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Autore: Fea91    10/03/2007    3 recensioni
Uno fa il ballerino di notte in un locale. L'altro ogni sera va li per guardarlo. I loro sguardi non si sono mai incrociati. Ma quando questo finalmente avverrà, cosa succederà tra loro? attenzione: coppia cloud/kadaj, tematiche yaoi Vi auguro buona lettura e...commentate!!^^
Genere: Malinconico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Cloud Strife
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ti guardo

Capitolo 1 - TI GUARDO

"Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo.

Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo non si sa perché, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga tra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono e precipitano."

(Gabriele D’Annunzio)

Ti guardo. Ti guardo e non riesco a staccare gli occhi dal tuo corpo.

Dio…sto venendo.

Solo per averti guardato.

Guardo il tuo corpo. Così sinuoso, così sensuale…così perfetto.

Mi sfugge un gemito dalle labbra, ma per fortuna la musica è talmente alta che nessuno se ne accorge.

Neanche tu, che sei la causa di questo tormento.

Già…

D’altronde io per te cosa sono? Solo uno dei tanti, qui, in mezzo a questa folla.

Non sai chi sono.

Non sai che ogni sera vengo qui, in questo locale di seconda mano per un unico motivo….vederti.

Vedere il tuo corpo che si muove sulla pista come ora, strappandomi gemiti di tormento e di piacere.

Non sai che per averti anche solo una volta venderei l’anima al diavolo…anche se penso che nemmeno lui accetterebbe uno scambio tanto svantaggioso…

Un’anima marcia e corrotta come la mia…

In cambio di tanto splendore.

…solo un pazzo accetterebbe.

Per questo ogni sera ti guardo. Ti guardo e ti desidero.

Non osando fare di più.

Non potendo farne a meno.

***

Sento la musica.

Mi scorre dentro, come un fiume in piena, e io mi lascio pervadere.

Mi abbandono completamente al ritmo.

E ballo.

Ballo e basta.

Non penso a niente.

Perché se pensassi mi renderei conto di dove sono, mi renderei conto di cosa sto facendo e mi sentirei sporco.

Quindi meglio non pensare.

Meglio fingere di non vedere gli sguardi degli uomini intorno a me, che sembrano volermi spogliare con gli occhi…

…non che ci sia molto da togliere.

Ecco, lo sapevo. Mi sono messo a pensare un’altra volta.

Stupido.

Torno a concentrarmi sul ritmo.

Mi sforzo con tutto me stesso di non pensare ad altro, di non pensare a niente, a tutto il marcio che mi circonda e che vuole soffocarmi.

E ci riesco. Per un attimo ci riesco.

Quelli sono gli unici momenti del mio lavoro che sopporto.

Quando la musica mi rapisce. E mi porta via.

In un altro mondo, in un mondo diverso, in cui io posso ballare solo perché mi piace.

In cui posso ballare davvero.

In cui non sono costretto a fare lo spogliarellista per tirare avanti.

Improvvisamente apro gli occhi. Sento le lacrima infiammarmi le iridi..so che un mondo così non esisterà mai.

Quindi perché mi tormento con questi pensieri?

La musica. Devo pensare alla musica.

Solo a quella.

Cosa direbbero i clienti se l’oggetto dei loro desideri dovesse scoppiare in lacrime?

No, non va bene.

Non posso, non adesso.

Eccola, la sento. La musica.

È dentro le mie vene. Me le infiamma.

Mi brucia, eppure mi crogiolo in questo fuoco.

Mi rapisce ogni pensiero, facendomi inarcare a ritmo, impedendomi di pensare.

Perché pensare fa male.

E l’unico modo per scacciare il dolore è un dolore più forte.

Quindi continuo a bruciare, nel fuoco che io stesso alimento.

Consumandomi lentamente. E ballando sempre più forte.

E poi la musica finisce.

Io mi fermo, senza fiato, con un incendio che mi divampa nel petto, che mi divora.

E poi lo vedo.

BLU intenso.

Blu come le acque profonde,

come il mare in tempesta,

come il cielo nelle sere d’estate.

Blu come un fiume alla sorgente,

fresco e limpido,

che sembra scorrermi dentro

e placare le fiamme che mi stanno divorando.

Uno sguardo.

Un secondo.

Niente di più. Poi mi giro e corro via.

Il mio numero è finito, per questa sera ho sculettato abbastanza.

Mi viene da ridere.

Mi tolgo il “costume di scena” che il sudore mi ha attaccato addosso, faccio una doccia e mi rivesto.

Ora potrei andare a casa.

Ma non ne ho voglia.

Sarei da solo e la solitudine mi porta sempre a pensare.

No, meglio di no.

Vado al bancone e mi faccio dare uno Spritz dal Rosso.

Meglio attardarsi qui al locale.

Giusto un altro po’.

E poi chissà, potrei trovare qualcuno con cui passare il resto della notte.

Qualcuno con cui soffocare la disperazione di quelle poche ore che mi separano all’alba.

Per non pensare.

Perché pensare fa male. E l’unico modo per scacciare il dolore è soffocarlo con un dolore ancora più forte.

Per questo continuo a farmi del male, affondando sempre di più.

E ballando sempre più forte.

***

Dio quanto sei bello.

Sei come un angelo, un angelo maledetto e bellissimo.

Quanto di più vicino c’è ad un demone.

Quando muovi il tuo corpo, quel corpo perfetto, mi streghi, mi rapisci.

È come un invito, a cui è impossibile resistere, con cui mi porti fin sull’orlo dell’abisso e mi chiedi di saltare con te.

Ti fondi con la musica, suono e materia.

E balli, balli come nessun altro.

Sei così sensuale che la tua sola esistenza è un invito al peccato.

Sei bellissimo.

Bello e solo. Bello e dannato.

E io non potrò mai averti.

Il solo pensiero mi devasta l’anima.

Così come il pensiero delle tue labbra sulle mie, del tuo corpo sudato, mi toglie il respiro.

Sono condannato a desiderarti e non averti.

Perché?

Perché poi?

Perché non posso avere la tua bocca, il tuo fiato, i tuoi occhi almeno una volta?

Cosa darei per guardarti dentro, per vedere, attraverso le tue pupille, dritto nella tua anima.

La musica si interrompe.

Tu ti fermi, ansante, col corpo mandido di sudore.

Sollevi lo sguardo, e io lo vedo.

Lo vedo per un secondo, il fuoco dentro i tuoi occhi, quel fuoco che divora le tue iridi verdi e che ti consuma dentro.

Che ti fa venire voglia di gridare.

Ti fisso, e per un attimo ho l’illusione che tu mi ricambi.

Mi perdo in quel verde divorato dal fuoco, e desidero con tutte le mie forze di poterlo spegnere, di poterti regalare un attimo di pace.

Uno sguardo.

Un secondo.

Poi ti volti e te ne vai, e l’incantesimo si spezza.

E io rimango li, a desiderati come sempre.

Dio…Buddah, Allah, Visnù…….vi prego!

Io devo assolutamente avere quel ragazzo…o questo desiderio mi divorerà.

***

Si…quelle fiamme non ti lasciano mai, non ti danno mai tregua…

Però…per un attimo, prima…

Era successo qualcosa quando avevi incontrato lo sguardo di quel ragazzo.

Quel blu, così intenso…

Sembrava proprio che stesse guardando te, che ti stesse guardando negli occhi…

Non come tutti gli altri…

Sembrava che volesse dirti qualcosa con quello sguardo.

Chissà…forse ti eri sbagliato…

Eppure per un attimo il fuoco che ti consuma dentro s’era quietato…

Quel blu era stato come un’onda d’acqua fresca, un sollievo che aveva lenito la tua anima inaridita dalle fiamme…

Inconsciamente sposti lo sguardo attorno, alla ricerca di quegli occhi.

Ormai erano mesi che quel ragazzo veniva al locale ogni sera.

Inizialmente non ci avevi fatto caso: i clienti erano molti e lui era solo uno dei tanti.

Col tempo però avevi iniziato a notare i suoi sguardi.

Te li sentivi addosso, brucianti, appiccicati alla pelle insieme al sudore.

Non gli avevi dato molta importanza però.

Eri abituato alle occhiate che gli uomini ti riservavano, cariche di lussuria, di desiderio,…di pietà.

Perciò non avevi mai incrociato il tuo sguardo con il suo.

Fino a quella sera.

  
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