Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Birdcage D Swan    27/08/2012    2 recensioni
«Ha mai sentito parlare di Lightning L-Drago?» Il suo sguardo sembrò illuminarsi.
«Ehm…più o meno.»
«Mi dica tutto ciò che sa su quel bey.»
Vi giuro, non ho mentito. Sapevo perfettamente di cosa stesse parlando…quasi.
«Dunque, è un bey proveniente…dalla costellazione…del Drago.» “You don’t say, Paschendale?”.

[…]
Affilati, circondati da folte ciglia nere.
Quelle iridi ristrette, all’interno delle cornee bianche, gli conferivano un aspetto spaventoso, quasi assatanato.
Quelle iridi dello stesso colore dell’oro, il più brillante esistente.
Tutto ciò che mi rendesse umana, ogni idea, paura, sentimento. Tutto svanì.
In quello sguardo, appena accennato.
Erano gli occhi più terrificanti e incantevoli in cui mi fossi mai specchiata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Ryuga, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


Create your own banner at mybannermaker.com!


II
 ŁΛ քօȶɛռʐΛ ɖɛʋΛֆȶΛռȶɛ ɖɛʟ ʍօֆȶʀօ ʍɨȶօʟօɢɨƈօ
 

“For too long now
There were things I sould have said“ 
 

Il sole sorgeva pigramente all’orizzonte, illuminando di una chiara luce rosea tutto il Giappone. Anche se ormai ciò accadeva tutte le mattine era sempre considerato un bellissimo spettacolo.
«Ecco il mare, finalmente.» disse Masamune, svegliandosi da quel piccolo istante di catalessi.
Era già da un po’ che viaggiavano su quell’elegante Audi satinata.
In lontananza, notarono lo yacht di cui aveva parlato Ryo.
L’auto si fermò. I ragazzi scesero e, con grande sorpresa, un gruppetto gli aspettava al porto.
«Yu! Titi! Benkei!» urlò Ginka, salutandoli.
«Che bello, ci siete anche voi!» disse Masamune.
Corsero verso di loro, tranne Kyoya con il suo solito fare disinteressato.
«Kyoyaaa!! Che gioia rivederti, amico mio!» urlò Benkei mentre correva a braccia aperte verso il suo eroe.
«Ma che fai? Sta lontano!» l’altro lo fermò, mettendogli una mano in faccia.
«Ahah!! Che bello vedervi, ragazzi! E scusateci se non siamo riusciti a venire agli allenamenti, però Ryo ci ha fermati prima di voi» disse il piccolo Yu con la sua aria da bimbetto innocente.
“E pensare che Kenta era proprio come lui…”ricordò Madoka, nostalgica.
«Ah! Così mio padre ha parlato prima voi di…insomma…la questione di Tsubasa…?».
«Già...» proseguì Benkei «Voleva dirlo prima a noi. Insomma, tu e Masamune siete i blader di punta della nazionale, e tra circa sei mesi ci saranno le Olimpiadi e…».
«COOOOOOOSAAAAA?? LE…LE…LE OLIMPIADI!» dissero Ginka, Masamune e Madoka all’unisono a dir poco stupiti.
«Sì, le Olimpiadi! Ryo non vi ha detto niente?».
«Ma il beyblade non aveva mai fatto parte delle Olimpiadi.» rispose Madoka.
«A quanto pare, prima di lasciare l’attività, Paschendale era riuscita a far entrare il beyblade nei giochi olimpici.»
«Ma, scusami, Benkei, ma com’è che mio padre non ci ha detto niente?».
«Bho…forse se lo sarà dimenticato…».
«Coraggio, ragazzi! Dobbiamo andare, adesso. Per arrivare ci vorranno almeno tre ore.» li avvertì il guidatore dello yacht, spazientito.
«Sì, ci scusi! Ora saliamo.»
 
 
Lo yacht era bellissimo: enorme, tutto bianco e su entrambe le fiancate il logo della WBBA.
Dopo neanche cinque minuti da quando erano saliti, si trovarono tutti già a poppa del mezzo, adagiati sugli sdrai e a sorseggiare bibite. Tutti tranne Kyoya; mentre i suoi amici si rilassavano e si godevano l’aurora mattutina, lui se ne stava in disparte sotto la tettoia ai lati della cabina di guida. Era pensieroso. Chi non lo sarebbe stato in un momento come quello? Quando la sorella non è reperibile e non si sa cosa le passi per la testa. Se non fosse stato per il suo sangue freddo, (cosa che però era assente durante una battaglia) avrebbe dato di matto - si sarebbe tuffato in mare per raggiungere la meta a nuoto. Oltre a questo, tuttavia, il suo sesto senso gli suggeriva il motivo della decisione della blader. Per mettere le cose in chiaro, a Kyoya non fregava niente se Paschendale restasse a capo della WBBA o no. Nonostante fossero rimasti insieme per pochi anni, lui le voleva un bene incredibile, un sentimento che pensava di non poter mai riuscire a provare per un essere umano. Per questo era preoccupato! Il fatto che la sua sorellina soffrisse ancora per quell’essere disgustoso non lo poteva sopportare, ed era sicuro che ciò era il motivo della scelta che aveva colpito tutti.
 
«Ehi, Kyoya!» Benkei si avvicinò all’amico «Stai bene?».
Sospirò «Sì, sto bene. Perché me lo chiedi?-.
«A me invece non sembra. Perché non ti unisci a noi? Così ti distrai un po’.»
Kyoya lo guardò con uno sguardo che sembrava ucciderlo. Gli occhi color del mare del blader, minacciosi e decisi, fecero indietreggiare di un passo il povero Benkei.
«Lasciami in pace, Benkei» rispose con un ruggito, mentre entrava nello yacht.
«Ma…Kyoya…». Benkei conosceva Kyoya da anni, e ovunque quest’ultimo andasse, lui lo seguiva. Ma quello sguardo era fin troppo chiaro: aveva bisogno di starsene da solo per riflettere su qualcosa d’importante. E Benkei non poteva farci nulla.
 
 
Ridevano, scherzavano, prendevano il sole e si godevano la fresca brezza marina. Sembrava quasi che si fossero dimenticati tutti gli strani eventi accaduti quel giorno.
«Chissà come deve essere la casa di Paschendale?» domandò Masamune, curioso.
«Non lo so, » rispose Ginka «ma di certo sarà enorme e mooooooolto lussuosa! Non vedo l’ora di sfidarla. Non m’interessa se è stata uno dei più grandi blader della storia; sono diventato fortissimo e riuscirò a batterla.»
«Stai scherzando, vero?» ribattè Masamune –Sarò io a batterla! Ricordati che sono il il numero uno, il blader più forte del mondo, e solo un campione come me può battere una leggenda come lei.»
«Tu? Ma non farmi ridere!».
«Farti ridere? Chi è l’illuso tra noi due!?».
«Illuso sarai tu, stupido moccioso!».
«Insomma, ragazzi calmatevi!» ribattè Madoka.
«Allora perché non facciamo una bella battaglia?».
«Molto bene, ci sto. Il mio Pegasus non vede l’ora di farti a fettine.»
 
«Ehm…scu…scusate?».
«Ehhh…?-. Ginka e Masamune ormai erano sul punto di lanciare i propri bey, ma vennero inaspettatamente interrotti.
«Ma che vuoi, Titi?» domandò Masamune, spazientito.
«Posso chiedervi una cosa? Si può sapere chi è questa Paschendale? Tutti ne parlano, ma io non la conosco…».
«Ma sì che l’hai vista.» disse Madoka «Non ricordi? E’ quella ragazza che è comparsa durante la penultima battaglia contro Rago.»
«Ah, ho capito! Ma…perché è così importante per voi?».
Ginka sospirò e cominciò a spiegare al piccolo Titi la lunga storia della conoscenza con Paschendale.
 
 
 
 
 
Narra Ginka
 
(poco più di un anno prima)
 
Tutto cominciò un paio di settimane dalla fine del Big Bang Blader. Ormai i rancori e le divergenze con gli ex blader partecipanti erano sparite. Di Ziggurat non c’era più traccia, e degli Starbreaker Damian e Jack non si sapeva più nulla.
Mio padre, Ryo Hagane, ci aveva assegnato un’importante missione da compiere. Io e il resto dei Galassia Gan Gan ci stavamo dirigendo con una delle auto della WBBA in un posto sconosciuto. Né l’autista, né mio padre avevano voluto dirci nulla, ma sapevamo che eravamo ancora a Tokyo, almeno da quanto notavamo dai finestrini.
Dopo quasi tre quarti d’ora di un viaggio in macchina pieno di ansie e curiosità, ci fermammo davanti a un edificio immenso: era un grattacielo di almeno venti piani; l’entrata, che si trovava in cima a una modesta scalinata, aveva delle grandi porte a vetri automatiche, e tutta la zona circostante era monitorata da telecamere.
Nessuno di noi aveva veramente capito che cosa ospitasse quell’edificio, finché non leggemmo il logo della WBBA scritto a caratteri cubitali sulla facciata della costruzione.
Dicevamo tutti “oh cavolo!”, “non è possibile”, ”questa è veramente…”.
Alla fine, una volta scesi increduli dall’auto, mio padre comparì all’improvviso per chiarirci le idee. «Benvenuti alla sede ufficiale, non che principale, della WBBA!».
“Oh mio Dio!”, “E’ incredibile”, “Non avrei mai immaginato fosse davvero così!” dicevamo.
Una volta entrati, ci guardammo attorno mezzi allucinati. C’era una strana energia nell’aria, simile a quella che sento quando combatto.
I dipendenti giravano di qua e di là, era tutto così pulito e ordinato, tutti i computer erano occupati da qualcuno che scriveva e rispondeva al telefono.
«Allora ragazzi, che ve ne pare?».
Ormai non c’era neanche più bisogno di parlare, le nostre espressioni dicevano tutto. Madoka però, la più sveglia di tutti noi, fu la prima a tornare in se stessa. «Ryo, potremmo sapere il motivo del perché siamo qui?».
«Aspetta Madoka.» la interruppe Yu «Prima visitiamo la sede.»
«Mi dispiace, ragazzi, » rispose mio padre «ma non è possibile visitare la sede. Vi assicuro che è assurdo il fatto che solo dei semplici bladers possano entrare qua dentro. Di solito, gli unici estranei che possono accedervi sono i dirigenti delle sedi associate, i giornalisti più importanti oppure coloro che organizzano i campionati di beyblade.»
«Ehi, aspetti un momento!» ribattè Masamune «Noi… Semplici bladers? Non siamo dei “semplici bladers”, siamo i campioni del mondo di Beyblade! E siamo mooooooolto più importanti di tutti quei cialtroni che ha elencato!».
«Piantala Masamune.» disse Tsubasa piazzandosi una mano in faccia in senso di disperazione.
«Caaaaaapisco.» rispose papà, che praticamente non aveva neanche ascoltato «Scusate, ma io devo assentarmi un attimo. Aspettatemi qui.»
E si allontanò seguendo l’indicazione che portava al bar.
«Ma come? Perché sta andando al bar, adesso?» chiese Yu.
«Magari non ha fatto colazione.» rispose Ginka.
«O magari non va al bar, ma va in bagno» disse Masamune.
Dopo qualche minuto, mio padre uscì con un vassoio pieno di cibo: pan carré tostato, un panetto di burro, alcune bustine di zucchero e una bella tazza di caffè macchiato fumante.
«Ehm… Per chi sarebbe quella colazione, papà?».
«Adesso vedrete. Su, seguitemi.»
Ci avviammo all’ascensore. Ricordo che ci mise un’eternità ad arrivare.
Quando entrammo, fummo shockati dal numero di piani dell’edificio: venticinque.
E indovina dove andavamo noi? Al venticinquesimo, ovviamente.
«Cosa? Venticinque piani. Ma che lavori fanno tutti questi dipendenti?» domandò Yu, curioso.
«Ah beh, gestiscono spedizioni, organizzano partite varie, creano nuovi bey, ricercano vari bladers… Ci sono migliaia di cose da fare per il beyblade oltre che giocarci. Ah! Eccoci arrivati.»
L’ascensore s’aprì. Davanti a noi, c’era un corridoio contenuto da delle lunghe vetrate dalle quali si apriva un fantastico panorama su tutta Tokyo.
Ma, invece di proseguire, mio padre ci fermò un attimo. «Allora, ragazzi, è giunto il momento. Vi farò conoscere la persona giudicata la più importante di tutto l’universo del Beyblade.»
Madoka spalancò la bocca e scosse la testa. La sua espressione era a dir poco sconcertata. «Qui…quindi…noi…potremmo…potremmo conoscere…no, non è possibile!».
«Esatto, Madoka. Proprio così.»
Madoka cominciò a sudare e a barcollare, ci mancava poco che cadesse a terra svenuta.
«Vogliamo andare?» disse mio padre facendo gesto di seguirci.
 
Arrivati alla fine del corridoio ci trovammo una porta di vetro nero con sopra stampato il logo della WBBA. In quel momento, le nostre espressioni erano queste: mio padre tranquillo e rilassato, come se fosse una cosa comune; io, Masamune, Yu e Tsubasa apparentemente calmi ma assolutamente curiosi; Madoka tremava come una foglia, mordicchiandosi labbra, unghie e capelli con un nervosismo e un’agitazione assurda.
Dopo circa un minuto, la porta s’aprì. Strano che la misteriosa persona dall’altra parte ci avesse sentiti, anche perché non avevamo bussato, né altro.
Una volta entrati, ci trovammo in uno studio elegante e ordinato. Dalle finestre si vedeva tutta Tokyo e sui ripiani di legno e dentro svariate bacheche c’erano centinaia e centinaia di coppe, medaglie e trofei di Beybade. Ma la cosa più strana di tutte fu che non c’era nessuno. Ci guardammo attorno stupiti, compreso mio padre.
«Papà, ma che significa?».
«Non capisco. Ci ha aperto la porta, quindi dovrebbe proprio essere qui.»
Poi però sentimmo degli strani bisbiglii provenire da una porta chiusa davanti a noi, che, mano a mano, si facevano più forti. Sembrava che qualcuno stesse telefonando con una voce abbastanza seccata.
All’improvviso, la porta si aprì bruscamente, lasciandoci tutti stupiti (tutti a parte mio padre, ovviamente); infatti, ci aspettavamo di vedere un grosso e burbero omaccione di mezza età sbuffare al telefono. Invece, ci comparì davanti una ragazzina di sì e no quindici anni, con un fisico alto e asciutto, snellito ulteriormente dai lunghi pantaloni neri, decorati con un’infinità di catene, borchie e cerniere, e da una canotta di velluto nero arricchita da pieghe; aveva dei lineamenti perfetti, la carnagione chiara, dei lunghi capelli castani leggermente ondulati tenuti sciolti sulle spalle e dei grandi occhi color zaffiro allungati e dai tratti netti.
Una volta fatta la sua comparsa, sembrava non averci proprio visto; non faceva altro che girare per lo studio parlando tramite un auricolare.
«No…ho già detto di no!...no...no, non posso farla la settimana prossima, è impensabile!...ma neanche quella dopo, se è per questo…perché? Forse perché ho più lavoro di te!...bhe, Non era affar mio e tu lo sai bene!...senti: io mi occupo di Beyblade e non gestisco ‘sta roba!...ma devo proprio? Insomma, cosa vuoi che dica?! Secondo loro avrei mai pensato accadesse una cosa del genere?…sen...senti ho da fare adesso, okay?...ti richiamo dopo…sì…sì, sì…ciao.»
«Buongiorno! Come sta, signor Presidente? Ecco la sua colazione.» disse mio padre offrendogli il caffè, come un maggiordomo.
“Come? Il… Il Presidente della WBBA??” pensai sbalordito “Ma...è solo una ragazzina!”.
«Ciao Ryo…» rispose la ragazza distrattamente, sorseggiando la bevanda «Ci sono novità?-.
«Uhm…no…direi di no…a parte…».
«Oh mio Dio! -urlò Madoka all’improvviso, facendo a tutti prendere un colpo. Diede uno spintone a mio padre per superarlo trovandosi poi a dieci centimetri dalla ragazza. Quest’ultima alzò un sopracciglio con aria interrogativa, però Madoka non ci fece caso e continuò a parlare, isterica. «Non posso crederci! E’ assurdo! E’ un sogno che si avvera! Vede, io sono una sua grande ammiratrice, ho seguito tuuuuuuuutte le sue battaglie con estremo interesse. Non so nemmeno decidere quale sia stata la mia preferita, sono state tutte così avvincenti e straordinarie!». S’interruppe un attimo per tirare fuori il portatile «Questo è il computer che uso per registrare tutti gli incontri e per trarre informazioni da tutti i bey. Potrebbe autografarmelo? Significherebbe molto per me!».
L’altra tirò fuori un pennarello indelebile.
«Mi chiamo…».
«Madoka Amano, blader di supporto dei Galassia Gan Gan. Lo so, lo so.» la interruppe la ragazza mentre scriveva distrattamente. A Madoka stava per venire un colpo. Riprese il computer e tornò da noi bisbigliando «Sa il mio nome, sa il mio nome.»
Quella ci fissò con aria spazientita, con uno sguardo che ci rabbrividiva, per poi volgere l’attenzione verso mio padre. «Perché sei venuto?».
«Ehm…volevo sapere cosa ne pensa di una faccenda. Ha ricevuto la mia mail?».
La ragazza sorseggiò ancora un po’ di caffè, poi parlò. «Certo che l’ho ricevuta, » rispose con un sorriso un po’ sarcastico «e la risposta è no.»
«Ma come, signor Presidente? Perché non ci lascia più organizzare combattimenti mondali di beyblade?».
Noi tutti diventammo increduli, poi preoccupati. Smettere di organizzare incontri ufficiali di Beyblade? Per quale motivo?
-Allora: quando Nebula Oscura mi chiese di organizzare il Battle Blader, acconsentii senza problemi, anche se dopo quello che accadde mi spaventai. Poi sei venuto tu a dirmi che volevi organizzare il Big Bang Blader e lì divenni scettica, ma in fondo mi sono sempre fidata di te e quindi ho lasciato fare; ma poi è stato un totale disastro! Ogni blader che decideva lui il modo di combattere: singolo, doppio, a eliminazione diretta, con campi di gioco con caratteristiche diverse… Non c’era uno straccio di regola fissa, e sai che a me non piace quando i bladers fanno a modo loro.»
Mio padre si sentì un po’ imbarazzato dopo tale risposta. In fondo, era stato lui l’organizzatore ufficiale del Big Bang Balder ed era vero che molti partecipanti avevano fatto di testa loro. Non sapeva cosa dire, ma poi trovò le parole. «Ehm…ma…ma se non le è piaciuto il modo in cui erano stati organizzati gli altri incontri, potrebbe farne uno lei, no? Che gliene pare?».
«Eh?» cominciò il Presidente «Ma io ho troppo lavoro da fare e ho cose ben più importanti da gestire di queste stupidaggini!».
«Stupidaggini!?» Masamune saltò fuori più agguerrito che mai per parlare a nome di tutti –Senti, tu! Non m’importa quanto sei importante nel mondo del Beyblade. Per dei veri bladers come noi è fondamentale misurarsi con dei combattenti sempre più forti per migliorare ogni giorno di più, e gli incontri come il Battle Blader o il Big Bang Blader sono ideali per questi confronti. Senza tutto ciò, io non avrei mai compreso di essere realmente il numero uno. Quindi, vedi di riprendere a organizzare questi incontri. TE LO ORDINO!!».
Ok, era la fine; ci avrebbe cacciati dal suo ufficio a calci sequestrandoci i nostri amati bey a vita.
La ragazza, che era rimasta appoggiata alla scrivania con aria presuntuosa, ci fissò apatica, finché non guardò mio padre con la coda dell’occhio. «È per questo che mi hai portato i Galassia Gan Gan? Perché dei veri bladers potessero “compatirmi”?» chiese in tono arrogante e con un velo di superiorità.
«Bhe…» rispose mio padre, che stava sudando come un cane.
La ragazza fissò Masamune, nuovamente, incrociando le braccia.
«Ma tu lo sai che, col potere che mi ritrovo, posso privare te e i tuoi compagni dei vostri preziosi beyblade e far si che non possiate mai più combattere…per sempre?».
È inutile dire quanto mi spaventasse questa idea, in fondo il beyblade è tutta la mia vita e riesce a darmi una soddisfazione unica. Anche se Masamune la pensava così, non si fece indietro. «Tu credi di farmi paura? Bhe, ti sbagli, perché vedrai il terrore che proverai quando io e il mio Striker ti avremo fatta a fettine.»
A quelle parole, Madoka, la più stupita di tutte, corse al fianco i Masamune bisbigliandogli qualcosa all’orecchio che riuscii a sentire. «Ti prego Masamunue, non farlo! Questa ragazza è considerata la più grande blader del mondo e nessuno è mai riuscita a batterla!».
Nessuno? Come nessuno? Neanche il più grande blader dell’universo può vincere ogni battaglia da quando prende il proprio bey in mano. Persino io, che sono il campione assoluto di Beyblade, ho perso molte battaglie!
«Pfff…ma che stai dicendo, Madoka? Ti ricordo che sono io il numero uno al mondo, e figurati se questa ragazzina presuntuosa potrà mai battermi…!».
«Okay, ci sto» rispose la “ragazzina presuntuosa”.
«Ah, bene! Sono contento che tu non ti sia tirata indietro! Però, rendiamo la sfida più interessante: se vinco io, cosa che accadrà inevitabilmente, darai il permesso di organizzare altri incontri mondiali di beyeblade.»
«D’accordo, » cominciò lei «se invece vinco io, mi lascerete in pace e non mi assillerete più, va bene?».
«Okay! Affare fatto!».
«Avanti, seguimi.» disse la ragazza «Ti porto nel campo da gioco che c’è di sotto.»
E così tutti la seguimmo, eccitati e anche un po’ preoccupati.
 
 
Il campo da gioco era all’aperto, aveva delle dimensioni normali e per il resto non sembrava tanto diverso dagli altri.
Erano già uno di fronte all’altra, Masamune pronto in posizione di lancio.
«Oggi proverai una cosa che non hai mai provato prima, perché io e il mio Striker ti faremo in mille pezzi.»
«Sì, va bene, va bene, mi hai già ripetuto questa solfa prima.» rispose lei, mentre tirava fuori il suo bey dalla tasca «Comunque, questo è il mio beyblade: Sunset Hydra.»
Ne avevo già sentito parlare: era un bey fondamentalmente di attacco, ma che possedeva anche un’ottima resistenza. Era nero con sottili decori azzurri sull’anello di energia e il logo sul giunto rappresentava l’idra con gli otto colli attorcigliati e le otto fauci spalancate.
«È un bey proveniente dalla costellazione dell’idra femmina, la costellazione più grande conosciuta. Non è vero, Madoka?» chiese Tsubasa.
Ma Madoka era già in catalessi e ammirava quel bey come se fosse il ragazzo più bello del mondo. «Quello è il bey più forte che sia mai stato lanciato. In confronto a lui, tutti gli altri sono delle bazzecole.»
Ma, a differenza di Madoka, avevo un pessimo presentimento. Quello non era un bey come tutti gli altri, non solo perché era considerato imbattibile, ma ciò che sprigionava… Non lo so… Mi spaventava molto. Sembrava però che Masamune non avesse sentito niente.
I due ormai erano in posizione, pronti a lanciare, e noi tutti cominciammo a contare.
 
«3…2…1…Pronti…Lancio!!».
 
«Forza! Attacca Strik…» Masamune non fece neanche in tempo a dire al suo bey di attaccare; ormai Hydra gli era addosso, spingendolo con una violenza e muovendosi a una velocità anomale. Guardai velocemente l’espressione dell’avversaria: tranquilla e concentrata, sembrava quasi stesse guardando una battaglia combattuta da altri.
Hydra trascinò Ray Striker per tutta la circonferenza del campo, lasciando un solco profondo. Dallo scontro tra i due bey uscivano scintille e…anche del fumo!
Dopo aver completamente inciso lo stadio, con un piccolo ma efficace colpo, Hydra scacciò Striker fuori dal campo. Il bey sconfitto rimbalzò ai piedi di Masamune, fermandosi.
Subito corremmo incontro al nostro amico inginocchiato a terra, disperato.
«Non posso crederci! Ho perso! E… E non ho avuto neanche il tempo di attaccare…» bisbigliò.
Appena arrivati da lui, cercai di prendere Ray Striker, ma mi scottai; lo osservai meglio: parti di quel bey erano fuse, la velocità con cui Sunset Hydra si era abbattuta su Striker aveva prodotto un calore tale da fonderlo in parte.
Intanto, il bey avversario continuava a girare all’interno dello stadio, come se fosse stato appena lanciato; la sua blader lo prese al volo.
«C’è qualcun altro?» chiese, guardandoci.
All’improvviso, tutti mi fissarono. Sapevano che di solito ero sempre io quello che raccoglieva le sfide con immenso piacere, ma quella volta no. Non l’avrei fatto, non me la sentivo. C’era qualcosa di misterioso in quel bey che non mi piaceva assolutamente e, nonostante sia sempre stato così fiducioso nelle mie capacità, sapevo bene che il mio Pegasus non ce l’avrebbe fatta, anzi, probabilmente si sarebbe ridotto male quanto Striker.
«No. Ci arrendiamo.» risposi con voce ferma.
La ragazza se ne andò via, senza dire una parola.
Dopo qualche minuto, mio padre ci disse «Su, ragazzi! È tardi, torniamo a casa.»


 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Birdcage D Swan