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Autore: Creed_of_an_assassin    25/08/2012    1 recensioni
Altaïr Ibn-La'Ahad è stato uno dei più grandi Assassini della storia. Il suo lavoro dopo la nomina a Gran Maestro dell'Ordine si incentrò soprattutto sullo studio del Frutto dell'Eden rinvenuto nel tempio di Salomone nell'anno 1290.
Mary Phoenix è una ragazza inglese di 18 anni, che con Altaïr c'entra ben poco. O almeno per quanto lei ne sappia. Un'aspirante Scienziata che vive sola, con la sua musica.
[dal Capitolo 1: Se mai fosse incorso nella necessità di provare la sua identità, si era ripromesso di farlo con stile.]
Genere: Introspettivo, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Pioveva a catinelle fuori, mentre Maria Phoenix era supina sul letto.

Diamine, pensava, è così bello il suono ammaliatore dell’acqua che si abbatte sulla terra e su tutti gli oggetti che la popolano, ma le nuvole hanno scelto il giorno sbagliato per disperarsi.

Sarebbe stato l’ultimo giorno di prove per il gruppo (in cui era cantante e musicista) prima della pausa. Amava così tanto la musica che per quella ragione si era arrabbiata persino con la sua compagna di sempre, che portava il nome altisonante di solitudine.
I suoi lunghi capelli apparivano uniformemente neri all’ombra delle quattro mura che delimitavano lo spazio della sua stanza, e il suo viso così cupo e tetro. Non era una persona particolarmente allegra, e questo lo notava lei stessa guardando la sua immagine riflessa allo specchio posto di fronte al suo giaciglio.

“Se solo avessi…”

Cercò di scacciare gli ultimi pensieri negativi sulla sua strana personalità, quindi adagiò la testa sul guanciale già zuppo delle sue lacrime. Si mise in posizione fetale per conciliare il sonno che sembrava non volerla accogliere.

________________


Fuori era deserto.
A nessuno piaceva stare in giro con la pioggia da quelle parti, nessuno aveva nulla di così urgente da fare.
Le gocce di cielo cadevano nelle pozzanghere che costellavano il viale, formando vari cerchi concentrici che sparivano in un batter d’occhio, così che nemmeno gli uccellini che sostavano per un attimo sopra i rami fradici sovrastanti potessero godersene lo spettacolo.

Il vento sembrava cantare una dolce melodia che irrompeva nel silenzio. Ma tutt’a un tratto ad accompagnarlo si fece spazio all’orizzonte una strana figura maschile, stonata col resto della scena che la circondava.
I passi e lo sguardo erano di una persona decisa, forse in cerca di qualcosa, incurante del temporale che nel frattempo si era trasformato in un nubifragio. L’asfalto sembrava sciogliersi sotto la pesantezza del suo incedere rabbioso.
Ad un tratto l’uomo vestito di bianco e rosso si fermò, sembrava finalmente aver scorto il suo obiettivo. Sulle sue labbra prese forma un sorriso che era tutto un programma.

________________


BOOM. BOOM. BOOM.

“Ma che cosa…”

La ragazza si stava destando sotto dei colpi che a lei, ancora ebra di sonno, facevano venire in mente quelli di un cannone da veliero.
Spaventata da una così terrificante (seppure assurda) idea, si alzò di scatto cercando di far mente locale nel minor tempo possibile e raggiunse a fatica la decisione di mettersi in guardia per un pericolo imminente.

BOOM. BOOM. BOOM. BOOM.

Man mano che si avvicinava alla porta sentiva quel frastuono farsi sempre più possente e se stessa diventare preda di un’angoscia. Ancora intorpidita dal sonno non riusciva a camminare senza barcollare, il che la rallentava a dismisura.

BOOM!

Ancora non si era accorta della sua esatta posizione rispetto all’uscio quando quel rumore infernale si tramutò in uno squarcio. Non fece in tempo a distinguerlo che si trovò stesa sul pavimento sotto un peso incommensurabile e con una lama puntata alla gola, nonché con una mano che le impediva di gridare in modo tale da essere sentita da qualcuno del vicinato.

“Donna, non vi conviene dimostrarvi ritrosa. Ditemi ciò che sapete.”

In preda al panico più totale, in prima analisi le fu impossibile stabilire chi fosse e la scarsa luminosità non la aiutava di certo. Riuscì a intuirne solo il sesso.
Fu quella la prima volta in cui si pentì di aver guadagnato la tanto agognata libertà di vivere da sola ad appena sedici anni.
L’uomo le tolse la mano dalla bocca per permetterle di rispondere, ma non la sua lama dalle giugulari.

“Chi minchia sei? E che cosa vuoi da me? Che cosa dovrei sapere?”

“È così vigliacco da mandare una donna al proprio posto a svolgere il lavoro sporco?”

Evidentemente l’ignoto individuo era alquanto sorpreso di non ritrovarsi di fronte a un uomo.

“Di che parli? Non so nemmeno chi sei e mi salti addosso come una cavalletta!”

“Volete fare una brutta fine a quanto pare. Peccato, non vivrete abbastanza da godervi i compensi generosi del vostro gentile mandante.”

Mentre si poneva mille domande per via del tono stranamente formale dell’aggressore, riuscì a fare un sommario punto della situazione e a comprendere che quella voce… l’aveva già sentita.

 “Se non ti cacci da dosso sarai tu a fare una brutta fine! Sai quanto ci metto a gridare abbastanza da radunare la guardia nazionale?”

“Suppongo non molto.”

“Allora non ti scomporre più di così, non mi sembri tanto abile con quella lama con la quale mi stai minacciando, non so se te la potresti cavare…”

Mary nel provocarlo non fece i conti con un’indole che a lei comunque rimaneva sconosciuta, peraltro il suo modo di difendersi con una sfacciataggine ostentata non le permise di avere un’idea ben chiara del pericolo potenziale cui si stava esponendo.

“Ditemi cosa c’entrate con Bouchart o questa lama farà mancare il sangue al vostro cervello! ORA!”

 
“Bouchart?”

Per un attimo avvertì sudore freddo scivolarle dalla fronte. Aveva quell’oscura impressione di aver capito chi fosse quell’uomo che la sovrastava e di sapere cosa avrebbe fatto in caso non avesse ottenuto le informazioni volute, specie dopo che egli, ormai quasi spazientito del tutto, fece ancora più pressione con l’arma sul suo collo.

“Parla donna di facili costumi o ti faccio passare la voglia di sfottermi, ma come so io!”

“Aspetta –disse inghiottendo a vuoto – ho già sentito la tua voce. Ma è impossibile che tu sia… Altaïr?”

“In persona.”

Avere avuto quella conferma assurda non fece altro che mandarla nella confusione più totale. Lui aveva un tono così serio, ma doveva con ogni probabilità trattarsi tutto di un sogno.

“Allora provamelo!”

“Bene, se è questo che vuoi.”

Era un Assassino. Doveva farla agonizzare, per questa ragione si limitò ad aprirle un taglio sull’avambraccio. Per indurla a provare un piccolo ma insistente dolore, per godersi quell’atroce riversamento di sangue.

Se mai fosse incorso nella necessità di provare la sua identità, si era ripromesso di farlo con stile.
Mary non poté trattenere una smorfia di dolore.

“Senti, non ho affatto idea di che cosa tu stia cercando, che cosa ti abbiano preso o di quale complotto tu sia rimasto vittima. Non so perché e come tu sia potuto finire qui ma fatto sta che io non c’entro un cazzo con qualsiasi delle cose e persone che ti tormentano. Ti prego, liberami, non merito di morire, non sono un templare, te lo giuro sul mio fottuto onore!”

Era sempre più pallida, non distava molto dal punto di svenire, ma le lacrime ebbero comunque la forza di uscire a fiumi dai suoi occhi.

“Allora è arrivato il tuo turno di farmi vedere chi sei veramente. Provamelo.” 

“Laddove gli altri seguono ciecamente la verità, ricorda… nulla è reale. Laddove gli altri si piegano alla morale o alla legge, ricorda… tutto è lecito. Agiamo nell’ombra
per servire la luce, nulla è reale, tutto è lecito!”

Nonostante la ragazza sillabasse ogni parola di quella frase a causa del pianto e dei tremori che violenti scuotevano il suo corpo e la sua mente, in quel frangente Altaïr si rese conto di aver preso un granchio.

Stava di nuovo per uccidere una persona innocente per la presunzione di essere nel giusto, assunta senza le dovute verifiche. Stava di nuovo per cadere nel più classico degli errori da novizio, come quel giorno al tempio di Salomone. Quella volta erano stati il braccio sinistro e il fratello di Malik ad andarci di mezzo, stavolta a chi sarebbe toccato?

Il fatto che stesse per uccidere qualcuno che in qualche modo era legato alla Confraternita lo fece rabbrividire a tal punto che fu obbligato da un movimento involontario a staccarsi dalla ragazza. Osservare per intero su quale corpo minuto si fosse avventato lo fece sentire un autentico mostro.

In quel corridoio il pianto sommesso di Mary si spargeva come un lamento continuo, mentre lo sguardo attonito e crescentemente preoccupato di Altaïr si era puntato su di lei.
Ancora in terra cercò di articolare una frase che avesse un minimo di senso compiuto, una frase che ancora credeva di rivolgere ad un’allucinazione o a una strana figura apparsale in sogno.

“Io… io, Altaïr… non sono… io non sono una tua nemica…”

[È un sogno, allora perché la paura ed il dolore che provo sono così reali?]

Tentò di alzarsi per rivolgersi ad Altaïr, ma le fitte che si stavano diramando dalla ferita furono talmente forti che la costrinsero a cadere genuflessa. Fu così che l’uomo fu in grado di vedere a che punto il braccio fosse inondato di sangue. Avvertì una sensazione acre nascergli dall’anfratto più profondo del cuore che lo spinse ad avvicinarsi di scatto senza dargli possibilità di pensarci due volte.

Certo! È passato troppo tempo. Devo fare qualcosa, devo aiutarla!

Mary poté a stento, a causa delle lacrime che formavano come una patina opaca sui suoi occhi, vedere i contorni della figura di Altaïr che si accingeva a gettarsi apprensivamente a prestarle soccorso.

“No, lascia stare. Non morirò di certo per un graffietto del genere, eh! E poi il dolore è sopportabile, ne ho passate di peggio…”
Stava ridendo nervosamente quasi per sconfiggere l’intensa oscurità che il malessere voleva esercitare su di lei.

“Veramente, non ti devi preoccupare! Ora mi alzo e vado a disinfettare sto benedetto graffietto così potrò fasciarlo e riposare di nuovo nel mio lettuccio caldo perché vedi, questi sono brividi di …”

Non fu in grado di terminare la frase che, al tentativo di raggiungere l’interruttore della luce, svenne. Il suo corpo venne afferrato da Altaïr appena prima che cadesse rovinosamente a terra, il quale lo sorresse finché quei movimenti convulsi misti di paura e dolore non smisero di turbarlo. 


__________________


Angolo di Mary.

Bonne Soir à tout le monde! 

Questa è la prima fanfiction che pubblico in assoluto, anche se scrivo da un po'. E che dire... da un po' volevo scrivere una fanfiction su questo meraviglioso videogioco, spero di aver reso bene l'idea che mi ero fatta nella mia testolina xD Critiche e consigli sono sempre ben accetti, quindi vi prego, recensite in tantissimi! ^^


Salam Aleikum

-Mary
   
 
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