One Day...
Un raggio di sole tagliò
l’oscurità attraverso uno spiraglio nelle tende e
James Owen Sullivan si svegliò come di consueto. Come
d’abitudine si vestì,
scese a far colazione – tre toast generosamente imburrati e
spalmati di
marmellata – poi si recò in bagno per lavarsi
denti e faccia. Dopo essersi
passato velocemente una manata di gel nei capelli ormai da molti anni
tinti di
nero era pronto per iniziare la giornata.
Spese qualche secondo per rimirarsi nello specchio, mentre un sorriso
radioso
gli sbocciava sul viso, rendendo brillanti i suoi occhi azzurri come il
cielo
sereno in una giornata d’estate: c’era un nuovo
album da registrare!
Uscì di casa per avviarsi verso quella di Matt, il cantante
della band di cui
faceva parte, nonché suo migliore amico.
Era davvero un giorno splendido: l’aria era limpida e non
c’era neanche una nuvola ad ingrigire il celeste del cielo
sopra Huntington
Beach.
Lungo il tragitto si godette la tiepida luce del sole sul viso.
‘Però! Oggi è
decisamente caldo per essere fine dicembre!’
rifletté Jimmy tra sè e sè.
‘Beh, meglio così.” Concluse sorridendo,
mentre muoveva gli
ultimi passi verso l’abitazione di Matt.
Chissà perchè, ma oggi si sentiva particolarmente
euforico.
Bussò forte sulla porta di casa Sanders e, appena
l’amico gli aprì, lo salutò
gioioso “Ehilà, fratello! Pronto per iniziare ad
incidere oggi?”
Il frontman non ricambiò il saluto, ma rimase impalato a
fissarlo, la bocca
aperta senza che ne uscisse alcun suono, gli occhi spalancati dallo
stupore.
Era molto pallido.
”Oh? Che ti succede, Matt...?” domandò
Jimmy, preoccupato da quella reazione
decisamente insolita.
”Io... Niente.” Rispose Matt dopo un attimo di
esitazione “E’ sempre bello
vederti, Jimbo!” disse, con un sorriso affettuoso, mettendo
in mostra le fossette
agli angoli della bocca.
Fece poi per abbracciarlo, ma si avvicinò a lui molto
lentamente, come se
avesse timore di toccarlo. Quando però le dita del cantante
sfiorarono le
braccia tatuate del suo batterista, improvvisamente lo strinse a
sè molto molto
forte.
”E-ehi! Così mi stritoli, bestione!”
protestò Jimmy ricambiando l’abbraccio e
sorridendo meravigliato dal comportamento inusuale dell’amico.
”Scusami... E’ che sono davvero felice di vederti,
Jimmy...” mormorò il
cantante adagiando la testa sulla sua spalla.
”Uh? Ma se ci siamo visti solo poche ore fa!”
obiettò “Sì, alla festa a casa di
Zacky ieri sera!”
A quelle parole Matt sussultò e lo strinse ancora
più forte.
Passarono almeno due minuti in quel modo, fermi, abbracciati
nell’ingresso.
Jimmy iniziava a sentirsi leggermente in imbarazzo.
”Guarda che puoi anche lasciarmi adesso, eh!” gli
disse ridendo “Non sparisco
mica!”
”Hai ragione, perdonami Jimbo...” rispose il
frontman, sciogliendo lentamente
l’abbraccio e staccandosi da lui con riluttanza. Jimmy si
accorse che aveva gli
occhi un po’ lucidi.
’Certo che Matt oggi è proprio strano.’
Pensò, ma decise di non chiedergliene
il motivo: sapeva che il suo migliore amico gliene avrebbe sicuramente
parlato,
appena se la fosse sentita. Era sempre stato così tra loro
due: si sostenevano
a vicenda senza avere mai bisogno di chiedersi il motivo e si aprivano
l’uno
all’altro solo quando era il momento giusto. E questa era una
cosa che uno
spirito libero come Jimmy adorava della loro profonda amicizia.
Con la coda dell’occhio notò una macchia scura sul
dorso della mano destra di
Matt: a prima vista sembrava un Deathbat, ma non ne era sicuro,
poiché non era
riuscito a vedere bene.
“Oh! Hai un nuovo tatuaggio?” chiese indicandolo
“Ma quando
l’hai fatt-“
Non fece in tempo a terminare la domanda che l’amico aveva
già nascosto la mano
infilandola nella tasca dei jeans.
”Ah... No, aspetta Jimmy! E’ una...
sorpresa!” rispose visibilmente a disagio,
cercando di evitare che il suo sguardo entrasse in contatto con quegli
occhi
azzurro cielo che a volte sembravano vedere oltre le cose e coglierne
la vera
essenza.
”Ma aspettami qui un attimo...” proseguì
“ Vado di là a prendere il cellulare
ed avviso tutti gli altri che stiamo arrivando allo studio e di farsi
trovare
lì davanti.” Detto ciò sparì
dentro casa, lasciando Jimmy sull’uscio, solo con
i propri pensieri.
Sentiva la sua voce provenire dalla cucina mentre parlava al telefono:
suonava
decisamente agitata, ma il batterista non riuscì a capire
cosa stesse dicendo.
Matt oggi era strano: si comportava come se stesse cercando
di nascondergli qualcosa. Anche il fatto che fosse rimasto dentro casa
per
telefonare insospettiva Jimmy.
’Ma sì, tanto lo so che quei quattro deficienti mi
staranno sicuramente
organizzando uno scherzo!” pensò
“Starò al loro gioco e fingerò di non
sospettare nulla.” Concluse soddisfatto, già
pregustandosi il momento in cui li
avrebbe smascherati.
”Eccomi qua!” annunciò Matt di ritorno
“Possiamo andare!”
Ora indossava un paio di guanti neri senza dita.
Quando giunsero davanti
allo studio di registrazione Brian, Zacky e Johnny
erano già lì. Anche loro osservavano Jimmy con
stupore, in silenzio.
”Buongiorno, ragazzi!” li salutò
quest’ultimo con calore.
”Ciao, Jimbo!!!” urlò Brian, saltandogli
improvvisamente al collo e cingendolo
in un abbraccio a dir poco stritolante.
”Ciao, Brian! Woah! Com’è che siete
tutti così affettuosi, oggi?” chiese il
batterista ridendo.
”Ehi Jimmy!!!” disse Johnny entusiasticamente
sfoggiando un largo sorriso.
”Ciao anche a te, Johnny!”
rispose
Jimmy, liberando un braccio dalla morsa del chitarrista per poter
scompigliare
la cresta al bassista.
”Ciao, Jimmy...” accennò Zacky,
sorridendo debolmente: i suoi occhi verdi
brillavano di una luce triste ed il suo viso era ancora più
pallido di quanto
non lo fosse solitamente.
”Ehilà, Vee! Che hai, non ti senti
bene?” domandò, notando che portava una
bandana avvolta intorno al collo.
”Eh, sì... Ho un po’ di mal di
gola!” si affettò a giustificarsi Zacky,
evidentemente
agitato. Sembrava che le sue emozioni stessero per esplodere e che lui
stesse
compiendo uno sforzo immane per evitare di lasciarle fuoriuscire senza
controllo dal proprio cuore.
”Ahahah!!! Hai fatto troppo casino ieri sera!” rise
Jimmy, assestandogli una
vigorosa pacca sulla spalla. Il secondo chitarrista incassò
il colpo senza
replicare ed abbozzò un sorriso.
Poi il batterista si rivolse a Matt: “Bene, iniziamo a
registrare? Sono
supercarico oggi!!!”
Il cantante rispose “Ma sentite, ragazzi! Visto che poi
dovremo metterci a lavorare
duramente all’album, perchè non ci prendiamo
ancora una giornata per
cazzeggiare tutti insieme? Dai, vedrete che così poi saremo
ancora più pronti e
l’album verrà una bomba!”
Tutti quanti annuirono con gioia.
”Uh... Va bene!” acconsentì Jimmy, pur
non comprendendo l’improvviso
cambiamento di programma. Si fidava ciecamente di Matt, avrebbe messo
la sua
stessa vita nelle sue mani senza esitazione. Se aveva deciso
così, doveva aver
sicuramente avuto una buona ragione.
Passarono la giornata insieme, vagando a caso per le strade i
Huntington Beach,
scherzando, prendendosi in giro a vicenda, scolandosi lattine di birra
e
combinando ogni genere di cavolate, come avevano sempre fatto.
Jimmy si tranquillizzò quando vide Zacky ridere di gusto
subito dopo che
Synyster aveva appena sparato una battuta davvero pessima, che non
avrebbe
fatto ridere nessuno se non fossero stati tutti un
po’ubriachi.
’Meno male.’ Pensò rasserenato
‘E’ tornato ad essere lo Zacky Vengeance di
sempre.’
Il batterista si divertì un sacco quel giorno: passarono
nuovamente da casa di
Matt dove si affrontarono in una partita a
Call Of Duty, che vide ovviamente trionfare il frontman,
forte di ore ed
ore di allenamento; poi si recarono al parco, dove pranzarono tutti
insieme con
degli ottimi hot-dog e Jimmy diede inizio ad una gara di rutti a cui i
due
chitarristi si unirono immediatamente con entusiasmo; successivamente
molestò
il povero Johnny, acciuffando il piccolo bassista e caricandoselo sulla
schiena, mentre quest’ultimo protestava scalciando e ridendo.
La sera si trasferirono
tutti a casa di Zacky.
Jimmy pensava che avrebbero trovato uno sfacelo, i rimasugli della
festa della
sera prima, invece l’abitazione era perfettamente in ordine e
tirata a lucido.
”Ma Vee, come cavolo hai fatto a pulire tutto così
bene ed in così poco tempo?”
chiese meravigliato “Ammettilo, hai chiamato qualcuno
perchè venisse a
sistemarti la casa mentre eravamo in giro! Dico bene,
pelandrone?” incalzò
l’amico, ammiccandogli con aria complice.
”Eh, cavoli, mi hai scoperto!” replicò
imbarazzato il chitarrista.
Poi, come se fosse stato improvvisamente folgorato da
un’idea, corse a staccare
un calendario dalla parete del salotto per rinchiuderlo velocemente in
un
cassetto. Jimmy fece appena in tempo ad intravedere mese ed anno:
Febbraio
2012.
Possibile?
Si sfregò gli occhi. No, non era possibile: di sicuro aveva
visto male a causa
di alcool e stanchezza.
Cenarono insieme e la serata trascorse piacevolmente tra canti e risate
finché
non si fecero le 22:00.
Di colpo Jimmy si sentì piombare addosso una profonda
stanchezza, un po’ come
quando ti gettano addosso un indumento o una coperta molto pesanti
sulle
spalle, senza preavviso.
“Scusate, ragazzi, mi sento un po’
stanco...” annunciò,
lasciandosi sprofondare nel divano.
In un batter d’occhio se li ritrovò tutti intorno,
i volti invasi da
espressioni preoccupate.
”Insomma, cosa cavolo avete oggi?”
sbottò spazientito “E’ tutto il giorno
che
vi comportate in maniera strana! Pensavate che non me ne fossi accorto?
Vi
decidete a farmi questo benedetto scherzo?” chiese infine
ridendo.
Ma nessuno rise. Continuarono a limitarsi a fissarlo con apprensione.
E improvvisamente Jimmy capì.
Capì il perchè del comportamento insolito dei
suoi amici, capì perchè Matt gli
aveva nascosto la mano destra, capì perchè la
casa era già in perfetto ordine e
perchè Zacky aveva messo via il calendario...
”Io... Quella notte io sono morto, vero?”
”...sì.” rispose Matt commosso.
”Quanto... Quanto tempo è passato?”
”Ormai sono già due fottutissimi anni,
Jimmy.”
La preoccupazione se n’era andata dai visi dei suoi compagni,
lasciando il
posto ad una profonda tristezza.
A vederli così, distrutti dal dolore, sentì il
proprio cuore stretto in una
morsa.
”Cos’è successo mentre... ero
via?” chiese, gli occhi lucidi che brillavano
come due piccole stelle azzurre.
Questa volta fu Brian a rispondere “All’inizio
è stata molto dura. Non
riuscivamo a crederci. Non sapevamo cosa fare. Ci sembrava che nulla
avesse più
significato. Poi...
Poi abbiamo registrato l’album. L’abbiamo fatto per
te.”
”Sì. E poi abbiamo fatto anche
questi...” aggiunse Johnny sfilandosi la
maglietta, subito imitato dal primo chitarrista.
Gli mostrarono i loro nuovi tatuaggi: Johnny aveva un gigantesco
Rev-bat sul
torace, Synyster si era fatto incidere la scritta
“FOREVER” in grandi lettere
sopra i pettorali, Matt aveva un piccolo Rev-bat sul dorso della mano
destra,
mentre Zacky portava un “FOREVER” sul lato sinistro
del collo.
”Vedi? Ti portiamo sempre con noi.”
Spiegò il bassista sorridendo.
”Ci manchi Jimmy. Ci manchi tantissimo. Da
morire...” mormorò Zacky, i verdi
occhi completamente inondati di lacrime.
”Mi dispiace... Devo avervi fatto soffrire
tantissimo...” Disse Jimmy scosso da
quelle parole. Poi chiese “Posso... Posso ascoltare
l’album?”
”Ma certo.” Rispose Matt, alzandosi dal bracciolo
del divano dove era seduto.
Andò a prendere un CD e lo inserì
nel
lettore. Dopo averlo fatto partire, riprese il proprio posto accanto a
lui.
Quando le prime note di “Nightmare” iniziarono a
danzare nell’aria che li
circondava, erano già tutti abbracciati intorno al loro
batterista.
Ascoltarono metà album in silenzio, beandosi nel calore di
quell’abbraccio
collettivo e lasciandosi cullare dalla musica. Poi il cantante
dichiarò “La
prossima canzone l’ha scritta Brian.”
”Ma dai Brian! Hai scritto una canzone? E’ un
evento!” disse Jimmy
sorridendogli.
Syn, per tutta risposta gli scompigliò i capelli sorridendo
di rimando.
”E’ bellissima...” mormorò
commosso, non appena fu finita “So Far Away”.
”Qui invece ci sei anche tu.” Gli disse Matt,
quando si sentirono le prime note
a pianoforte di “Fiction”.
”E’ la canzone che stavi componendo.
L’abbiamo finita.”
Durante “Save Me” la stanchezza sugli occhi di
Jimmy si fece più pesante.
”Grazie ragazzi” mormorò il batterista
“Non so perchè io mi sia ritrovato di
nuovo qui, ma sono felicissimo di avervi potuto salutare...”
”Io forse so perchè sei qui proprio
oggi!” gli rispose Zacky “Lo sai che giorno
è oggi? E’ il 9 febbraio: buon compleanno,
stupidone!” esclamò sorridendogli
tra le lacrime a cui ormai aveva deciso di arrendersi e che ora
scorrevano
copiose sulle sue guance morbide.
”Grazie. E’ stato il più bel compleanno
che io abbia mai passato...” li
ringraziò dolcemente il batterista “Siete la cosa
più bella che mi sia mai
capitata in questa fottuta vita e vi voglio un mondo di bene.”
Si strinsero ancora di più intorno a lui.
Cullato dal tepore di quell’abbraccio, Jimmy si
lasciò vincere dalla stanchezza
e abbassò lentamente le palpebre.
Buio.
Silenzio.
Pace.
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Salve a tutti! =D
Questa è la mia seconda fanfiction e la mia prima a tema
Avenged Sevenfold!
Mi è venuta in mente
la notte tra il 14
e il 15 agosto, e l’ho scritta di getto a matita per non
dimenticarmela, anche
se poi mi sono concessa un po’ di tempo prima di trascriverla
e di fare
l’illustrazione.
Boh, ho messo l’anima sia nella storia che nel disegno,
quindi spero che vi
siano piaciuti entrambi.
Ammetto che in certi momenti mentre la scrivevo, con l’album
“Nightmare” nelle
orecchie, mi sono presa parecchio male e la malinconia si è
impadronita di me.
Evidentemente ho una strana tendenza per cui le storie
tristi/malinconiche mi
piacciono da morire, quindi oltre a leggerne una marea ho iniziato
anche a
rompervi le scatole scrivendole! ^^’
Quando mi è venuta in mente ho pensato “E se Jimmy
ritornasse un giorno,
all’improvviso, in carne ed ossa, senza ricordarsi nulla...
Cosa succederebbe?
Come si comporterebbero i suoi amici?” E da quel piccolo
pensiero è nata questa
breve storia.
Poi, ho deciso di raccontarla dal suo punto di vista, perchè
vorrei che il
lettore, se non conosce già gli Avenged Sevenfold e la loro
storia, si renda
conto che Jimmy è morto solo quando se ne rende conto anche
lui stesso.
Boh, magari è un’immane cavolata però a
me ha fatto bene scriverla, perchè sono
molto affezionata agli A7X e a The Rev, quindi la storia e
l’illustrazione sono
state un po’ il mio modo di esprimere il mio affetto per loro.
Vi ringrazio infinitamente per averla letta.
Un abbraccio,
Lulu-chan
xoxo