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Autore: gattapelosa    25/08/2012    7 recensioni
Haymitch alle prese con la piccola di casa Mellark.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baby




Odio i bambini. Piccole rogne bavose.

Con tutti i loro capricci, le caccole, i pannoloni sporchi, i pianti, i giochi col fango, mio Dio ma cosa ci trovano le persone in ‘sti esseri ripugnanti proprio non lo so.

Una cosa è certa: io non avrò mai dei bambini. E poi con chi? Sono praticamente spostato con l’alcol. Ce lo vedete del liquore bianco partorire mostri caccolosi?

Comunque, per quanto io odi dal profondo della mia anima qualsiasi bipede al di sotto del metro e quaranta – e quadrupedi d’ogni razza – posso tranquillamente affermare che a nessuno gliene è mai fregato un cazzo.

— Haymitch, ci tieni la bambina questa sera?
No. Ho detto no, no, no e no.

Cristo Santo Katniss, quando ti è nato l’essere ho detto chiaramente che io il babysitter non l’avrei fatto mai.

— Ancora? Dolcezza, ho altro da fare.

— Sono certa che per una volta l’alcol potrà aspettare.

E sto già per rispondere che al mio amore niente viene anteposto, quando dal nulla compare  l’essere. Piccola, smilza, castana come la mamma, esuberante come pochi.  

— Zio Haymitch!— mi corre in contro e, Cristo Santo, mi abbraccia! Cazzo!

— Ollie moriva dalla voglia di vederti, vero piccola?

La bimba annuisce con foga.

— È la seconda volta questa settimana che la tengo io! Ma si può sapere cosa andate a fare te e Peeta?— Katniss sorride e scrolla le spalle.

— Cose da genitori. Buon divertimento! Vengo a prenderla questa sera.— poi si china, dà un bacio sulla fronte della bambina e la saluta.— Fa la brava.

Poi se ne va, così, lasciandomi solo con l’essere. Di nuovo!

Ollie si volta nella mia direzione, sorride radiosa – almeno uno dei due lo è - poi entra di corsa in casa.  

— Conosci le regole. – dico - Niente pianti, niente grida, niente rutti, niente smorfie, niente lagne, niente salti e niente sporco. È assolutamente vietato parlare quando non si è interpellati, mangiare in salotto, bagno e camere da letto, toccare qualcosa senza prima esserti disinfettata le mani e avvicinarsi a meno di dieci metri dalla mensola dei liquori. Domande?
— Preferisci giocare con la bambola o vuoi disegnare? Ho portato i pennarelli!— lascia crollare a terra lo zainetto giallo e tira fuori una scatolina in legno piena di tantissimi pennarelli.

Mi guarda con un sorriso che farebbe morire chiunque. Ma io non mi lascerò incantare. Non di nuovo!
Ha gli occhi luminosi del padre. Sicuramente è da lui che ha preso questo sua innata capacità di costringere le persone a fare ciò che desidera. Solo che lei è più brava. Sì, perché a Peeta occorre qualcosa in più che guardarti semplicemente negli occhi!

Scrollo il capo per riprendermi.

— Niente da fare. Ora ti siedi su quel divano e colori da sola. E non sporcare niente!

E allora Ollie decide di usare le maniere pesanti.

Posa a terra la scatola di pennarelli, congiunge le mani sul cuore e contorce il labbro.

— Ti prego zio Haymitch! Ti prego, ti prego, ti prego!

— No.

— Dai, sì, dì di sì! Ti prego! Zio Haymitch!

Mi volto e faccio per andarmene quando lei, maligna, mi si aggrappa alla gamba. Cerco di scrollarmela ma persiste! Sembra attaccata col nastro adesivo!

Inizio a camminare verso la cucina, sul cui tavolo sta ancora ad aspettarmi un buon bicchiere di liquore bianco. Ne bevo giusto un sorso, il necessario per mantenere i nervi saldi con quella peste in casa.  

— Cos’è?— mi chiede Ollie, ancora saldamente aggrappata alla gamba. — Ne posso un po’?

Allora si stacca e protrae la manina verso il bicchiere di liquore. Gliela schiaffeggio.

— No! Ollie, cosa ho detto sul mio liquore?
— Che non devo avvicinarmici a meno di una decina di metri.

— Esattamente. Quindi allontanati.

Ollie mette il broncio, ma finalmente se ne va in salotto. Gongolo un po’ tra me e me per aver finalmente fatto obbedire Baby Mellark, quando, ovviamente, ritorna in cucina con la scatola di pennarelli e qualche foglio bianco.

Esasperato, la vedo arrampicarsi su per una sedia e accomodarsi in ginocchio coi fogli sul tavolo. Me ne porge uno.

— Tieni— dice — disegna con me.

Io mi siedo distrutto davanti a lei e crollo con la testa tra le braccia conserte. Perché? Cosa ho fatto di male?
— Zio Haymitch! Avanti, prendi un pennarello!

Me ne mette una viola in mano, poi prende a disegnare sul suo foglio di carta.

Ha il volto tutto concentrato mentre tratteggia i primi contorni.

Non avrei mai creduto che mi sarei ritrovato a fare da babysitter. Perché diamine non sono rimasto a Capitol City come tutti gli altri?

Mi rigiro il pennarello viola tra le mani, mentre guardo distrattamente quell’invitante bicchierino di liquore. Ho sete. Voglio bere.

— Finito!— grida però Ollie, distraendomi. Tiene sollevato tra le mani un disegno piuttosto infantile, raffigurante due persone, una più alta e una più piccola. Il più grande è un uomo, credo, anche se ha i capelli un po’ lunghi, la seconda è una bambina.

— Siamo io e te, ti piace? Eh, ti piace?

Lo guardo ancora un po’. Non sembriamo io e lei. Non so esattamente quanto bene dovrebbe saper disegnare una bambina di tre anni, ma non è certamente un bel lavoro.

Diglielo Haymitch. Su, diglielo.

— È bellissimo. — dico però, pentendomene un attimo dopo.

Ollie si mette in piedi sulla sedia e sorride a tutta faccia.

— Davvero? Grazie! E tu cosa stai disegnando?— poi vede il foglio completamente bianco e si scandalizza.  — Ma non hai fatto niente!

Allora Ollie scende dalla sedia e fa il giro del tavolo, fermandosi a pochi centimetri da me. Mi guarda con quei due occhioni celesti, poi, a sorpresa, mette le mani sulle mie gambe e fa leva per salirmi in braccio.

— Cosa? Ehi, scendi subito!— siccome Ollie mi ignora completamente  - anzi, prende addirittura a disegnare sul mio foglio di carta – decido di passare alle maniere pesanti.

Mi alzo di colpo prendendola sotto un braccio, come se più che una bambina fosse un sacco di farina. Lei grida colta di sorpresa, ma io me ne infischio altamente e la trascino in salotto. Quando sono ai piedi dei divani scarico la bambina di botto, facendola crollare tra i cuscini.

Inspiegabilmente, lei ride.

— Fallo ancora, fallo ancora!— dice e io sospiro esasperato.

Dove diavolo è l’alcol quando serve?

— Adesso basta! Stattene qui buona e vedi di non combinare casino.— la sgrido. Lei non sembra assolutamente impressionata dalla mia presa di posizione, anzi, m’ignora completamente. Salta sul bracciolo del divano e mi si aggrappa al braccio.

— Per favore zio Haymitch!

— No! Senti, perché non guardi un po’ di televisione?— Ollie si ferma per un paio di secondi, poi fissa lo schermo piatto della T.V.

— Va bene, guardiamo un po’ di televisione.— mi trascina sul divano.

Ovviamente io non avevo alcuna intenzione di intendere un “noi”, ma credo sia più conveniente fare qualcosa di innocuo come fissare una scatola con le immagini insieme, piuttosto che sorbirmi i suoi lamenti fino al ritorno di Katniss.

Prendo il telecomando e l’accendo.

Cambio canale fino a che non trovo un bel film d’azione. Finisco proprio sull’immagine in cui il ragazzo viene scaraventato in aria da una bomba.

— Che schifo! Cambia, cambia!— grida però lei.

— Scordatelo, è il seguito di “The jungle”, sono secoli che lo cerco. — ma Ollie se ne infischia altamente, al solito, e mi ruba il telecomando per cambiare su un programma con tantissimi cagnolini che parlano.

— Che è sta roba? Da qua che rimetto il film.— sfruttando una certa forza riesco a riprendermi il telecomando e cambiare nuovamente su “The jungle 2”.

Ollie però è persistente: mi si scaraventa addosso cercando in tutti i modi di fregarmi il telecomando. Io lo sollevo in aria, allora lei tenta di arrampicarsi su per il mio braccio. Io cerco di mantenerla a terra, e lei, stufa, mi azzanna un dito.

Mi azzanna un dito! Fa un male cane, me lo porto rapido alla bocca, lasciando però cadere il telecomando.

Ollie lo afferra in tempo e cambia rapidamente canale.

Io però non sono disposto ad arrendermi così, per quanto lei tenti di proteggerle l’aggeggio sotto la sua maglietta io con forza riesco a sottrarglielo: siamo così, io che tiro da una parte e lei dall’altra, mentre i canali cambiano freneticamente. Quando disgraziatamente il telecomando ci riporta sul programma coi cagnolini, Ollie riesce, in qualche modo, a rompere l’aggeggio staccandone le pile. Rapidamente se le infila nei calzini.

— Hai perso— dice — ora guardiamo questo.

Io non ho alcuna intenzione di mettere mano nei suoi calzini, quindi mi limito a chinare il capo, sconfitto.

Sono il vincitore della seconda edizione della memoria: ho vinto contro quarantasette tributi, uccidendo e sopravvivendo alle insidie degli strateghi, ma sono stato battuto da una bambina.

Che umiliazione.

— Va bene, però siediti e fa silenzio.

Ollie mi sorride e si mette seduta. Sto giusto per illudermi che finalmente le cose si fossero sistemate quando la bambina prende nuovamente a muoversi.

Si distende appoggiandosi nuovamente al mio braccio, come una bambola.

Io rimango impietrito dallo stupore, e sto giusto per scacciarla via in malo mondo quando mi rendo finalmente conto che Ollie si è calmata. Sta ferma.

Per non rovinare questa tanto sospirata quiete decido di stare fermo.

L’ultima ora è passata quindi guardando stupidi cagnolini parlare tra loro. Però sono felice che le cose abbiano preso una piega meno iperattiva.

— Haymitch! Haymitch sono io!— grida d’improvviso qualcuno alla porta, bussando freneticamente.

Mi alzo dal divano costringendo Ollie a fare altrettanto, la mando a raccogliere le sue cose mentre apro la porta a una mamma frettolosa.

— Tutto bene dolcezza?— le chiedo. Ha un viso stravolto.

— Sì, sì, tutto bene. Ma devo andare di fretta.

— Che è successo?
— Peeta non voleva che mi affaticassi a venire qui, è troppo protettivo. Così sono uscita senza farmi notare.

Sollevo stupito un sopracciglio. — E perché Peeta non voleva che ti affaticassi?

Lei mi guarda con due occhi tra il felice, lo spaventato, il maligno e il beffardo. — Sono incinta di nuovo.

E non ho nemmeno il tempo di collegare questo “incinta” a “un secondo mostro caccoloso a cui fare da babysitter”, che dal nulla ricompare Ollie.

— Che vuol dire intinta?

— Si dice “incinta”, e te lo spiegherò meglio a casa. Meglio andare ora. Grazie Haymitch, spero che tu ti sia divertito!

Sto giusto per rispondergli un bel “vaffanculo”, che vengo abbracciato – terza volta oggi – dall’essere.

— A presto Zio Haymitch! — mi dice, prima di seguire Katniss lontano da casa.

Rimango imbambolato lì un paio di minuti, poi finalmente mi decido e torno al coperto.

Chiudendo la porta sento amplificato lo scricchiolio dei cardini arrugginiti, è una casa vuota, la mia, vuota e spenta.

Torno in cucina per bere il mio bicchierino di liquore e, perché no, ubriacarmi ancora una volta, quando scorgo sul tavolo il disegno di Ollie.

Lo prendo tra le mani, lo ispezione e alla fine mi decido: con una calamita l’attacco sul frigorifero, come fanno nei film.

L’attacco sul frigo perché, in fondo, non è poi così brutto. Sì, non è poi così brutto.

 

Odio i bambini dal profondo del mio essere, ma Ollie forse un po’ mi piace. Qualcuno che non mi giudica sporco, sgarbato, insopportabile e fastidioso.

Forse un giorno crescerà, forse presto non sarà più questa piccola rogna. Però mi mancherà, la mia piccola rogna.

 



Una sola è più che sufficiente, però. 




Bacheca dell'autrice

Qualcosa scritto in due secondi giusto perché ci avevo voglia. Un po' mi dispiace per Haymitch, però!



 

  
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