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Autore: McHardcore    27/08/2012    3 recensioni
“Se non torni non potrò più essere davvero felice…” mormorò lei, cosa che portò il giovane militare ad abbozzare un triste sorriso. “Tornerò, te lo prometto. E allora tu mi farai un bel sorriso…” disse Timothy, posando un bacio sulla fronte di Arizona. Quella promessa non era stata mantenuta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arizona Robbins
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Era tutto così dannatamente freddo quel giorno. L’aria, il colore del cielo…
C’era gelo persino nell’animo di Arizona, che lentamente avanzava tra le file di lapidi scure, simili a una serie di tristi segnaposti di pietra posti su un tavolo d’erba. Gli unici sprazzi di colori, differenti da quella bicromia fatta di grigio e verde, erano dati dai fiori depositati accanto a ciascuna tomba. Dinanzi a quella dove si fermò la donna, c’era una corona di fiori bianchi talmente grossa che quasi la copriva interamente, non permettendo di leggere del tutto l’incisione ivi riportata. Ad Arizona però non serviva leggere quelle parole scritte in grossi caratteri dorati in rilievo, poiché ormai esse erano incise indelebilmente nella sua mente: se solo chiudeva gli occhi, poteva vederle. Erano lettere fredde nonostante dovessero trasmettere un briciolo di quell'amore che le persone rimaste provavano per il defunto: Timothy Robbins, figlio e fratello amorevole, morto per la patria. La donna si chinò per depositare un mazzo di fiori davanti alla lapide, quindi sfiorò quest’ultima e tornò a guardarla. Improvvisamente, il rombo potente di un tuono messaggero annunciò l'imminente arrivo della sua signora, la pioggia, dama fredda e piangente. Arizona prese allora un grosso respiro, come se stesse per fare uno sforzo erculeo, poi dopo essersi inumidita le labbra, parlò.
“Ciao fratellone. Sono io, Arizona. Scusa se non sono venuta spesso a trovarti nell'ultimo periodo, ma sono successe così tante cose che ancora fatico a crederlo..." Piano, sentì come se una voragine le si aprisse lentamente nel petto fino a farle sprofondare l'anima in un crepaccio che sapeva solo d’infinito dolore e tristezza. "Ricordi quando ti ho detto che non avrei trovato nessuno da amare e avevo poi giurato che il mio unico destino sarebbe stato quello di salvare vite umane? Te lo ricordi?” Alla donna sfuggì l'ombra di quello che doveva essere un risolino scaturito da un lontano ricordo, mentre una lacrima le scorreva lentamente lungo la guancia. “Beh, mi sbagliavo: ho trovato qualcuno da amare. Si chiama Callie. Calliope Iphigenia Torres. E’ un chirurgo come me ed è semplicemente fantastica. La amo moltissimo. Una volta ho fatto la sciocchezza di lasciarla, ma non ho resistito più di due settimane senza di lei. Sono dovuta tornare indietro, perché senza Callie non mi sento completa. Lei fa parte di me, ormai.” Arizona fece una pausa, nella quale tentò di asciugarsi le lacrime nuovamente apparse con il dorso della mano, dopodiché alzò per un attimo lo sguardo verso il cielo che andava via-via annuvolandosi sempre di più. Di nuovo il rombo di un tuono squarciò il silenzio andatosi a formare e un lampo illuminò la via alla pioggia.
“Abbiamo avuto una bambina. Una bellissima bambina di nome Sofia. E tu ora penserai: ma non hai sempre detto che non volevi figli? Sì, l’avevo detto. A pensarci bene avevo anche ripetuto più volte che l’essere madre non faceva per me, ma ora che la sono, posso soltanto dire che è magnifico…è così…splendido che non so descriverlo a parole.”
La gola le si seccò di colpo e la donna si dovette sforzare alquanto per parlare ancora, quasi come se l’aria facesse inaspettatamente fatica a passarvi attraverso per poter arrivare ai polmoni; trattenne a stento un singhiozzo.
“Io e Callie ci sposeremo. Indosserò un bellissimo abito bianco e camminerò lungo la navata di una chiesa solo ed esclusivamente per sposare la donna che amo...perché altrimenti mi risparmierei una simile cerimonia: sai quanto odio i matrimoni. Ad ogni modo c’è una cosa, però, che mi manca per quel giorno. Un’unica cosa…”
La pioggia, rapida come un nugolo di frecce, cominciò a cadere dal cielo in sottili e fredde gocce andando a mischiarsi alle lacrime di Arizona. Esse, come la musica prodotta dal flauto di un incantatore di serpenti, portarono un episodio legato a un passato non troppo lontano a uscire da quel cesto che era la sua mente, così come avrebbe fatto il cobra indiano sentendo le note dello strumento a fiato usato per risvegliarlo.
 
Le lacrime rigavano il viso di una ragazza bionda stretta nel suo cappotto scuro; era in piedi, sotto la pioggia, di fronte a un alto e giovane uomo in uniforme militare. “Non piangere Arizona…” sospirò lui. “Non sto piangendo, Timothy” replicò velocemente lei, abbassando la testa come a voler nascondere l’evidenza. “Non me ne vado per sempre, lo sai, e poi eri d’accordo che partissi per l’Iraq…” Un mugolio di consenso fece sorridere il giovane in divisa che, indossato il copricapo, attirò a sé la sorella per poi abbracciarla forte. “Se non torni non potrò più essere davvero felice…” mormorò lei, cosa che portò il giovane militare ad abbozzare un triste sorriso. “Tornerò, te lo prometto. E allora tu mi farai un bel sorriso…” disse Timothy, posando un bacio sulla fronte di Arizona. Quella promessa non era stata mantenuta.
 
Arizona fece un lungo sospiro, poi terminò la frase lasciata in sospeso, dopo essersi passata sul viso la manica del giaccone ormai fradicio nel tentativo di asciugare le lacrime. “Tu. Mi manchi tu. Mi manca il mio fratellone. Vorrei che tu potessi essere lì per me…con me. Sono venuta qua per dirti questo. Per dirti che sono felice…e che ho ripreso a sorridere.”
Un ampio sorriso andò a dipingersi lentamente sulle labbra della donna, e fu allora che le sembrò che l'enorme peso che l’era rimasto dentro per un tempo spropositato perdesse consistenza fino a librarsi in volo come un uccello leggero, sino svanire in cielo tra quelle nuvole grigie che ormai andavano diradandosi.
   
 
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