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Autore: AleH96    24/08/2012    3 recensioni
Quando alzai lo sguardo, vidi due occhi stupendi verdi che mi fissavano, quasi come se cercassero di leggermi nel profondo dell’anima.
"Tu non sei di queste parti, vero?"
“No, sono italiana. Da cosa lo hai capito, dalla mia orrenda pronuncia inglese?” dissi un po’ imbarazzata.
“No, la tua pronuncia è ottima. È solo che non capita di incontrare una bella ragazza come te, a New York, tutti i giorni.”
Okay, a quel punto ero davvero imbarazzata! Ero arrossita come un peperone e avevo tanta paura che lui lo avesse notato.
Ma da bravo cavaliere, mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Beh, grazie del complimento.”
“Ehmmm… Ale, possiamo andare? Se non ci muoviamo credo proprio che non mangeremo un bel niente, e il mio stomaco reclama cibo!”
“Arrivo! Scusami, ora devo proprio andare.”
“Beh, allora ci si vede in giro!” in quel momento Ilaria mi stava portando via per un braccio.
“Ma New York è gigantesca! È impossibile rincontrarsi!”
“Vorrà dire che ti troverò” disse facendomi l’occhiolino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ore 01:30 del mattino. Il cellulare inizia a squillare.
“Ma chi è che chiama a quest’ora del mattino?”
Penso ancora mezza addormentata, tra le coperte.
“Chiunque sia, deve essere almeno una questione di vita o di morte, altrimenti non la passerà liscia!”
Mi decido a rispondere, cercando il telefono a tastoni nel buio.
“Ciao Ale! Indovina dove mi trovo?”
“Ilaria? Perché diavolo mi chiami a quest’ora? Ti rendi conto che è l’una e mezza del mattino?”
“A scusa, mi ero dimenticata del fuso orario.”
“Fuso che? Ma di cosa stai parlando?”
 “Giusto! Non te l’ho ancora detto, mi trovo a New York, baby!”
“Co-cosa? E sei partita senza dirmi niente?”
“Eh sai, è stata una decisione presa proprio al volo! Comunque, per farla breve ti ho lasciato una busta nella buca delle lettere. Scusami, ma ora devo lasciarti! Ti chiamo più tardi! Leggi la lettera. Buona notte Ale, ti voglio bene.”
“Aspetta un attimo!”
TUH-TUH. Aveva messo giù. Tipico di Ilaria.
Ci conosciamo da una vita ormai, ma questa, New York! Non me la racconta giusta. Cosa mai le frulla in testa a quella ragazza? Lo so, è sempre stata avventurosa e impulsiva fin da piccola, come quella volta che si era arrampicata sul tetto di casa sua, ostinata a voler prendere il volo, fino a quando sono arrivati i vigili del fuoco e l’hanno convinta a scendere.
Ma in fondo è propria questa nostra diversità che ci ha sempre legato. Lei estroversa, io timida; lei che con la sua esuberanza ha sempre illuminato le mie giornate, io che con la mia semplicità ho calmato i giorni di “tempesta”, pronta a darle una mano per riportarla a riva. Non ho mai pensato che lei fosse solo un’amica, perché, per me è una sorella, la sorella che non ho mai avuto.
Ma ripensando a quello che mi aveva detto al telefono, il motivo (probabilmente l’unico) che poteva spingerla ad allontanarsi così, senza dare una nessuna spiegazione, c’era, e si chiamava Roland, un ragazzo che aveva conosciuto a Marzo e veniva, appunto, da New York. Si era trasferito qui in Italia per qualche mese con uno scambio culturale per conoscere nuova gente e imparare una nuova lingua. Era stato amore a prima vista, almeno secondo Ilaria, e, in effetti, insieme formavano una bella coppia, fino a quando lei è venuta a conoscenza che la stava tradendo con altra e naturalmente questo l’aveva distrutta, tanto che non parlò più con nessuno per qualche settimana.
“Ora basta fare supposizioni, devo assolutamente leggere quella lettera!” così mi precipitai al pianoterra.

Cara Alessandra,
lo so che non ti farà piacere ciò che ti sto per scrivere e che, probabilmente, ti metterai a urlare inveendo contro il cielo, ma non potevo non partire. Io lo amo. È più forte di me! Forse hai ragione tu, è stato un vigliacco a tradirmi, merito di meglio e non devo perdonarlo.
Ma amare, per me, significa anche perdonare. LOTTARE per i sentimenti che si hanno nel cuore. Perciò ho preso la decisione di partire. Quando l’ho detto ai miei genitori, non ci crederai, ma mi hanno appoggiato e hanno detto che momenti come questi non si hanno nella vita e, se non volevo rimpianti, sarei dovuta partire al più presto. Ma ora devo chiederti due cose: la prima – ti chiedo di accettare la mia decisione; la seconda – vieni con me! Come potrai notare, ti ho messo un biglietto per l’aereo dentro la busta. Vieni anche tu! E poi, i miei saranno molto più tranquilli sapendoti al mio fianco!
Dai, raggiungimi appena puoi.
 
Ti aspetto
 
Ilaria”
 
 
 
“Mamma, dov’è la valigia blu, quella che abbiamo usato per andare al mare l’estate scorsa?
Mamma? MAMMAAA???”
Okay, qua lo ammetto e qua lo nego: la lettera di Ilaria mi aveva davvero commosso! Sarà perché ero mezza addormentata o perché sono la solita romantica, ma non l’avrei mai lasciata sola, per questo stavo urlando a squarcia gola a mia mamma, volevo prendere il primo volo per New York e raggiungerla. Quanti, poi, avrebbero avuto il coraggio di mettersi lo zaino sulle spalle e partire per andare dall’altro capo del mondo, solo per dire a un ragazzo che lo ami nonostante tutto quello che ti ha fatto passare?
“Io no” fu la risposta di mia madre.
“Lo so, da una parte la penso come te, ma dall’altra, ragazzi, se ne vale la pena, perché no?
“Ah piccola mia, siete ancora troppo giovani per queste cose!”
“Ma mamma, tu hai conosciuto papà alla nostra età!”
“Sì, ma è una cosa totalmente diversa.”
“Ma se una volta sei scappata di casa per una fuga romantica, e il nonno, non appena il papà ti ha riportato a casa, si è messo a inseguirlo per tutto il giardino puntandogli il fucile da caccia!”
“Sì, ma io e tuo padre ora siamo sposati e abbiamo tre bellissimi figli.”
“E questo cosa centra? Dai una possibilità all’Ila, chissà, magari sarà fortunata come te!” le dissi facendo gli occhietti dolci per colpirla e convincerla a lasciarmi partire.
“E va bene, mi hai convinto! Vai e tienila d’occhio. Ma non farmi restare in pensiero.”
“Grazie mille mamma! Non sai quanto mi rendi felice!” le risposi quasi in lacrime, cingendole le braccia al collo.
 
“Avvisiamo i gentili passeggeri che il volo diretto Milano - New York sta per atterrare, per tanto si consiglia di allacciare le cinture durante la fase di atterraggio”
Il volo mi era parso meno lungo del previsto, considerando che per la maggior parte di esso ho dormito tutto il tempo! Comunque, mancava poco. Ancora qualche metro e avrei aiutato Ilaria nella sua impossibile ricerca.
 
“Ale! Sono qui!”
“Ilaria!”
Sembrava passata un’eternità dal nostro ultimo incontro, perciò, come ogni ritrovamento che si rispetti, la solita rincorsa l’una verso l’altra era d’obbligo.
“Allora, che mi racconti di bello? Hai chiarito le cose con Roland?”
“Non ancora, aspettavo che arrivassi te e poi ci saremmo messe alla ricerca insieme.”
“Ottima decisione. Ma cosa ne diresti di fare un po’ di shopping terapeutico prima? Non vorrai presentarti vestita così, quando vi rincontrerete!” e la squadrai divertita, per sdrammatizzare un po’.
“D’accordo, almeno questo te lo devo! Certo che non ti smentisci mai, sei la solita spendacciona!” disse mostrandomi la lingua.
E in effetti, mi conosceva proprio bene: “Paese che vai, negozi che trovi” era il mio motto.
Mi limitai a fare spallucce sapendo che sarebbe stata una lunga giornata e ci incamminammo all’uscita dell’aeroporto, ignare di quello che il futuro ci avrebbe riservato.
  
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