In lontananza un temporale si manifesta con rapidi lampi, come dejà vu a illuminare illusoriamente un cielo nero, stanco, melanconico, che per pochi istanti donano chiarezza per poi restituire lo stesso buio, lo stesso strazio, la stessa incertezza.
Questo cielo, tetto della nostre lacrime strappate all’orgoglio, alla vergogna di essere indifesi, dolci, rimarrà sempre distante, sempre irraggiungibile, incomprensibile nel suo subire tutto, senza fare cenni, se non, come noi, piangendo.
E poi un abbraccio di un amico, piangere abbracciati, combattendo insieme la stessa stupida avversione ad ammettere di essere fragili, rende indissolubile la bellezza di ciò che c’è oltre al pianto.