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Autore: SylviaGi    27/08/2012    0 recensioni
(Western) Kelly Joe è una scrittrice appena giunta a RedCity. Attorno a lei ruoteranno il giovane falegname Nick McKey e il fratello maggiore Angus, ex pistolero futuro uomo di legge. Mentre tra i due cresce la rivalità la donna verrà presa in ostaggio dallo spietato bandito Aspide.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Buongiorno Kelly. Ho molto da fare stamattina ... può passare dallo sceriffo per favore?".
Oramai era diventata un'abitudine. Quando Kelly passava dinnanzi al Saloon, Bill ne usciva per bloccarle la strada e per chiederle di portare il cesto della colazione all'ufficio dello sceriffo. 
Utilizzava addirittura le stesse frasi e immancabilmente Kelly rispondeva di si.
"Va bene Bill. Torni pure al suo lavoro. Ci penso io".
Con la spesa da una parte e il cesto dall'altra, Kelly si diresse alla prigione in fondo al paese. 
Diede come al solito un'occhiata alla casa dei McKey vicina, poi entrò nell'edificio.
"Buongiorno sceriffo Perkins" salutò la donna e l'uomo si alzò dalla scrivania per andarle incontro a prendersi il cesto.
"Anche stavolta Bill ha mandato voi ... dovrò parlargli uno di questi giorni".
"Non importa sceriffo. Non mi dispiace passare di qui". 
L'uomo fece un sorrisino sotto i baffi brizzolati:
"Una fortuna che questa prigione confini con la casa di Angus, non è vero?".
Non era la prima volta che lo sceriffo faceva battute a riguardo: da tempo si era accorto dell'interesse della donna nei confronti di McKey. Ma ogni volta Kelly negava. 
"Mi piace vedere i manifesti dei ricercati" disse lei avvicinandosi alla parete tapezzata di carta. 
Ce n'era uno fresco fresco quella mattina. Kelly lo guardò attentamente. Il viso del bandito raffigurato era semi coperto da un fazzoletto ma lei lo riconobbe. Un brivido la percorse.
"Questo è l'ultimo bandito da rinchiudere?" chiese senza staccare gli occhi dal foglio appeso.
"Rinchiudere?" ripetè beffardo lo sceriffo mentre mangiava alla scrivania "Quello bisognerebbe impiccarlo. Aspide si fa chiamare ed è il nome giusto. Striscia sotto le mani di tutti gli sceriffi ed è velenoso come un serpente". 
La taglia stampata diceva tremila dollari. 
"E' stato visto nel territorio di mia competenza" continuò Perkins irato "E mi toccherà dargli la caccia". 
"Io l'ho già visto quest'uomo" disse finalmente Kelly togliendo lo sguardo dal manifesto "Tempo fa, tra Holyland e RedCity". 
"Può darsi ..." sorvolò Perkins "Sto aspettando i miei uomini per dare un'occhiata in giro. Se lo troviamo, lo rivedrà in quella gabbia, prima che venga portato a Riverton per essere impiccato. Ha rapinato banche, diligenze, rubato bestiame e lo accusano perfino di omicidio. Date retta a me ... non appena giungete a casa, sprangate porta e finestre". 
Kelly guardò la prigione in fondo alla stanza, ancora vuota, poi si diresse all'uscita.
"Arrivederci sceriffo" lo salutò senza aggiungere altro, poi si avviò verso casa.
 
Non si era ancora decisa a comperare un cavallo e Kelly continuava a fare a piedi la lunga strada che separava RedCity da Yellowground. Superato il ranch dei McDonald, che si trovava nel mezzo, sapeva di essere quasi a casa.
Quando arrivò, posò la spesa sul tavolo e sprangò la porta. 
Non aveva paura per ciò che le aveva detto Perkins, ma preferì non rischiare.
Pochi istanti dopo udì lo scalpitìo di diversi cavalli fuori e la voce dello sceriffo chiamarla:
"Kelly Joe esca per favore!".
Lei guardò prima dalla finestra, poi apparì sul portico.
"Abbiamo appena saputo che Aspide si aggira qui intorno ..." comunicò Perkins circondato dai suoi uomini.
"Io non ho visto nessuno" fece lei. 
"Continueremo per questo sentiero per vedere se ci sono tracce, poi torneremo a farle visita" la rassicurò lui "Nel frattempo stia chiusa in casa". 
Kelly annuì e li guardò allontanarsi, poi rientrò, richiudendosi la porta alle spalle.
Aprì il primo cassetto della credenza per controllare che la sua pistola fosse ancora lì, poi iniziò a mettere al posto la spesa.
Quando si voltò ebbe un sobbalzo perchè un uomo era fermo al centro della stanza.
Kelly rivide dinnanzi a sè la faccia sul manifesto e non appena realizzò, indietreggiò lentamente verso il cassetto che aveva aperto poco prima.
"Non lo farei se fossi in te" l'avvisò l'uomo in tono severo.
Ma Kelly non lo ascoltò ed aprì il cassetto. Era quasi riuscita a prendere la propria arma, quando lui le fu addosso cingendola da dietro e allontanandola dalla credenza.
Alla donna sfuggì un grido e Aspide le tappò la bocca con una mano, facendola respirare appena.
"Non gridare" le ordinò all'orecchio "Se stai buona, io ti lascio". 
Kelly tentò di far si con il capo.
Lui le liberò la bocca voltandola per guardarla in viso.
Aspide non aveva la faccia semi coperta dal fazzoletto, e lei per un attimo s'incantò a fissargli gli occhi verdi e la corta barba scura. 
Il bandito le fece un mezzo sorrisino ironico:
"Ci rincontriamo".
Kelly si liberò dalle sue mani forti con uno strattone e rimase ferma a testa alta ad affrontarlo:
"Che diavolo vuoi da me?".
Aspide si spostò lievemente a guardare oltre la finestra, tenendola ugualmente sott'occhio.
"Non è carino che una signorina imprechi" disse beffardo, poi aggiunse tornando serio e rivoltandosi "Un cavallo". 
"Non possiedo cavalli". 
"Qualcuno qui intorno?". 
"Nessuno". 
Il bandito perse la pazienza che fin'ora lo aveva tenuto calmo. Tirò fuori la pistola e gliela puntò contro:
"Non dire le bugie". 
Kelly non si fece intimorire e spiegò:
"Non c'è nessuno qui intorno". 
"Vorrà dire che mi condurrai da qualcuno, e alla svelta".
Si allungò per afferrarle un braccio e spingerla verso la porta.
Lei protestò:
"Lo sceriffo tornerà indietro da un momento all'altro, non ...".
"Zitta" la interruppe lui concendola sul portico e poi sul sentiero, tenendole la pistola puntata al fianco "Prima mi condurrai da chi possiede un cavallo e prima ti lascerò libera, quindi smettila di blaterale e inizia a farmi da guida". 
S'incamminarono verso RedCity. Il primo posto che avrebbero incontrato, pensò Kelly, sarebbe stato il ranch dei McDonald.
Aspide la faceva camminare davanti, tenendola sotto tiro. Nel frattempo le ammirava il portamento fiero, e le curve armoniose. "Gran bella preda" pensò. 
Giunsero al ranch e Kelly glielo indicò:
"Il ranch dei McDonald" disse. 
S'intravedevano i recinti,  un uomo in sella ad un cavallo, la casa e capi di bestiame sparsi.
Aspide afferrò ancora Kelly costringendola a camminare al suo fianco a passo svelto.
"Avevi detto che mi avresti lasciata libera" protestò lei irata.
"Quanti sono in famiglia?" chiese lui ignorando la sua affermazione.
Kelly non rispose.
"Ti ho fatto una domanda".
"Ci sto pensando" fece nervosamente Kelly "In cinque mi sembra ... più due bambini".
Ormai vicini, Aspide addocchiò un paio di cavalli legati all'esterno dei recinti.
Se l'uomo a cavallo si sarebbe voltato, li avrebbe visti arrivare.
"Sei in grado di legare una sella ad una groppa?". 
Alla domanda del bandito Kelly s'irritò:
"Per chi mi hai preso? Per una donzella da sala da the? Certo che ne sono in grado!".
"Allora dimostramelo. Là c'è una sella, e lì c'è un cavallo". 
Le indicò la sella lasciata su di un recinto, poi sollevò la pistola: per obbligarla ad ubbidire, e per difendersi non appena l'uomo poco lontano li avrebbe scoperti. Aspide aveva notato che era armato di cinturone e pistola. 
"E cerca di fare più in fretta che puoi" aggiunse.
Kelly si mosse a prendere la sella, la mise sul cavallo e con fare esperto iniziò ad allacciare le cinghie.
Lo scalpitìo del cavallo diventato nervoso attirò l'attenzione dell'uomo all'interno del recinto.
Si voltò e dopo aver visto la coppia voltò con uno strattone improvviso il proprio cavallo.
Aspide si mosse lesto. Sciolse le redini e montò in sella allungando una mano a Kelly.
"Monta!" le ordinò, faticando a trattenere l'animale.
"No". 
L'uomo nel recinto estrasse la pistola galoppando nella loro direzione.
Il bandito non ebbe più tempo. Si voltò sulla sella puntando la sua arma e facendo fuoco sul cowboy, che venne disarcionato cadendo rovinosamente a terra.
Kelly rimase a bocca aperta, allibita.
"Monta ti ho detto!" la incitò più severamente Aspide, tendendole di nuovo la mano.
Lei esitò, poi vide la signora McDonald sulla soglia di casa con i due bambini dietro la gonna: imbracciava un fucile e la sentì gridare:
"Ladri assassini!". 
Sparò, e Kelly fu costretta a prendere la mano di Aspide, salendo con lui sul cavallo dietro.
Un altro colpo partì dal fucile della donna. 
Kelly dovette aggrapparsi alla vita del bandito perchè il cavallo, spaventato, s'impennò prima di partire al galoppo. 
Un ultimo sparo e i due erano già dietro la collina. 
 
Aspide si allontanò il più possibile, ma con due persone in sella, l'animale non potè fare molta strada. 
Quando rallentò, Kelly tirò un sospiro di sollievo. 
"Voglio scendere" disse. 
Lui dovette fermare il cavallo completamente perchè la donna saltò giù con un balzo.
"L'hai ucciso!" lo aggredì subito Kelly, mentre anche lui smontava "L'hai ucciso per un cavallo!".
"No. L'ho ucciso perchè ci avrebbe sparato addosso".
"Non potevi semplicemente minacciarlo?".
Aspide s'incamminò tirando appresso l'animale. Kelly restò immobile e il vento della prateria le passò tra i capelli e le vesti.
"Muoviti" le disse lui senza voltarsi.
"A che ti servo ancora? Non sei un uomo di parola!". 
"Non lo sono mai stato. Tu comunque sei bugiarda e disubbidiente". 
Kelly lo seguì a pugni stretti. 
"Voglio tornare a casa!". 
"No. Almeno fino a quando sarò fuori dalla giurisdizione dello sceriffo Perkins". 
"Cosa?".
Aspide si voltò appena a guardarla:
"Hai sentito bene ... Kelly Joe". 
Lei restò sorpresa nel sentire il proprio nome.
"Come sai come mi chiamo?" poi riflettè velocemente "Ah già ... lo sceriffo a casa mia".
"No. L'ho letto sull'atto di vendita di casa tua ... qualche tempo fa". 
Ancora più sorpresa, Kelly gli chiese:
"Ti sei ricordato il mio nome da quel giorno?". 
"Non solo il nome, anche l'indirizzo". 
"E quindi sapevi benissimo che c'ero io in quella casa".
"Se invece di nascondere i tuoi risparmi avessi nascosto quell'atto, forse oggi non mi sarei nascosto proprio a casa tua". 
Kelly assunse un'espressione di cera. Non credette alle sue orecchie.
Camminava al fianco di lui, togliendosi nervosamente i capelli che il vento continuava a sbatterle sul viso.
E non riuscì più a dire nient'altro. 
Il sole le batteva caldo sul capo, e lei maledì di non avere il suo cappello in testa.
Nemmeno Aspide parlò ancora, per più di un'ora di cammino. 
Poi avvistarono una vecchia stalla e si diressero là. 
Non appena fu all'ombra, Kelly si lasciò cadere a terra, esausta, posando la schiena ad una mangiatoia, chiudendo gli occhi per un istante. Quando li riaprì vide il bandito raccogliere una corda in un angolo e avvicinarsi a lei.
"Che hai intenzione di fare?" gli chiese preoccupata.
Aspide le s'inginocchiò di fronte:
"Legarti".
"Non è necessario. Sono talmente stanca che non andrei da nessuna parte".
Ma l'uomo le circondò la vita con la corda, poi le mani e infine la legò al recinto vicino alla mangiatoia.
Kelly lo aveva guardato bene da vicino mentre la stava legando. Il suo cappello a larghe tese che teneva basso sul viso a malapena le faceva vedere i suoi occhi verdi, e i capelli corvini lunghi fino alle spalle gli davano un tocco selvaggio. 
Aspide si sentì osservato per tutto il tempo. Era evidente che la donna era attratto da lui, ma per il momento non intendeva verificarlo. La lasciò sola, poi uscì dalla stalla, risalì in sella al cavallo e si allontanò al galoppo.
Ovviamente Kelly tentò invano di liberarsi, ma i nodi erano troppo stretti. 
Il tempo trascorse lento e alla fine si addormentò. Quando si destò, si accorse che il bandito non era ancora tornato. Cominciò a pensare che forse lo sceriffo lo aveva catturato e andò nel panico immaginando che nessuno l'avrebbe mai cercata lì, in una vecchia stalla abbandonata. Con un enorme sforzo tentò ancora di liberarsi, imprecando duramente contro la corda. Riuscì solo a girarsi lievemente e a dare calci alla mangiatoia. 
Finalmente il portone si aprì e vide comparire Aspide tirandosi appresso il cavallo all'interno.
"Dove diavolo eri finito?" sbottò lei. 
"Hai temuto per la mia incolumità?".
"No. Per la mia!" gli rispose pronta Kelly.
Aspide fece un tiepido sorriso appoggiando a terra una sacca da cavallo e una borraccia. Poi si spostò a slegarla. 
"Dimmi quanto manca al mio rilascio perchè non so fino a quando potrei sopportare questa situazione" fece Kelly massaggiandosi le mani intorpidite.
"Sei in gamba" le rispose lui "Non strilli, non piagnucoli e non mi riempi d'insulti. Direi che te la stai cavando benissimo". 
"Per gli insulti ... aspetta a dirlo". 
Lo guardò mentre apriva la sacca e ne tirava fuori del cibo. 
"Dove hai trovato questa roba?". 
Aspide non le rispose e le passò della carne secca che lei afferrò bruscamente.
"Non intendo essere legata di nuovo, chiaro?".
"Non sei tu che decidi. Non alzare troppo la cresta". 
Il tono della sua voce era basso, appena udibile, e Kelly si trattenne dal cominciare ad insultarlo.
Mangiò ancora qualcosa, poi bevve avidamente un lungo sorso d'acqua dalla borraccia.
Per Aspide non c'era più tempo da perdere. Si alzò a caricare la borsa sul cavallo, la corda e la borraccia.
Stancamente Kelly lo seguì fuori.
"Cavalcheremo" l'avvisò facendosi da parte per farla salire in sella.
L'idea di guardarle le gambe mentre montava a cavallo gli piaceva. 
E lei ubbidì, per niente a disagio quando la gonna le si alzò.
Peccato, pensò Aspide, che non aveva tempo per sedurla. 
Salì dietro di lei, e per non pensarci spronò subito il cavallo.
 
La prateria divenne ancor più desertica. Non si vedevano altro che colline vuote e qualche albero sparso qua e là. Il sole si era spostato alle loro spalle, e il corpo di Aspide faceva ombra su di lei. Kelly si sentiva il viso arrossato, e spesso stanca. A volte si abbandonava davanti a lui, lasciandosi cullare dal passo lento del cavallo, appoggiandosi al suo petto che profumava di cuoio. 
"Il tuo manifesto non ti rende giustizia" parlò dopo tanto silenzio. 
"Ah no?".
Anche Aspide si sentiva annoiato e udirla dire qualcosa lo risvegliò dal suo torpore.
"Sembri molto più cattivo ...". 
"A quanto sta la mia taglia adesso?".
"Tremila dollari".
Kelly lo sentì fare un fischio lieve:
"Caspita ...". 
Ci fu ancora silenzio tra loro, poi Kelly osò chiedergli:
"Come ci si sente a dover sempre fuggire per non morire?".
"Sempre all'erta". 
"Ce l'hai un nome vero?".
"Si, ma non ti serve saperlo".
Kelly rinunciò a fare conversazione.
Forse era troppo stanca per combattere con lui. 
"E tu ce l'hai un uomo?".
La sua inaspettata domanda la fece trasalire, ma rispose sincera:
"No". 
"Una zitella dunque".
Kelly s'infuriò:
"Non sono una zitella!".
Si voltò addirittura a guardarlo in viso e incontrando il suo sguardo canzonatorio non si sentì meglio. Tornò a dargli le spalle:
"Tu non sai niente di me!". 
Aspide tacque, ma dopo un breve attimo disse ancora:
"Sei comunque una zitella". 
Ricevette una forte gomitata nello stomaco. 
Anche se stavano giocando, il bandito la rimproverò:
"Non rifarlo".
Kelly ubbidì, stanca e incredibilmente paziente.
 
La donna si era appena appisolata tra le sue braccia quando Aspide decise di farla scendere. L'aiutò a smontare da cavallo, ancora intontita:
"Non ti legherò stavolta" le disse "Ma dovrai promettermi che rimarrai sotto questo grande albero ad aspettarmi". 
Kelly si guardò attorno e non vide altro che prateria deserta.
"Tu sai dove siamo vero?" gli chiese.
"Perfettamente" la tranquillizzò. 
"Bene, perchè mi sto fidando del tuo orientamento".
Il bandito stava ancora attendendo una sua conferma.
Lei stancamente gli rispose seccata:
"Dove credi che io scappi? Non so più dove sono e non saprei dove andare".
Aspide annuì poi galoppo via. 
Kelly si sedette esausta, ma quando si rese conto di essere finalmente sola, ritrovò lucidità.
Avrebbe potuto fuggire. Forse lui l'aveva lasciata lì di proposito, o forse la stava solo mettendo alla prova.
E' vero che non sapeva dove si trovava, ma se avrebbe riflettuto un attimo, non avrebbe fatto fatica guardando il sole che stava calando, a sapere la direzione da prendere. Iniziò a camminare avanti e indietro, intorno all'albero, indecisa sul da farsi. 
Fece in tempo a soddisfare i suoi bisogni, poi quando decise di avviarsi, vide Aspide tornare. 
Si sentì avvilita e tanto tanto stupida. 
Lui lasciò il cavallo per sedersi sotto l'albero. Svuotò le tasche, contando banconote.
Era evidente che le aveva appena rubate.
"Come sai dove c'è vita in questo posto deserto?" gli chiese allibita lei.
Il bandito le indicò un punto lontano:
"Là in fondo passa la strada principale". 
E Kelly si sentì ancor più stupida. 
"Hai rapinato un'altra diligenza?".
Aspide lisciò i dollari senza risponderle.
Tra i soldi c'era anche una catenina d'oro che con le dita respingeva ogni volta che gl'intralciava il denaro.
Alla fine la sollevò ammirandola alla luce. Ne pendeva un ciondolo con la lettera A che oscillava sotto la sua grande mano.
Poi la racchiuse con un solo gesto in un pugno, rialzandosi soddisfatto.
"Muoviamoci. Tra poco sarà notte". 
E Kelly sospirò amareggiata. 
 
La notte era giunta e solo la luna piena illuminava la loro via.
Finalmente Aspide avvistò una fattoria abitata e silenziosamente si fermò accanto al fienile.
Ne aprì adagio l'enorme portone, invitando Kelly ad entrare, e portando dentro anche il cavallo.
Gli diede da bere, poi si tolse cappello e stivali sdraiandosi sul fieno. Kelly lo imitò, chiudendo gli occhi.
Erano distesi supini in fondo al fienile. Il chiarore della luna che entrava da una finestra  lasciava che i due si vedessero, seppur poco..
Kelly lo chiamò piano e con un filo di voce:
"Aspide".
"Mm". 
"Come sei diventato un fuorilegge?".
L'uomo si voltò sul fianco, appoggiando il capo sotto un suo braccio, cercando di vederla, mentre spiegò: 
"Avevo sedici anni quando ho rubato per la prima volta. Ci lavoravo in quell'emporio. Mi sono ritrovato senza lavoro e con la reputazione rovinata". 
"E perchè lo hai fatto?". 
"Perchè avevo freddo" sorrise lievemente nel dirlo poi aggiunse "E perchè il padrone dell'emporio era un vecchio taccagno che mi sfruttava pagandomi una miseria". 
"Non poteva andare diversamente?".
"Certo. Avrei potuto farlo fuori quel taccagno ...". 
Kelly rise, il più adagio possibile. 
Stavano parlando sottovoce, per il timore che qualcuno potesse sentirli. 
Aspide provò una sensazione strana sentendo la sua risata sommessa. 
Era la prima volta che un suo ostaggio rideva ad una sua battuta.
Sollevò il capo puntellandosi con un gomito e la guardò distesa supina sul fieno. 
"Tu non sembri un ostaggio" disse, e si accorse che stava dicendo ciò che stava pensando. 
Kelly voltò lievemente il viso a cercare i suoi occhi:
"So addattarmi a qualunque situazione" spiegò "E' un buon metodo per salvarsi la pelle". 
La sua presunzione lo irritò un poco.
Il bandito assunse un tono diverso, mentre le chiese con voce calda togliendosi la camicia e stendendola sul fieno sotto di lui: 
"Cosa faresti se volessi approffittare di te ora, con la forza?". 
Kelly si portò le mani sopra la testa, e impassibile rispose:
"Probabilmente non mi metterei a gridare rischiando di svegliare qualcuno e beccarmi una pallottola nel cuore della notte".
Aspide pensò che quella donna era davvero intelligente. Non ci sarebbe stata nessuna soddisfazione nel prenderla con la forza: gli sarebbe piaciuto conquistarla lentamente, far si che lei gli cadesse tra le braccia perchè lo desiderava, e non per adattarsi alla situazione. 
"Hai mai pensato di costituirti e rifarti una vita?".
Alla sua domanda, lui abbassò lo sguardo:
"E' troppo tardi ... se mi prendono m'impiccano". 
Kelly si girò sul fianco avvicinandosi un po' di più a lui. 
Nella penombra gli scrutò il viso dai lineamenti mascolini, il naso sottile e perfetto, le labbra carnose tra la barba. Sollevò una mano per spostargli delicatamente i capelli neri dalla fronte:
"Sai ...E' un vero peccato che tu sia un bandito". 
Al diavolo! Imprecò lui dentrò di sè. Se lei continuava a comportarsi così, lui l'avrebbe rivoltata sul fieno e fatta sua andando contro i suoi propositi. 
L'eccitazione gli premette contro i pantaloni e il respiro gli si accellerò. 
Quella donna era talmente forte che avrebbe potuto dominarlo anche a letto. 
Una cosa allettante, ma poco maschilista.
E Kelly si era persa nel suoi occhi verdi, che all'improvviso erano nel panico. 
Si accorse di averlo turbato. Ritirò la mano con cui era arrivata al punto di accarezzargli una guancia, dicendogli:
"Non volevo provocarti ... scusami".
"Lo hai già fatto" fu la risposta secca di lui. 
E' vero. Kelly se ne rese conto. Ma Aspide era così affascinante, con un corpo così virile ... 
Maledì i suoi pensieri osceni. E maledì lui per averle dato della zitella. Era una zitella: una zitella che ardeva di avere un uomo accanto. Si sedette sul fieno, dandogli le spalle, pensando che non sarebbe riuscita a dormire accanto a lui, nonostante la stanchezza. 
E vide calare dinnanzi al proprio viso il ciondolo con la A. Sentì il metallo freddo posarsi sul suo collo, poi le sue mani grandi che le spostarono dolcemente i capelli e aspettò che lui glielo allacciasse dietro. 
Kelly sentì un brivido percorrerla in tutto il corpo. Toccò il ciondolo e si voltò a lui disperata. 
Fece per alzarsi ma lui l'afferrò per la vita, attirandosela vicina e ritrovandosi ad un soffio dalle sue labbra. 
Le sue mani sottili e bianche si posarono sul suo torace abbronzato: il tocco e il contrasto lo fecero impazzire. 
La baciò con prepotenza, invadendole subito la bocca facendola gemere, togliendole il respiro.
Le strappò il vestito per liberarle i seni e stringerli sotto le proprie mani. Le premette la parte eccitata contro il bacino, facendole capire quanto la desiderasse.
Kelly combattè a suo agio contro la forza di lui, ad armi pari. Gli leccò spudoratamente il petto, i capezzoli, gli percorse i muscoli tesi sfiorandoglieli con i polpastrelli, sentendolo vibrare sotto il suo tocco. E lasciò che lui l'adagiasse sul fieno, che la sormontasse con il corpo bruciante.
Non ricordò l'ultima volta che aveva fatto l'amore, ma si chiese perchè la passione che la stava travolgendo in quel momento non era sbocciata con Nick McKey. 
Aspide la fece sua, e fu impetuoso, passionale. La fece godere diverse volte prima di accasciarsi su di lei accaldato e completamente appagato. Tutta la sua forza poi si spense, rimanendo inerte con il capo sul suo seno, addormentandosi nella pace più assoluta mentre lei gli accarezzava pigramente i lunghi capelli. 
Kelly riuscì a riposare molto dopo, perchè all'improvviso non si sentì più la donna forte di prima. 
 
Il sole entrò dalle fessure del fienile e la svegliarono. Si mise seduta alla ricerca di Aspide e lo trovò poco più lontano, ad infilarsi gli stivali in fretta. 
"Abbiamo dormito troppo" le disse lui sottovoce "Dobbiamo andarcene, e alla svelta". 
Si udirono passi avvicinarsi ed il portone si spalancò.
Il sole accecò di colpo Kelly che dovette abbassare lo sguardo.
Un contadino entrò appoggiando ignaro una forca alla parete di legno. 
Poi vide la donna sul fieno, quasi svestita e spalancò la bocca sorpreso:
"Che mi prenda un colpo!" esclamò, poi un tonfo e cadde a terra. 
Dietro di lui, Aspide lo aveva colpito con il calcio della pistola. 
Kelly si ricompose il vestito e si avvicinò al contadino svenuto controllando la ferita. 
"Lo hai quasi ammazzato!" disse in preda al panico. 
"Andiamo!" ordinò il fuorilegge prendendo le redini del cavallo.
Lei restò immobile e lo sfidò:
"No. Sono stanca di seguirti". 
Aspide l'afferrò brutalmente e la spinse fuori dal fienile:
"Non metterti a fare storie adesso".
La issò sul cavallo, poi salì velocemente dietro di lei dando un colpo di staffe alla pancia dell'animale.
Kelly era infuriata:
"Quel contadino era disarmato. Non era necessario dagli una botta in testa". 
"Oh piantala!" l'ammonì lui zittendola.
Dopo un lungo pezzo di strada, giunsero alla riva di un fiume. Aspide fermò il cavallo, smontò e tirò giù la donna facendola quasi cadere. Di pessimo umore le disse:
"Se vuoi rinfrescarti fallo! Ma in fretta". 
Lei alzò il mento in segno di sfida. Non s'incamminò verso il fiume, ma dalla parte opposta.
"Dove credi di andare?" le urlò dietro lui.
"A casa!". 
Kelly udì i passi di Aspide raggiungerla. La caricò sulle spalle in malomodo e lei gridò:
"Lasciami vigliacco!".
"La tua tattica di adattarti alle situazioni è sparita? Non hai ancora visto con chi hai a che fare tu". 
La condusse al fiume poi la gettò letteralmente nell'acqua. 
L'impatto la fece gridare ancora, prima di rialzarsi seccata e completamente fradicia.
"Va' al diavolo!" gli urlò contro.
Lui se ne stette sulla riva con le mani ai fianchi, a punzecchiarla:
"Credevo di averti soddisfatta stanotte. Come mai sei così nervosa?". 
"Non voglio più avere niente a che fare con te!" le rispose arrabbiata Kelly uscendo faticosamente dall'acqua. Il vestito le si era appiccicato addosso.
Non voleva affezionarsi ad un uomo simile, ad un fuorilegge. Ogni volta che pensava alla loro notte di passione sentiva ancora i brividi di eccitazione. E questo la stava distruggendo.
All'improvviso scorse lontana una diligenza. Stava passando sulla strada principale e Kelly si mise a correre più che poteva, agitando le braccia e gridando per attirare la sua attenzione. 
Aspide imprecò, poi montò a cavallo e la raggiunse in un batter d'occhio. L'atterrò rismontando da sella mentre l'animale era ancora in corsa.
Caddero rovinosamente tra l'erba. Lui le salì sopra, tappandogli la bocca con una mano. 
Kelly, distesa, spalancò gli occhi incontrando i suoi, socchiusi dalla rabbia.
"Non darmi più noie donna perchè potrei arrabbiarmi sul serio" le sussurrò a denti stretti. 
Poi le lasciò libera la bocca.
"Lo sceriffo Perkins è un uomo vecchio e stanco" disse, più calma "Non ti darà la caccia fino al confine. Lasciami andare Aspide ...". 
Alla sua supplica, lui si riaddolcì. Abbassò lo sguardo sui suoi seni, che al ritmo del suo respiro si abbassavano e si alzavano velocemente. 
"Non posso" rispose in un sussurro. 
Esasperata, Kelly si abbandonò sotto di lui. Aspide posò la fronte sul suo petto, inerte.
E lei gli cinse il collo, abbracciandolo e stringendolo a sè. 
"Ti detesto per quello che sei ..." gli mormorò, poi lo vide ritrarsi, prendere le sue mani dolcemente e portandogliele sopra la testa, inchiodandogliele sull'erba.
La baciò con ardore, contraccambiato, poi si staccò dalle sue labbra per dirgli con un filo di voce:
"E tu mi stai portando sulla forca ...". 
Dovette fare uno sforzo per alzarsi e tenderle la mano:
"Coraggio" la invitò  "Non manca molto. Poi ti lascerò andare". 
 
BrightHomes. Il cartello di legno sulla strada in cima alla collina aveva scolpito il nome dell'aglomerato di case stotto di loro. Aspide prese qualche banconota e le diede a Kelly:
"Tieni. Vai all'emporio e compera cibo e coperte. Ci serviranno per accamparci all'aperto". 
Lei lo fissò esterefatta:
"Mi lasci scendere in paese da sola?".
"Si". 
"Potrei non tornare più ...". 
Aspide guardò oltre la piccola valle e indicò un punto lontano:
"Io ti aspetterò là". 
"Potrei non tornare più" ripetè lei. 
"Tornerai". 
"Come fai a dirlo?". 
"Perchè se no torni verrò io a riprenderti, anche se sarebbe un'inutile perdita di tempo". 
Lui si mosse sul cavallo, aggiungendo:
"Non ci sono sceriffi o uomini di legge laggiù, solo gente semplice. Non sprecare il fiato a raccontargli qualcosa". 
"Tremila dollari potrebbe far comodo anche alla gente semplice". 
Ebbe l'ultima parola, e Kelly si avviò lentamente a scendere la collina.
 
Comprò il cibo e le coperte. 
Incontrò pochissime persone che la guardarono sospettose e diffidenti.
Questo la fece desistere dal raccontare con chi stava e dal nascondersi in paese. 
Aspide l'avrebbe trovata in un batter d'occhio e si sarebbe arrabbiato. 
Risalì la collina dalla parte opposta, arrabbiata con sè stessa perchè stava tornando da lui. 
Lo raggiunse nel punto stabilito e gli consegnò le coperte. Lui le legò alla sella con la corda mentre lei riempì le borse di cibo.
Poi scorse una sua mano con il palmo rivolto verso l'alto che aspettava.
"Che cosa vuoi?" gli chiese lei a muso duro, ancora infuriata.
"Il resto".
"Và al diavolo" fu la sua risposta.
Aspide ridendo la invitò a risalire a cavallo.
 
Quando scese la sera il fuorilegge decise di accamparsi tra diroccati muri di un rudere senza il tetto.
Dopo aver cenato, la temperatura scese notevolemente e Kelly iniziò a sentire freddo. 
Si spostò a raccogliere rami secchi.
"Che cosa stai facendo?" le chiese Aspide, seduto sulla sua coperta.
"Voglio accendere un fuoco".
"Niente da fare. Attira l'attenzione".
Kelly mollò i rami a terra, esasperata. 
Tornò a sedersi accanto a lui.
Lo guardò mentre stava pulendo la sua pistola.
"Io non credo che lo sceriffo Perkins ti stia seguendo fin qui".
"Gli sceriffi sono molto prevedibili. Per questo sono convinto che Perkins mi sta alle calcagna. Ma non ci sono solo uomini di legge Kelly ... dimentichi i cacciatori di taglie". 
Già. Non ci aveva pensato ... i cacciatori di taglie. 
Kelly si rannicchiò le ginocchia sotto il mento.
"Potresti tagliarti la barba e i capelli, utilizzare un nome tuo, trovare lavoro in un ranch sperduto nel nulla e avere una vita normale". 
Aspide alzò lo sguardo dalla sua arma e la fissò per un istante negli occhi azzurri. 
"Perchè ti sta così a cuore il mio futuro?". 
La domanda la prese in contropiede e lei si strinse nelle spalle non sapendo cosa rispondere.
"Ti turba l'idea di vedermi penzolare un giorno da una corda?".
"Può darsi ...". 
Aspide ripose la sua pistola, poi si sdraiò nella sua coperta, in silenzio. 
Kelly lo imitò, vicina a lui. Lo cinse alla vita, accostandosi al suo petto, mentre lui le circondava le spalle in un abbraccio.
Sentì l'odore della sua pelle riempirle le narici: un odore di cuoio e polvere da sparo.
"Domani ..." disse piano lui "Domani potrai tornare a casa". 
Il cuore di Kelly prese a battere più veloce. 
Una bella notizia, se non fosse per il fatto che poi non l'avrebbe più rivisto. 
Aspide si scostò per sollevarle delicatamente il mento e guardarla in viso: 
"Ehi ... come mai non ti sento esultare?". 
Kelly decise di essere sincera:
"Credo che mi mancherai ...". 
Lui rise piano, tenendola stretta a sè, poi si sollevò per toccarle il ciondolo d'oro che aveva al collo. L'iniziale del suo nome sulla sua pelle lo rese fiero:
"Anche tu ..." mormorò.
Le scostò i capelli spettinati dal viso, accorgendosi che quella donna lo stava in qualche modo annientando, poi scese a baciarla a piccoli sorsi, guardandola ogni volta chiedere gli occhi e perdersi. 
Sentì un improvviso rumore sospetto e Aspide si staccò da lei di scatto, impugnando la pistola e guardandosi attorno attento.
Sgattaiolò fuori dalle coperte, rimanendo in ginocchio.
Nello stesso istante in cui uno sparo partì dal buoio, Aspide si gettò a terra, riparando Kelly.
Lei gridò, spaventata davvero. 
La voce dello sceriffo Perkins si udì chiara. 
"Aspide! Arrenditi! Sei circondato!". 
Al fuorilegge sfuggì una risatina nervosa. 
Circondato ... erano in quattro in tutto quando li aveva visti a Yellowground. 
Agguantò Kelly per il collo, sollevandola senza delicatezza e posizionandola dinnanzi a sè.
Lei sbigottita non riuscì a rendersi conto che cosa stava succedendo, ma di una cosa era certa: se lo sceriffo avrebbe sparato ancora, lei sarebbe stata colpita.
Ma Perkins uscì allo scoperto, seguito dai suoi uomini.
"Miss Kelly Joe ..." sussurrò sbalordito quando la vide. 
Bastò a distrarli. Aspide spinse violentemente la donna da parte e sollevò la pistola svuotando il tamburo.
Sparò su tutti e quattro senza un attimo di esitazione, con una rapidità sconcertante. Nessuno di loro ebbe il tempo di premere il grilletto. Kelly guardò i corpi senza vita di Perkins e dei suoi tre uomini, poi Aspide che riponeva la pistola ancora fumante. 
Le gambe le tremavano così tanto che non riuscì a rialzarsi subito. 
"A ... avrebbero potuto colpirmi ..." balbettò "Tu mi hai usata come scudo!".
Con voce sorprendentemente calma, Aspide le disse: 
"Puoi tornartene a casa adesso".
"Ah è così? Ora che non ti servo più tanti saluti?".
"Esatto. Era quello che volevi no?". 
Kelly si strappò infuriata il ciondolo dal collo e lo gettò con forza accanto alle coperte.
Aspide chiuse per un istante gli occhi a quel gesto.
"Vattene" le disse "Ritorna a BrightHomes e poi prendi la diligenza per RedCity".
Lei si alzò e riguardò i corpi stesi attorno a loro. 
Si mise sconvolta una mano sulla fronte girando su sè stessa:
"Santo Cielo ... li hai uccisi tutti ...".
Kelly allargò le braccia incredula, guardando Aspide mentre arrotolava le coperte e s'infilava in tasca il ciondolo d'oro. Poi il fuorilegge montò a cavallo e trattenne l'animale alle briglie: guardò la donna sotto di lui, per l'ultima volta, ancora un istante, infine lasciò che il cavallo lo conducesse lontano da lei.
 
  
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