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Autore: Shainareth    27/08/2012    5 recensioni
[Gundam SEED] Imbarazzata per quei pensieri, la principessa decise che non era il caso di rimanere ancora lì a fissarlo mentre dormiva: se un altro lo avesse fatto con lei, sicuramente al suo risveglio si sarebbe ritrovato con il naso ammaccato.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SENSO DI PROTEZIONE




Scrutò attentamente le lunghe ciglia scure che, chiuse, facevano ombra su quel volto dai lineamenti virili e delicati a un tempo. Non era la prima volta che si soffermava ad osservarlo così furtivamente mentre lui dormiva, ma ora si scoprì a provare una certa vergogna nel farlo, perché non erano più sospetto e perplessità a spingerla a tanto, quanto semplice, morbosa curiosità. E forse qualcos’altro che ancora la ragazza stava cercando di comprendere.
   Abbassò anche lei le ciglia, seppur per pudore, e si abbracciò le ginocchia, stringendole al petto minuto per nascondervi il viso. Era contenta che, dopo tutto quello che era capitato, adesso Athrun fosse in grado di riuscire a riposare – cosa che, a quanto ne sapeva lei, il giovane aveva avuto difficoltà a fare dopo l’ultimo, burrascoso incontro avuto con suo padre, su PLANT. Però… doveva crollare addormentato proprio lì, su uno degli scomodi divanetti della sala briefing? Beh, non che facesse molta differenza, in effetti, visto che l’assenza di gravità li faceva per lo più ondeggiare nel vuoto…
   Tornò a sbirciare nella sua direzione, rendendosi conto, una volta di più, di quanto lui avesse un bel viso. E non solo. Imbarazzata per quei pensieri, la principessa decise che non era il caso di rimanere ancora lì a fissarlo mentre dormiva: se un altro lo avesse fatto con lei, sicuramente al suo risveglio si sarebbe ritrovato con il naso ammaccato. Tornò a distendere le membra, dunque, si diede una spinta con i piedi contro la parete alle sue spalle e raggiunse il portello che l’avrebbe condotta fuori da lì. Si mosse per aprirlo, ma ci ripensò, rimanendo a fissare il pannello di comando per qualche attimo prima di volgersi di nuovo verso il giovane, occhieggiando nella sua direzione da sopra la spalla sinistra. E se Athrun si fosse svegliato solo con la convinzione che sarebbe stato così per sempre? Non doveva rimanere solo, non gli faceva bene.
   Cocciuta, la ragazza tornò indietro, accucciandosi nuovamente accanto a lui in attesa che riaprisse gli occhi. Era curioso, si ritrovò a pensare, come le cose cambiassero in fretta, pur ripetendosi: quella era la terza volta che lo guardava dormire. La prima era stata durante il loro naufragio su quell’isola deserta nell’Oceano Indiano, ma all’epoca l’aveva tenuto d’occhio esclusivamente perché non sapeva se poteva fidarsi di quello sconosciuto – e anche perché stava studiando un modo per rubargli le armi. La seconda, dopo che quel folle aveva quasi deciso di ammazzarsi detonando il GAT-X303 Aegis, nel tentativo di uccidere Kira, e lei era stata costretta a soccorrerlo nonostante morisse dalla voglia di piantargli una pallottola fra gli occhi – e, paradossalmente, di fare comunque di tutto pur di salvargli la vita.
   Che tipo di sentimenti avrebbe dovuto provare, ora, al ricordo di quanto accaduto in passato? Si erano perdonati ogni torto, quindi non aveva senso provare ancora risentimento o sospetto. Anzi, erano ormai arrivati a confidarsi l’un l’altra, dimostrando di essere diventati amici. E poi – e questo il suo sensibile cuore di fanciulla non avrebbe potuto dimenticarlo facilmente – Athrun l’aveva abbracciata. Così, senza una vera ragione. O forse c’era, ma lei non l’aveva compresa. Era davvero tonta. Più di Kira? Forse sì, ammise malvolentieri, perché almeno il suo – presunto – gemello aveva già avuto almeno un’esperienza con l’altro sesso.
   Quel pensiero la fece arrossire vistosamente, mettendola in allarme: stava davvero associando Athrun a quel genere di cose? Sentendo le guance in fiamme, cercò nuovamente rifugio contro le proprie ginocchia, il cuore che le batteva forte in petto. Era giusto lasciarsi andare a quel tipo di fantasie proprio adesso, nel bel mezzo di una guerra in cui tanta gente continuava a morire ogni maledetto giorno? No, non lo era. Anzi sì, perché questo le dava la consapevolezza di essere ancora viva. Per quanto lo sarebbero stati, loro due, se persino un padre arrivava a sparare contro il proprio unico figlio? Il solo ricordo di ciò che Athrun aveva dovuto subire da quell’ignobile uomo che lo aveva messo al mondo le fece accapponare la pelle e, furiosa, strinse le dita attorno al proprio giubbino rosso-arancio, all’altezza dei gomiti.
   «Mi dai troppe preoccupazioni, tu», borbottò sottovoce, gettando uno sguardo sul volto del giovane. Ma, dopotutto, se non si preoccupava lei, per lui, chi altri avrebbe dovuto farlo? Non certo suo padre. Distese i lineamenti imbronciati del viso, lasciandosi andare finalmente ad un lieve sorriso e decidendo di provare ad accettare quei sentimenti contro i quali le risultava difficile continuare a lottare. Tanto più che lei stessa avvertiva il bisogno di focalizzare la propria attenzione su qualcosa o su qualcuno per non dover ammattire a causa degli shock vissuti in prima persona negli ultimi giorni – la morte di Uzumi Nara Athha e la scoperta di dover indagare quanto prima riguardo alla propria nascita e a quella di Kira.
   Fu un impulso del tutto naturale quello che la indusse a muoversi più vicina al ragazzo che continuava a dormire placidamente accanto a lei. Ma era certa che quello fosse un sonno tranquillo? Avrebbe dovuto provare vergogna per ciò che stava facendo, eppure non le era riuscito di fermarsi. La sua mano gli sfiorò la chioma scura e le sue dita si insinuarono gentilmente fra le lunghe ciocche che gli ricadevano sugli occhi. Si accorse allora che le sopracciglia del giovane non erano rilassate, anzi. Era colpa degli incubi? Anche lei ne aveva di frequente, in quei giorni, perciò la cosa non la meravigliò affatto.
   Approfittando della mancanza di gravità, portò le gambe sotto di lui e fece sì che Athrun potesse poggiare la testa sul suo grembo, mentre ancora lei gli accarezzava il capo. Lentamente, i tratti di quel bel viso che tanto attirava la sua attenzione si rilassarono del tutto. Voleva proteggerlo. Voleva proteggerlo per davvero. Era per questo che gli aveva fatto dono della pietra di Haumea che lui continuava a portare al collo, segno che, nonostante le pazzie passate, adesso aveva deciso di tenersi stretta la vita.
   Lo sentì muoversi sotto di sé e un attimo dopo si ritrovò le sue braccia attorno ai fianchi, quasi che lui volesse aggrapparsi con fare possessivo a ciò che, seppur nel sonno, pareva dargli un minimo di serenità. La principessa non protestò, benché quel gesto la fece nuovamente arrossire, né arrestò le sue carezze.
   «Grazie», lo sentì mormorare. Per un attimo aggrottò le sopracciglia bionde, spaesata: l’udito l’aveva ingannata? Lo vide schiudere l’unico occhio che era in grado di scorgere in quel volto premuto contro il suo ventre e l’iride verde che fu rivelata la cercò come se fosse stata un raggio di sole capace di riscaldarlo dal freddo e tetro buio in cui era stato costretto a rimanere fino a quel momento.
   «Non volevo svegliarti», si scusò la fanciulla, mortificata per averlo disturbato.
   «Ero già sveglio», la rassicurò Athrun, tornando a calare le ciglia sul viso come se fosse intenzionato a rimanere in quella posizione ancora a lungo, forse persino a dormire per davvero.
   Per qualche attimo lei rimase in silenzio, troppo stupita da quella rivelazione per poter formulare un pensiero di senso compiuto. Poi però si rese conto che, dunque, quel disgraziato forse aveva assistito a tutto il dilemma interiore che l’aveva portata ad agire in modo impulsivo. Arrossì per l’ennesima volta e s’imbronciò, arrestando istintivamente la mano fra i suoi capelli. «Sei un imbroglione», lo accusò blandamente, troppo presa dalla tenerezza provata nei suoi confronti per poterlo strigliare come avrebbe sicuramente fatto in un altro momento – e con chiunque altro non fosse lui, salvo Kira. E poi la stava abbracciando, come poteva avercela con lui proprio ora?
   Athrun sorrise appena. «Scusa», disse in tono non troppo convincente, mentre affondava il naso e la bocca contro il suo ventre, inducendola a irrigidire maggiormente i muscoli del corpo. Lui dovette avvertirlo tanto che, timoroso, le domandò: «Posso rimanere così ancora per un po’, per favore?»
   Ci teneva così tanto a lei o aveva solo bisogno di calore umano? Non aveva importanza, si disse la ragazza, ricominciando a lisciargli il capo e tornando lentamente a rilassarsi. Athrun se ne accorse e intese la sua risposta prima ancora ch’ella potesse pronunciarla in un flebile sussurro.
   «Grazie.»












Ebbene sì. Dopo più di due anni. Perché? Perché sto guardando nuovamente la serie e, per l'ennesima volta, me ne sono innamorata.
Perdonate la fluffosità di questa shot, ma non potevo esimermi dall'amore che ho per loro.
Shainareth





  
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