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Autore: aoko_90    24/08/2012    8 recensioni
Questa è una piccola One Shoot scritta di getto. Un'idea folle forse generata dal caldo afoso della giornata. Il nostro detective tra un pensiero e l'altro a causa di una vista/svista si troverà di fronte ad un intricato caso proprio l'ultimo dell'anno.. Se poi si parli di casi da risolvere o problemi di cuore, questo sta a voi scoprirlo..
Spero di avervi incuriosito almeno un po'..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il caso dell'ultimo dell'anno


31 Dicembre. Ore 17:00.

Passeggiava per le strade di Tokyo con lo sguardo rivolto verso il basso, non che l’asfalto suscitasse particolare interesse in lui ma era certamente un passatempo perfetto per esiliarsi da quella vita che trascorreva serena, ignorandolo, deridendolo e facendolo sentire più solo che mai. L’ultimo dell’anno. Rise. Quanti ricordi. Un anno prima, stesso luogo, stessa ora, passeggiava al fianco della sua migliore amica, poteva vedere il suo spettro accanto che lo guardava sbuffando divertita; sentire la sua dolce voce che cercava di attirare l’attenzione su di sè.
“Shinichi tua madre ha detto che questa sera sarà una festa indimenticabile, cosa credi farà di particolare?” Questo gli diceva la voce che riecheggiava nella sua testa. Lui l’aveva guardata annoiato, pensando che le sorprese di sua madre non erano mai positive, almeno per lui. Sorrise ancora, un sorriso amaro che sapeva di rabbia e nostalgia. E ora? Un bambino delle elementari passeggiava solo, aspettando l’arrivo della sera per festeggiare con quelli che da un anno a quella parte erano diventati i suoi compagni di avventura. Sorrise di nuovo, questa volta leggermente rasserenato. Nonostante le sue ben note abilità deduttive non riusciva proprio a decifrare il suo attuale stato d’animo. Provava nostalgia, nostalgia del suo corpo bello e atletico da 17enne ormai quasi 18enne, nostalgia per quella che era stata la sua compagna di giochi e che un giorno avrebbe voluto come compagna di vita, nostalgia della sua fama da detective liceale già noto, belloccio della scuola, campione di calcio, quel sentimento lo stava divorando. Nostalgia. Allo stesso tempo il suo cuore, se pur in modo lieve provava un moto di gratitudine nei confronti di quell’anno che giungeva al termine. Aveva portato con sé tre piccoli amici. Una forte alleata? No quel modo di apostrofarla non gli piaceva, non riusciva a definirla “ amica “ il legame che li univa era diverso, il termine esatto era sorella. Si Ai era questo per lui, una sorella. Per quanto odiasse le sue battutine e il suo continuo tentativo di ridicolizzarlo doveva inserire anche lui tra le note positive dell’anno. Heiji quello che a rigor di logica avrebbe definito un fratello. Ma prima di tutto, quello che rappresentava il suo più grande rimpianto e la sua più grande speranza. Ran. Si, era come se quell’anno gli avesse donato una nuova Ran, quella delle certezze, quella che nonostante la sua assenza continuava a dimostrare il suo totale affetto, era forte e sicura di quello che il suo cuore voleva, desiderava e bramava da tempo.

Due figure attirarono l’attenzione del piccolo interrompendo la scia dei suoi pensieri, attraverso i quali stava redigendo un invisibile resoconto dell’anno. Si alzò sulle punte per mettere a fuoco la scena che si mostrava dinanzi ai suoi occhi.
Una ragazza ed un ragazzo passeggiavano per le vie del centro. Ridevano, si punzecchiavano a vicenda, di tanto in tanto il ragazzo le cingeva dolcemente la vita per poi donarle un tenero bacio sulla guancia.  Tradimento, tradito, era così che si sentiva. La sua mente sveglia lo riportò a qualche ora prima.

“ Ran dove vai così di fretta stamane? Lo sai che è l’ultimo dell’anno vero? A comprare qualcosa per stasera?” aveva chiesto con fare speranzoso Kogoro.

Da quando si era separato l’ultimo dell’anno era diventato un giorno pesante e duro d’affrontare per il detective dormiente. Ogni anno a mezzanotte si isolava, impugnava il suo cellulare e attendeva. Fissava ardentemente quel monitor ed ogni minuto scandito dal nuovo anno faceva affievolire le sue speranze. Eri non sarebbe tornata, nemmeno quell’anno.

“ Papà esco un po’ con Sonoko per delle compere, questa sera siamo invitati dal dottor Agasa!” aveva risposto la sua amica visibilmente rossa in viso.


Già in quel momento aveva percepito qualcosa di strano, quel rossore.. perché mai arrossire per delle compere con Sonoko? Era stato sciocco, non aveva dedotto i fatti con logica. La sua mente lavorava freneticamente. Erano dei perfetti ingranaggi che ogni minuto elaboravano una possibile mossa e la relativa conseguenza. Causa- Effetto. Effetto- Causa.  
Decise di pedinarli, voleva udire le loro parole, entrare nella loro intimità come il piccolo Conan per poi sfruttare le informazione ottenute come solo Shinichi Kudo era in grado di fare. Era abile nel seguirli, aveva letto miriadi di romanzi gialli, aveva imparato bene il suo mestiere. Era in uno stato di semi follia, la sua mente in quel momento era poco lucida. Una voce che alle sue orecchie arrivava gracchiante, forse perché non provava un grande affetto per la sua proprietaria, lo distolse momentaneamente dalla sua “indagine”.

“Mi dici perché diavolo devi comprare quel coso per questa sera?” aveva esclamato una ragazza poco lontana.

Sonoko. Era sempre la solita. Si lamentava, si lamentava e quando aveva finito di lamentarsi.. si lamentava di nuovo. Si voltò curioso di sapere chi fosse il o la povero/a malcapitato/a di turno. Il suo cuore perse un battito, ed i suoi ingranaggi si fermarono per una frazione di secondo. Due Ran? Questo era impossibile. La ragazza osservava l’amica, e portava ancora quello strano rossore sul viso.

“Oh Sonoko devo comprarlo e basta!” aveva sbottato mentre con l’amica si allontanava prendendo una stradina secondaria.

Era confuso. Doveva risolvere il mistero della fine dell’anno. Questo diceva la sua mente. Alzò lo sguardo per individuare il suo obiettivo. Fu facile, per fortuna i due ragazzi si erano fermati ad osservare una decoratissima vetrina. Il ragazzo doveva essere alto all’incirca 1.75, aveva un fisico longilineo, dei capelli molto arruffati e degli occhi azzurri. Avrebbe scatenato l’invidia di molti, ma non la sua, ammetteva che era un bel ragazzo, ma nulla che potesse mettere in difficoltà il grande detective dell’est. La ragazza assomigliava in modo impressionante a Ran, ma con qualche difetto che sembrava essere stato posizionato volontariamente. Trattenne le risate, gli sembrava di essere di fronte ad un gioco. Trova le differenze. Si divertì a giocarci. Gli occhi della ragazza erano di una diversa tonalità di azzurro, i suoi capelli avevano dei riflessi differenti da quelli della sua Ran, oltretutto erano mossi e ribelli. La figura che stava attentamente studiando improvvisamente gli si parò davanti. Quello che era partito come il più tragico degli eventi si era trasformato in un divertente gioco nel quale era talmente immerso da non accorgersi che l’oggetto delle sue attenzioni si era visibilmente avvicinato.

“Piccolino va tutto bene? Hai perso la tua mamma?” la ragazza si era piegata sulle ginocchia per trovarsi all’altezza del bambino e gli aveva parlato con tono dolce. Aveva molto in comune con la sua Ran. Il ragazzo invece sembrava a disagio, spostava convulsamente lo sguardo da destra verso sinistra evitando di fissare gli occhi del bambino. Eppure quel tipo gli ricordava qualcuno, ma in quel momento non gliene importava molto, voleva andar via e risolvere il suo ultimo “caso” dell’anno, intitolato “il rossore di Ran”. Aveva salutato la strana coppia e poteva ancora distintamente udirli battibeccare:

Bakaito! Potevi essere gentile con quel bambino! Sbraitava la ragazza.

E perché mai Aoko? Non sono mica suo padre! Rispondeva annoiato l’altro.

Sorrise. Quei due gli ricordavano tanto qualcuno. Gli ricordavano tanto lui e la sua Ran.  Prese la strada imboccata qualche minuto prima dalle due ragazze e finalmente le raggiunse.

“Raaaaan.. posso venire con te?” Aveva esclamato come un perfetto bambino delle elementari.

La ragazza era visibilmente in panico alla vista del piccolo. Ma perché?

“ Ehi moccioso, sai che c’è..vieni pure tu dai.. forse tu riesci a decifrarla.. oggi è criptica!” aveva affermato Sonoko.

Quando voleva, senza saperlo, si rendeva utile. Ran alzò lo sguardo al cielo, si piegò sulle ginocchia come poco prima aveva fatto l’altra ragazza e sussurrò all’orecchio del suo finto fratellino.

“ Se ti faccio venire prometti di non dire nulla a Shinichi di quello che vedrai comprarmi?”

“ Promesso” fu la secca risposta. A volte era pessimo doveva ammetterlo, ma un caso era pur sempre un caso e lui come detective aveva il dovere di risolverlo.

Si fermarono di fronte ad un negozio, dal quale Ran venne fuori con del muschio. Muschio? Perché mai non vuole che io sappia che ha comprato del muschio. Pensava, rifletteva, ma non riusciva a darsi una risposta.

“ Ran siamo stati in giro tutto questo tempo per del muschio? Perché?” aveva chiesto l’ereditiera sull’orlo di una crisi di nervi.

“ E’ per questa sera, Shinichi forse verrà dal Dottor Agasa, e se questo dovesse succedere dirai che il muschio l’hai preso tu Sonoko, me lo prometti?”

“Ma perché?”

“ Sono la tua migliore amica?”

“ Ma certo!”

“ Allora promettilo!”

“Promesso Ran..”

Ran. Ora ricordo..

Il salone di casa Kudo era stato addobbato di tutto punto. Yukiko era all’apice della gioia. Aveva torturato non poco il figlio sulla sua vita sentimentale, facendogli puntualmente notare che aveva ormai quasi 17 anni e ancora non aveva baciato una ragazza in generale, Ran in particolare. Shinichi scocciato si era diretto verso la cucina nella speranza di trovare un po’ di sollievo dalla asfissiante presenza della madre. Camminava a testa bassa per non farsi notare e sulla soglia della porta andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.

“Ran!” aveva esclamato, entrambi avevano rivolto lo sguardo verso l’alto divenendo rossi in volto.

“ Lo sai che se due persone si incontrano sotto il vischio devono scambiarsi un bacio?” aveva detto il ragazzo preso da un improvvisa spinta di coraggio. Coraggio che non aveva la minima idea da dove arrivasse.

Ran si era limitata ad annuire con un cenno della testa, mentre il suo volto diveniva cremisi. Sentiva il ragazzo avvicinarsi, il suo profumo la stava inebriando, i rumori della sala sembravano improvvisamente svaniti, il suo stomaco sembrava in subbuglio, la gola le si era seccata, non aveva il coraggio di guardarlo, voleva ma non poteva. Un dolce bacio sulla guancia. Aveva sperato di più. Ma era pur sempre, anche se piccolo, un gesto d’affetto e di piccola audacia del suo Shinichi. Andava bene lo stesso, per quell'anno si sarebbe accontentata.

“Chissà.. forse quest’anno sarà più audace..” le parole della karateka se pur bisbigliate arrivarono forti e sicure alle orecchie di Shinichi.

“ Ran hai detto qualcosa?” aveva chiesto l’amica.

La ragazza aveva negato con un movimento del capo.

Oh Ran, se solo potessi.

*****

1 Gennaio. Ore 00:00.

Il telefonino vibrò, un messaggio. Mittente: Shinichi. Aprì il prezioso regalo che le era appena giunto.

“ Auguri Ran.  Avrei tanto voluto essere a quella festa con te, ma purtroppo un maledetto caso me l’ha impedito. Spero di essere stato comunque il primo.
Ps. Attenta al muschio, non vorrei mai che qualcuno completasse qualcosa che ho iniziato io l’anno scorso e che spetta a me di diritto. Sarai abbastanza brava da decifrare il mio messaggio?”

Sorrise. Il suo cuore iniziò a battere e le sue dita a pigiare i tasti del cellulare.

“Sarà tuo il primo, è una promessa. Auguri Shinichi
Ps. Sarai tu abbastanza audace da comprendere la mia risposta?”

 
  
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