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Autore: Naitomeru    24/08/2012    1 recensioni
Cavalieri imperscrutabili, terribili draghi sputa fuoco e piedi congelati: tre pezzi tratti da tre vite unite da due occhi color del quarzo rosa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reim Lunettes, Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I meravigliosi occhi.

 

 

Sedeva sotto il suo albero preferito, un grosso noce secolare largo almeno cinque volte sé stesso. Teneva le mani in grembo, intrecciate sopra un libro di poesie che aveva preso in prestito dalla biblioteca della magione per passare il tempo.

Il tempo, il lungo e inutile tempo che trascorreva in quel luogo, i giorni passavano e non sapeva più se era inverno o estate. Beh, dal tiepido calore proveniente dal timido raggio di sole che gli lambiva la gamba, dedusse che non era inverno. Primavera, magari.

Appoggiò la testa al tronco, lasciando vagare lo sguardo tra le fronde dell'albero, che nascondevano alla sua vista gran parte del cielo. L'altra parte era nascosta dalla benda che aveva sull'occhio sinistro. Non che se non ci fosse stata sarebbe stato un granché meglio, pensò con auto ironia, dato che l'occhio sinistro non era più al suo posto.

Doveva ancora abituarcisi del tutto; certe mattine si svegliava e, guardandosi allo specchio, si spaventava di sé stesso credendo di essere ancora in un incubo. Poi, appena gli entrava un po' di sale in zucca, quando connetteva con il resto del mondo, gli tornava in mente tutto come torna su per la gola un pasto indigesto. A volte davvero gli veniva da vomitare, comunque.

Sentì qualcosa toccargli il braccio, e non appena si girò si trovò davanti due enormi occhi color del quarzo, brillanti quasi fossero una costellazione in un universo di petali di ciliegio e profumo di rose.

I meravigliosi occhi si assottigliarono divertiti alla sua espressione persa, e quando si resero conto che l'oggetto di loro interesse non si sarebbe mosso da solo, due manine candide evidentemente al loro servizio gli scuoterono il braccio. Kevin continuò a guardare i meravigliosi occhi, questa volta però con la consapevolezza di star guardando nientepopodimeno che lady Sharon, la piccola peste.

Distolse lo sguardo con un sospiro e adagiò nuovamente la testa sulla corteccia del noce, ignorando volutamente i richiami della piccola.

“X-Xerx niisan..! Perché mi ignori!”, riprese a scuoterlo, a allora lui si alzò, facendole perdere l'equilibrio e finire con le mani a terra. Stette un attimo a guardarla, per accertarsi che non si fosse accidentalmente ferita in quella piccola caduta – Shelly, la madre di Sharon, l'avrebbe sicuramente ucciso se avesse saputo che per colpa sua Sharon si era fatta male, e quando vide lo sguardo della bambina trovare nuovamente il suo con un luccichio di determinazione, una seconda modalità ai meravigliosi occhi, si voltò e cominciò a camminare lentamente.

Come previsto, la bambina lo seguì, standogli dietro a pochi centimetri di distanza. Kevin si fermò, facendo sbattere la piccola Sharon addosso alla sua schiena, ma, prima che potesse appendersi a lui o tirargli un pugno diretto alla spina dorsale, si era già spostato in avanti con un balzo, e la bambina aveva perso nuovamente l'equilibrio. Come pensava, aveva avuto l'intenzione di tirargli un pugno.

Rimase a guardarla, mentre si alzava di nuovo con il solito sguardo, scattava in piedi e gli correva addosso. Kevin prese a correre a balzi, le mani appoggiate ai fianchi, non riteneva la bambina un avversario degno di sforzo.

Era girato ora di schiena, guardando la bambina con l'espressione piatta di sempre, mentre saltellava all'indietro inseguito dalla piccola che, senza dire una parola, lo rincorreva a volto serio.

Fu allora che inciampo' in un bastone non visto, perse l'equilibrio ma non rovinò a terra. La bambina, notato la perdita di concentrazione dell'altro, gli fu subito addosso, facendolo cadere con l'aggiunta del proprio peso all'ostacolo ai piedi dell'uomo.
Kevin si ritrovò a terra, e subito si alzò sui gomiti per trovarsi la piccola Sharon seduta a cavalcioni sopra il suo addome, un ghigno infantile di vittoria si era aggiunto ai meravigliosi occhi. Sbatté la mano contro il suo petto, sogghignando tra sé.

“Xerx niisan, ti ho preso!” Kevin tacque, rimase a guardarla.

Il ghigno di Sharon si trasformò presto in un'espressione perplessa nel notare la mancanza totale di reazioni da parte del suo “compagno di giochi”.

Kevin tornò a stendersi a terra, portando le braccia sotto la testa, l'occhio chiuso. La piccola Sharon gli gattonò sopra, guardando attentamente il suo volto come aspettando qualcosa.

Quel qualcosa non tardò a farsi sentire.

“Principessa, avete sconfitto il vostro cavaliere.”

Kevin non udì risposta alcuna, così socchiuse l'occhio vermiglio per sbirciare il mondo di fuori.

I meravigliosi occhi avevano preso vita di nuovo, brillavano e brillavano di stupore e gioia, stelle cadenti di quarzo e topazio.
“Xerx niisan... sei il mio cavaliere?” Kevin trasalì, aveva parlato senza pensare.

“N-no, lady Sharon, non intendevo--” la bambina non lo ascoltò, si alzò e prese a saltellare intorno a lui, vorticando aggraziatamente e ridendo, cantando una melodia che solo un bambino è in grado di intonare, parole felici al vento.

 

Can I...

 

Si alzò da terra, si inchinò esageratamente di fronte alla piccola Sharon e raccolse due bastoni, non troppo grossi e non troppo lunghi. Ne lanciò uno al giovane Reim, il quale emise un grido soffocato di protesta, prendendolo alla meglio (Non lanciarmi bastoni addosso, tu! E se mi avesse colpito!?). Si sistemò gli occhiali sul naso e guardò Xerxes come se fosse stato l'essere più meschino del mondo, cosa peraltro assai vicina alla realtà, nell'universo ristretto di un ragazzo sui tredici anni.

“Osservi, principessa Sharon, il cavalleresco sottoscritto sconfiggerà per voi questo malvagio drago sputa fuoco!” annunciò solenne Xerxes, ghigno in volto e “spada” alta. Lanciò una breve occhiata nella direzione della piccola Sharon, dove i meravigliosi occhi lo guardavano divertiti.

“Qu-quante volte devo ripeterti che non sono un drago!” sbraitò Reim indignato, parando il primo colpo sferrato dal cavaliere. Quest'ultimo, mano dietro alla schiena e spada dritta in avanti, lo guardò, sogghignando.

“Suvvia, signor drago, non faccia il difficile.” affondò nuovamente, Reim parò ma perse l'equilibrio, si sbilanciò e Xerxes ne approfittò per sferrargli un attacco laterale, diminuendo però la forza all'impatto.

“Ahia!” Reim si lamentò, e non lasciò il tempo a Xerxes per rispondergli che gli fu addosso, brandendo colpi alla cieca, guidato dal puro istinto. I lunghi capelli del cavaliere danzavano in aria seguendo i suoi movimenti, mentre schivava e parava gli attacchi del drago senza mostrare segni di difficoltà.

Ad un certo punto Xerxes fendette l'aria verso l'alto, disarmando il giovane Reim. Il drago lo fissò, l'espressione tra lo stupore e la rabbia, e il cavaliere alzò pronto il braccio per ripararsi dalla fiammata che stava per uscirgli dalle labbra. Reim gli si scagliò contro, spada o non spada, aggrappandosi con tutte le sue forze mentre lui cercava di staccarselo di dosso, si spinse in avanti e gli fece perdere l'equilibrio. Sentì il rumore del bastone cadere a terra, poi un verso irritato da parte di Xerxes e presero a rotolare.

Prima che potessero rendersene conto, stavano precipitando lungo la collina, in un groviglio di arti, foglie e urla del giovane Reim.

Finalmente, si fermarono, stesi a terra uno accanto all'altro, sporchi di fango e foglie da capo a piedi e coperti di graffi. Scoppiarono a ridere, senza preavviso, Reim tirando pugni alla cieca per colpire il braccio di Xerxes. Quest'ultimo sentì chiamare, si girò faticosamente su un fianco e osservò la principessa mentre correva giù per la discesa, una macchia rosa in contrasto con il verde smeraldo dell'erba, tenendosi le gonne con le mani, i meravigliosi occhi oscurati dalla preoccupazione.

Giunse in mezzo a loro e subito si accovacciò, tastandoli mentre ancora ridacchiavano.

“Siete due sciocchi.” disse, guardando entrambi con un cipiglio tra le sottili sopracciglia. Sbuffò, cominciando a togliere le foglie dai capelli dei due, mentre cercavano inutilmente di calmare le risa. Una di quelle risate isteriche che colpisce all'improvviso.

Break la guardò, sorridendo. Era ancora raro vedere un sorriso da parte del suo cavaliere, e ogni volta le si scioglieva il cuore, felice di vederlo sorridere dopo tutti i giorni passati nell'oscurità.

Break le prese la mano, che gli stava staccando una foglia secca dal ciuffo, e se la portò alla bocca.

“Principessa, mi dispiace deludervi ma il drago è ancora vivo.” Ridacchiò sul dorso della sua mano, facendola ridere a sua volta, i meravigliosi occhi contenti e brillanti.

Reim aprì bocca per replicare, ma Break lo precedette e si rizzò a sedere.

“Dietro di voi, principessa!” prese Sharon tra le braccia e schizzò lontano, portando la sua protetta lontano dal pericolo. La principessa squittì di stupore, ridendo insieme al suo cavaliere e aggrappandosi a lui, mentre il drago infuriato li rincorreva rivendicando il suo onore.

 

stay by...

 

Il sole era accecante, si girò su un fianco e socchiuse l'occhio vermiglio, gli steli d'erba gli solleticarono il viso. Mise a fuoco lo sguardo, concentrandosi sul pallore della guancia poco lontano da sé, una macchia rosata sull'azzurro del cielo. Osservò le ciglia dorate, lievi sulla pelle candida e brillanti, sembravano essere state intagliate da un esperto orafo per far da decorazione ad una statua marmorea. Le sue palpebre si mossero appena, e in un attimo si trovò immerso nei meravigliosi occhi, di un rosa scuro e languido, un profondo abisso in cui era piacevole perdersi.

Rimase a fissarli, quasi fossero un oggetto raro, prezioso. Anche loro ricambiarono il suo sguardo, riflettendone il rosso fuoco, velato ma candido.

Immobili, incantati.

Una mano, minuta e fresca, circondò la sua. Senza pensarci avvolse le dita attorno alle altre, racchiudendole in una calda stretta.

“Sharon, hai le mani fredde. Vuoi rientrare?” il silenzio tra di loro era ora stato colmato dalla sua voce roca, ancora impastata dal sonno. Cominciarono a sentire nuovamente il canto degli uccelli, il frinire delle cicale, il respiro del vento, il loro respiro.

L'incantesimo si era incrinato, le pallide gote di Sharon si tinsero di rosso, i meravigliosi occhi fremettero, ma nessuno dei due si mosse.

“No, non sento freddo. Restiamo ancora un po'.” rispose, quasi in un sussurro.

“S-si sta bene qua fuori.” si affrettò poi ad aggiungere, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla calamita rossa, quasi che potesse leggerle la mente senza alcuna difficoltà.

Break sorrise al suo imbarazzo infantile e si rizzò a sedere, senza mollare la presa alla mano. Lasciò vagare lo sguardo, poi Sharon si alzò sul gomito per sederglisi accanto e lui la aiutò, prendendo entrambe le mani e tirandola verso di sé.
Sederono in silenzio, la mano di Break sopra quella di Sharon nel vano tentativo di trasmetterle calore. Stava cominciando a preoccuparsi per la sua salute, e gli passò per la mente l'idea balorda di caricarsela di peso e portarla nella magione e avvolgerla tra le coperte... che idiota.

La linea della bocca gli si incurvò in su, in un ghigno che cercò di reprimere per non far capire a Sharon che un'idea delle sue si era appena fatta strada nella sua mente piena di congetture.

Si schiarì la voce, poi si voltò verso Sharon, prendendo la sua mano gelida tra le sue. Se la portò alla bocca e finse un'espressione preoccupata,
“My lady Sharon, le vostre mani sono scandalosamente gelide, temo che se il sottoscritto, in quanto vostro cavaliere, non prende in mano la situazione, rischiate di ammalarvi.”, annunciò solenne con un tono esageratamente nobile, osservando soddisfatto l'occhiata stranita che gli stava rivolgendo Sharon.

“Sapete, dicono che se i piedi sono freddi, anche il resto del corpo lo è, il che non giova alla vostra salute... se permettete.” Disse, spostando lo sguardo verso i piedi della ragazza. Allungò una mano e, lesto come un orso che agguanta un salmone, le prese il piede, attirandolo verso di sé e cominciando a togliere la scarpa, il cipiglio ora cambiato nel ghigno che cercava prima di trattenere, ogni sforzo dimenticato mentre sfiorava le gelide dita con le labbra.

Sharon arrossì completamente, i meravigliosi occhi di dilatarono per la sorpresa. Dopo un attimo di smarrimento emotivo si riscosse e sferrò un calcio a Break, riuscendo però solo a sfiorargli il petto. Si dimenò, allora, e schizzò in piedi, allontanandosi. Gli gettò un breve sguardo indignato, le guance ancora rosse e i pugni stretti, per poi avviarsi a grandi passi verso la magione.

“Idiota!”, gridò al vento, e Break si chiese se lo stesse dicendo a lui o a sé stessa. Magari ad entrambi.

La guardò allontanarsi, rigirandosi tra le mani la scarpa e ridacchiando allegramente tra sé: missione compiuta, era riuscito a farla rientrare senza doverla trascinare di peso.

Ora però doveva affrettarsi a raggiungerla, camminare scalzi sull'erba non è il massimo... e in più rischiava di rimanere chiuso fuori tutta la notte per vendetta.

your side?

 

 

 

 

 

Naito's corner.

 

Fluuuff.

Mh, la terza storia ce l'avevo in mente diversa, poi però non mi ricordavo più come volevo farla finire ed è uscita sta roba.. forse era meglio un po' più angst, mh.

In ogni caso.. Rainsworth trio è sinonimo di fluff, accidenti. Nell'ultimo pezzo i due sono cresciuti(?) e manca Reim-san, ma non sapevo come infilarcelo. Magari nel prossimo fluff. u-u

Ah, negli avvertimenti c'è scritto Missing Moments.. stavo pensando se metterlo o no, ma quando ho provato a toglierlo non ci sono riuscita. .w.

E per quanto riguarda la frase in corsivo.. beh, perché no?

Spero sia almeno decente, grazie per aver letto fino a qua e grazie a chi recensirà – se ci sarà qualcuno che lo farà.

Naitomeru.

  
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