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Autore: Naitomeru    25/08/2012    0 recensioni
La pioggia era un continuo crescendo, il vento sibilava tra le finestre e lampi e tuoni si alternavano minacciosi, facendo sembrare la stanza buia un grottesco teatro ospitante il concerto dei numi adirati.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Numi adirati e il cavaliere bianco

 

 

La pioggia era un continuo crescendo, il vento sibilava tra le finestre e lampi e tuoni si alternavano minacciosi, facendo sembrare la stanza buia un grottesco teatro ospitante il concerto dei numi adirati.

All'improvviso la porta si aprì con un leggero cigolio, sentì lo scalpiccio dei passi affrettati che si dirigevano verso il letto, poi un peso sulle coperte e delle braccia lo raggiunsero, manine lo tastarono per poi appigliarsi al suo braccio, usandolo come leva per sprofondargli tra le braccia.

“Sharon, che ci fai qui?”

“Ho paura del temporale.” replicò una vocina tremante proveniente dalla testa dorata ora sepolta sul suo petto.

“Questo lo so, ma perché non sei andata da tua madre?” disse con pazienza, accarezzandole appena i capelli per calmare i tremiti che percorrevano il corpicino della bambina in risposta alle urla del vento.

“Non volevo disturbarla...”

Oh, quindi io posso essere disturbato? Pensò Xerxes, accontentandosi di rispondere alla piccola con l'“Oh” iniziale.

Senza aggiungere altro, circondò la piccola figura con le coperte e tornò ad accarezzarle lentamente i capelli.

“Non devi aver paura dei tuoni, e lo sai.” borbottò assonnato, il movimento della mano rallentava sempre di più.

“Quando senti il rumore è già tutto passato, devi esserne felice, non spaventarti.” chiuse poi l'occhio stanco e lasciò che Morfeo gli rapisse la coscienza, la mano si fermò sulla nuca della piccola.

La bambina, in risposta, mugugnò qualcosa di incomprensibile e strofinò il volto sul suo petto, chiudendo gli occhi nel tentativo di seguire il suo cavaliere nel mondo dei sogni.

Non passarono neanche cinque minuti che un fragoroso tuono si schiantò a terra, poco distante dalla magione, con un boato che fece tremare i vetri delle finestre, seguito dall'urlo spaventato di Sharon e poi quello confuso di Xerxes, il quale si rizzò a sedere stringendosi la bambina al petto con un braccio, e cercando un pugnale inesistente con l'altro.
“Cosa? Cosa c'è?” disse agitato ma con voce impastata, spostando lo sguardo nella stanza scura in cerca del pericolo che aveva spaventato la sua protetta.

Sharon si staccò dalla sua stretta, strofinandosi accigliata il naso.

“Mi hai schiacciato il naso, Xerx niisan...”

“Scusa. Perché hai urlato, comunque?” Xerxes le pattò distrattamente la testa per farsi perdonare, si stropicciò l'occhio destro e si sporse dal letto per accendere una candela.

Guardò la piccola Sharon, la quale aveva un principio potenzialmente pericoloso di pianto e la mano ancora premuta sul naso, mentre lo fissava come se la domanda fosse una sorta di tradimento nei suoi confronti.
“Ti ho fatto così male?” mormorò accigliato Xerxes, togliendo la manina di Sharon dal naso per ispezionarlo. La piccola dimenò il braccio dalla sua presa e lo guardò imbronciata, aspettandosi evidentemente qualcosa, con la convinzione che qualsiasi cosa le passasse per la testa non fosse un segreto per Xerxes.

Quest'ultimo sospirò e le scostò i capelli dalla fronte, portandoli dietro l'orecchio e accarezzandole poi la guancia con il pollice.

“Non devi avere paura, Sharon, perché finché sarai con me non ti succederà nulla.”

Gli occhi di Sharon si illuminarono, era miracolosamente riuscito a soddisfare la sua tacita richiesta.

“Prometti?”

“Prometto.” si chinò e le baciò la fronte, tornando poi a stendersi sul letto, sprofondando nel morbido cuscino con un gemito di piacere.

“Avanti, adesso dormiamo, è tardi.”

Tenne le coperte alte con un braccio, e Sharon si intrufolò accoccolandosi accanto a lui. Xerxes si assicurò che la trapunta coprisse tutto il corpicino di Sharon, e poi se la attirò al petto con un braccio, sorridendo appena nel sentire i piccoli pugni della piccola stringersi attorno alla sua camicia.

 





Naito's corner.

E ancora fluff.

Una cosa semplice che m'è venuta in mente lungo la strada per l'Austria. Le montagne aiutano a pensare. (?)

Grazie per aver letto fin qui, Naitomeru.

  
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