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Autore: Milla Chan    26/08/2012    8 recensioni
-Ma lui sta bene.- Mathias lo guardava, accovacciato per terra, con gli occhi spaventati, inquieti e tremanti, tenendosi contro il petto il corpo ancora avvolto nel mantello inzuppato di qualcosa di scarlatto, rappreso e nauseabondo. –Non è forse vero, Lukas? Sì. Sì! Va tutto bene, diglielo anche tu.-
Rise appena, dondolandolo amabilmente dopo avergli sussurrato in tono tanto dolce.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Danimarca, Norvegia, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Norvegia aspettava che arrivasse qualcuno a portarlo via e a dirgli che andava tutto bene, anche se sapeva che non era affatto così.
 
Teneva le mani sul ventre, rosso e bagnato di sangue e fango, il respiro pesante e affannato.
Il dolore gli solcava crudelmente il viso mentre cercava con lo sguardo qualcuno che non lo scambiasse per per uno dei centinaia di cadaveri riversi a terra e immobili, in quel campo di battaglia sconfinato dove gli unici rumori erano i deboli lamenti di chi stava agonizzando, sperando di morire al più presto.
Qualcuno doveva trovarlo. Lui respirava ancora. Il suo cuore batteva, dannazione, anche se era irregolare e sembrava arrancare pur di rimanere in vita ed ogni battito era come una pugnalata ulteriore sulla ferita e lo faceva ansimare.
Aveva le dita gelide, viscose per il sangue mischiato ad altro sangue e alla terra sporca, che cercavano di tenere al sicuro quel buco nello stomaco che lo attraversava da parte a parte e bruciava come se stesse andando a fuoco, infettandosi velocemente, riverso com’era sul suolo lurido.
Vide i primi uccelli volare in cerchio nel cielo sopra di lui e gracchiare e avrebbe voluto gridare che lui non era morto, non era una carcassa da mangiare.
Con gli occhi acquosi, la vista e la mente offuscate dal dolore, si sentì sprofondare nella propria pozza rossa, accecante, soffocato da quel miscuglio maleodorante di fango, impotenza e dolore.
 
Non voleva marcire.
 
Sono qui. Mathias, Berwald, sono qui...
 
 
 
Lo svedese scostò la tenda, entrando lentamente, e si sentì raggelare. Trattenne un’espressione disgustata per l’odore insopportabile di putrefazione che appestava l’ambiente.
 
-Mathias...-
 
Vide che girava il capo verso di lui, nella penombra, cogliendo i capelli scarmigliati e un guizzo spaventoso, negli occhi blu spalancati e circondati di un colorito violaceo.
Era giorni che andava avanti ed era arrivato il momento di smettere di dargli corda, fermarlo e fargli aprire gli occhi.
 
-...Ora basta, non può restare qui.-
 
-Ma lui sta bene.- Mathias lo guardava, accovacciato per terra, con gli occhi spaventati, inquieti e tremanti, tenendosi contro il petto il corpo ancora avvolto nel mantello inzuppato di qualcosa di scarlatto, rappreso e nauseabondo. –Non è forse vero, Lukas? Sì. Sì! Va tutto bene, diglielo anche tu.-
Rise appena, dondolandolo amabilmente dopo avergli sussurrato in tono tanto dolce.
 
Berwald corrucciò la fronte, sentendo lo stomaco ribaltarsi per la mano cianotica che ricadeva inerme.
Non avrebbe probabilmente mai trovato il coraggio per guardarlo in volto come faceva il danese.
 
-Smettila di parlargli.-
 
-No! Ha solo gli occhi un po’ tristi. Perché ha... Lui ha perso il suo cavallo.- distolse lo sguardo da Berwlad, concentrandosi invece su quello vitreo che gli stava a pochi centimetri dal viso, stringendolo un po’ più forte e sorridendogli. –Ti prenderò un nuovo cavallo, Lukas. Bellissimo. Il più bello di tutta la Scandinavia. Te lo prometto.-
Scoppiò a ridere, così, all’improvviso, non decidendosi a lasciarlo andare e sostenendogli la nuca con la mano per tenerlo contro la sua spalla.
 
-Se non accetti la sua morte non può tornare in vita.-
 
-Non è morto.- gridò l’altro, con un tono folle. –Vattene. Fuori!-
 
Berwald non lo ascoltò ma gli si accovacciò davanti, cercando di sciogliere gentilmente la presa delle sue mani sul corpo gelido mentre Mathias lo guardava sconvolto.
-...No!-
-Mathias...- lo guardò negli occhi, prendendo delicatamente tra le braccia il corpo esanime e gracile che iniziava a deteriorarsi, il capo reclinato all’indietro. -...Cerca di calmarti e capire.-
 
Lui scosse piano la testa, lo sguardo stralunato e gli occhi lucidi. Fece una smorfia, mentre due grosse lacrime cadevano ai lati del viso, aggrappandosi a quel corpo, deciso a non lasciarlo andare per nessun motivo.
 
-Andrà tutto bene.-
 
Mathias si sporse e li abbracciò entrambi, un po’ goffamente.
Sentire i singhiozzi del danese e vedere le labbra dischiuse appena sul volto immobile di Lukas lasciavano un vuoto enorme nel petto di Berwald, che cercava di rimanere calmo davanti a quell’immagine raccapricciante che lo impressionava, lo turbava e lo disgustava al contempo.
 

Ma loro erano fratelli, dovevano solamente stare vicini. Tutto sarebbe andato bene.



 

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“D’ora in poi mi darò al fluff estremo”!
Le mie ultime parole famose. Scusatemi. Come contenuti e abbastanza... come dire... nauseante?
Non lo so, forse sono io che sono impressionabile, ma mi ha sconvolta un poco quand’ho l’ho riletta e mi sono detta “che cos’ho scritto.”
Però, insomma, nella sua... ansiosità... spero sia potuta essere piacevole. Da leggere. Insomma... Non so che dire.
Fatemi sapere! ;*;

   
 
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