Erano passati tre anni. Tre anni di pura solitudine senza Sherlock, senza casi, senza nulla. Mi ero abituato, a dirla tutta. La signora Hudson mi aveva tenuto compagnia, anche se il mio vuoto era ancora grande.
Sherlock mi era mancato, mi era mancato terribilmente. 
Non ero tornato a trovarlo lì in quei tre anni, perché non mi andava di piangere e ricordare tutto ciò che avevo vissuto quel giorno.
Solo una volta andai e, quando ritornai a casa, fui certo di cedere.
Sherlock era lì, seduto sulla poltrona, mentre sorseggiava un the. Deglutii, scuotendo la testa. Evidentemente era un sosia e mi stava prendendo in giro.
“Oh, ciao, John, tutto bene?” Rimasi zitto, facendo un passo avanti. Era Sherlock, sì, era proprio lui. I soliti ricci, il solito comportamento, il solito Sherlock, in poche parole.
“Sherlock? Sei tu?” Mormorai, sperando che la mia voce fosse abbastanza udibile.
“Oh, John, ovvio che sono io. Conosci un altro Sherlock, per caso? Capisco il tuo stato di shock.” Sorseggiò altro the, poi alzò lo sguardo verso me, mentre io cercavo di realizzare ancora il tutto. Sembrava calmo, come se non fosse successo niente, come se non fosse mai caduto da quel tetto.
“Sherlock … tu eri morto.”
“Oh, John, ti prego, smettila. Comunque, sono di passaggio. Andrò via presto, molto presto.”
“No, Sherlock. Ora mi spieghi tutto.” Nonostante sentissi le gambe più che pesanti, mi feci coraggio e mi lasciai cadere a peso morto sul divano, di fronte lui. Mi guardò, alzando un sopracciglio. Era evidente che  mi stesse leggendo. Ero sotto shock, e questo già lo sapeva, e avevo bisogno di capire cosa fosse successo veramente, e non che cosa avessi visto tre anni prima.
“Non c’è niente da spiegare. Sono qui, non basta?”
“No, Sherlock, non basta! Sai come ho passato questi tre anni?”
“Mmh, a quanto pare, eri molto triste e single. Mi sorprendi, John.” Sospirai, mentre lui mi sorrideva divertito.
Avevo frequentato poche ragazze e nessuna di loro aveva riempito quel vuoto. Non avevo intrapreso relazioni, dato che non ne avevo la forza.
Tutta colpa sua, ma non potevo mica dirglielo. In tutti i casi, l’avrebbe capito da solo.
“Oh, eri triste per me. Non dovevi.”
“Ma lo ero, dato che sei volato da quel tetto senza darmi spiegazioni a telefono. Potresti darmele ora, per favore?” Chiesi di nuovo, fissandolo negli occhi.
“Sono qui, è ciò che basta, non credi? Mi volevi di nuovo, eccomi.” Forse era vero: mi bastava che lui fosse di nuovo in quell’appartamento con me, e che le cose non fossero cambiate per niente. Le spiegazioni potevano attendere, sinceramente.  Sorrisi appena, fissando il tavolino. Il cellulare di Sherlock si illuminò un attimo dopo.

“Ti sto aspettando. MH.” Mormorò Sherlock, infilando il cellulare in tasca.
“Devi già andare, Sherlock?”
“No, rimango qui per pochi minuti.  Ci rivedremo presto, comunque.”
“Lo spero.” Risposi semplicemente, sorridendo. Lui sorrise a sua volta, posando la tazza sul tavolino. Erano tante le domande che avevo per lui, tutte legate a quel giorno.
Sherlock si alzò, avviandosi verso la porta. Lo seguii senza dire nulla, sperando che mi dicesse qualcosa prima di varcare la soglia.
“Solo un’ultima cosa: sei il mio migliore amico, John Watson.” E poi andò via, senza una mia risposta.
Eppure si sapeva: lui era il mio migliore amico e io gli volevo un gran bene, forse anche troppo.
Nonostante ciò, sapevo che mi voleva bene, e non avevo bisogno di vederlo per un’ennesima volta.
Avevo iniziato a stare bene con me stesse dopo aver sentito quelle parole da Sherlock.
Quella fu l’ultima volta che vidi Sherlock in vita mia.
Mi bastava ricordare le sue ultime parole, per non sentirmi solo.


spazio autrice.
è la prima ff che scrivo su sherlock e spero vi piaccia.
L'ho scritta ascoltando "Rivers flows in you", che mi ha sbloccata e, così, sono riuscita a scrivere questa one-shot.
spero vi piaccia, ripeto, e, boh, magari pubblicherò altre ff su johnlock o su sherlock in generale (: