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Autore: BloodySeras    08/03/2007    4 recensioni
Alucard e Seras: maestro e alunna, creatore e creatura, peccatore e innocente. E poi? Possibile che non vi sia nulla di più? Leggete per scoprirlo.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti amo. E’ così sbagliato? E’ davvero sbagliato essere innamorati del proprio mentore, del proprio creatore e Maestro? E se lo è, perché? Dov’è il mio errore, il mio peccato? Non me lo spiego. Eppure tu mi hai detto che non dovrei, che è meglio di no. Ma io non riesco a trovare una ragione valida. Non trovo motivi per cui dovrei spegnere questa fiamma che mi arde dentro. E anche se volessi non ci riuscirei. E’ consumante, è logorante, mi lacera. Eppure non riesco a farla morire. Non riesco e non voglio estinguerla, poiché forse in fondo mi piace sapere che potrò tenere il tuo ricordo sempre con me. Quando mi addormento al mattino, quando mi risveglio e persino quando sono in missione, il pensiero di te mi rassicura. Mi fa sentire meglio sapere che nonostante i tuoi modi discutibili, tu alla fine ci sia. Che, a modo tuo, vegli su di me. Anche se appartieni a lei, anche se di me non hai molta stima. Anche se a volte mi rimproveri del mio attaccamento alla mia parte umana, che tu consideri una cosa da dimenticare, da scordare: dovrei superare i miei stupidi ricordi e le mie false speranze di redenzione. Forse hai ragione, eppure non ci riesco. Per te sono debole, no anzi, non sono solo debole, sono un vampiro debole. A volte vedo il tuo sguardo, e nei tuoi occhi leggo disappunto, delusione. Sono proprio solo una bambina capricciosa, che non sarà mai degna di un tuo sguardo da pari, di un tuo sguardo di stima o apprezzamento. Di affetto poi, manco a parlarne. Io sono solo il tuo giocattolo dopotutto. Sono stata creata perché tu potessi giocare con me, cercando di far ingelosire lei. Perché alla fine è solo a lei che il tuo cuore appartiene. Lo so, lo sento, mio maestro, mio padrone: io sono un mero giocattolo che ti serve per arrivare a lei. Una bambola, un fantoccio nelle vostre spire di bugie e illusioni. Io sono tua, ma tu non sarai mai mio. E’ questa la cruda, triste e amara verità. Ma se questo è l’unico modo che ho per starti vicino, lo accetto. Mi hai chiesto perché non ho bevuto il tuo sangue: perché così non avrei più nulla che mi lega a te. Nulla. E così dovrei lasciarti, andarmene alla scoperta di un mondo che senza di te non avrebbe lo stesso senso. Che senza di te tornerebbe a essere vuoto e freddo, come quando morirono i miei genitori e mi mandarono all’orfanotrofio. Ho paura, Alucard. Non voglio ritornare sola come un tempo. Non mi lasciare, in questa mia nuova non- vita sei tutto ciò a cui posso aggrapparmi. Non so nulla, non mi abbandonare. Non ti liberare di me così presto; perché lo so che lo vuoi in fondo, ma ti prego, anche se sono penosa come vampiro e non valgo manco un millesimo di un solo millimetro della pelle di Integra, ti scongiuro: non lasciare che io mi avventuri in questa oscurità tutta sola. Non pretendo nulla da te; vorrei solo che continuassi ad esserci, come adesso. Voglio continuare a vederti, perché la tua sola vista mi ridona le forze e al contempo me le toglie. Mio amato Maestro, io sono tua e solo tua: e sarà così per sempre, per tutta l’eternità.
  
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