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Autore: Bethan Flynn    27/08/2012    0 recensioni
Non era possibile. Non poteva essere lui.
Non adesso che finalmente, dopo dieci anni, era riuscita se non a scrollarsi di dosso il peso di quella colpa che l’aveva sempre schiacciata, perlomeno a conviverci.
Howard Link. Il cognome c’era, i due nei pure, gli occhi grigi anche.
Non li aveva mai dimenticati, e non li avrebbe dimenticati mai.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Link, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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-Visto? Io ve l’avevo detto che si conoscevano!- Lavi bisbigliava rivolto ad Allen e Linalee. Nell’infermeria c’era un silenzio tranquillo, e gran parte degli esorcisti dormivano, recuperando le forze. Rie e Link erano nella stanza adiacente.
-Lavi, insomma! Non capisco perché ti interessi tanto!- la cinese sbuffò, prendendo l’ennesimo piatto pericolante dal vassoio stracolmo di Allen. L’albino annuì –non è così strano, Lavi. Lei è stata allieva del maestro Cross, può darsi che si siano conosciuti alla sede centrale, ci saranno pur andati, qualche volta- un brivido corse lungo la schiena dei tre esorcisti quando, voltandosi all’unisono, trovarono Rie a fissarli con un sorriso sadico a trentadue denti stampato in volto.
-Vi pregherei di non rimuginare troppo sulla vita della sottoscritta- disse in tono fintamente allegro, sempre sorridendo –ci sono cicatrici che non andrebbero scoperte, immagino che lo sappiate bene anche voi- fissò Linalee con aria eloquente e la ragazza arrossì bruscamente, abbassando gli occhi.
La bionda non li degnò di un ulteriore sguardo, afferrò alcune bende da un cassetto e tornò da Link sbattendo la porta.
I tre si guardarono raggelati.
-Secondo voi se l’è presa sul serio?- bisbigliò Allen.
Linalee sospirò –non so molto di lei, Allen. Non potete pretendere che conosca tutti i membri dell’Ordine e che sia autorizzata a raccontare quello che so. Se volete scoprire come mai conosce Link, chiedetelo a lei- mormorò, cadendo in un silenzio colpevole.
-Già, discemolo, dovresti fare a meno di impicciarti dei fatti altrui!- la voce potente di Cross li fece sobbalzare per la seconda volta.
-M-maestro?- balbettò Allen –ma cosa ci fate qui?- l’uomo non rispose e spalancò la porta dietro alla quale si era chiusa Rie poco prima, facendo un fracasso infernale.
-Marian! Che cavolo fai? Non vedi che qui dormono tutti?- il sibilo della ragazza era così infuriato che fu perfettamente udibile anche se era appena un sussurro.
-Lvellie è stato mandato alla Sede Nordamerica- disse il Generale, senza fare una piega, poi indicò Link addormentato sul letto –quando si sveglia dovrete andarvene di nuovo, prima che vi mandino in missione-.
Lavi, Linalee e Allen si erano alzati e ora stavano affacciati sulla porta, curiosi di vedere come andava a finire lo scontro.
Rie abbassò la testa, poi fece cenno di no. Rei, che fino a quel momento era rimasta seduta accanto a lei senza aprire bocca, parlò per la prima volta.
-Non voglio scappare. Qui avete bisogno di Rie, lei deve rimanere, e io con lei- disse, guardando l’uomo dritto negli occhi, senza alcuna traccia di paura o soggezione.
Era incredibile il cambiamento che aveva fatto da quando Rie l’aveva portata all’Ordine.
Sembrava davvero umana.
Si sentì stringere lo stomaco, ma si impose di scacciare i pensieri.
-Io rimango qui, Marian. Non posso coinvolgerlo oltre, e sai che mi seguirebbe, se scappassi- mormorò guardando il viso di Link addormentato.
A causa della Dark Matter il suo organismo aveva reagito con una febbre violentissima, che non era ancora calata del tutto e che l’aveva lasciato in uno stato di semi incoscienza per cinque giorni. Rie non l’avrebbe mai e poi mai lasciato in quel modo, non dopo che aveva quasi rischiato di morire per proteggerla.
Non dopo tutto quello che in pochi giorni erano riusciti a condividere, dopo dieci anni di lontananza.
Guardò negli occhi il suo maestro: ancora non l’aveva perdonato per aver messo in testa al ragazzo l’idea balzana di farsi quasi ammazzare per farle cessare l’evocazione, ma quello che vide nell’iride non coperta dalla maschera fu solo una grande preoccupazione. Si arrese e sorrise, un sorriso stanco ma sincero –starò bene, me la caverò. Tu pensa a non farti mandare all’Inquisizione-. L’uomo non disse niente, si limitò a guardarla ancora per qualche istante, poi scansò bruscamente i tre esorcisti appollaiati sulla porta e uscì dall’infermeria.

Rie alzò gli occhi azzurri verso Allen, Lavi e Linalee, sospirando profondamente.
-Immagino di dovervi spiegare qualcosa, o la vostra curiosità inopportuna finirà per fare dei danni- disse, facendogli cenno di avvicinarsi.
-Rie, ecco, noi non…- iniziò Linalee, ma l’altra la interruppe con un sorriso –non c’è problema. Sarebbe venuto fuori, prima o poi- fece un respiro profondo. Era difficile trovare le parole, era maledettamente difficile mettere a nudo quello che per anni si era portata dentro, sentimenti che anche lei aveva paura a rivangare, ma si disse che poteva fidarsi di loro.
-Nacqui in un villaggio nel nord dell’Irlanda, una tranquilla cittadina di pescatori, affacciata su una scogliera. La mia vita era abbastanza normale, tutto sommato, fino a quando- la voce le si abbassò fino a diventare un mormorio –fino a quando non sono arrivati gli akuma- sentì Linalee trattenere il respiro. Quella ragazza era troppo impressionabile.
Le venne quasi da ridere, pensando che quella fosse probabilmente la parte più leggera dell’intera storia.
-Devastarono il villaggio. Mi ricordo che mia madre mi urlò di uscire di casa, e poco dopo vidi le mura crollare, polverizzate dai colpi degli akuma. Scappai in mezzo a quella distruzione, certa che mi avrebbero uccisa- una mano andò distrattamente a scostare un ciuffo di capelli dalla fronte di Link, e sentì la pelle scottare sotto le sue dita. Prese una pezza e la immerse in una bacinella di acqua fredda, posandogliela delicatamente sul viso, poi continuò.
-Caddi, e sarebbe stata la mia fine se non mi avesse trovata James Link, il fratello di Howard- i tre esorcisti fecero delle facce allibite –ha un fratello? E chi se lo aspettava!- esclamò Allen, ma Rie scosse la testa violentemente, serrando gli occhi.
Adesso arrivava la parte più difficile.
-Vissi con loro per due anni, temendo sempre che gli akuma tornassero a perseguitarmi, tormentata dal senso di colpa per la morte della mia famiglia- la mano di Linalee si appoggiò delicatamente sulla sua –non è stata colpa tua, Rie- disse, ma la bionda scosse il capo nuovamente –li sentii parlare, nel loro linguaggio gracchiante: cercavano me, perché ero una compatibile, ma ancora non lo sapevo- sospirò, tutti tacquero.
-Ad ogni modo, sembrava quasi come se avessi potuto ricominciare ad avere una vita normale, quando invece le carte si stravolsero nuovamente- mormorò –avevo undici anni, ero una bambina. James tornò a casa, puzzava di alcool, erano molte notti che rientrava tardi, e io quella volta ero scesa in cucina per prendere un bicchier d’acqua- il silenzio si fece carico di attesa e di orrore, come se i tre esorcisti immaginassero dove sarebbe finito il discorso ma non volessero assolutamente avere conferme alle loro ipotesi.
-Mi mise le mani addosso, dicendomi che mi avrebbe uccisa se avessi aperto bocca per chiamare aiuto. Io non fiatai, ma l’innocence del Fuoco sentì il mio terrore e si manifestò- si interruppe bruscamente, cercando aria. Non credeva che potesse essere così doloroso rivangarlo, ogni parola era come una coltellata dritta al petto.
-Non volevo che succedesse- sussurrò chinando il capo –ero una bambina, avevo paura, non riuscivo a capire. In quel momento, cercavo solo aiuto- sentì la testa di Rei appoggiarsi alle sue gambe e le accarezzò i capelli, sforzandosi per non scoppiare a piangere.
-Prima di svenire, l’espressione di Howard fu l’ultima cosa che vidi- mormorò –ho ucciso suo fratello, ho ucciso la sua famiglia, ed è una cosa per cui non potrò mai perdonarmi- concluse –mi trovò Cross, mezza morta fra le macerie carbonizzate della casa, e mi portò con sé come sua allieva. Questa è la mia storia, a grandi linee-.
Nessuno dei tre esorcisti disse niente.
-Lavi, Allen, che ne direste di andare a farvi un giro?- tre paia di occhi si posarono sbigottiti su Linalee che sorrideva candidamente all’indirizzo dei due ragazzi.
-Ma come? Perché?- frignò Lavi ma Allen, che aveva capito al volo, afferrò il rosso per un braccio –vieni Lavi, andiamo in mensa che sto morendo di fame!- esclamò trascinandoselo dietro.
Le lamentele del giovane proseguirono finchè i due ragazzi non furono definitivamente usciti, dietro le minacce di morte della capoinfermiera.
Linalee sorrise a Rie, imbarazzata –scusami, Rie. Non avrei dovuto chiederti niente- disse –so quando possano far male i ricordi- lei sorrise di rimando –tranquilla, il passato già stato scritto. Non parlarne non lo farà cambiare- mormorò. Gli occhi azzurri tornarono a posarsi sul viso addormentato del ragazzo –sembra quasi simpatico quando dorme- Rie si girò di scatto verso la cinese, che si premette una mano sulla bocca, rossa come un pomodoro, poi scoppiò a ridere a crepapelle.
Cercò di recuperare un contegno, ma la cosa le riuscì difficile –scusami- balbettò –è che… non è sempre stato così, ecco. Con me non è così- disse, recuperando fiato affannosamente –però posso capire perché non vi vada a genio- si rigirò fra le dita una ciocca dei capelli lunghi del ragazzo.
-Non è che non mi vada a genio… meglio lui di Lvellie, in ogni caso- disse Linalee, rabbrividendo. Rie non potè far altro che concordare.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, finchè la bionda non decise di provare a confidarsi una volta per tutte. Linalee le sembrava in grado di capire, perlomeno meglio di altri. Rei, nel frattempo, si era rimessa a letto, e ora dormiva tranquilla.
-Non so cos’avrei fatto se fosse morto- sussurrò con un filo di voce. Vide Linalee farsi immediatamente attenta, e sentì le lacrime avvicinarsi di nuovo.
-Si vede che tenete molto l’uno all’altra. Non sarebbe scappato con te, se non fosse così-
-Io ho sempre creduto che mi odiasse, Lina, ho sempre pensato di dovergli stare più alla larga possibile. Insomma, ho ucciso suo fratello-
-E invece?- chiese l’altra.
-E invece me lo ritrovo qui, e scopro che per dieci anni non ha fatto altro che cercarmi, e che è diventato un cane di Lvellie solo per avvicinarsi all’Ordine e trovare me- sbottò Rie bruscamente, la voce che le tremava –si è fatto quasi ammazzare per salvarmi, quando io avrei preferito morire mille volte piuttosto che trovarmelo davanti coperto da quei maledetti pentacoli!- scoppiò a piangere, nascondendo il viso fra le mani. Sentì le braccia di Linalee avvolgerla e si ritrovò a singhiozzare sulla sua spalla, disperata come una bambina.

Linalee si limitò a stringerla finchè i singhiozzi non si calmarono. Per la prima volta in vita sua, non aveva le parole giuste per consolare il dolore di una compagna.
Inutile dirle che non era colpa sua, se il fratello di Link era stato una grandissima carogna schifosa, Rie già lo sapeva, ed il problema non stava lì.
Dopo che si fu calmata, la bionda si scostò quasi bruscamente, asciugandosi gli occhi con una manica –scusami- borbottò –che figura, esplodere in questo modo…- ma Linalee la fissò seriamente –non devi dirlo nemmeno per scherzo. E’ normale esplodere, nessuno può contenere una tensione simile tanto a lungo- disse sorridendole. Le labbra di Rie si incurvarono lievemente all’insù –grazie- rispose, poi sospirò –è che non so cosa fare, adesso. Ho troppa paura per fare qualsiasi cosa, e ho paura che se aspetto troppo ci dividano di nuovo- sussurrò.
-Sai, con un lavoro come il nostro bastano istanti per stravolgere le nostre vite- disse la cinese pensierosa –posso dirti cosa sarebbe meglio fare in teoria. La pratica non è il mio forte, a dire il vero- tossicchiò imbarazzata, e Rie colse al volo il riferimento ad Allen.
Una cosa abbastanza evidente, in effetti.
-Credo che non possiamo consentirci il lusso di aspettare che le cose si evolvano gradualmente, Rie. Rischiamo di perderle per sempre- continuò. La bionda fissò il pavimento. Linalee aveva ragione, tutti avevano ragione, tutti le dicevano le stesse cose e lei sapeva e strasapeva che erano giuste, ma era maledettamente bloccata.
-Ci dev’essere qualcosa che lo ha spinto a cercarti e ad autoinfliggersi il calvario costante di Lvellie, e io non penso proprio che sia la sete di vendetta per suo fratello- Linalee si alzò, dirigendosi verso la porta con un sorriso –adesso devo andare, è ora che Heb mi controlli l’innocence- disse. Rie annuì, ringraziandola prima che uscisse dalla stanza.


   
 
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