che pensano gli altri. Io e te sappiamo qual è la verità.
E questo ti deve bastare.”
La guardò, poi le sorrise.
“Va bene. Cambiando argomento…Ho
pensato che a Toya farebbe piacere essere seppellito su questa altura…Ricordo che
lui amava sedersi lì con te, a fissare il mare…Così ho fatto in modo di
ottenere il permesso di far costruire qui la sua tomba. Sempre che a te vada
bene.”
Aya ricambiò il sorriso.
“Vedi? Tu sai sempre cos’è meglio
per me, per Aki e anche per Toya. Non potrei davvero farcela, senza di te.
Grazie.”
Tre giorni dopo, si tenne il
funerale di Toya. Solo poche persone parteciparono, tra cui la vecchia Kyu ed
alcuni ex membri del clan dei Mikage che avevano fatto amicizia con lui.
Durante quei tre giorni, ed anche al funerale, il piccolo Aki si ostinò ad
ignorare Yuhi, il quale cercò di non turbarlo troppo, e restò lontano sia da
lui che dalla madre. Terminato il funerale, tornarono a casa in compagnia di
Kyu. Era stato Yuhi a chiederle di restare, per rimanere vicina ad Aya ed Aki.
Yuhi andò in cucina, e circa venti minuti più tardi fu raggiunto dalla donna.
“Yuhi…Aki si è addormentato,
mentre Aya è in camera sua.”
“E’ giusto così. Durante la
cerimonia è stata molto forte, si è sforzata in tutti i modi di non piangere.
Adesso ha bisogno di sfogarsi. Ti ringrazio per l’aiuto.”
“Figurati. Sai che sono molto affezionata a te e ad Aya.”
“Già.”
“Ora che faranno? Si trasferiranno a Tokyo con te?”
“Non lo so. Non ne abbiamo ancora parlato. Sai, non voglio mettere fretta ad
Aya. E poi per Aki sarà un cambiamento radicale. Lui ha sempre vissuto qua.”
“Hai intenzione di continuare a
rimanere al loro fianco anche qui?”
“Certo. L’ho promesso a Toya. Ed anche Aya me l’ha chiesto.”
“E come farai con il tuo corso?
Ormai ti manca solo l’esame finale e sarai un professionista. Però se non lo
darai entro il termine, sarai costretto a ripetere tutto.”
“Non importa. Ora come ora, me ne frego di diventare un cuoco. Grazie ai soldi
della mia famiglia e di Suzumi, posso mantenere me e loro due per un po’, senza
dovermi preoccupare. Tuttavia, devo trovarmi un lavoro che mi assicuri un
reddito fisso. Devo farlo per loro.”
“E vorresti abbandonare il tuo sogno di diventare un cuoco famoso?”
“…Quello era solo uno stupido sogno. Posso facilmente rinunciarvi.”
“…Suzumi non approverebbe queste
tue parole…”
“Già…Ma Suzumi non è qua. Ha preferito togliersi la vita, ed abbandonarci.”
“Non dire così, Yuhi.”
“Come puoi chiedermi questo, Kyu? Io avevo bisogno di lei! Ne avevo un
disperato bisogno! Era tutta la mia famiglia! Ma lei, da brava egoista, ha
pensato bene di raggiungere Kazuma! Non è giusto! Io…io sono stufo di perdere
le persone che amo…”
“…Yuhi…”
“Scusa. Ho bisogno di restare un po’ da solo…”
Yuhi uscì di casa, lasciando la
vecchia Kyu da sola. Si recò sull’altura, dove, appena poche ore prima, era
stato seppellito Toya. Rimase in piedi a fissare la grande croce, mentre le
lacrime gli scorrevano sulle guance. Sotto la croce, su una lastra di marmo,
erano incise poche toccanti parole.
-In memoria di Toya. Marito e padre affettuoso. Amico fidato.-
Yuhi rimase a fissare la croce per
un po’. Poi si spostò vicino al bordo dell’altura. E lì, restò per delle ore a
fissare l’orizzonte, pensando al suo passato, al suo presente ed al suo futuro.
“Prima Chidori. Poi Aki. Poi Suzumi. Ed ora Toya. E prima
di loro, avevo già perso mia madre e l’unico fratello che mi amava. Basta. E’
davvero troppo, per me. Non ho chiesto io di essere ciò che sono. E allora
perché devo sopportare tutto questo dolore? Perché, una dopo l’altra, devo
veder sparire davanti ai miei occhi tutte le persone che più amo? Suzumi…Quando
eri al mio fianco, sapevi sempre darmi i consigli più giusti. Ed ora…Ora avrei
davvero bisogno di te…Ma perché…? Perché non sono riuscito a fermarti? Perché
non ti sono bastato io? Io avrei davvero potuto impedire la tua morte. Forse
ero l’unica persona davvero capace di impedirla. Se ti fossi stato più
vicino…Se ti avessi donato più attenzioni e più affetto…Tu non avresti sentito
il bisogno di raggiungere Kazuma…Ed ora saresti qui, ad aiutarmi…”
Era talmente assorto nei suoi pensieri, che non si accorse che qualcuno l’aveva
raggiunto. Infatti sussultò, quando avvertì un tocco leggero sulla sua spalla.
Si voltò di scatto, trovandosi davanti Aya. Gli sorrideva molto tristemente.
Lui tornò a guardare l’orizzonte, anche perché non voleva che lei lo vedesse
piangere. Ma ormai era tardi.
“Yuhi…Non voglio che tu mi
nasconda il tuo dolore. E’ assurdo. So bene che anche tu stai soffrendo.”
“Lascia perdere, Aya. Non è nulla. Dammi solo due minuti…e poi tornerò ad
essere forte. Solo due minuti…”
“Perché non vuoi mostrare il tuo dolore, Yuhi? In questi giorni hai pianto
tanto, lo so. Eppure, mai una volta di fronte agli altri. Sempre quando eri da
solo. Perché?”
“Io…non posso. Non posso mostrare le mie debolezze. Devo essere forte. Per
riuscire a sostenere te e Aki.”
“Non voglio che ti riduci in questo stato solo per me ed Aki. Guardati. A forza
di tenerti tutto dentro ti stai distruggendo. Dai libero sfogo al tuo dolore,
Yuhi. Io voglio esserti d’aiuto.”
“No. Non posso. Non posso esserti di peso in un momento come questo. Sei tu a
doverti appoggiare a me, non viceversa!”
“Dici sul serio? Eppure, in questo momento, il più debole, tra me e te, sei tu.
Non riusciresti ad essere di sostegno per nessuno, ora come ora. E poi sai
meglio di me che l’amicizia è un sentimento che non va vissuto da soli.
Dev’essere un reciproco scambio. Tu stai aiutando così tanto me…Ed anche in
passato, mi hai sempre aiutata moltissimo. Ora, per una volta, lascia che sia
io ad aiutare te. Te ne prego.”
A quelle parole, il giovane crollò. Letteralmente. Si accasciò sulle ginocchia,
e cominciò ad urlare tutto il suo dolore, disperato. Tutto il dolore che si
teneva dentro non solo da pochi giorni, ma da anni. Da sempre. Aya gli si
inginocchiò a fianco, piangendo anche lei. Gli circondò le spalle in un
abbraccio, stringendolo a sé e cullandolo. Aveva già capito da dove arrivata
tutta la sua sofferenza.
“Non è stata colpa tua, Yuhi. Non
è stata colpa tua. Non avresti mai potuto salvarla. Ormai, lei aveva deciso di
morire…”
“Ma io ero lì! Potevo aiutarla! DOVEVO aiutarla! E non l’ho fatto!”
“Non è vero. Tu le sei sempre stato vicino. Già una volta…anzi, già due volte
le avevi impedito di lasciarsi andare. Ormai era inutile qualsiasi tentativo.”
“Ma io le volevo bene, Aya! Era mia sorella! Ormai era diventata mia sorella!
Era la mia unica famiglia! Le volevo davvero bene! Perché lei non l’ha
capito?!”
“Yuhi…Io sono convinta che Suzumi avesse sempre saputo quanto bene le volevi.
Ma sapeva anche che tu sei forte, e che saresti stato in grado di cavartela
anche da solo.”
“No, non è vero! Io, da solo, non riesco a fare nulla! Nulla!”
“Yuhi…”
“Mi manca, Aya! Mi manca da impazzire!”
“Lo so…lo so…”
Ed anche Aya scoppiò in un pianto disperato. Per Toya…Ma anche per Suzumi, che
l’aveva accolta come una sorella…Per Aki, che si era sacrificato per la loro
salvezza…Per Yuhi, che aveva continuato a dare il suo sostegno a chiunque ne
avesse bisogno, senza mai chiedere nulla in cambio. E che per questo aveva
accumulato nel suo cuore tanto dolore da rischiare di ucciderlo.
Dopo le molte ore passate a
piangere, i due rientrarono a casa praticamente distrutti. La vecchia Kyu non
fece nessun commento riguardo i loro occhi gonfi e rossi e li limitò ad
informarli che Aki stava ancora dormendo.
“Probabilmente dormirà fino a
domattina. Sarebbe inutile svegliarlo per la cena. Lasciamolo in pace.”
“D’accordo. Allora, io vado a
preparare qualcosa.”
“Yuhi, se non ne hai voglia posso
occuparmene io…”
“Stai scherzando, Kyu? Vuoi forse
avvelenare me ed Aya?!”
La ragazza ridacchiò,
distendendosi un pochino.
“Aspetta, Yuhi, vengo a darti una
mano.”
“Non serve, tu vai pure a
riposarti.”
“No, ci tengo. E poi vorrei che mi
insegnassi qualche ricetta. Sai, anche dopo tutti questi anni non ho ancora
imparato a cucinare decentemente.”
“Povero Aki! Chissà come verrà su
quel bimbo, se fino adesso è cresciuto mangiando le tue schifezze…”
“Ehi, vacci piano con le offese,
idiota!”
I due si allontanarono verso la
cucina, mentre la vecchia Kyu li guardava con un sorriso triste. Amava quei due
ragazzi come se fossero stati suoi figli. Aveva voluto bene nello stesso modo
anche a Suzumi. Ma purtroppo lei se n’era andata molto tempo prima.
°^°^°^°^°
TRE ANNI PRIMA
Dopo la morte di Kagami e la
conseguente fine del clan dei Mikage, Aya e Toya si erano stabiliti sull’isola
Hachijo, dove molti anni prima era avvenuto il loro primo incontro. Yuhi,
invece, era tornato a casa in compagnia di Suzumi. I rapporti con il padre e
con il fratello erano stati risanati, ma la sua casa era ormai quella di
Suzumi. E lei era la sua famiglia. Durante le mille esperienze vissute al
fianco di Aya, il giovane era molto maturato ed era ormai diventato un uomo. Suzumi
fu la prima a rendersene conto. Un giorno, circa un mese dopo la morte di Aki,
stava parlando con la vecchia Kyu e disse:
“Quest’esperienza è stata molto
utile a Yuhi, nonostante tutto. L’ha aiutato a crescere. E’ sempre stato un
ragazzo maturo per la sua età, ma ciononostante, per certi versi, era ancora
piuttosto infantile. Ora invece ha perso quella spensieratezza tipica
dell’adolescenza. E’ diventato un vero uomo. Proprio come desiderava Kazuma.”
“Il signor Kazuma voleva molto
bene a Yuhi e temeva che a causa della freddezza ricevuta da piccolo diventasse
un ragazzo incapace di donare e ricevere amore. Invece ha dimostrato di essere
colmo d’amore da donare agli altri.”
“Già. Ormai lui può considerarsi
davvero indipendente. Non ha più bisogno di qualcuno che lo sostenga e lo guidi
verso la giusta direzione.”
La vecchia Kyu annuì, ma non sentì
le successive parole della donna, appena sussurrate:
“Il mio compito è finito…”
Per alcuni mesi non accadde nulla,
anche se Yuhi si era reso conto che la cognata si comportava in modo molto
strano. Era molto più silenziosa e chiusa in se stessa e sembrava interessarsi
solo ed esclusivamente alle sue lezioni di danza. Il giovane provò più volte a
parlargliene, ma lei si limitava a sorridergli dolcemente ed a rispondere che
andava tutto bene. La verità venne a galla soltanto un anno dopo la fine della
famiglia Mikage, il giorno esatto dell’anniversario della morte di Aki. Quella
mattina, Yuhi, Suzumi e la vecchia Kyu si erano recati in un tempio a pregare
per lui, non potendo andare fino all’isola di Hachijo, dove sorgeva la sua
tomba. Nel pomeriggio, Yuhi si era recato ad un corso per cuochi che aveva
cominciato a frequentare e Kyu era andata in città a fare la spesa. Suzumi era
invece rimasta a casa, in attesa dei suoi studenti.
Yuhi fu il primo a tornare a casa.
Quando entrò dal portone, intuì subito che qualcosa non andava. La casa era
immersa nel più profondo silenzio. Era ancora presto e teoricamente gli
studenti di danza dovevano essere ancora lì. Eppure sembrava non esserci anima
viva. Provò a chiamare, ma nessuno rispose, nemmeno i vari dipendenti della
casa. Una terribile sensazione lo colse alla bocca dello stomaco. In preda ad
una terribile ansia, cominciò a correre in giro per la casa, chiamando tutti a gran
voce. Nessuno rispose al suo richiamo. Poi, all’improvviso, un tremendo
presentimento lo fece fermare di fronte alla porta della camera di Suzumi. Lui
non vi era mai entrato. Aveva sempre ritenuto un suo dovere rispettare la
privacy della donna. In fondo, nonostante la chiamasse sorella e la
considerasse davvero tale, lui non era suo parente e lei aveva diritto ai suoi
spazi. Quel giorno, però, sapeva di dover fare un’eccezione. Se lo sentiva
dentro. E sentiva anche che dopo aver varcato quella soglia la sua vita sarebbe
cambiata. Per sempre.
Dopo un istante d’indecisione,
bussò piano alla porta.
“Sorella…ci sei? Sono io, Yuhi…”
Attese invano una risposta. Poi si
decise.
“Sorella…Sto entrando…”
Con mano tremante afferrò la
maniglia e fece scorrere lentamente la porta, aprendola. Un istante dopo, un
urlo colmo di rabbia e dolore echeggiò per i muri di tutta casa Aogiri.
In quel preciso istante,
sull’isola Hachijo, Aya fece cadere a terra il bicchiere che teneva in mano,
assumendo improvvisamente un’aria allarmata. Toya la fissò, sorpreso.
“Aya, cosa succede?”
La ragazza si guardò intorno,
smarrita.
“Io…non lo so…Per un attimo…mi è
sembrato di sentire la voce di Yuhi…”
“Aogiri? E’ impossibile. Ci aveva
detto che non sarebbe venuto.”
“Lo so, ma…io sono certa di averlo
sentito urlare. Non qui…nella mia testa…E’ come…come se lui mi stesse chiedendo
aiuto…”
“Credi che possa essergli accaduto
qualcosa?”
“Non lo so…ma ho una terribile
sensazione…Toya, devo chiamarlo subito!”
L’uomo annuì e corse a prenderle il
telefono. Erano entrambi in cucina, intenti a bersi un the, con il piccolo Aki
che riposava nel carrozzino. Erano appena tornati dalla visita alla tomba di
Aki.
“Ecco qui.”
Toya le porse il telefono e Aya,
con mano tremante, compose il numero, mentre l’ansia dentro di lei cresceva ad
ogni istante.
Il telefono squillava
incessantemente, ma nessuno andò a rispondere. Quello squillo insistente era
l’unico rumore che si sentisse in tutta la casa. Yuhi era inginocchiato sulla
soglia della camera di Suzumi e guardava fisso davanti a sé, come ipnotizzato.
La luce del tramonto, che entrava dalla finestra lasciata aperta, proiettava su
di lui un’inquietante ombra. Davanti a lui, dal soffitto, pendeva il corpo,
ormai privo di vita, di Suzumi.
Yuhi non seppe mai quanto tempo
era rimasto immobile a fissare il vuoto. Ricordava soltanto di aver aperto la
porta, aver visto il corpo e di aver urlato con tutte le sue forze. Poi più
nulla, fino a che non aveva percepito delle forti mani tirarlo su di peso e
trascinarlo via da lì. Solo in quel momento si era risvegliato ed aveva
cominciato ad agitarsi, cercando di liberarsi di quella presa.
“Lasciatemi andare, lasciatemi
andare! Devo salvarla, lì dentro c’è mia sorella! Lasciatemi andare!!
SORELLA!!! SORELLA!!! NOOOO!!! LASCIATEMI!!! SORELLAAAAA!!!”
In qualche modo era riuscito a
liberarsi ed era corso nella stanza. Qualcuno aveva tirato giù il corpo,
depositandolo per terra. Yuhi si inginocchiò al suo fianco e cominciò a
scuoterla per le spalle.
“Avanti! Svegliati! Dai, non è
successo niente! E’ come quella volta che i Mikage ti avevano ipnotizzato,
vero? Eri prigioniera del tuo sogno, mai poi ti sei ripresa, no? E lo farai
anche questa volta, vero?! Andiamo, sorella! Non puoi farmi questo! Non puoi
essere tanto crudele da farmi questo! Sorella!! No!!!”
Yuhi avvertì nuovamente quelle
mani forti afferrargli le spalle e tentare di trascinarlo via.
“No, lasciami! Non vedi che è solo
una finta?! Ora lei si sveglierà! E sarà triste se non troverà nessuno al suo
fianco! Io sono la sua famiglia, devo rimanere qui con lei! Lasciami!
Lasciami!!”
Un pugno lo colpì sul volto. Un
pugno dato senza cattiveria, solo per tentare di farlo rinsavire. Finalmente
Yuhi si calmò ed alzò il capo per vedere chi lo stava trascinando.
“Tomonori…”
“Smettila, Yuhi. E’ finita.
Suzumi…è morta. Questa volta non si riprenderà. Vieni di là, dai…”
“Fratello…lei…l’ha fatto…l’ha
fatto davvero…?”
“E’ così, Yuhi. Alla fine, non ha
resistito. Ha voluto a tutti i costi raggiungere Kazuma e il suo bambino.”
A quelle parole Yuhi perse tutte
le sue forze. Smise di opporsi e li lasciò trascinare via dal fratello
maggiore, senza più guardare il corpo di Suzumi.
Davanti ad una tazza di te,
Tomonori raccontò al fratellino che era stata la vecchia Kyu a trovarlo. Era
rientrata a casa ed aveva visto lui, sconvolto, inginocchiato a terra e Suzumi
impiccata. Dopo i primi istanti di shock aveva provveduto a chiamare gli
Aogiri, che si erano precipitati all’istante.
“Non hai idea dello shock che
abbiamo provato quando abbiamo sentito cos’era accaduto. Papà è distrutto, per
lui è come aver perso un altro figlio.”
Yuhi non rispose. Continuava a
fissare la tazza che stringeva tra le mani. Tomonori lo guardava, preoccupato.
Non era abituato a stare solo con lui ed a comportarsi da fratello maggiore, ma
in un momento così terribile Yuhi aveva bisogno di sostegno. Ed era giusto che,
almeno una volta nella vita, fosse lui a darglielo.
“Yuhi…tu…come ti senti?”
Era una domanda sciocca. Per un
istante si aspettò di vederlo balzare in piedi e fargli una scenata. Invece
Yuhi sorrise. Senza allegria, ma sorrise.
“Io? Sto bene. Perché dovrei stare
male, Tomonori? In fondo, a me non è successo nulla. E’ Suzumi che si è
ammazzata, non io. Io non c’entro nulla.”
“Cosa stai dicendo, Yuhi? Avanti,
dai. Non fare finta di nulla, tu amavi Suzumi come una sorella! Per anni avete
vissuto insieme e siete stati l’uno la famiglia dell’altra…”
“No…No, ti sbagli, fratello. Forse
per me era così. Ma per lei no. Non può essere così, capisci? Se davvero lei mi
considerava la sua famiglia…allora non avrebbe fatto una cosa tanto folle. Le
sarei bastato io. E invece, evidentemente, ero così poco importante per lei che
non sono bastato a tenerla in vita. Immagino che ora dovrò scusarmi con papà e
con te. E’ colpa mia se lei si è lasciata andare, non l’ho sostenuta come avrei
dovuto. Così tua madre avrà un motivo in più per disprezzarmi…”
“Smettila con le sciocchezze,
Yuhi. E’ ovvio che tu sia sconvolto. Non solo per il dolore, ma anche per
averla vista in quello stato. Ti assicuro che non hai nulla di che scusarti.
Con nessuno. Tu l’avevi già salvata ben due volte, Yuhi. La prima è stata
subito dopo la morte di Kazuma. La cicatrice che porti sul braccio dovrebbe
ricordartelo. E la seconda è stata quando i Mikage l’avevano ipnotizzata. Se
non fosse stato per te, lei non si sarebbe mai risvegliata dal suo sogno. E’
stato il pensiero che aveva ancora te a farla riprendere.”
“E allora perché questa volta non
è servito? Perché questa volta non ha avuto nessun ripensamento?”
“…Mi spiace…ma questo non posso
proprio saperlo…”
Rimasero in silenzio. Yuhi non
riusciva nemmeno a sentirsi addolorato. Provava solo un’immensa rabbia nei
confronti di Suzumi, per non aver considerato minimamente i suoi sentimenti.
In quel momento, il telefono di
casa squillò. Tutti i domestici erano via e quindi fu Tomonori a rispondere.
“Pronto? Casa Aogiri.”
“Pronto? Yuhi, sei tu?”
“No, sono suo fratello. Chi
parla?”
“Sei il fratello di Yuhi? Sei
Tomonori? Io sono Aya…Aya Mikage…”
“Oh,
Aya. Ciao. Spero ti vada tutto bene.”
“Sì, certo. Senti, come mai hai
risposto tu? Dove sono Suzumi e Yuhi?”
L’uomo non sapeva che fare. Da un
lato avrebbe preferito evitare a Yuhi la sofferenza di dover raccontare cos’era
accaduto. Ma, d’altro canto, sapeva bene che Aya voleva molto bene a Suzumi e
avrebbe preferito sentirselo dire da Yuhi. Esitò per qualche istante. Poi
disse:
“Aspetta un momento. Ora ti passo
Yuhi. Ehm, senti…lui è un po’ scosso…quindi potrebbe anche parlare in modo
strano o aggredirti. Ti prego di non farci troppo caso…”
E andò a chiamare il fratello.
Udendo le parole di Tomonori, Aya
si allarmò ancora di più. Per quale motivo Yuhi era così scosso? Cos’era
accaduto in quella casa? Pensava a tutto questo quando udì una voce sconosciuta
provenire dall’apparecchio.
“Pronto?”
“Pronto…Yuhi? Sei tu?”
“…Ciao Aya…”
“Ciao…Senti, Yuhi, cos’è successo?
Perché è stato tuo fratello a rispondere?”
“…”
“Yuhi?”
Toya, al fianco di Aya, la
guardava con aria interrogativa. La ragazza scosse il capo.
“Yuhi, ci sei ancora?”
“Sì…IO ci sono ancora.”
“Cosa vuoi dire?”
“Sei stata alla tomba di Aki,
oggi?”
“Eh? Ma che c’entra, questo?”
“Ci sei stata?”
“Sì, certo. Ci siamo stati prima.”
“Uhm…brava. Beh, presto avrai occasione
di visitarne una nuova…E l’anno prossimo saranno due i morti da commemorare in
questo giorno…”
“Yuhi, smettila, non mi piace il
modo in cui stai parlando! Dimmi cosa è successo!”
“…”
Anche Aya rimase in silenzio,
aspettando con timore una risposta che già temeva di conoscere. Pochi istanti
dopo, puntualmente, la risposta tanto temuta arrivò.
“Oggi pomeriggio Suzumi si è
impiccata nella sua camera. E’ morta.”
Quelle furono le ultime parole che
udì dal ragazzo. Infatti subito dopo la linea si interruppe. Yuhi aveva chiuso
la comunicazione. Per qualche istante Aya rimase con la cornetta posata
sull’orecchio, intenta a fissare il vuoto. Poi, lentamente, abbassò il braccio,
spegnendo il telefono. Quindi si voltò verso Toya, che la fissava preoccupato.
“Suzumi…è morta…”
E svenne.
Il funerale di Suzumi Aogiri si
tenne tre giorni più tardi, in grande stile. Tutto fu organizzato alla
perfezione dalla famiglia Aogiri, una delle famiglie più importanti di Tokyo.
In molti parteciparono alla cerimonia. Molti erano esponenti della famiglia
Aogiri. In prima fila vi erano il capofamiglia, sua moglie ed il figlio
Tomonori. Anche tutti coloro che avevano servito la donna parteciparono al
funerale, e la signora Kyu cercò di mantenere un contegno decoroso, senza però riuscirci.
Fu costretta ad allontanarsi in preda ad una crisi di pianto. In mezzo alla
molta gente, erano presenti anche Aya Mikage, il suo compagno Toya ed il loro
figlio Aki. Aya aveva l’espressione distrutta. Appena un anno prima aveva perso
suo fratello gemello, sacrificatosi per la sua salvezza. Ed ora era morta anche
colei che per alcuni mesi era stata come e più di una sorella. Toya la
sosteneva come meglio poteva, ma era consapevole di non poter fare nulla per
lei. Conosceva appena Suzumi e non poteva essere di nessun conforto ad Aya. La
persona che meglio poteva comprendere i sentimenti della ragazza e che poteva
cercare di sostenerla, non era presente al funerale. I due si guardarono a
lungo attorno, ma non lo videro da nessuna parte. Così, terminata la cerimonia,
si recarono dalla famiglia Aogiri. Quando si avvicinarono a Tomonori e a suo
padre, i due riconobbero subito Aya.
“Signor Aogiri…Sentite
condoglianze.”
“Grazie di essere venuta, Aya.
Suzumi ti voleva molto bene. Ricordo che quel giorno, quando fummo attaccati in
casa nostra, disse agli uomini dei Mikage di lasciare in pace te e Yuhi. E in
quell’occasione vi definì suo fratello e sua sorella.”
A quelle parole gli occhi di Aya
si colmarono di lacrime.
“Era una persona fantastica…”
Fu tutto ciò che riuscì a dire.
L’uomo sorrise tristemente e le strinse le mani. Poi se ne andò con la moglie.
Aya scambiò due parole di convenienza anche con Tomonori, poi gli porse la
domanda che le stava davvero a cuore.
“Yuhi non c’era…Dov’è?”
L’uomo sospirò.
“E’ chiuso in camera sua. Sta lì
dentro da tre giorni, praticamente da subito dopo la tua telefonata. Non ha più
mangiato nulla e credo che non abbia nemmeno dormito.”
“Yuhi…”
“Nella camera di Suzumi è stata
trovata una lettera indirizzata a lui. Gliela abbiamo data, ma da allora non si
è più fatto vedere. Sono preoccupato per lui. Temo che sia così folle da
lasciarsi morire.”
“No, non lo farebbe mai! E’ solo
addolorato. E’ più che comprensibile.”
“Il problema è proprio questo.
Temo che Yuhi non sia ancora riuscito a provare dolore per la morte di Suzumi.
Tutto ciò che prova ora è solo una gran rabbia. E’ convinto che lei lo abbia
abbandonato.”
“Poverino…”
“Per favore, Aya. Prova ad andare
tu a parlargli. Tu hai una grande influenza, su di lui. A te darà sicuramente
ascolto.”
“Vado subito.”
Lasciati Toya e Aki in compagnia
di Tomonori, Aya si recò in casa ed andò dritta davanti alla stanza di Yuhi.
Conosceva bene quella camera…Per mesi l’aveva condivisa con lui, separati solo
da una leggera porta…Avevano condiviso molte cose, loro due. E lei sapeva di
essere stata amata con tutto il cuore, da quel ragazzo. Anche lei lo amava, ma
non nel modo in cui lui avrebbe voluto. L’amava come un fratello.
La ragazza prese alcuni profondi
respiri, poi si decise a bussare. Non ottenendo risposta riprovò più volte, poi
si decise a parlare.
“Yuhi…Sono Aya. Lo so che sei lì
dentro…”
Ancora silenzio. Poi, dopo attimi
che ad Aya sembrarono interminabili, si udì una voce roca provenire
dall’interno.
“Entra…”
Esitante, Aya aprì la porta. Lo
spettacolo che le si presentò davanti la lasciò senza fiato e le fece colmare
gli occhi di lacrime. Yuhi stava seduto per terra, con la schiena appoggiata al
muro. Era visibilmente dimagrito e sciupato. Inoltre sembrava invecchiato di
vent’anni. I suoi occhi erano opachi, spenti. Rassegnati. Ed inesorabilmente
asciutti. Ai suoi piedi c’erano una busta ed un foglio di carta appallottolato.
Aya si portò una mano alla bocca, per impedirsi di urlare.
“Yuhi…”
Lui voltò leggermente il capo
verso di lei, fissandola con quegli occhi vuoti.
“Ciao, Aya. E’ bello vederti. Che
ci fai da queste parti?”
Anche la sua voce risultava
spenta, priva di una qualsiasi inflessione. Parlava senza tradire il minimo
sentimento, come un automa.
“Io…sono venuta al funerale di
Suzumi…”
“Ah. Anche tu sei qui per quella
donna. Come stanno Toya e Aki?”
“Loro…loro stanno bene. Sono di là
con tuo fratello.”
“Poveretti. Potevi anche
risparmiargliela, questa. Venire al funerale di qualcuno che nemmeno conoscevano.
E che non merita il dispiacere di nessuno…”
“Yuhi, non dire queste cose!
Suzumi era una persona straordinaria! Molte persone la piangono! Io per prima!”
“Scusami tanto se non riesco a
piangere. Ma d’altronde nemmeno lei avrebbe versato una lacrima, se fossi stato
io ad ammazzarmi.”
“Che assurdità! Tu per Suzumi
rappresentavi tutto!”
“Come no…Le stesse cose che mi ha
lasciato scritto lei…Peccato che fossero solo balle…”
“Cosa intendi dire?”
Con lo sguardo Yuhi indicò il
foglio appallottolato ai suoi piedi e tornò a fissare il soffitto. Aya afferrò
il foglio e l’aprì, leggendone il contenuto.
-Caro Yuhi, sicuramente in
questo momento tu ti starai chiedendo perché. Perché ho commesso un gesto tanto
folle. Ebbene, il motivo è più semplice di quanto immagini. Ho portato a
termine il mio dovere. Ormai non ho più nulla da fare, in questo mondo. Quindi
è ora che raggiunga Kazuma ed il nostro bambino. L’unica cosa che mi dispiace,
è che compiendo questo gesto ti farò soffrire. Questa è davvero l’ultima cosa
che vorrei, te l’assicuro. Ma ormai non mi rimane davvero altro da fare. Dopo
la morte di Kazuma, tu sei stato la mia unica ragione di vita. Ho continuato ad
andare avanti, nonostante tutto, solo perché sapevo che tu avevi bisogno di me.
Di qualcuno che ti amasse davvero, così come un tempo aveva fatto tuo fratello.
Ma ora tu sei diventato un uomo. Hai raggiunto l’indipendenza. Non hai più
bisogno di qualcuno che ti sostenga. Non hai più bisogno di me. Yuhi, non
credere che io non ti consideri importante…Dopo la morte di Kazuma, tu per me
hai rappresentato la vita stessa. Tutto il mio mondo…Ma a questo punto io non
posso più esserti di nessuna utilità. Senza contare che finalmente hai ottenuto
l’amore di tuo padre e di tuo fratello. Quindi non sentirti in colpa, per ciò
che accadrà. E ti prego, non odiarmi. Ti ho amato davvero tanto…E ti ho
considerato la mia vera famiglia…
Ho lasciato un testamento in
cui ti nomino mio unico erede. Non ti chiedo di tenere aperta la scuola di
danza. So che tu non sei minimamente interessato a queste cose. Però ti chiedo
di usare i miei soldi per realizzare il tuo sogno. Diventa un cuoco
professionista, Yuhi. Sono certa che ce la puoi fare. E che presto diverrai
famoso in tutto il mondo. Ed allora, da lassù, io e Kazuma ci sentiremo
orgogliosi di te. Ancora più di quanto già lo siamo.
Addio, mio carissimo
fratello…Perdonami, se puoi. Ti voglio bene…
Suzumi
PS
Per favore, salutami anche Aya. E chiedile perdono da
parte mia. Nel breve periodo che ha trascorso in questa casa, ho imparato a
volerle bene e a considerarla come un altro membro della famiglia. E’ stata
anche lei come una sorella, per me. E a voi due andranno sempre i miei pensieri
ed il mio amore…
Alcune lacrime caddero sul foglio. Quelli erano stati gli ultimi pensieri di Suzumi, prima che si togliesse la vita. Ed erano stati rivolti proprio a loro due. Suzumi forse si era comportata da egoista…ma una cosa era sicura. Aveva davvero amato con tutto il cuore sia Yuhi che lei.
“Yuhi…dopo aver letto questa lettera…come puoi anche solo pensare che Suzumi non ti volesse bene? Lei ti amava. E forse è proprio per questo che si è suicidata. Temeva di diventare solo un peso, per te. E voleva lasciarti libero di vivere la tua vita e di realizzare il tuo sogno.”
“…Aya, io sto bene. Non serve che mi dici tutte queste cose. Ormai, è passato. E’ vero, la morte di Suzumi mi ha sconvolto…ma saprò farmene una ragione, così come ho fatto quando è morto Kazuma e quando è morta Chidori. Ho solo bisogno di un po’ di tempo, te l’assicuro. Ora, per favore, esci. Non è giusto che te ne stai chiusa qui dentro a deprimerti con me. Dammi qualche giorno e tornerò come prima.”
“D’accordo. Tieni, la tua lettera…”
“No. Tienila tu.”
“Ma Yuhi, è indirizzata a te.”
“Parla anche di te, però. E poi, io la distruggerei. Preferisco che la tenga tu.”
“…Va bene. Allora, quando ti sentirai meglio…saprai dove trovarmi.”
“Sì. Ciao, Aya.”
“Ciao.”
E così Aya se n’era andata, lasciandolo solo. C’erano volute altre due settimane, a Yuhi, per riprendersi. Ma alla fine ce l’aveva fatta. Tuttavia aveva continuato a portare nel cuore un profondo odio nei confronti di Suzumi, per quell’assurdo gesto che l’aveva privato di una sorella. E non versò nemmeno una lacrima, per lei. Nemmeno una, fino ad un giorno di tre anni più tardi, davanti alla tomba di Toya.
°^°^°^°^°
Kyu si riscosse dai quei tristi ricordi. Dopo la morte di Suzumi, Yuhi era andato a vivere da solo in un monolocale, senza però utilizzare i soldi lasciatigli dalla donna. Non aveva nemmeno venduto la casa. Aveva deciso di lasciare tutto com’era. Aveva anche detto addio a lei, spiegandole che nella nuova casa non avrebbe avuto bisogno di una governante. Se Suzumi l’aveva ritenuto sufficientemente adulto da essere indipendente, allora doveva imparare ad andare avanti completamente da solo. Le era dispiaciuto molto dire addio a Yuhi ed alla vecchia casa, ma il giovane non aveva perso i contatti con lei e continuava a trattarla come una vecchia zia. Esattamente come la trattava Aya.
“Ehi, Kyu! Vieni a darci una mano, dai!”
“Sì, arrivo!”
I tre cenarono abbastanza silenziosamente. Poi, mentre sparecchiavano, Aya si schiarì la gola, per attirare l’attenzione degli altri due.
“Senti, Yuhi…Io…penso che sia il caso che iniziamo i preparativi per il trasferimento.”
“Di che trasferimento stai parlando, Aya?”
“Di quello mio e di Aki. Ci trasferiremo a Tokyo.”
“E’ ancora troppo presto per parlarne. E poi Aki è ancora troppo scosso. Non possiamo portarlo via dal suo ambiente.”
“No. Innanzitutto, più tempo aspettiamo e peggio sarà. E’ meglio, per Aki, cominciare subito una nuova vita lontano dal luogo dove è cresciuto. Inoltre non posso obbligarti a passare qui tutto questo tempo. Tu hai anche la tua vita a cui pensare. E soprattutto il tuo corso di cuoco.”
Yuhi sussultò e si scambiò un veloce sguardo con la vecchia Kyu.
“A proposito di questo…non c’è bisogno che ti preoccupi. Io…ho deciso di lasciare quel corso.”
“Cosa?”
“Non ho più intenzione di diventare un cuoco professionista. Fino ad ora, grazie ai soldi ed alla protezione di mio padre, ho potuto vivere come preferivo, senza curarmi di guadagnare o lavorare seriamente. Ma adesso le cose cambiano. D’ora in avanti dovrò prendermi cura anche di te e Aki. Devo trovare un lavoro serio e mettere la testa a posto. E’ inutile continuare a rincorrere i sogni della mia infanzia.”
“No, non posso assolutamente accettare una cosa del genere. Tu non lascerai quel corso, e non abbandonerai il tuo sogno di diventare un cuoco professionista. E’ da più di tre anni che ci lavori! Ormai sei ad un passo dalla meta! Non posso permettere che tu rinunci a tutto solo per causa mia!”
“Non è per causa tua. Prima o poi avrei dovuto comunque mettere la testa a posto e darmi una regolata. Non sono più un bambino e devo assumermi le mie responsabilità. Ormai ho 22 anni.”
“E con Suzumi, come la metti? Lei aveva espresso chiaramente il desiderio che tu usassi i suoi soldi per diventare un cuoco professionista.”
“…Non ho mai usato nemmeno un centesimo di quei soldi. E sono sicuro che Suzumi sarà più felice sapendo che li userò per te ed Aki, piuttosto che per me stesso…”
“Yuhi…”
“Aya, ormai ho deciso. E, soprattutto, ho già comunicato la mia decisione. Non faccio più parte di quel corso. Inoltre…Kyu, vorrei chiederti un favore.”
“Eh? E quale?”
“Ti andrebbe di tornare a lavorare a casa Aogiri?”
“Casa…Aogiri?”
“Sì. Il mio monolocale è troppo piccolo per tre persone. La casa ora mi appartiene, Suzumi l’ha lasciata a me. Torneremo a vivere lì, una volta a Tokyo.”
“Ma ne sei sicuro, Yuhi? Finora ti eri sempre rifiutato di rimetterci piede…”
“E’ ora di smetterla di fare il bambino. Devo assumermi le mie responsabilità. Allora, che ne pensi, Kyu?”
“Sarei onorata di tornare a lavorare per voi, Yuhi.”
“Perfetto. Ti ringrazio.”
“Allora, a partire da domani comincerò i preparativi per la partenza.”
“Aya, ti ho già detto che puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.”
“E io ti ho risposto che voglio affrettare le cose. Forse, lontani da quest’isola, Aki riuscirà ad accettare la tua presenza. E, visto che d’ora in avanti vivremo insieme, è una cosa fondamentale.”
“…Come vuoi tu. Quanto tempo pensi che ti ci vorrà?”
“Credo che tra tre giorni saremo pronti.”
“D’accordo. Allora domani inizierò anch’io ad organizzare le cose. Kyu, puoi fermarti tu qui? Io devo tornare assolutamente a Tokyo per sistemare tutte le faccende.”
“Non preoccuparti, ci penso io ad aiutare Aya.”
“Perfetto. In questo caso, sparecchio subito e poi preparo la valigia. Tornerò tra tre giorni a prendervi.”
“Lascia stare, Yuhi, ci penso io a sparecchiare. Tu e Aya andate pure a sistemare le vostre cose.”
“Sicura Kyu?”
“Certo. Lascia fare a me.”
E così quella sera Yuhi ammucchiò tutte le sue cose e partì il mattino successivo, di buonora.
Arrivato a Tokyo si occupò di tutte le varie faccende. Per prima cosa si recò da suo padre, per comunicargli la sua decisione. Fortunatamente la madre di Kazuma e Tomonori non era in casa, così poté accedervi tranquillamente. Prese il the con suo padre e suo fratello, dopodiché si preparò per dare l’annuncio.
“Papà, se sono qui è perché devo comunicarti una cosa. Ho deciso di tornare ad abitare nella casa di…di Kazuma…”
“Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione? Prima d’ora non volevi nemmeno sentirne parlare…”
“Vedi, l’altro giorno…Ti ricordi Toya, papà? Il marito di Aya…”
“Sì, certo.”
“E’ morto.”
I due uomini assunsero un’espressione molto sorpresa.
“Mi dispiace molto. Era così giovane…”
“Aya sarà distrutta…di cosa è morto?”
“Cause naturali. Comunque, è proprio di questo che si tratta. Prima di morire mi ha chiesto di prendermi cura di Aya e del piccolo Aki, loro figlio. Ed anche Aya mi ha chiesto aiuto. Vorrebbe tornare qui a Tokyo. Ma il mio monolocale è troppo piccolo per tre persone. E poi…credo…finalmente…di essere riuscito ad accettare…la sua morte…”
“Intendi la morte di Suzumi, figliolo?”
“Sì. Io…finora non ero mai riuscita a perdonarla. Tuttora provo molto rancore nei suoi confronti, per ciò che ha fatto. Ma sull’isola, davanti alla tomba di Toya…Sono riuscito a piangere per lei. Quelle lacrime che per tutto questo tempo non erano mai volute uscire. E adesso sto molto meglio. Sento di essere pronto a ricominciare da capo.”
“Questo mi fa molto piacere. Ad ogni modo, tornando al discorso della casa…Suzumi l’ha lasciata a te, sei libero di fare come meglio credi.”
“Volevo solo informarti. E poi…ho bisogno di un favore, papà. Un favore molto grosso.”
“Si tratta di soldi? Lo sai che non è un problema.”
“No, a soldi sono a posto. Ho ancora tutti quelli che mi ha lasciato Su…Suzumi…”
“Cosa?! Yuhi, non li avevi mai toccati?! Erano una somma non indifferente!!”
“No, Tomonori.”
“E come cavolo hai fatto a vivere da solo, in questi anni? Papà, gli hai passato tu i soldi?”
“No. Ho lavorato ed ho utilizzato i soldi lasciatimi da Kazuma.”
“Tomonori, Yuhi è un ragazzo molto responsabile, non come te, che alla tua età vivi ancora qui con i tuoi genitori…”
“Urgh…”
“Allora, qual è questo favore?”
“Vorrei trovare lavoro, papà. In una buona ditta. Pensavo che magari, tu, avresti potuto presentarmi a qualcuno di tua conoscenza…”
“Cosa?”
“Scherzi, Yuhi? Voglio dire…se ti metti a lavorare seriamente, come farai con la professione di cuoco? Non potrai certo andare in ufficio solo di tanto in tanto!”
“…Ho deciso di abbandonare il lavoro di cuoco. Ormai…non ha più senso. Ho bisogno di soldi e di un buon lavoro fisso.”
“Yuhi, io posso procurarti il lavoro che vuoi…però…non credo che dovresti abbandonare così il tuo sogno.”
“Papà, negli ultimi giorni me lo sono sentito ripetere in continuazione. Ma ormai è tardi. Ho già lasciato il corso per diventare professionisti. Non ho davvero altra scelta, ormai.”
L’anziano uomo e Tomonori si scambiarono uno sguardo. Yuhi era davvero deciso.
“Yuhi, se è davvero questo ciò che desideri…ti procurerò al più presto un colloquio nella ditta di famiglia. Certo, essendo il capo della famiglia Aogiri potrei farti entrare subito al livello più alto…Ma, conoscendoti, immagino che tu preferisca cavartela da solo, giusto?”
“Esatto. Però…”
“Preferisci che contatti qualcuno di un’altra ditta? So che tu vuoi stare lontano dalla nostra famiglia…”
“No. Sarò felice di lavorare nella ditta di famiglia, papà. Però, non vorrei che tua moglie…”
“Lasciala fuori. A lei non deve interessare. La ditta è una questione che non la riguarda. Tu sei mio figlio, esattamente come lo è Tomonori e come lo è stato Kazuma. E anche se non fossi mio figlio, avresti comunque il diritto di provare. Ti fisserò il colloquio al più presto. Anzi, telefono subito al capo del personale. Sarai in città, nei prossimi giorni?”
“Tra due giorni dovrò recarmi nuovamente sull’isola Hachijo, per andare a prendere Aya e Aki. Ma tutti gli altri giorni sono disponibile.”
“D’accordo. Aspettami qui, ci metto un attimo.”
“Grazie, papà.”
I due fratelli restarono soli. Per un po’ stettero in silenzio a sorseggiare il the. Poi Tomonori prese la parola.
“Come stai, Yuhi?”
“Eh?”
“Come stai. Tu e quel Toya eravate amici…”
“…Sì, eravamo amici. Anche se un tempo l’ho odiato. Ti dirò, per quanto io possa stare male, Aya e Aki stanno sicuramente peggio di me.”
“Sei sempre il solito. Ogni tanto potresti pensare anche a te stesso, lo sai? Nessuno ti accuserebbe di essere un egoista.”
“Non è questo. Dico solo la verità. Tomonori, tu non hai idea di quanto sia stato difficile vederli in quello stato…Aya era disperata e Aki…ora mi odia.”
“Chi? Quello stesso bambino che ti chiamava zio e ti adorava?”
“Esatto. Suo padre è morto e io ero lì al suo posto. Non mi ha più rivolto la parola.”
“…Ma tu credi di farcela a vivere con Aya e quel bambino? Sono certo che non l’hai ancora dimenticata, vero?”
“Aya è la mia migliore amica, Tomonori. Ho giurato che mi sarei preso cura di lei come se si trattasse di mia sorella. E lo farò. I miei sentimenti non sono importanti. E poi, non la amo più da tanto tempo. Vuoi che ancora non me ne sia fatto una ragione, dopo quasi quattro anni?”
“Oh, sì. Però ciò non toglie che la ami ancora. Te lo si legge in viso, Yuhi. Sarà terribilmente difficile, te ne rendi conto?”
“…Fa niente. Ho già vissuto con lei. E già sapevo che amava un altro. Ci riuscirò ancora.”
“Te lo auguro…Te lo auguro davvero…”
In quel momento rientrò il capofamiglia.
“Yuhi, l’appuntamento per il colloquio è fissato domattina alle 10.00. Puntuale, mi raccomando.”
“Certo. Ti ringrazio davvero di cuore, papà.”
“Io ho fatto solo una telefonata. Non devi ringraziarmi. Quando arrivi, chiedi del signor Amano. Sarà lui a farti il colloquio.”
“D’accordo.”
“Ah, fratellino, spero proprio che ti assumano…Così potremo lavorare fianco a fianco, sei contento?”
“Come no…Spero solo che non mi considerino un maniaco come te…”
“EHI!!”
“Eh eh eh!!”
“Dovresti trattare con più rispetto tuo fratello maggiore!!”
“Sì, sì, scusami. Papà, ora devo andare. Ti ringrazio ancora. Ciao, Tomonori. Domani non dire a nessuno che sono tuo fratello, o non mi prenderanno mai.”
“Disgraziato!!”
Tomonori e suo padre guardarono il ragazzo che se ne andava ridacchiando. Poi sorrisero entrambi.
“Nonostante tutto, mi sembra in forma.”
“Già. La morte di Toya è stata un brutto colpo, ma l’aver finalmente pianto la morte di Suzumi l’ha liberato di un enorme peso. Ero davvero preoccupato per questo.”
“Credi che sia una buona idea che vada ad abitare con Aya e suo figlio?”
“E’ abbastanza grande per prendere queste decisioni da solo, Tomonori. Noi non possiamo fare niente. Se avrà bisogno di aiuto o di consigli verrà a chiederceli lui.”
“Alla fine non è niente male, come fratello.”
“Già.”
Il giorno successivo Yuhi venne assunto nella ditta della famiglia Aogiri, una delle ditte più importanti e potenti di tutta Tokyo. Come, del resto, la stessa famiglia. Suo padre provvide ad assumere qualcuno che si occupasse delle pulizie in casa Aogiri, rimasta inutilizzata per anni. Quindi, il giorno dopo, Yuhi si recò sull’isola, per essere al fianco di Aya, Aki e la vecchia Kyu nel loro rientro a Tokyo. Quando la vide, chiese subito ad Aya:
“Nessun ripensamento? Sicura al 100%?”
“Sicurissima. Sono pronta.”
“D’accordo, allora.”
Il piccolo Aki se ne stava tutto imbronciato in braccio a Kyu. Lui non avrebbe voluto andare a Tokyo. Ma, come aveva assicurato Aya ad un preoccupato Yuhi, si sarebbe presto abituato.
Quel pomeriggio, dopo un breve viaggio in aereo, i quattro si trovarono di fronte alla vecchia casa in stile orientale. Ad Aya e Kyu, guardandola, tornarono in mente tanti bei ricordi, e gli occhi di entrambe si riempirono di lacrime. Yuhi, invece, la fissava con gli occhi sbarrati. Era da quasi tre anni che non la vedeva più nemmeno da lontano. Prese un po’ di coraggio e si avvicinò, aprendo il portone. Ma quando ebbe varcato l’ingresso, venne investito da una violenta ondata di ricordi. Lui che ci entrava per la prima volta, a testa china…Lui che aspettava Kazuma davanti all’ingresso, per dirgli che era riuscito a cucinare un piatto particolarmente difficile…Kazuma che lo consolava dopo l’ennesima dimostrazione di odio della signora Aogiri…Kazuma che gli diceva quanto era orgoglioso di lui…E poi Suzumi che cercava di superare la sua timidezza e di diventare sua amica…Suzumi che, in piena notte, lo trovava a piangere da solo e lo consolava…Il giorno del suo compleanno, l’unico passato in compagnia di Suzumi e Kazuma…il compleanno più bello della sua vita…Suzumi che, disperata, si aggrappava a lui piangendo la morte di Kazuma…Suzumi che gli diceva che era la sua unica ragione di vita…Suzumi che gli sorrideva…E, infine, Suzumi che pendeva dal soffitto, impiccata. Tutti quei ricordi improvvisi colpirono il giovane come un pugno nello stomaco. Senza nemmeno rendersene conto cominciò a piangere, incapace di fermarsi e calmare il suo cuore in subbuglio. Aya se ne accorse, e si precipitò ad abbracciarlo.
“Yuhi…E’ troppo doloroso, per te…Troveremo un’altra casa, una casa nuova…”
“No. No, Aya. E’ questa casa nostra. E’ stata l’emozione del momento, a sconvolgermi tanto. Ma stai tranquilla. Ora va già meglio. Dai, andiamo. La nostra casa ci sta aspettando.”
Yuhi si fece forza e proseguì. Le sue parole non erano state false. Si sentiva davvero già meglio. Gli sembrava di essere finalmente tornato a casa sua, dopo un lungo periodo di lontananza. Sì. Era quella casa sua. E lo sarebbe sempre stata. Per un istante, si aspettò di vedere Suzumi e Kazuma comparire sulla porta e dirgli “bentornato, fratellino”. Ma subito si riscosse, ed entrò in casa con un sorriso. Aya gli afferrò la mano. Lui ricambiò la stretta. Sì. Erano tornati a casa. E, da lì in avanti, la vita avrebbe sorriso loro. Se lo promisero, con quella stretta. Una tacita promessa mai espressa ad alta voce, ma incancellabile nei loro cuori.
“Basta sofferenze…D’ora in avanti, saremo felici.”
E da quel giorno, tutti insieme, vissero una vita serena. Nei loro cuori erano sempre presenti tanti ricordi dolorosi. Ma quel passato tanto orribile divenne meno doloroso, vivendo un presente, ed un futuro, all’insegna della gioia e dell’amore.
FINE

