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Autore: Northern Isa    23/08/2012    9 recensioni
Dopo lo scontro con Vedova Nera, Occhio di Falco si libera dal controllo di Loki e ritorna in sé. Ma a Clint basterà poco per accorgersi che non è così semplice liberarsi una volta per tutte dall'influenza del dio del Caos.
Prima classificata al contest Il seme della follia - The Avengers di Akamint.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mai più solo


Clint Barton odiava il momento della giornata che precedeva di poco la veglia. Si trattava di quella manciata di istanti in cui si trovava sdraiato supino sulla branda che gli era stata assegnata, in cui non era sveglio, ma neanche totalmente assopito. Clint Barton odiava quel momento perché lo temeva, e lo temeva perché in quel lasso di tempo la sua mente poteva vagare libera e incontrollata.

Ogni buon soldato sapeva che, per sopravvivere alla tensione snervante della guerra, occorreva trovare un punto fermo, un porto sicuro in cui rifugiarsi quando le cose prendevano una brutta piega, in cui ristorarsi quando bisognava rimettersi in forze. Clint non sapeva quale fosse il rifugio che si erano scelti i militari dello SHIELD, né quale fosse quello degli altri supereroi che da qualche tempo a quella parte lo avevano attorniato. Non sapeva neanche quale fosse il ricovero di Natasha, ma conosceva con certezza il suo.
Si trattava di qualcosa che poteva portare sempre con sé e a cui poteva ricorrere in qualsiasi momento, qualcosa di intangibile e di indisponibile: la sua mente.
Un soldato non è un buon soldato se non ha un cervello da usare in battaglia, e Clint lo aveva sempre saputo. Era stato sempre elogiato per la sua abilità con arco e frecce, richiesto per la sua vista eccezionale, osservato con timore reverenziale per essere un cecchino infallibile. Ma per Clint ciò non era tutto: non sarebbe stato uno degli uomini migliori di Nick Fury se non fosse stato per i suoi nervi saldi, per il suo sapersi dominare, per la capacità di controllare lo spazio intorno a sé. In tutto quello, la vista particolarmente acuta o la mira perfetta non servivano; ciò che era fondamentale era una mente di ferro.
Clint era sempre stato fiero di ciò che poteva fare con la sua testa, si trattava una fortezza circondata da mura di pietra insuperabili in cui lui solo dominava. Ecco perché aveva sempre preferito lavorare da solo: lui aveva la sua mente e tanto gli bastava. Finché non si era reso conto che la sua testa non era così inaccessibile come immaginava. Allora le mura di pietra si erano sgretolate come se fossero state di sabbia, e Clint si era riscoperto sguarnito e vulnerabile. Si era accorto di non essere più solo.

Clint non aveva bisogno di una sveglia per destarsi e unirsi, pronto e scattante, agli uomini dello SHIELD. C’era un particolare momento della giornata, prima dell’alba, in cui il suo cervello, neanche avesse avuto un timer incorporato, si rimetteva in moto. In quel momento Clint non era ancora totalmente sveglio e non poteva esercitare un controllo sul flusso dei suoi pensieri, che si dirigevano verso ricordi carichi di ansia e vergogna. Ma aveva scoperto già da qualche tempo di aver perso ogni dominio sulla sua mente.
Quando Clint diventava consapevole di trovarsi in uno dei quei momenti, anelava il risveglio come un uomo in procinto di annegare cercava l’ossigeno. Eppure la discesa verso il fondo che Clint aveva iniziato non si sarebbe arrestata.

Se ripensava agli eventi di qualche giorno prima, Clint poteva quasi sentire la sua mandibola fremere, come se Natasha la stesse percuotendo ancora. I suoi occhi ricominciavano a lacrimare e ogni centimetro di pelle a protestare. Clint preferiva di gran lunga il sapore di sangue delle gengive frantumate a ciò che aveva vissuto prima che la donna lo liberasse.
A volte sperava di venire percosso ancora, perché aveva la sensazione di non essere stato affrancato veramente.
La sua mente al risveglio gli sussurrava, con una voce pericolosamente simile a quella del dio del Caos, che non sarebbe mai stato veramente libero.

Ne aveva viste tante, Clint, credeva di averle viste tutte. Ma si sbagliava: quegli occhi verdi erano il peggio.
Ogni mattina, iniziando a riprendere coscienza prima di risvegliarsi, Clint rivedeva come in un’istantanea gli occhi di Loki, e da quel momento lo sguardo del dio del Caos non lo abbandonava più.
Spesso, senza accorgersene, Clint sobbalzava. Gli altri Vendicatori lo guardavano con l’educata comprensione che si destinava a un pazzo, facendolo soltanto sentire peggio. Non era sufficiente che ogni spostamento d’aria intorno a lui gli facesse temere di ritrovarsi Loki accanto, no.
Non c’era stato addestramento militare che avrebbe potuto prepararlo. Clint era caduto sotto il suo controllo come una bambola di pezza, una marionetta controllata da mille fili invisibili. Si era sentito in trappola, per la prima volta vittima.
Quella mattina, in particolare, Clint aveva rivissuto tutto ciò che essere sotto il controllo di Loki gli aveva procurato più intensamente delle altre volte. Aveva rivisto le nocche spellate, le dita macchiate di sangue che non riuscivano a fermarsi, perché controllate da una volontà che non era la sua.
L’arciere si era sollevato dalla branda tremando; passandosi le mani callose sulle guance le aveva sentite bagnate.
Un soldato non può piangere, un soldato non può essere vittima, si era detto uscendo dalla stanza.

Ogni volta che sentiva un paio di occhi fissarlo, Clint sobbalzava istintivamente. Quel riflesso verde era reale o l’aveva solo immaginato?
Lo stomaco iniziava a rivoltarsi e il respiro a mozzarglisi nel petto. In situazioni simili, Clint si domandava perché anche quel mattino avesse scelto di svegliarsi e scendere dalla branda che occupava.
Qualcuno rise brevemente, poco lontano da lui, e Clint si voltò di scatto. Quando Loki sogghignava, non c’era da aspettarsi niente di buono. Ma Loki non era lì in mezzo a loro. O si sbagliava?
L’arciere si premette le dita sulle tempie, strizzando gli occhi mentre attendeva che il suo respiro si regolarizzasse.
In momenti del genere desiderava solo scappare, allontanarsi da tutto e da tutti, specialmente da quella sensazione di essere sempre osservato e controllato.
Loki era entrato nella sua testa con la facilità con cui un coltellino attraversava un panetto di burro, e da quel momento non se ne era mai andato veramente. Era stato come essere contagiato da un virus, il cui focolaio non sarebbe mai stato debellato. Si trattava di un marchio che non si sarebbe lasciato cancellare.
«Tutto bene?» gli domandò la voce del dio del Caos.
Clint saltò sulla sedia che occupava come se fosse stata percorsa da corrente elettrica. Lo sapeva: Loki era lì per lui.
«Che diavolo succede?» chiese qualcuno dei Vendicatori, sgranando gli occhi illuminati dalla pupilla del dio.
Le vene di Clint avevano iniziato a pulsare forsennatamente, come se fossero in procinto di esplodere, il respiro nella sua gola si era trasformato in un rantolo disperato. No, non di nuovo.
«Stai lontano da me!» urlò l’arciere, gonfiando il collo e saltando all’indietro, mettendo tra sé e la minaccia quanto più spazio possibile. La sua mano destra scattò sulla sua schiena, senza però riuscire a trovare la faretra.
«Forse è il caso che ritorni alla tua branda. Ti comporti in modo strano quando sei con gli altri, forse è meglio che te ne stai un po’ da solo».
Neanche il tempo di annuire nervosamente, che Clint era già scomparso alla vista degli altri. L’arciere era ritornato nella sua stanza, sbattendosi la porta alle spalle e bloccandola con lo schienale di una sedia. Poi si era lasciato cadere sulla sua branda, tenendosi la testa tra le mani, fissando il pavimento senza vederlo davvero, rinunciando a regolarizzare il suo respiro ansante. La testa gli pulsava come non mai, eppure non c’era niente che potesse fare per migliorare la situazione.
Una sedia incastrata a una porta non poteva essere una difesa sufficiente contro il dio del Caos. Era tornato a prenderlo, aveva realizzato Clint sudando freddo, e lui non poteva in alcun modo fermarlo.
«Lieto di rivederti» aveva sogghignato una voce nella sua testa, e Occhio di Falco aveva capito di essersi messo in trappola con le sue mani.
Doveva stare un po’ da solo, gli avevano detto, ma Clint sapeva di non esserlo. Non lo sarebbe stato mai più.






Note: Le manie di persecuzione di Clint Barton derivano dall’essere stato sotto il controllo di Loki. Anche se Occhio di Falco ha già lottato con Vedova Nera e Natasha è riuscita a liberarlo dal controllo del dio, l’esperienza è stata così traumatica che Clint non si è ripreso del tutto e continua a vedere minacce dietro ogni angolo. Anche quando parla con i Vendicatori o con chiunque altro ha l’impressione di trovarsi faccia a faccia con Loki, senza riuscire a distinguere quale sia la realtà e quale l’illusione.
Ringrazio infinitamente Akamint innanzitutto per aver indetto questo contest così interessante e per avermi dato la possibilità di parlare di Clint Barton, che è un personaggio che adoro. La ringrazio anche per lo splendido giudizio e per il banner che è a dir poco stupendo!
   
 
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