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Autore: Artemisia17    27/08/2012    4 recensioni
Drogo non aveva mai realmente pensato alla principessa mendicante come sua moglie.
Un divertimento. Un modo per passare quella lunga e noiosa mattinata.
Ma questo fu prima che la vedesse negli occhi.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Khal Drogo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drogo non riusciva a ricordare in quale momento aveva deciso di sposare Daenerys Targaryen.
Forse, molto probabilmente, quasi sicuramente, durante la cavalcata con i suoi fratelli di sangue.
Quando avevano fatto irruzione nel gigantesco giardino fiorito del magistro, Drogo era palesemente sicuro di vedere qualcosa che non gli sarebbe piaciuto. Beffardamente aveva calpestato le aiuole ben potate, riso con i suoi compagni sulla verginità della sposa e spronato il suo superbo stallone rosso. Tacitamente tutti erano concordi che il giovane Khal non avrebbe mai sposato la principessa mendicante.
Quando l’emissario di magistro Illyrio si era presentato alla porta del gigantesco palazzo, generosamente offerto dai possidenti della città, i guerrieri dothraki ne avevano riso per tutta la durata della conversazione, prendendosene gioco. Alla fine, contagiato dall’umore generale, Drogo accettò, almeno avrebbero avuto qualcosa da fare l’indomani.  Nessuno aveva messo in dubbio la bellezza della sposa o la sua eleganza ma queste non erano le virtù richieste da una sposa dothraki.
Sua madre, la grande khaleesi, era una tipica bellezza della steppa. Era forte e dura, il lungo naso aquilino e gli occhi grandi e neri che osservavano freddamente i visitatori. Lei non si scoraggiava mai davanti a niente, tenace come la roccia. Non aveva pianto durante il parto e nemmeno quando il corpo del marito era stato issato sulla pira funebre. Ma pochi minuti prima di essere trasportata verso Vaes Dothrak, la madre si era girata e lo aveva guardato negli occhi severamente. Quegli occhi erano per la prima volta lucidi e fragili.
“Porta tua moglie a Vaes Dotrak prima del nuovo anno.”
Non era una richiesta o un consiglio ma un ordine. Le loro donne erano forti e crudeli come gli uomini o forse di più. Certe erano belle, altre no ma non erano queste le qualità. Era la forza, i fianchi grandi adatti per il parto, la resistenza e la crudeltà che ti fanno sopravvivere in quel mondo.

Poi, ad un tratto, tre figure erano comparse sotto il sole arido di Pentos. Ed era proprio la sua futura moglie ad attirare tuti gli sguardi.
Aveva dei bellissimi capelli argentei, così lucidi e brillanti da sembrare argento fuso, che si intonavano alla perfezione con gli occhi viola luccidi e brillanti  sotto tutti gli sguardi avidi dei dothraki. Era visibilmente spaventata, il corpo acerbo e agile rattrappito su se stesso, le spalle incavate. Una risata derisoria stava già gorgheggiando nella sua gola quando la giovane reagì. Raddrizzò le spalle, indurì gli occhi e alzò il piccolo nasino all’insù, guardandolo e sfidandolo. La derisione si trasformò ad un tratto in rabbia.
Come osava quella bambina sfidarlo, lei che si fregiava di titoli senza valore, effimeri ?!
Eppure riusciva ancora a scorgere la paura nei suoi occhi, il tremore delle sue mani chiuse a pugno.
Poi il fratello la prese rudemente per il braccio  e la portò da lui. Drogo spronò il suo cavallo e condusse il gruppo fuori dalla residenza fino al grosso palazzo, non badando alle urla del giovane. I commenti dei suoi compagni gli risuonavano nelle orecchie. Cohollo, accanto a lui, pensava che fosse abbastanza bella ma per essere una concubina, non come moglie. Haggo e Qotho si sprecavano in insulti e bestemmie dietro di lui. Solo il giovane capo rimaneva in silenzio, cavalcando con attenzione e maestria.
“ Allora Drogo, la inviterai alla festa del tuo matrimonio, potrebbe farci divertire.” Haggo era il più sboccato tra i suoi fratelli, ma lui non gli diede retta.
Drogo stava pensando.
Solo ora, lontano da lei, notava il bel vestito azzurro, impalpabile come la seta con un vistoso spacco laterale che le lasciava scoperte le lunghe e sinuose  gambe. Il corpo, sotto la seta e i gioielli, si indovinava agile e scattante. Il Khal dovette ammettere che era bella.
E ricordava il visetto ovale, gli occhi grandi e liquidi in cui ci si poteva specchiare. Ma anche forti, che avevano visto le crudeltà del mondo e ormai le sapeva gestire come pane quotidiano. Il giovane capo dovette ammettere che era molto bella.
Malgrado la paura di essere venduta come un pezzo di carne al mercato, lo aveva guardato negli occhi, fiera e indomita.
In lontananza scorse un branco di cavalli, su cui si stagliava nettamente la figura della giovane cavalla argentea che un vecchio maestro tentava invano di addestrare. Scendendo agilmente, andò ad accarezzare la puledra. Questa nitrì maliziosamente e gli annusò la lunga treccia che risuonò per tutta la pianura. Nel profondo del suo cuore, Drogo ammise che Danerys era una pura bellezza della steppa. Forse dai colori un po’ diversi. Ma sotto, rintanata, giaceva una vera khaleesi. Ed era suo compito farla nascere. Come un bocciolo che presto sarebbe diventato un bellissimo fiore.
Lontano da lui i suoi fratelli di sangue ridevano ma il giorno dopo Cohollo arrivò alla magione. Recava una proposta di matrimonio.
  
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