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Autore: iusip    11/03/2007    1 recensioni
Ciao a tutti! è da un pò che stavo pensando a questa ff...l'idea mi è venuta quando per caso ho trovato un libro che ho letto da piccola, che su chiama "Diario di Susi, diario di Paul", se non mi sbaglio. Così ho deciso di fare una cosa simile per Ryo e Kaori, anche se non si tratta di un vero e proprio diario, ma di pensieri liberi. Vi propongo il primo capitolo, i pensieri di Ryo. Non so quando aggiornerò questa ff, perchè "La normanna e lo scozzese" avrà comunque priorità. Ho deciso di proporvi questo primo capitolo, così mi dite se l'idea vi piace e magari mi date suggerimenti o critiche. Aspetto i vostri commenti!! Un bacione

Iusip o Fly 87

PS: Nelle parti che riguardano i pensieri di Ryo, ci saranno molte parolacce e molto slang. Scusatemi per questo, ma il mio intento è quello di riprodurre il linguaggio di un Ryo diciannovenne, e non credo che il linguaggio di un ragazzo di 19 anni sia poi così raffinato...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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KAORI



Quando credevo che il primo giorno di scuola fosse stato il peggiore della mia vita…

Beh, mi sbagliavo di grosso.

La nefasta giornata di oggi è stata molto, molto peggiore.

Da dimenticare, insomma.

E oggi mi sono resa conto fino in fondo di quanto la popolazione femminile possa essere malvagia e insensibile, a dispetto del consolidato clichè che vede le donne come teneri agnellini…

Ma che agnellini…

Sono delle vipere, queste qui, delle vipere velenose…

Mi sono svegliata, stamattina, con un peso gravoso sul petto.

Oggi ricomincia la scuola, dopo le due settimane di vacanza di Natale.

Oggi si torna alla vita quotidiana, fatta di banchi di scuola, professori frustrati che invecchiano ogni giorno di più, compiti in classe, ricreazioni e facce, tante facce omologate che ti guardano con superiorità e quel sorrisino altezzoso di chi cammina di piedistallo in piedistallo.

Come comportarsi in mezzo agli altri?

A Miki ho raccontato tutto, il che significa che non devo preoccuparmi di fingere, con lei e Umi…

Ma tutti gli altri?

Anzi…

Tutte le altre?

Non c’è nessuna, in classe, che sia rimasta immune dal fascino di Ryo.

Cosa penseranno, se vedranno me assieme al Dio greco dell’istituto?

Quali immani cattiverie partorirà la loro mente, accecata dall’ira e da quella brutta bestia che è l’invidia?

Inutile interrogarmi a vuoto, tanto presto lo scoprirò.

Eccome, se lo scoprirò.

Ryo dorme ancora.

Non voglio svegliarlo, preferisco andare a scuola da sola, almeno per oggi, per testare l’atmosfera che c’è in classe.

Le mani mi tremano, mentre indosso la divisa scolastica.

Sono una grandissima vigliacca, lo so…

Finisco di prepararmi, poi mi guardo allo specchio.

Rimango a fissare il mio riflesso per diversi minuti, imbambolata, cercando sul mio volto qualche segnale visibile che indichi che mi sono innamorata e ho quasi fatto l’amore con un ragazzo per la prima volta nella mia vita.

Ma sono sempre uguale alla vecchia Kaori, ho lo stesso viso pallido, gli stessi occhi grandi, perfino le stesse occhiaie e lo stesso neo sopra il labbro.

Nessuno potrà mai immaginare niente vedendomi, insomma.

Rincuorata e leggermente rassicurata, prendo la metro, poi l’autobus e mi ritrovo davanti l’edificio marrone che per 5 anni è stato la mia seconda casa, e che dall’anno prossimo sarà solo un vecchio ricordo che sbiadirà nella mia mente, come una foto d’epoca.

L’ansia risale, lentamente, subdola, lungo le mie vene.

Mi sembra di vivere tutto al rallentatore, come se qualcuno avesse rallentato la velocità di riproduzione di questi attimi, permettendomi di cogliere per la prima volta particolari insignificanti, a cui in 5 anni non avevo mai fatto caso.

In sottofondo, sento solo il battito del mio cuore.

Eccola, la mia aula.

La porta azzurra è scheggiata, in alto a sinistra.

E la cartina della Francia pende verso destra.

Possibile che non me ne fossi mai accorta?

Possibile che la quotidianità e la routine rendano insignificanti certi particolari?

Non appena metto piede in classe, mi rendo conto che tutti sanno.

Lo sento.

Si respira un’aria pesante, e non appena entro, tutti smettono di chiacchierare tra loro, fissandomi come se fossi un alieno venuto da chissà quale pianeta della Galassia.

L’ansia raggiunge il suo culmine, tanto che per un attimo avverto le ginocchia cedermi.

È una situazione irreale, quella che sto vivendo, ma la cosa più strana è che mi sembra di non essere partecipe, come se mi guardassi da fuori e non fossi io, quella che in questo momento si dirige al suo banco, mentre 20 paia di occhi mi fissano, immobili.

Quasi in attesa.

Quando mi siedo, capisco cosa stanno aspettando tutti.

Una sola parola, sul mio banco, scritta con del rossetto rosso che la rende ancora più volgare e pesante.

Puttana.

Io fisso il banco, gli altri fissano me.

Quando sollevo lo sguardo, mi ritrovo mio malgrado a sussultare.

Ho la lavagna, di fronte a me.

E nemmeno la lavagna è stata risparmiata.

Con del gessetto, anche questa volta rosso, vi sono tracciate alcune parole che, al di là del loro significato, grondano rabbia e odio già a partire dal modo stesso in cui le lettere sono state tracciate.

Sembrano quasi incise, e ogni lettera è ripassata almeno due volte, per dare maggior rilievo.

In alcuni punti, sono rimasti addirittura dei grumi di gesso.

“Kaori Makimura è uno sporco travestito.”

Distolgo lo sguardo dalla lavagna, ma ormai quelle parole sono incise a fuoco nella mia mente.

Non piangere, Kaori…

Non piangere, non dargli questa soddisfazione…

Non devi piangere…

Respiro lentamente, riuscendo a ricacciare le lacrime che già stavano per riversarsi dai miei occhi come un fiume in piena.

In situazioni come queste, l’orgoglio e la testardaggine sono le uniche armi che posso sfoggiare..

Guardo le mie compagne, ma Miki, Umi e Mick non sono ancora arrivati e tutti gli altri distolgono improvvisamente lo sguardo, tornando a parlare tra loro, o a fare quello che stavano facendo prima che io entrassi, come se niente fosse successo.

È una situazione talmente surreale…

Degna di un quadro di Dalì.

Solo due persone mi fissano, e nei loro occhi leggo un odio che quasi mi spaventa.

Yuki.

E Reika.

Avrei dovuto immaginarlo, che nessuna delle due avrebbe accettato la mia storia con Ryo.

E avrei dovuto mettere in conto che Reika avrebbe spifferato tutto non appena le si fosse presentata l’occasione.

Ma non mi aspettavo che la loro gelosia le rendesse così malvagie.

In questo momento, mi sembrano delle fiere pronte a colpire.

“Vieni con noi, Makimura. C’è una cosa che devi sapere.”

La voce di Reika mi sembra quasi metallica, tanto è caricata di sarcasmo e di disprezzo.

Senza nemmeno rendermi conto di quello che sto facendo, le seguo.

Non capisco nulla, in questo momento.

Le orecchie mi ronzano e temo che la mia pressione abbia raggiunto livelli preoccupanti.

Mi portano nel vecchio stanzino dietro l’auditorium, in cui vengono riposti gli attrezzi ginnici.

L’aria è satura di polvere, cominciano a bruciarmi gli occhi.

Loro stanno ferme, mi fissano soltanto.

“Allora? Perché sono qui? Cosa volete da me?”

Yuki apre bocca per vomitarmi addosso chissà quale cattiveria, ma Reika la zittisce con un imperioso gesto della mano.

“Forse tu non lo sai, Makimura…e magari credi di aver trovato il principe azzurro, l’uomo della tua vita…ma non sai quanto ti sbagli…”

Tace, ed io comincio davvero ad avere paura.

Queste due sono pazze scatenate, talmente calme e composte nella loro furia che incutono timore solo a guardarle.

“Prima di ridursi a scopare un uomo come te, Ryo è venuto a letto sia con Yuki che con me. E con tutte le altre ragazze della classe. L’ho sentito scommettere con Mick, all’inizio dell’anno, che si sarebbe passato tutte le femmine della nostra classe. E l’ha fatto. Rimanevi solo tu, anche se secondo me tu non sei nemmeno una ragazza. Quindi, cara mia, ricorda che Ryo è stato con te solo per una scommessa. E poi, sono sicura di essere riuscita ad eccitarlo più di quanto una verginella scaduta come te possa nemmeno immaginare. Tu puoi dire lo stesso?”

Ride, con cattiveria, seguita a ruota da Yuki.

Ride, mentre ogni parola ha colpito nel vivo, toccando tasti dolenti e scoprendo le mie mille insicurezze.

Non riesco a fare altro che guardarle a bocca aperta, con gli occhi sbarrati.

Sono totalmente rimbambita.

Normalmente risponderei, oppure mi farei una bella risata, ma adesso…

“Ah…ho saputo che quell’altro fallito di tuo fratello è stato ucciso. Condoglianze.”

Questa volta è Yuki che parla.

E la sento di nuovo, quella risata sguaiata.

Come osano…

Come osano ridere di mio fratello…

In quel momento, perdo completamente la ragione.

Mi avvento su di loro, con un grido di rabbia e di dolore assieme.

Tutto, ma non Hideyuki…

Le trascino per terra, sento in corpo una forza quasi sovraumana, dovuta all’odio profondo che provo nei loro confronti.

E poi sono soltanto urla, unghie, graffi, capelli, pelle lacerata, sangue.

Yuki è sotto di me, la schiaffeggio con rabbia, ma Reika mi colpisce alle spalle, tirandomi per i capelli e gettandomi per terra.

Mi rialzo, con uno scatto, mentre Yuki rimane per terra, e Reika si lancia verso di me.

Sembriamo due pugili al sedicesimo round, il nostro unico obiettivo è quello di fare del male.

E di vincere l’incontro.

Reika mi artiglia il collo, graffiandomi con le sue unghie laccate, lunghe e curate.

Poi improvvisamente ci stiamo rotolando per terra, sporcandoci di polvere, cercando di afferrarci i capelli a vicenda.

Comincio a piangere, non so se per la polvere o per il disgusto che in questo momento provo nei confronti della mia persona.

Cosa direbbe mio fratello, se mi vedesse così?

Sembro un animale scatenato, senza un briciolo di raziocinio.

All’improvviso, mi sento tirare su da un paio di braccia maschili.

La voce di Ryo giunge attutita ed ovattata al mio orecchio, come se la rabbia avesse creato un involucro attorno al mio cervello, isolando i miei sensi dal mondo esterno.

“Kaori…Kaori…smettila!”

Mi tiene per le braccia, ma io scalcio, non riesco a controllarmi.

Reika si siede per terra e comincia a ridere, quasi isterica.

Ryo mi volta verso di lui, prendendomi il viso tra le mani e controllandomi.

Respiro pesantemente, sento un peso sul torace che rende il mio respiro simile ad un rantolo.

“Vieni…ti porto via di qua.”

Mi prende per mano, poi mi conduce alla sua moto.

Sono sfinita, lui se ne accorge e mi prende in braccio.

Dopo nemmeno 10 minuti, sono seduta sul divano di casa sua.

Lui è di fronte a me, con un batuffolo di cotone in una mano e una bottiglia di disinfettante nell’altra.

Bagna il cotone con il disinfettante, poi comincia a passarmelo sui collo, sul viso e sulle mani.

Quando il liquido viene a contatto con i graffi, non posso fare a meno di lamentarmi.

Brucia, ma mai quanto il sentimento di vergogna che in questo momento provo.

Non riesco a guardare Ryo negli occhi.

Chissà cosa avrà pensato, quando mi ha vista in quelle condizioni.

Finisce di disinfettare le ferite, poi mi applica dei cerotti a quelle più profonde.

Quando ha finito, mi guarda.

Io rimango immobile, le braccia tra le ginocchia e il volto abbassato.

Si siede accanto a me sul divano, tirandomi a sé ed abbracciandomi.

“Mi spieghi che diavolo credevi di fare?”

Io rimango ostinatamente in silenzio.

“Kaori?”

“Tu non hai mai fatto a botte?”

Invece di essere dispiaciuta, la mia voce contiene una nota di polemica.

Sto sbagliando tutto, tutto…

Inaspettatamente, lui mi solleva il viso, costringendomi a guardarlo negli occhi.

“Kaori…cosa ti hanno detto per ridurti in quello stato?”

Non rispondo.

“Kaori…”

“Non è niente, Ryo, davvero…”

“Non può essere niente, se vi stavate prendendo a capelli.”

Non voglio che lui sappia, mi sentirei solo più umiliata.

Poi però mi coccola per dieci minuti, senza dire niente, ed io cedo.

Gli racconto tutto, dalle scritte in classe fino alle parole di Yuki e Reika.

Quando finisco il mio racconto, lui mi rimprovera, dolcemente ma fermamente.

“E così tu hai pensato bene di credere alle parole di due ragazze ferite nell’orgoglio…senza nemmeno pensare che forse erano talmente gelose e invidiose da essersi inventate tutto…”

Mi sento una stupida.

Lo sono, in effetti.

“Non è che gli abbia creduto, però…”

“Kaori, io non starei mai con te per una stupida promessa. Mai. Capito? E non sono nemmeno andato a letto con Reika. Né con Yuki. Né con tutte le altre della classe. Ho avuto delle esperienza, certo, ma questo prima che conoscessi te…”

Tace, dandomi il tempo di assimilare le sue parole.

Per un po’ mi fisso le dita dei piedi, sentendo il suo sguardo su di me.

Poi lo abbraccio stretto.

“Scusami, Ryo.”

“Non preoccuparti, Kaori. Risolveremo insieme questa faccenda. Tranquilla, ok?”

Annuisco, baciandolo sul mento.

Accendiamo la Tv.

Abbracciati sul divano, guardiamo i Simpson.

Insieme, come sempre.

  
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