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Autore: Alessandra S    27/08/2012    5 recensioni
Questa breve storia parla del mio tributo, Miranda Prisly, per il progetto di Unicorno Peloso: "Quarantottesimi hunger games: fate il vostro gioco"
è strutturata in tre capitoli:
-la scelta
-la fuga
-la mietitura
dal primo capitolo:
Miranda ne conquistò tanti con il suo sorriso mozzafiato e la sua camminata tanto leggera che sembrava fluttuasse.
E chi fu il primo a cadere ?
Io, come uno stupido.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Miranda, la tigre del due.'
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Miranda: la tigre del 2

La scelta

 

Miranda era una ragazza un po' strana.

Miranda non era come gli altri ragazzi dell'accademia.

Però era brava.

Miranda, anche se aggrottava ogni volta le sopracciglia, faceva sempre centro.

I suoi coltelli erano affilati come gli artigli di una tigre, per questo tutti la chiamavano così: la tigre, la tigre del due.

Si era guadagnata questo soprannome ad appena dieci anni, quando sfoderò la sua propensione per i coltelli in pubblico per la prima volta.

Ma poi, man mano che cresceva, quel soprannome cominciò a riferirsi ad altro.

I ragazzi non la guardavano più con quello sguardo ammirato e triste allo stesso tempo.

Loro cominciavano a sfoderare sorrisini e sguardi penetranti.

Miranda ne conquistò tanti con il suo sorriso mozzafiato e la sua camminata tanto leggera che sembrava fluttuasse.

E chi fu il primo a cadere ?

Io, come uno stupido.

Io che mi ero ripromesso di non innamorarmi, mai.

Mai, perché gli Hunger Games distruggono.

Perché hai sempre paura di perdere le persone che ti stanno care.

Ebbene sì, io, Philips Randville, sono stato il primo a cadere per il suo sorriso affascinante e genuino.

E allora che altro avrei potuto fare se non esserle amico ?

Il suo migliore amico.

Era l'unico modo.

Esserle amico era l'unico modo per poterle accarezzare le guance e intrecciarle i capelli.

«Phil ?» la sua voce mi riportò alla realtà.

«Cosa c'è, tigre ?» le chiesi sorridendo per mascherare il dolore che provavo dentro.

«Quest'anno mi offro, alla mietitura intendo» sbarrai gli occhi e sentii il mio cuore fermarsi.

«Perché ?» chiesi stringendola a me.

Era domenica ed eravamo sdraiati a riposare sul prato ai confini del distretto.

«Perché sono stufa di questa vita, sono stufa degli allenamenti e sono stufa di non vedere i miei amici tornare» «Ma se poi io non vedrò tornare te potrei morire» sorrise, un sorriso sincero, un sorriso che non sfoggiava da anni.

«Mi dispiace Phil, ma sono stufa di vivere per accontentare gli altri , per una volta voglio vivere per me» sospirai.

Non volevo perderla, lei era il mio mondo, da quando l'avevo conosciuta il mio centro gravitazionale si era spostato da me a lei.

«Non voglio perderti» «Allora offriti anche tu, andiamo a morire insieme» «Non se ne parla, sai cosa succederà invece ? - scosse la testa curiosa – tu andrai a quei stramaledettissimi giochi, lotterai con tutta te stessa e vincerai e quando tornerai io sarò qui ad aspettarti per vivere una vita felice insieme a te, ok ?» la vidi esitare, poco convinta.

«Non so se voglio vincere ...» «Miranda, ascoltami bene, hai una famiglia, hai degli amici e hai solo quindici anni, perché non vorresti vincere ?» «Perché non ho nessuno che mi ami veramente»

Diglielo – pensai – digli che la ami !”

«La tua famiglia ti ama»

Cretino”

«Non in quel senso, non quell'amore … amore … nel senso, come così !» disse chiudendo gli occhi e posando le sue labbra morbide sulle mie.

Il mio cuore si fermò, smisi di respirare e mi mancò il terreno sotto i piedi.

Aveva un sapore dolce, di miele e mente.

Quando si staccò da me sorrideva.

«In questo senso – precisò – mio fratello non lo farebbe mai, non mi bacerebbe mai così, io voglio qualcuno che mi ami in questo senso !» «Capisco - sussurrai senza fiato – vuoi ancora offrirti ?» le chiesi dopo qualche minuto di silenzio.

«Sì» «Ne sei fermamente convinta ?» «Sì» rispose semplicemente, allora sopirai e, per la prima volta, mi arresi e smisi di lottare.

   
 
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