[Annabeth/Percy]
 

NOTE:
Allora. *coff coff*

questa schifezza è dovuta da

un momento di pazzia, ed è più una bozza che altro, ma chiamiamola fan fiction.

È ambientata alla fine della caduta di Crono, in estate e bla bla.

Come tutte le cose che scrivo, non mi piace, ma ho voglia di pubblicarla because of reasons (il fatto è che sono masochista e ho voglia di sentire un 'fa schifo' da parte vostra).

Sono nuova del fandom (ho finito l'ultimo libro ieri l'altro), ma mi piace. 

Siete tutti bravi a scrivere qui ;_;.
Il mio Twitter è @danslips , seguo tutti indietro ewe
Se recensite vi do un biscotto :3.

 

 

La dedico ad Anna, perchè lei è Annabeth, e ha creato il titolo della storia,

mi vuole bene (credo), e mi sopporta/supporta. 

<3

(che professionista che sono. pft.)

 

 

"PERSEUS JACKSON"

Ero nei guai, ne ero consapevole.

Insomma, avevo fatto crollare uno dei muri esterni della nostra nuova casa.

Ora che ci pensavo, non era nemmeno la prima volta.

Ma che ci potevo fare? 

Era più forte di me. Dovevo per forza battere Tyson a quel gioco, o avrebbe gridato tutto il giorno 'Tyson ha vinto contro Percy! Tyson è il migliore', e non ne avevo molta voglia.

Così avevo fatto alzare l'acqua della fontanella vicino casa un po' più in alto, cercando di battere il record di Tyson, quando una voce mi fece distrarre, e quella montagna d'acqua si riverso con una forza potentissima sulla facciata della casa.

Dopo che era successo tante volte, Paul aveva irrobustito la parete, ma crollò lo stesso sotto tutto quel peso.

"Scusa mamma!" urlai di rimando.

Era al piano superiore, e, a giudicare dalle urla, si era accorta del rumore fracassante. 

Aveva urlato qualche altra cosa di rimando, ma non sentii perchè mi resi conto solo in quel momento di chi era la voce che mi aveva fatto distrarre.

"Annabeth"

Le corsi in contro sorridendo.

Era fuori dalla bassa staccionata che divideva il giardino dalla strada, coi i capelli biondi sciolti sulle spalle, e una maglietta nera che diceva tipo 'life begin now' o comunque qualcosa di molto stupido.

"Sei proprio scemo" disse lei, accennando al muro di casa.

L'acqua si era dissolta, e ora era rimasto un sottile strato di mattoni, mentre gli altri erano sparsi tutti intorno. 

"Non mi vedi da una settimana, e mi dici che sono scemo?"

Era vero: era andata in vacanza con suo babbo e la matrigna.

Per quanto avesse insistito, non avevo voluto andare con lei.

Insomma, sarebbe stato imbarazzante da dire a mamma. 

E poi non volevo che Atena mi trasformasse in un merluzzo.

"Cosa dovrei dire?" chiese stizzita. "È la verità"

Con un balzo saltò la staccionata, venendomi affianco.

"Anche io sono felice di rivederti" la schernii, prendendola in vita. 

"Sei proprio una Testa d'Alghe" affermò lei, unendo le mani dietro al mio collo.

Risi, felice di averla di nuovo qua.

"Non vuoi un bacio di bentornata da questa bella Testa d'Alghe?"

"Bleah, limonata di alghe"

E, ancora con il sorriso sulle labbra, cominciai a baciarla.

Dei, quanto mi era mancata.

Sarei stato a baciarla per tutto il tempo, se mia mamma non fosse scesa in giardino con un aria omicida stampata in faccia, e tanta voglia di urlarmi contro.