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Autore: Nice_    23/08/2012    4 recensioni
Tutto ciò che è scritto è pura invenzione. I personaggi (ahimè) non mi appartengono e niente di quello detto qui, è mai successo realmente.
Alcool e rabbia. Un cocktail micidiale per John Lennon che odia la sua esistenza e una modella norvegese pronta a tutto.
Piccola One-shot.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Norwegian Wood- This Bird has Flown 



La modella avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò parole che accesero il giovane musicista come una lampadina.

-“Vuoi vedere la mia camera? Non è lontana sai..-

Il buio dominava l’atmosfera del bar in cui il giovane cantante s’era recato con l’unico scopo di ubriacarsi fino a non comprendere più dove si trovasse. Non stava più bene come prima. Non si sentiva più sicuro di essere Il top, il meglio. Non si accettava per com’era fisicamente, credendosi ormai una palla di lardo e diventando così bulimico, e moralmente, credendosi uno stronzo.
Ma non lo dava a vedere a nessuno. Lui doveva essere forte, e grazie alla sua maschera di ferro nessuno capiva quanto soffriva, nemmeno sua moglie. Forse solo Paul l’aveva capito.
Paul. Quel ragazzo che era sempre rimasto al suo fianco, che lo aveva sempre capito, che anche se si beccava della checca, dello stronzo o del bastardo, sapeva capirlo meglio di chiunque altro, meglio di se stesso. E questo lo faceva andare in bestia. Perché non capiva cosa rappresentava per lui Paul. Sapeva solo che ci stava dannatamente bene. Ma lui non era così, anche se il pensiero lo tormentava da tempo. Per questo s’era recato in quel lurido bar buio dove nessuno potesse riconoscerlo. Per affogare tutto ciò che lo tormentava nell’alcool. Il nettare che placa le sofferenze. Non aveva calcolato però lei.

Quella ragazza lo attraeva. Bella. Straniera.

A quelle parole sussurrate così, John non fece altro che sorridere maliziosamente nell’ombra e seguire la figura femminile, che sinuosamente avanzava verso l’uscita.
L’appartamento non era molto lontano. Poche miglia.
I due varcarono la soglia e John s’addentrò nell’appartamento barcollando.

-Non è bello? E’ tutto di legno pregiato.. Norvegese”-

-Che ore sono? Aspetta.. Non mi hai detto come ti chiami bella”- Chiese il cantate appoggiandosi ubriaco fradicio al muro.

-“Perché non resti… Sonny.. Siediti su… non crederai di essere qui per rimanere abbarbicato a quel muro..”

La ragazza gli passò a due centimetri dalla faccia, facendo di tutto perché la sua mano sfiorasse quella di John, che stava cercando una sedia per sedersi, ma non trovava nulla. La osservava aprire la finestra mentre lui cercava di raggiungere il tappeto e coricarsi a terra. Chiuse gli occhi e lasciò che il vento gli scompigliasse l’ordinata pettinatura. Sentì la presenza della giovane ragazza. Si coricò vicino a lui. Quando riaprì gli occhi la vide. I suoi capelli ricadevano dolci sulla spalla del cantate che la vide sorseggiare del vino. John in uno scatto di rabbia si gettò addosso alla ragazza ritrovandosi sopra di lei, mentre le imprigionava i polsi, guardandola dritta negli occhi. Nello sguardo si Sonny si accese un lampo di pura malizia.
John la baciò con violenza, tenendola sempre ferma per i polsi. La ragazza non opponeva resistenza, era divertita dalla situazione. Con uno slancio riuscì a far ribaltare i ruoli. In un attimo si trovò sul cantante a baciarlo mentre su John si dipinse uno sguardo divertito.

J-Stavo aspettando il mio momento-

S- E’ ora di andare a letto-

Sussurrò la modella dirigendosi verso la stanza, da letto.

John la seguì osservando ogni parte del suo corpo. La riteneva stupenda. Doveva essere sua.
La figura femminile si fermò davanti al letto e fece segno a John di avanzare.
Quasi come se prendesse la rincorsa, John le si gettò addosso con cotanta foga da scaraventarla sul letto, imprigionata sotto di lui.

Il materasso cigolava e si notavano le due figure abbracciate, tra quelle lenzuola bianche che sapevano di un altro mondo. Di Norvegia.

 
***
Solo.

Il mattino seguente, John si ritrovò in quel letto solo. Unica compagna, un’emicrania da dopo sbronza.

Si accorse che era solo. Un’altra volta. In qualsiasi caso, veniva abbandonato.

Un’ondata d’ira lo travolse come un uragano. S’alzò più velocemente possibile e appena rivestito s’accese una sigaretta.

Corse alla porta, e quasi la volesse scardinare, l’aprì con tutta la forza che aveva in corpo. Voleva piangere e al contempo prendere a pugni qualcuno.

Prima di richiudere la porta, un’idea di vendetta gli pervase la mente.

Lanciò la sua sigaretta su un mobile e vide crescere le prime fiamme.

Un ghigno soddisfatto gli illuminò il viso.

-Proprio bello questo legno norvegese-

La sua figura che lasciava soddisfatta il palazzo. Le fiamme che crescevano.


This Bird has flown.
  
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