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Autore: Giuls Koshka    24/08/2012    2 recensioni
Roderich Eldenstein e Gilbert Beilschmidt. Apparentemente agli antipodi, ma con una cosa in comune: entrambi innamorati di Elizabeta, la bella e dolce Ungheria.
Lei chi sceglierà? Ascolterà ciò che vuole la mente, oppure deciderà di seguire ciò che le dice il cuore?
Dal secondo capitolo:
“Per favore non piangere” Italia era sulla porta e mi guardava con gli occhioni sgranati, anche lei con le lacrime agli occhi. “Se piangi tu, piango anche io, Eliza-chan”.
“Tesoro, no, non farlo! Io sono solo un po’ triste perché, ecco, mi manca un mio amico”.
“Anche a me manca tanto Sacro Romano Impero” nuove lacrime le rigarono il volto. “Ungheria, io non posso rivedere il mio amico, ma forse tu puoi. E, se puoi, fallo. Fallo, perché non c’è niente di più triste di perdere qualcuno a cui tieni. Io lo so.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1.Sono qui ora, sarò qui ogni volta che avrai bisogno di me.

Girai la chiave nella toppa del lussuoso cancello della mia nuova casa. Ero stata via per più di due ore, e certamente Roderich mi aspettava impaziente. Lo immaginai: gli occhi semichiusi, seduto elegantemente sul divano, bellissimo, che lisciava le pieghe inesistenti del suo vestito.
Qualcosa, sulla panchina accanto a me, catturò la mia attenzione. “Gilbert” quasi sputai il suo nome. “Che diavolo ci fai qui?”. Non rispose. Prussia, l’ uomo dallo smisurato ego, privo di umiltà, odioso, maleducato, spavaldo, ora si mostrava quasi un'altra persona. Guardava a terra, e nei suoi occhi non lessi il consueto orgoglio,  ma solo una grande tristezza. “Gilbert” ripetei con più dolcezza “che succede?”. Avrei dovuto fregarmene, andare a casa, lasciarlo lì. Ma non riuscivo a fingere che non mi importasse nulla di lui, era più forte di me.
“Succede che oggi sono più meraviglioso del solito, ecco cosa” ora riconoscevo Gilbert. Ma, nonostante le sue consuete maniere , lo sguardo era sempre triste e il suo tentativo di ingannarmi non era riuscito. Non poteva pensare di darla a bere a una delle persone che lo conosceva meglio.
“Non mentirmi, con me non funziona. Non ho molto tempo da perdere quindi non fare i tuoi stupidi giochetti e arriva al punto” le mie parole erano dure, ma ero davvero in pena per quell’ uomo all’ apparenza odioso, ma che sapevo capace di sentimenti che non tutti potevano provare.
“Vattene, allora. Va da lui, forza. Corri dal tuo damerino musicista. Siete proprio una bella coppia, sai? Due perfetti idioti” il disprezzo nella sua  voce mi fece sussultare.

“Non osare offendere Roderich, non ti ha fatto niente”.

“Mi ha rubato un’ amica!” urlò stringendo i pugni tanto forte da farsi sbiancare la nocche. Quelle parole sembravano averlo svuotato delle energie e si accasciò contro lo schienale della panchina, di nuovo con gli occhi bassi e tristi di quando l’ avevo incontrato.
“Oh no, Gilbert, tu non mi hai affatto persa. Io sono qui ora, sarò qui ogni volta che avrai bisogno di me” lo sussurai dispiaciuta, con le lacrime agli occhi. Dicevo di disprezzarlo tanto e lui invece si struggeva pensando di avermi persa. Ero stata stupida e infantile.
“Elizabeta, sai benissimo che non è così, perciò lasciami in pace. Troverò qualcun altro che voglia venire con me a caccia. Infondo, non sei neanche tanto brava”. Si alzò e, senza aggiungere altro, andò via. Rimasi attonita guardandolo mentre si allontanava. Era sempre così con lui. Era lunatico, dispettoso e metteva se stesso davanti a tutto. E io, che perdevo tempo a pensarci, ero un’ idiota.
Entrai finalmente in casa, ancora un po’ scossa. Dalla cucina sentivo canticchiare Italia una delle sue stupide canzoni sulla pasta.
Una mano mi afferrò il polso e, da dietro, qualcuno si avvicinò, baciandomi sul collo.
Oh, Roderich.
 

  
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