No
happy
ending.
-Senpai!
Tra quanto torneremo sulla terra?-
La ragazza
osservò la ragazzina che le si era avvicinata
e che ora le tirava per la manica del kimono. Aveva due grandi occhi
scuri,
incorniciati da corti capelli scompigliati. Era una shinigami molto
giovane e
frequentava ancora l’accademia e proprio per quel motivo in
quel momento si
trovava con Rukia sulla terra.
La luogotenente della
tredicesima compagnia era molto
legata a quella ragazzina, che aveva salvato dal peggior quartiere
della
Seritrei, non appena si era accorta del buon potenziale presente in lei.
-Come mai ci tieni
così tanto Yuko-chan?-
Chiese Rukia con aria
materna, mentre accarezzava il capo
della ragazzina. Quella rispose guardandola con quei due occhioni
scuri, mentre
le lunghe ciglia sbattevano rendendola molto simile ad un cerbiatto.
-Mi piace un sacco la
terra! Sembra molto più
interessante del nostro mondo! Ma è vero quello che si dice
che tu hai vissuto
sulla terra?-
La luogotenente le
sorrise in modo stanco e rispose:
-Te l’ho
già detto un milione di volte che è vero..-
-Ma non mi hai mai
raccontato nulla! Tutte le volte
rimandi per un motivo per l’altro!-
Rukia sbuffò
stanca e non volendo sentire i capricci della
kohai concesse:
-Dai, sediamoci qua che
ti racconto un po` quello che è successo.-
Gli occhi di Yuko si
illuminarono e si accomodò affianco
a Rukia, incrociando le gambe e iniziando a guardarla interessata.
Fu così che
il racconto inizio`, dal momento in cui Rukia
aveva conosciuto Ichigo quella sera in cui aveva perso i poteri fino al
loro
ultimo saluto. Yuko rimase incantata ad ascoltare quella storia
così
particolare, che aveva quasi dell’inverosimile.
-Ma tra te e lui non
c’è mai stato nulla?-
Rukia si
tradì per un attimo, anche se la semioscurità
non permise all’interlocutrice di esserne certa, i suoi occhi
vennero
attraversati da una luce per qualche secondo, una luce nuova.
Non era gioia, ma
assomigliava piuttosto all’amarezza o
perfino al dolore. Eppure era un dolore stemperato da una dolcezza che
lei le
aveva spesso visto negli occhi quando stava con le o con Byakuya. Era
quella
dolcezza che dedicava alle persone che considerava la sua famiglia e
somigliava
molto all’amore materno che aveva dedicato alla piccola Yuko.
Questo
a Yuko non
sfuggì e quindi insistette:
-Rukia-chan!! Dai dillo
a me!! Per
favore!!-
-Ti ho detto mille volte
di non chiamarmi Rukia-chan ma
Senpai quando sono in veste di luogotenente..!-
-Senpai non sviare il
discorso! Parlami di te e di Kurosaki-
Quel nome pronunciato
dalla bocca di qualcun’altro le
sembrò strano, quasi estraneo. Non c’era quella
dolcezza che lei si premuniva
sempre di avere nel pronunciarlo, come per preservare quel magnifico
ricordo
che custodiva in fondo al cuore.
Non avrebbe mai potuto
dimenticare la dolcezza di quel
ragazzo e nemmeno voleva farlo. Si sforzava di vivere la sua vita come
doveva
viverla, con i suoi doveri e il suo ruolo. Era la vita che le era stata
destinata, forse per un crudele e indesiderato gioco del fato. O forse
per
volontà o mancanza di coraggio.
Ichigo.
Voleva dire mille cose e
nulla quel nome per lei. Voleva dire
coraggio, determinazione, protezioni, ma voleva dire anche dolcezza,
sicurezza,
amore.
Il ricordo era come una
boccata d’aria fresca dopo minuti
interminabili di apnea: piacevole ma immensamente doloroso. Era vita,
ma anche
morte. E ora, a distanza di anni, lei sapeva dare un nome a quel volto,
ma non
una definizione.
All’inizio era
stato uno scoprirsi più umana stando con
lui, un crescere insieme e sostenersi a vicenda, ma ora era diverso.
Ora, Ichigo Kurosaki,
era un segreto. Un segreto
soffocato ma bellissimo, pronto a inondarla di felicità e
nostalgia non appena
l’avesse rammentato.
E fu con un sorriso
nostalgico che Rukia iniziò a
raccontare:
-Yuko, questa
è una storia vera, non è come nelle favole,
questa è la vita reale.-
***
-Cosa
succederà
quando te ne andrai?-
Chiese
lui con un
filo di voce, mentre una parte di lui già sapeva la risposta
e non voleva
sentirla.
-Finirà
tutto,
semplice.-
Rispose
lei accoccolandosi
meglio tra le forti braccia del ragazzo, che la tenevano stretta a se,
con fare
protettivo.
Ichigo
sbuffò e
affondando la testa nei capelli di Rukia biascicò:
-Come
sei cinica.-
Lei
si girò e
guardandolo negli occhi con sguardo triste gli chiese con un filo di
voce:
-Dimmelo
tu, cosa
succederà quando me ne andrò?-
Il
volto di Ichigo si
piegò in una smorfia e poi ribatté mettendo il
broncio:
-Tu
non te ne andrai.
Punto.-
-Non
fare il
bambino.-
Ribatte`
la ragazza
sciogliendo l’abbraccio e mettendosi seduta sul letto.
-Sai
benissimo che
succederà Ichigo, sii realista. Presto o tardi
verrò richiamata alla Soul
Society.-
Gli
occhi tristi dei
due si incrociarono e si scambiarono una tristezza che alleggiava
nell’aria.
L’arancio
si sedette
accanto a Rukia sul letto e abbracciandola disse:
-Verrò
a trovarti, te
lo giuro!-
Lei
rise quasi in
modo isterico e rispose:
-Ti
dimenticherai di
me. La vita di voi umani è breve, devi godertela al meglio
Ichigo. Non siamo
fatti per stare insieme, apparteniamo a due mondi diversi, tutto qui.-
Lui
grugnì e poi con
fare offeso rispose:
-Non
è vero, non
finirà così. E` il destino che ci ha fatto
incontrare, quindi nulla potrà
dividerci!-
Rukia
questa volta
scoppiò a ridere veramente, sentendo il cuore leggero grazie
alle parole da
bambino di Ichigo. Gli prese il volto tra le mani e gli
baciò il naso,
procurando una smorfia di fastidio nel ragazzo, che però
ricambiò subito il
sorriso.
-Adoro
questo tuo
modo di rendere le cose così semplici, sai?-
***
E l’adorava
ancora. Avevano passato tanto tempo insieme,
in cui lui l’aveva cullata in quella sua innocenza
fanciullesca.
Ichigo aveva sempre
avuto la capacità di far apparire
tutto così semplice.
Rukia veniva portata
alla Soul Society, ok lui l’andava a
riprendere.
Inoue veniva rapita,
nessun problema sarebbe andato a salvarla.
Un hollow voleva
attaccare i suoi amici, beh l’avrebbe
sconfitto per salvarli.
E probabilmente lei si
era lasciata cullare da quel suo
modo di pensare e si era ritrovata spiazzata dalla sua perdita dei
poteri. Si
erano salutati così, semplicemente, senza un bacio, un
abbraccio, una promessa.
Aveva capito anche
Ichigo che era tutto finito, che
quella volta non sarebbe bastato correre a salvare qualcuno, cercare di
difendere i propri amici o cose del genere.
Rukia sarebbe uscita
totalmente dal suo mondo.
E chi erano loro due se
non due ragazzi sognatori per
opporsi a tutto quello?
Il racconto continuava,
finché Yuko chiese con
espressione evidentemente confusa:
-Era tutto
così perfetto, allora perché è finita?-
-Perché era
così che doveva andare..-
Mormorò Rukia
accarezzandole il capo mentre gli occhi
fuggivano nuovamente nei ricordi. Gli occhi della ragazzina di
spalancarono e,
non essendole bastata la risposta, chiese nuovamente:
-Ma perché?-
Rukia le sorrise
tristemente, capendo che avrebbe dovuto
far capire a quella fanciulla cose da grandi.
-Apparentavamo a due
mondi diversi.-
Rispose semplicemente,
con voce ferita, da cui l’amarezza
trapelava in ogni sillaba.
-Ma vi amavate!-
Protestò Mel
quasi arrabbiata, che non riusciva a capire
data la sua giovane età tutte le implicazioni e
complicazione che aveva dato il
loro appartenere a mondi diversi.
-Si- Concesse Rukia
– Ma l’amore non basta, non basta
mai.-
Ci fu un lungo momento
di silenzio, in cui i rumori della
città risultarono amplificati nelle teste delle ragazze,
ognuna impegnata nei
propri ricordi.
-Ma tu lo ami ancora?-
Domandò Yoko
con voce assente, mantenendo lo sguardo fisso
sulla città in movimento.
-Si.-
Rispose Rukia prima che
il suo cervello potesse frenare
la lingua e dare una risposta differente.
Sul volto di Mel si
dipinse un sorriso speranzoso, mentre
le labbra sottili chiedevano, con una punta d’apprensione
della voce:
-E lui ti ama ancora,
vero?-
Gli occhi delle due si
incrociarono e Rukia capì che Yoko
non aveva bisogno di una risposta, ma piuttosto di una rassicurazione,
perché potesse
credere nell’amore come devono crederci gli adolescenti.
Rukia si fece quindi
forza, prese un profondo respito e cercò
di passare alla ragazza la morale che aveva imparato da quella vecchia
storia:
-Vorrei poter concludere
con un “e vissero per sempre
felici e contenti”, ma sembrerebbe una favola e questa
è la vita vera.
Vorrei poter dire che
non ci sono state lacrime, paure,
che io non mi sia sentita persa senza lui.
Vorrei poter dire che
non mi fa male ripensare a tutto
questo e che non desidero tornare indietro.
Vorrei dirti che ci
siamo incontrati di nuovo e che tutto
è tornato come prima.
Ma ti avevo detto che ti
avrei raccontato della vita vera
e quindi non posso mentirti ora.
Tutto quello che ho
ricordato, rivissuto, tutte le
parole, i luoghi, i momenti.. Sono reali, li ho sentiti nel mio cuore e
ho
cercato di trasformarli in parole per te.
Forse io e Ichigo
eravamo le persone giuste nel momento
sbagliato, o forse, se non ci fossimo incontrati in quel momento,
sarebbe stato
tutto incredibilmente banale.
Ma questo mi ha
insegnato a credere che ogni cosa ha il
suo tempo e che la vita ci dona le risposte quando meno ce lo
aspettiamo, per
farci stupire di lei e di noi stessi.
E, in cuor mio, so che
un giorno tornerà il nostro tempo.
E qualsiasi tempo sia,
sarà sicuramente splendido.-
Terminò
quella frase con un profondo respiro, cercando di
sorridere alla ragazza che,
allibita, le
stava accanto.
E alla fine, quella
maledetta lacrima, trattenuta troppo
a lungo, scivolò sulla pelle liscia di Rukia.
Riusciva a sentire il
suo respiro, la sua voce, i suoi
baci, il suo respiro sulla pelle. Era questo che piangeva Rukia,
piangeva e
rideva, perché tutto era così bello, ma
così triste. E così enorme che il suo
cuore stentava a tenerlo dentro.
E fu proprio in quel
momento che Rukia sentì quella voce
che conosceva così bene.
Guardò Mel e
le disse di iniziare ad avviarsi per tornare
alla Soul Society, che il sole stava tramontando ed era meglio
rientrare. Le disse
che doveva controllare una cosa e non appena la ragazza si fu girata
lei balzò
in piedi e corse verso l’origine di quella voce.
Finché
non vide un uomo accoccolato affianco ad un
bambino mentre gli medicava un ginocchio sbucciato.
Tutto si
fermò per qualche secondo, mentre una morsa alla
gola le fece mancare il fiato. Avrebbe voluto piangere, ma lei, Rukia
Kuchiki,
non piangeva, si era potuta concedere solo quella lacrima. Non doveva
neanche
provare quei sentimenti così terribilmente umani che in quel
momento invadevano
il suo cuore.
Era diventato adulto il suo
Ichigo, quello
sconsiderato che si buttava nei pericoli senza pensare alle
conseguenze, quello
stolto che la prendeva in giro perché era una nana malefica,
quello stupido ex
sostituto shinigami.
Una donna si
avvicinò ad Ichigo e al bambino, prendendo
in braccio quest’ultimo. La testa arancione le sorrise e
accarezzò il capo del
bambino, prima di dare un semplice bacio sulle labbra della donna, per
poi
dedicarle un sorriso radioso.
Un debole sorriso le si
dipinse sulle labbra, mentre il
bruciore che aveva in gola raggiungeva gli occhi, appannandoli.
Ichigo Kurosaki era
felice, quel sorriso lo dimostrava a
pieno.
Si avvicinò
piano ai tre che stavano incamminandosi verso
casa e quando si fermarono sfiorò un’ultima volta
la guancia di Ichigo,
accarezzandolo e dicendogli addio per sempre, mentre una lacrima le
solcava la
guancia liscia.
Ichigo Kurosaki era
felice anche senza di lei, se ne
sarebbe fatta una ragione e avrebbe continuato a vivere la sua vita,
come aveva
fatto fino a quel giorno.
Il loro sogno
l’avevano già vissuto lei e Ichigo, tanti
anni prima, quando erano stati due innamorati
immaturi e inesperti.
Erano stati bene, si
erano amati, ma il loro tempo era
finito con l’andarsene dell’adolescenza.
L’avrebbe
ricordato per sempre, come lui avrebbe
sicuramente fatto con lei.
Quei ricordi erano
ancora vivi nella sua mente, quel loro
amarsi in segreto per tutto quel tempo e quell’addio che si
erano dati senza
una lacrima, un abbraccio o un bacio.
Quel destino
così beffardo che gli aveva uniti quella
sera quando lei gli aveva passato i suoi poteri e poi gli aveva divisi
facendoglieli perdere.
Se ne andò
piangendo l’orgogliosa Rukia Kuchiki, se ne
andò piangendo lacrime amare di un destino beffardo che le
aveva fatto capire
che non era ancora tempo per loro e che forse non lo sarebbe stato mai.
Ma doveva impararlo ora
che era diventata una donna
adulta, il lieto fine apparteneva solo alle favole.
This
is the way you left me,
I’m not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.
This is the way that we love,
Like it’s forever.
Then live the rest of our life,
But not together.
Ichigo Kurosaki si
toccò la guancia dopo che una brezza
fresca gliel’aveva sfiorata, solo per un momento.
Quella sensazione gli
ricordava una persona che
apparteneva al suo passato.
Il ragazzo
guardò per un attimo il cielo azzurro
trattenendo il fiato, per poi, dopo aver deglutito e ripreso coraggio,
tornare
a prendere la mano della moglie ed allontanarsi con lei e il figlio.
*Angolo della
disgraziata*
Premetto che mi e`
venuta la depressione a scrivere
questa storia..! Tanto che il groppo in gola veniva a me oltre che a
Rukia.
-.-“
Ma era da tempo che
dovevo riuscire ad affrontare questo
mio blocco in cui deve sempre esserci l’happy ending.
Ovviamente non avrei
fatto sposare Ichigo con Inoue neanche sotto qualsiasi tortura, quindi
ho
optato per la bella sconosciuta, di cui non è specificato il
nome!
Ho scelto inoltre di
“sperimentare” con Ichigo e Rukia
questo finale per due ragioni: 1) ho scritto veramente tanto di loro e
con
questa penso di aver scritto veramente di tutto 2) ritengo che i
lettori di
questa sezioni siano più “maturi” di
quelli di altre sezioni, in cui non avrebbero
saputo apprezzare.
Nell’ultima
“scena” Ichigo, dopo aver ricevuto la carezza
di Rukia, guarda il cielo e per un attimo ripensa a lei, spero che si
sia
capito.
Grazie per la pazienza! :)
Sarugaki145__❤