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Autore: mamogirl    23/08/2012    2 recensioni
“Hai espresso un desiderio?” Domandò Nick in un sussurro mentre le sue labbra accarezzavano il collo.
“Sì. – Rispose Brian, voltandosi per un secondo e ricambiare quella carezza con un’altra sulla fronte. – Ho desiderato di poter rimanere così per sempre. Solo noi due.”
L’ultimo pensiero fu rivolto a quella stella cadente a cui Brian aveva consegnato il suo desiderio e Nick pronunciò il suo, chiudendosi a riccio attorno al corpo del suo amante.
Desidero solo realizzare il suo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il boato delle urla delle ragazze misto agli applausi lo accompagnò mentre prendeva l’uscita ed abbandonava il palco. Pacche sulle spalle vennero scambiate mentre sorrisi estasiati lo rassicuravano che anche quel concerto era stato un successo. Adrenalina viaggiava forte e salda nelle sue vene, trasformando la stanchezza in energia ed in un’aria di euforia che lo avvolgeva come un mantello.
Mentre raggiungeva il suo camerino, Nick si ritrovò a pensare che, se si sbrigava a cambiarsi e raggiungere il suo hotel, poteva telefonare a Brian senza rischiare di svegliarlo o svegliare Baylee. Quei minuti, per quanto poco a volte durassero, erano sempre preziosi e non vi avrebbe rinunciato nemmeno se fosse stato ammalato o ridotto a parlare con la più flebile voce che potesse recuperare. C’erano giorni in cui si arrabbiava con quella situazione, specialmente in quei momenti di solitudine che potevano essere cancellati stando insieme, ma poi si rassicurava ricordandosi che era meglio tutta quella segretezza piuttosto che non stare insieme per niente. E se, forse, qualche anno prima avrebbe tranquillamente affermato che poteva anche vivere senza Brian, ora... oh, ora l’unica sicurezza su cui aveva organizzato la sua vita era che non poteva nemmeno considerarla tale senza quell’uomo al suo fianco.
Immerso in quel vortice di pensieri, Nick entrò in camerino, senza badare al fatto che la porta si richiuse senza nemmeno che lui l’avesse sospinta. Si passò una mano fra i capelli, un po’ rimpiangendo di averli tagliati mentre si lasciava cadere sul divanetto; appoggiò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi mentre il respiro si allentava, ridiventando normale assieme al battito del cuore.
Cinque minuti. Avrebbe riposato per cinque minuti prima di fare o pensare a qualsiasi altra cosa.
Un profumo lo colpì in pieno petto, trasportato da un soffio di vento proveniente dalla finestra lasciata aperta. Lo conosceva molto bene quell’aroma perché era lo stesso che aveva assaporato e respirato a lungo, in pigre mattinate nelle quali l’unico sforzo che avevano osato fare era stato muovere le braccia per stringersi di più, allungare le dita per accarezzare la pelle lì dove le labbra non potevano appoggiarsi.
E proprio delle labbra, in quel momento, si erano adagiate sul suo collo, in quel lembo lasciato nudo dal colletto della giacca bianca che aveva ancora indosso. Piccoli baci rinfrescarono la pelle ancora accaldata dalle ore di concerto, scendendo pian piano verso l’orecchio mentre delle dita incominciavano a far scendere la cerniera della giacca.
"Bri.”
Quell’unica sillaba sfuggì insieme ad un respiro mentre lui voltava di poco il viso, seguendo l’origine di quel profumo. Il suo naso s’imbatté in una guancia, troppo reale per poter essere frutto della sua immaginazione: vi depositò un bacio, lì sopra quell’osso che formava la mascella.
“Nicky.”  
Il suo nome venne pronunciato a fil di voce, con una nota roca nella voce che si disperse immediatamente sul suo corpo. I brividi nacquero quasi subito, un’immediata e naturale reazione ogni volta che il suo cervello riconosceva quel tono.
“Non che me ne stia lamentando ma che cosa ci fai qui?”
“Una sorpresa. Non sei sorpreso?”
“Lo sono. – Rispose onestamente Nick, aprendo gli occhi e ritrovandosi di fronte ad un azzurro un po’ più scuro del suo. – Sono anche molto felice.”
“Era questo il mio scopo.”
Le labbra di Brian si spostarono in alto, dall’orecchio accarezzarono tutta la guancia fino ad arrivare alla tempia, dove rimasero appoggiate per qualche secondo più a lungo. Venire lì era stata una pazza idea ma ora che erano vicini sembrava essere la cosa più giusta. E ormai Brian aveva abbandonato ogni remora nel comprendere come mai solamente quel ragazzo riuscisse a fargli sempre intraprendere delle pazzie, lasciandosi alle spalle restrizioni e buon senso.
Si staccò da Nick e dal divano, giusto quel poco tempo per girarci attorno e mettersi di fronte al ragazzo. Con un piccolo sorriso a curvargli la bocca, si sedette sopra le gambe di Nick mentre le mani andavano immediatamente a togliergli la giacca che aveva slacciato poco prima. Di reazione, le braccia di Nick si allacciarono attorno a quel corpo lì davanti mentre le mani si infilarono sotto la maglietta. “Niente canottiera? – Domandò maliziosamente. – Mi stupisci ancor di più.”
“Beh, ho pensato di risparmiare qualche attimo prezioso.”
“Molto astuto da parte tua.”
“Approvi?”
Nick si raddrizzò, annullando così quella poca distanza fra loro due. Mordicchiò quell’angolo di pelle fra orecchio e collo prima di far risalire le sue labbra alla ricerca della bocca di Brian. “Approvato senza ombra di dubbio.”
“Lo sospettavo.” Ribatté Brian. Fu poi il suo turno di catturare le labbra di Nick fra le sue, accarezzarle e tastarle come se fossero il frutto più proibito. E specie in quei momenti, in quelle occasioni in cui rubavano un po’ di spazio da dedicare a loro e loro semplicemente, quella verità non poteva essere più lampante: ciò che avevano, ciò che provavano, sarebbe stato definito proibito da molti. Ma era anche quello che rendeva magici i loro baci e le loro carezze, forse perché sapevano apprezzarne il loro essere speciali e il loro valore. Ne erano sempre a digiuno, dovevano farne a meno per così tanto tempo che quando finalmente ne avevano la possibilità, non ne sprecavano nemmeno una goccia, benedicendoli come acqua nel deserto per sopravvivere ancora un po’.
Si staccarono e, a sorpresa, Brian si spostò dalla sua posizione: si alzò in piedi e si diresse verso la porta, facendo scattare la serratura. “Così nessuno ci interromperà.” Ma poi, invece di ritornare da Nick, proseguì oltre, voltandosi solo per lanciare uno sguardo al ragazzo che continuava a fissarlo.
“Dove stai andando?” Gli domandò Nick confuso.
Con un’espressione maliziosa sul viso, Brian inclinò la testa verso la direzione dove stava andando. “A fare la doccia, ovviamente.”
“Come...?” Incominciò a domandare Nick ma ogni altra parola e rimasuglio di frase morì sulla sua lingua non appena vide Brian portare le mani sull’orlo della sua maglietta e sfilarsela dalla testa, gettandola poi con fare casuale di lato. Anche volendo, anche potendo, Nick non avrebbe potuto distogliere gli occhi da quel corpo: quella pelle che finalmente appariva poi scompariva dentro i jeans che ancora indossava, i muscoli tesi, le scapole messe in evidenza da quel semplice gesto di alzare le braccia. Ogni dettaglio era già impresso nella mente di Nick ma ogni volta non poteva fare a meno di osservarla come se fosse quella prima notte in cui Brian si era spogliato solo per lui e di come le sue dita avevano esplorato ogni centimetro. Ed ora, quella stesse pelle, era lì ad aspettarlo sulla soglia e non si meravigliò quando il suo stesso corpo si mosse verso di lei. Pochi passi, pochi metri, e le sue mani stavano già accarezzando le spalle seguendo la linea dei muscoli e delle ossa; i polpastrelli scivolano su quei disegni immaginari, creandone nuovi mentre brividi di piacere facevano tremare il corpo ad ogni suo passaggio. E mentre le sue dita scendevano, fermandosi sempre ai confini dei jeans, le sue labbra lambivano il collo, lasciando tocchi infuocati e marchiando a loro modo per ricordare che quella pelle era sua e che solo lui aveva quel speciale potere.
Brian non lasciò solo l’iniziativa nelle mani di Nick: si voltò, incrociando per qualche secondo lo sguardo del ragazzo prima di fargli alzare le braccia in modo da potergli togliere la maglietta che indossava. E mentre le dita di Nick continuavano il loro viaggio sul corpo di Brian, anche quelle del ragazzo presero l’onere di ricordare segni e linee su quella pelle. La temperatura attorno a loro si era alzata notevolmente e anche il tessuto dei pantaloni che entrambi indossavano ancora sembrava pesare il doppio, troppo stretti ed attillati attorno alle loro gambe.
“Non dovevi fare la doccia?” Mormorò Nick tra un bacio ed un morso.
I bottoni dei pantaloni vennero slacciati, il tessuto incominciò a scivolare via mentre le labbra di Brian seguivano quella scia per poi risalire e riservare lo stesso trattamento anche all’altra gamba. Le dita di Nick erano immersi nei suoi capelli, quasi come se potessero guidarlo in quel tragitto. “Chi ha detto che volevo farla da solo?”
“Risparmiamo acqua?”
“E tempo.” Ribatté Brian, rialzando il volto e ricatturando le labbra di Nick fra le sue.
“Allora... – Rispose Nick, mordicchiando il lobo dell’orecchio mentre le sue mani scendevano dalle spalle fino al fondoschiena, spingendo il ragazzo ancor più vicino a lui. - ... dobbiamo togliere qualche vestito.”
“E che cosa stai aspettando?” Le mani di Brian andarono a coprire quelle di Nick, spostandole e posizionale sopra al bottone dei suoi jeans. Senza un attimo di esitazione, le dita sciolsero il bottone, passando poi alla cerniera e guidando i pantaloni fin quando non ebbe liberato anche quegli ultimi centimetri di pelle.
Le dita di Brian si intrecciarono attorno a quelle di Nick ed insieme si spostarono verso la zona delle docce, infilandosi nella prima che trovarono. E non appena dall’alto incominciò a scendere l’acqua, non importava che fosse fredda o bollente perché fu come essere risucchiati in uno spazio temporale che apparteneva solamente a loro. Baci affannati si rincorrevano, si catturavano l’uno con l’altro prima di rendersi di nuovo liberi mentre il rumore dell’acqua che scendeva si portava via i loro gemiti di piacere, intrappolandoli in gocce che scivolano sulla pelle o che venivano assorbiti dalle mani che sembravano essere ovunque.
Fu come ritrovarsi anche se non si erano mai persi, fu come ritrovarsi in quel santuario dove l’unica cosa che poteva essere adorata era il loro amore, narrato sotto forma di contatti fisici e di un’intimità che sapevano che non avrebbero mai trovato con nessun altro. E quando ridiscesero da quell’apice che sapeva molto di paradiso, si ritrovarono l’uno sopra l’altro sdraiati sul pavimento, con l’acqua che colpiva ogni centimetro di pelle disponibile mentre l’eco dei loro respiri si rafforzava di secondo in secondo.
Brian si mise seduto, la schiena appoggiata contro il muro mentre Nick cercava a tentoni il rubinetto, riuscendo solo dopo qualche secondo a trovarlo e a chiudere l’acqua. Poi si voltò, la battuta pronta sulle labbra ma che ridiscese da dove era nata vedendo Brian davanti a lui: le labbra rosse e gonfie, i capelli scompigliati e bagnati e quell’espressione di totale estasi furono sufficienti a fargli crescere di nuovo il desiderio dentro di lui. Quel corpo, Brian, era la sua droga, l’unica sostanza di cui non sarebbe mai riuscito a farne a meno né a desidera di non averne bisogno. Aveva cercato, in un momento in cui il suo cervello decisamente non funzionava correttamente, a vivere senza toccarlo, senza sfiorarlo né essere dentro di lui; l’unica lezione che aveva appreso da quell’esperimento era che era stato come provare a vivere senza ossigeno: era semplicemente rimasto in apnea, viaggiato per giorni e situazioni senza mai gustarle appieno perché qualcosa dentro di lui mancava e la sua assenza faceva male tanto quanto una ferita mai rimarginata.
“Ehi, no. Non ci pensare nemmeno.”
“Che cosa?”
“Sai bene cosa. – Rispose Brian, facendo leva sul braccio di Nick per rialzarsi. – Non usciremo mai di qui.”
“E chi ha detto che sia una brutta idea?” Domandò Nick, scostando un ciuffo bagnato di Brian dietro l’orecchio.
“Beh, Nicky. Tieni quell’idea per quando saremo in albergo. Abbiamo tutta la notte.”
“Tutta la notte?” ripeté Nick, quasi troppo incredulo.  
Un bacio si posò sulla guancia destra. “Tutta..”
Il secondo volò sull’altra. “La...”
Infine, il terzo giunse alla sua destinazione. “... notte...”

 

 

*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

 

 


 

L’ultima volta che avevano controllato l’ora, la sveglia aveva segnato le tre. Era stato per caso, Brian in realtà stava cercando dove Nick aveva fatto volare la sua maglietta ed il suo sguardo era caduto sull’orologio.
Ma la maglietta e l’ora vennero presto dimenticate, con Nick che lo prese di peso circondandolo dal dietro e facendolo ricadere sul letto, chiudendo ogni altra via d’’uscita con le sue braccia e gambe. Anche se non ce n’era bisogno perché Brian non sarebbe mai sfuggito via; anzi, se gliene fosse stata data la possibilità, avrebbe rinchiuso entrambi in un luogo che poi sarebbe stato inaccessibile a tutti, lasciandoli così liberi di vivere finalmente il loro amore. E quando quel pensiero colpiva, forte come un pugno tirato all’improvviso, l’unica medicina era la realtà che, per quanto sfuggevoli fossero quei momenti, erano pur sempre più veri e più appaganti di quanto mai avessero potuto immaginare.
Erano pur sempre meglio di non averli mai avuti.
Ma la medicina migliore di quella malinconica tristezza era Nick, che con magia sapeva esattamente quando doveva venire in suo soccorso e sbrigliare fuori quella maglia stretta in cui si era tutto aggomitolato. A volte, lo faceva semplicemente con un sorriso, anche se si trovavano l’uno dalla parte opposta dell’altro; a volte e molto più spesso, lo faceva con quel metodo speciale di assorbirlo completamente con i suoi baci e le sue carezze, ricordi fisici di un mondo che era bello così, anche solo per qualche minuto rubato.
Un brivido, quella volta non di piacere, si insinuò nella sua pelle facendolo stringere ancor di più a Nick. La causa era un leggero fil di vento che si era alzato, scuotendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Non si ricordava quando ma, ad un certo momento, Nick aveva proposto di rimanere fuori sul terrazzo così avevano recuperato i materassi, cuscini e lenzuola e messo insieme un letto lì fuori, sdraiandoci sopra e rimanendo ad osservare quel soffitto così infinito e così meraviglioso. Perché niente era più bello di una notte d’estate, dove il cielo era limpido e le stelle erano dei punti luminosi che si riflettevano sulla loro pelle, giocando a mischiarsi con i raggi della luna.
E mentre si coccolavano, mentre le loro dita si stringevano l’una attorno alla sua compagna, una stella cadente apparve nel cielo, scomparendo poi dietro i tetti dei grattacieli.
“L’hai vista anche te?” Sussurrò Nick.
“La stella cadente? Sì.”
“Hai espresso un desiderio?” Domandò Nick in un sussurro mentre le sue labbra accarezzavano il collo.
“Sì. – Rispose Brian, voltandosi per un secondo e ricambiare quella carezza con un’altra sulla fronte. – Ho desiderato di poter rimanere così per sempre. Solo noi due.”
La potenza di quel semplice desiderio rese silenziosa la risposta di Nick. Sprofondò il viso fra i capelli di Brian mentre le dita del ragazzo lo cullavano verso il mondo dei sogni, anche se nessuno di quelli sarebbe mai stato come quella realtà che, anche se così rapida nell’apparire e scomparire, era più preziosa di qualsiasi altra cosa. L’ultimo pensiero fu rivolto a quella stella cadente a cui Brian aveva consegnato il suo desiderio e Nick pronunciò il suo, chiudendosi a riccio attorno al corpo del suo amante.
Desidero solo realizzare il suo.   

 

 

 

 

 









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Questa piccola one shot non è niente di che. :D Doveva essere un esperimento, il provare a scrivere qualche scena un po' più hot rispetto al mio standard ma non ci sono riuscita quindi... prendetela così com'è, qualcosa da leggere in una calda serata d'estate. :D
Cinzia

   
 
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