Sono nella stanza della casa del genio, al secondo piano, davanti alla finestra. La tua stanza. Chiudo gli occhi. Ti immagino, voglio risentire il tuo respiro sul mio
collo, il mio battito che si fa più forte, come ogni volta che ti avvicini.
Voglio, ma non posso. Tu sei andato ad allenarti, per diventare
ancora
più forte. Ripenso alla nostra ultima conversazione, di non
più di 10 minuti fa, quando mi hai fatto quella richiesta così cattiva,
così pesante. Portarmi vai il mio adorato figlio. Ho provato a
ribattere. Quando il tuo sguardo si è indurito, mi sono arresa. Come
resisterti? Ti ho chiesti di trovarti un lavoro. Vana speranza. Inutile
tentativo per averti vicino. Sappiamo entrambi che non lo farai, ma
mi rassicuri, mi chiami tesoro. E io torno bambina. Tu hai lo
sguardo e lo spirito fanciullesco; io l’anima. Che vuole essere
protetta e consolata. E cerco di nasconderlo. Ma tu lo sai bene.
Sorrido da sola. Dopo tutto questo c’è stato silenzio intenso, diviso
da mille parole, quel silenzio di baci. La tu mano sulla mia spalla, le
mie dite intrecciate tra di loro. E il genio che ci guardava, pensando
a chi sa cosa. Poco importa. Mi lecco le labbra, alla ricerca di te, di
quel bacio morbido, fatto di lingue che si accarezzano e si cercano,
che non si vogliono staccare... Forse la tua partenza non avrà
ritorno.
Il mio sorriso si spegne. Troppo presto per dirlo. È come
mettere “fine” dopo un “c’era una volta”. In fondo, la nostra storia è
un po’ fiaba no? Tu sei l’eroe che parte per la battaglia, e io la tua
principessa che aspetta trepidante di rivedere la tua possente
figura. E io lo ero davvero una principessa, prima di sposarti e
abbandonare il palazzo dove abitavo. Una volta ti sei fatto serio e
mi hai chiesto se me ne fossi mai pentita. Ci siamo ritrovati
abbracciati
sotto la luna, mentre ti ripetevo no, no, no…e abbiamo
fatto l’amore, coperti di rugiada, segreti della notte, osservati da
divertite stelle, prima che un testardo sole ci ha baciati ancora caldi,
illuminando il prato e annunciando il risveglio di Gohan. Apro
leggermente gli occhi, assalita da un dolce tepore. Lo sguardo mi
cade in basso, su quello spazio davanti al mare, dove mi hai fatto
volare, con i gesti e con le parole, finalmente sano, con il cuore
pieno solo del mio amore. Sento aprire la porta. Muten si avvicina
chiamandomi piano. "Chichi... è forte quel ragazzo...alemno quanto te."
Mi sussurra quasi, e non trovo malizia nella sue parole. "Io non sono poi così forte..."
rispondo ironica. "Invece bisogna esserlo per fare la moglie, soprattutto se si è moglie di un sayan"
dice lui, saggio e
vecchio eroe, con sulle spalle tante avventure ormai inutili "DEL sayan"
lo correggo io "Quel sayan dormiglione e sempre affamato, quel sayan così bambinone ed ingenuo... quel sayan che mi ha fatto innamorare"
dico più a me stesa che al maestro, bisbigliando le ultime parole,
non troppo abituata a parlare liberamente dei miei sentimenti. "La moglie DEL sayan"
dice lui, marcando bene quel “del” e silenzioso
esce, lasciandomi con i miei pensieri. Il mio sguardo gioca con le
onde e accarezza il cielo, per poi posarsi sull’orizzonte, senza un
punto preciso, dove forse ci sei tu. Voglio il tuo ritorno, voglio il
nostro silenzio di passioni. "La moglie del sayan..." mormoro,
perdendomi nel loro suono che sa d’amore e di dolore, del peso
delle responsabilità, che voglio dividere con te, amore mio. E
queste poche sillabe navigano lontano, e provocano gemiti, e
resistono alle intemperie, non si arrendono, aggrappate una
all’altra, aspettando che si calmi la bufera, aspettando il tuo ritorno.
E io aspetto Goku. E allora vedrai di che pasta è fatta la moglie del
sayan.
Piccola e tenere one-shot sulla partenza di Goku per la stanza del tempo e dello spirito. Commenti, critiche e domande…soprattutto critiche, sono più che accettate, sono volute! No scherzo… in questo periodo ci sono poche storie sulla coppia Goku/Chichi, cercherò di rimediare. Un bacio a tutti!! Vostra, SonSara