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Autore: kadyia    07/03/2007    4 recensioni
parla di Yuri che grazie al suo fedelissimo Wolborg riesce ad superare un periodo per lui davvero terribile...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice:  Eccomi qui con un altra fiction spero che vi piaccia mi raccomando commentate.... un bacione vi voglio bene. (Kadyia)

 

LA PARTE NASCOSTA DI ME

La giornata era finita e il sole era già tramontato.

Come tutte le notti ero sdraiato sul mio letto. Il silenzio regnava sovrano nel monastero addormentato. La tenue luce,  di un lampione solitario, penetrava dagli scuri semiaperti.

Come sempre mi ritornano in mente crudi ricordi, che mi pugnalavano diritti al cuore.

Lacrime silenziose cominciavano a rigarmi il volto.

Tra tutte le ombre che vorticavano intorno a me, ne distinsi una più scura. Essa prese a muoversi venendo verso di me, ma non ci feci davvero caso. Sprofondai il viso nel cuscino per soffocare i sempre più frequenti singhiozzi.

Qualcosa o, per meglio dire, qualcuno, mi sfiorò la guancia, asciugandomi le lacrime.  Una voce mi giunse da quella macchia oscura che mi era dinnanzi:

«Smettila! Non puoi andare avanti così! Ti farai solo del male, se reprimi così i tuoi sentimenti.»

Quell’informe chiazza nera cominciò a trasformarsi. Davanti a me trovai un lupo bianco e azzurro.

Il silenzio fu un attimo spezzato da uno strano rumore. Un battito d’ali.

Facendo maggior attenzione, vidi le due ali che spuntavano dalla schiena della creatura.

«E tu che ne sai?»

A differenza del suo aspetto, la sua voce aveva un tono dolce, ma allo stesso tempo freddo.

«Io sono te. La parte più nascosta del tuo essere. Ricordi?»

«So benissimo chi sei, Wolborg, non c’e bisogno che me lo ripeti tutte le volte .»

Una folata di vento mi fece rabbrividire. Strano…Tutte le finestre erano chiuse. Come poteva entrare tutta quest’aria?

Poco dopo le mie domande ebbero risposta. Il mio bit si era alzato in volo sbattendo le sue ali di ghiaccio.

«Allora perché non riesci a capire che io sono parte di te e so quello che stai passando? Non capisco perché mi devi sempre trattare da estraneo.»

«Quando ti mostravo, tutti mi abbandonavano, tutti mi evitavano. E ora ti chiedi anche perché non ti esibisco in giro?»

Cominciai a piangere più forte.

«Non puoi continuare a nasconderti dietro maschere, per poi rifugiarti nel mondo dei sogni. Devi vivere ciò che ti viene concesso. Non devi continuare a rinchiuderti; farà male solo a te.»

La mia voce era sommessa da vari singulti.

«Tu che ne sai, si può sapere? Non sai cosa mi ha spinto a nascondermi dietro questa bautta e perché mi devo rifugiare nel mio mondo per continuare a vivere. Tutti non si mostrano mai per quello che davvero  sono. Il mondo è un susseguirsi di attori che recitano false esistenze per non cadere nel nero pozzo dell’oblio. Tu non riesci a capire come ci si senta a stare sospesi nel vuoto con il solo appiglio delle proprie forze. Io non sono forte come credi, anche se cerco di sembrarlo il più  possibile.  Alcune  volte  mi 

viene voglia di mollare l’appiglio a cui sono aggrappato e lasciarmi cadere nel vuoto senza più la voglia di attaccarmi a qualcos’altro. A volte sembra così strano sentirsi soli, essendo circondati da una folla; ma se non ti notano, sei solitario ugualmente. Cerca di capire almeno tu. Tutti giudicano, sempre prima, di conoscere le persone e se non sei come vogliono non ti prendono neanche in considerazione. È per questo che mi nascondo dietro la maschera di ghiaccio che ho creato. Non avrei la forza di contrastare il mondo.»

Due zampe gelide mi cinsero le spalle cercando, in un qualche modo, di rassicurarmi e di consolarmi, ma era tutto vano.

«Quello che dici non è del tutto sbagliato. Però devi provare a guardare avanti senza più voltarti, finché non sarai in grado di girarti e sorridere dicendo “com’ero stupido a pensare in quel modo”. Devi capire che non sono tutti come quelli che hai incontrato. Al mondo esistono tante persone che sapranno farti sentire a casa. Solo che se continui a chiuderti così tanto in te stesso…»

Con una folata di vento aprì il cassetto e fece teletrasportare un fazzoletto sulla mia mano. Mi asciugai le lacrime e  poi il lupo riprese il discorso là dove lo aveva interrotto.

«Vedrai presto tutto si sistemerà. Non pensare di esserci solo tu, con dei problemi, a questo mondo. So che stai attraversando il periodo più difficile dell’essere umano, l’adolescenza, e ti trovi in un posto che non facilita le cose, ma non devi farti abbattere. Il sole sorge sempre; anche per te sarà così. Non avrai più paura a mostrarti in pubblico; quelli che per te erano difetti enormi passeranno in secondo piano e tutto sembrerà più bello. Un giorno, quando ti fermerai  a riflettere, mi guarderai con occhi diversi. Non avrai più bisogno di parlarmi o di nascondermi. Avrai qualcuno che ti vorrà bene e ti apprezzerà per quello che sei. Ora basta piangere l’alba è ormai giunta. Domani quando varcherai quella soglia guarderai il mondo con occhi diversi e capirai che stavi sbagliando.»

Mi asciugai le lacrime che ancora mi rigavano le gote; poi, con un filo di voce, che era così fievole che non sapevo se stavo parlando oppure pensando, dissi:

«Hai ragione non avrei dovuto abbattermi così. Forse se, le volte precedenti,mi avessi detto subito queste cose, al posto di cercare di consolarmi, avrei capito prima. Comunque grazie di tutto amico mio, perché lo sei vero?»

«Certo! Non pensare che io sia solo una parte riflessa di te!»

Scoppiammo in una fragorosa risata.

Un’ultima solitaria lacrima, mi percorse il volto; che era tutto ciò che restava delle mie paure.

Ormai era giunta l’ora di andare agli allenamenti giornalieri.

Non uscii dalla mia stanza con la mia solita repulsione per tutto; no, mi guardai in torno e scoprii che tutto quello che mi era sembrato orribile era in realtà un’illusione. Tutti quei mostri che mi guardavano con aria minacciosa si erano trasformati in normali esseri umani che cercavano solo di sopravvivere.

Camminavo per i corridoi con una disinvoltura che non avevo mai provato. Guardai la mia ombra.

Wolborg era li, che mi sorrideva, e in un soffio di vento la sua voce mi disse:

«Allora, come ti sembra il tuo nuovo mondo? È uguale o migliore di quello che sognavi? Avrai ancora vergogna di me?»

Nella mia mente stavo rispondendo a quelle domande; tanto sapevo che mi avrebbe sentito.

Sì,  tutto   quello  che   avevo   sognato   si  è  avverato.  Tutto  ciò  che  mi  circonda  era  come  lo  volevo, o quasi, a parte che non ero libero come volevo, ma tutto questo è in secondo piano; naturalmente sotto un certo punto di vista.

Se voi siete come me, ricordatevi di non chiudervi, ma di guardare avanti senza lasciarvi intimidire da niente.

Sì, qualche volta fa bene rifugiarsi nel mondo dei sogni, ma non lasciarsi dominare da esso.

Il mondo non è, spesso, come lo pensiamo.

E ora, grazie a Wolborg, l’ho capito anch’io.

 

  
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