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Autore: moira78    11/03/2007    18 recensioni
Questa breve storiella dedicata a Ranma mi è venuta in mente l’altra sera mentre ero al lavoro, un call-center delle Poste Italiane. Un signore mi chiedeva notizie del suo pacco che gli era stato inviato dalla Cina e ho pensato una cosa buffa: che diavolo avrà ordinato, l’acqua delle Sorgenti Maledette?! Da lì l’illuminazione. Un call- center, tanti telefoni che squillano, un’operatrice un po’ stressata (io), un misterioso pacco dal Giappone. Insomma, ho preso carta e penna e ho buttato giù qualche riga (il più possibile nonostante il telefono non smettesse di inviarmi chiamate), poi a casa ho ricopiato, continuato, approfondito fino a mezzanotte passata. Et voilà! Non so se sia venuta fuori una buona one-shot comica ma l’idea mi ha intrigata molto e ci ho provato. Non ho idea se le Poste in Giappone funzionino come da noi, ma ho utilizzato la mia esperienza personale e mi sono addirittura immedesimata nella povera operatrice sfigata che si becca l’ultima telefonata della giornata e deve aver a che fare con una banda di matti! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-         Poste Giapponesi buonasera, come posso aiutarla?

 

-         Pronto? Ehm… salve, sono Ranma Saotome, sto aspettando un pacco dalla Cina da circa due mesi, può controllare per favore?

 

-         Certo, mi fornisce gentilmente il numero di spedizione?

 

-         Sì, attenda un attimo.

 

Ranma frugò nella tasca dei pantaloni finché trovò un fogliettino tutto stropicciato e ingiallito. Ricordava ancora il giorno in cui, a quello stesso telefono, ascoltava la voce monotona della guida delle Sorgenti Maledette (anche se mai gli pareva di aver udito suono più angelico!) dettargli quel numero: chino su quel pezzo di carta, che allora era liscio e immacolato, faceva scorrere la penna vergando quel codice, pieno di speranza come se da esso dipendesse tutta la sua vita. E in effetti era così.

 

-         RA472928543HK

 

Sospirò al telefono.

 

Un rumore di tasti, pigiati da dita impazienti, voci confuse di sottofondo dall’altro capo del filo, poi l’operatrice con tono gentile:

 

-         Dunque, dal tracciato rilevo che il suo pacco…

 

-         RANMA SAOTOMEEEE!

 

Il ragazzo col codino allontanò repentinamente l’orecchio offeso da quell’urlo improvviso.

 

-         Ryoga, razza di idiota, come hai fatto a inserirti nella linea?!   

 

-         Non ha importanza! Quello che conta è che tu hai richiesto l’acqua della Nannichuan senza  avvertirmi!

 

L’eterno disperso si trovava nei pressi di una centralina telefonica quando, colto da un improvviso impulso, aveva sferrato un pugno contro la struttura metallica distruggendo completamente lo sportello che la chiudeva.

Maledetto Ranma Saotome – Si era detto, ignaro del corto circuito provocato alle varie linee. – Sicuramente in questo momento tu sarai in casa con la mia Akane mentre io sono qui, perso chissà dove, al freddo e…

Improvvisamente si era reso conto del ronzio continuo dei cavi e aveva afferrato il piccolo apparecchio telefonico che pendeva, probabilmente dimenticato da qualche tecnico distratto, da una delle linee: allora aveva sentito la conversazione tra l’oggetto della sua maledizione e la ragazza sconosciuta di un call-center.

 

-         Ma senti un po’! E perché mai avrei dovuto avvertirti P-chan?!

 

Strepitò Ranma riportandolo alla realtà.

 

-         Non chiamarmi P-chan! Lo sai benissimo perché!

 

-         Bhè ora taci, sto parlando con l’Ufficio delle Poste!

 

L’operatrice, smarrita, s’intromise timidamente nella strana conversazione:

 

-         Ehm… scusate?

 

-         Sì! Sì mi dica! Dov’è il mio pacco?!

 

-         Ecco, come ho tentato di dirle poco fa… purtroppo è stato rubato.

 

Silenzio. Poi, due voci sconvolte all’ unisono:

 

-         RUBATO?!

 

-         Taci Ryoga! Scusi, che significa?! Qualcuno ha rubato il mio pacco?! CHI?!

 

-         Mi spiace, ma non…

 

-         Ranchan!

 

Improvvisamente la voce di Ukyo irruppe sulla linea.

 

-         Ucchan?!

 

-         Oh Ranma, tesoro, ho alzato la cornetta per fare una telefonata e ho sentito la tua voce! Che felicità!

 

-         Ti prego, ora non è il momento… Signorina, mi scusi, mi sa dire chi ha rubato il mio pacco?!

 

-         Sono spiacente, ma dal tracciato posso solo vedere che è partito dalla Cina due mesi fa, e poi…

 

-         Dalla Cina?!

 

Urlò una nuova voce femminile.

 

-         Oh, no, Shampoo!

 

-         Ayaaaa, Lanma! Davvero hai ordinato l’acqua della Nannichuan dalla Cina per poter tornare normale?! Lo stavi facendo per me, vero? Dimmi di sì…!

 

-         Zitta! Ranma ne deve una parte innanzitutto a me! Per colpa sua io…!

 

Ma il discorso di Ryoga fu interrotto da una nuova voce, stavolta maschile:

 

-         Insomma, io devo parlare con la sartoria Karachi! Ho bisogno di un kimono su misura per la cerimonia annuale dei membri del club del kendo!

 

Ranma si batté una mano sulla fronte: gli ci mancava solo Kuno Tatewaki.

 

-         Per favore volete tacere tutti quanti?! Ma che cavolo gli prende a questa linea oggi?!

 

-         SAOTOMEEEE!

 

Ringhiò il Tuono Blu facendo vibrare in maniera anomala parecchi timpani.

 

-         Come ti permetti di inserirti nella mia linea privata?!

 

-         Il mio Ranma si è introdotto nel mio circuito telefonico pur di parlare con me?! Oh che giorno lieto!

 

Lo interruppe Kodachi prendendo possesso dell’apparecchio e cominciando a chiamare il suo tesoro a gran voce. Se avesse potuto avrebbe sparso petali neri lungo la linea analogica.

Il povero artista marziale quasi ne poteva avvertire l’odore aspro mentre si portava nuovamente una mano alla testa dolorante: decisamente aveva scelto un pessimo momento per fare quella telefonata.

Tentò di ignorare le voci di troppo concentrandosi sull’unica che gli interessasse.

 

-         La prego, signorina… può finire di spiegarmi cosa è accaduto al mio pacco?

 

 La poveretta era attualmente afflitta da un tic nervoso che le sollevava incontrollabilmente e contemporaneamente il sopracciglio sinistro e il labbro superiore; una goccia di sudore le scivolava lungo la tempia e stava seriamente meditando di riagganciare, staccare cuffie e microfono e tornarsene a casa.

Non posso mollare così un cliente. – Rifletté. – I miei capi potrebbero accorgersene e magari licenziarmi!

 

-         Allora, per l’esattezza il pacco è stato spedito il quindici di ottobre. Dopodichè è stato smistato al Gateway di Hong Kong, dove…

 

-         Ranma, figlio degenere! Alzo la cornetta per ordinare del sushi per la cena e cosa mi tocca sentire?! Che tu ordini qualcosa dalla Cina senza nemmeno consultarmi?! Si tratta della Nannichuan, vero? Confessa!

 

-         Genma Saotome, io sono il padrone di casa e pertanto devo essere informato di ogni telefonata! Che significa che hai ordinato del sushi, chi dovrebbe pagare la consegna?!

 

-         Papà, Soun, attaccate questo dannato telefono! La linea è già troppo piena per i miei gusti!

 

-         SUSHI?! Cosa odono le mie orecchie?! Ranma non ti piacciono più i miei okonomiyaki?

 

Strepitò Ukyo sovrapponendosi e gettando il ragazzo nella più totale disperazione.

 

-         Stai zitta spatolona! Il mio Lanma mangerà la mia cucina cinese stasera a cena!

 

-         Ah è così eh?! Quindi hai scoperto che sto cucinando per te e ti sei organizzato per benino!

 

Questa era Akane che, dopo aver riattaccato il telefono della sua camera a Yuka, si era inspiegabilmente ritrovata in linea con il suo fidanzato che doveva essere all’apparecchio dell’ingresso.

 

-         Basta, fermate il mondo, voglio scendere!

 

-         Ranma Saotome, non ti perdonerò mai per aver fatto arrabbiare Akane!

 

Gridò Ryoga.

 

-         Dannato Saotome, togliti dalla mia linea!

 

Redarguì Kuno.

 

-         Ranma tesorooooo!

 

Cinguettò Kodachi.

 

-         INSOMMA BASTA!

 

L’urlo dell’operatrice mise improvvisamente a tacere tutti quanti.

 

-         Mi sono alzata presto per far riparare la mia auto, a pranzo ho digiunato per precipitarmi al lavoro, sono qui da cinque ore di fila a sorbirmi una telefonata dietro l’altra, ho fame, mal di testa e sono stanca morta! Quindi ora fatemi fare il mio dovere così posso timbrare il maledetto cartellino e andarmene a casa!

 

Nessuno osò fiatare e la ragazza proseguì.

 

-         Il suo pacco, signor Saotome, raccomandato e in contrassegno, è partito dalla Cina due mesi fa. E’stato smistato al Gateway di Hong Kong dove è rimasto in giacenza un giorno. Dopodichè è giunto alle Poste Centrali di Tokyo dove il tracciato si interrompe in data cinque dicembre prima di qualsiasi tentativo di consegna. La dicitura che mi dà il computer è ‘rubato’.

 

-         Non ha nessun’altra indicazione?

 

La ragazza ci rifletté un istante, poi digitò una serie di comandi fino a giungere ad una schermata colorata.

 

-         Non so se può essere importante, però…

 

-         Però cosa?! Parli per favore!

 

-         Ecco, pare che in quei giorni alle Poste di Tokyo ci fossero stati dei casi di furto di biancheria da parte di un tizio che…

 

-         IL VECCHIACCIO!

 

Esclamarono insieme Ranma, Ryoga, Shampoo, Genma, Soun e Akane.

Le rispettive linee vennero invase all’istante da una serie di improperi rivolti a un tale di nome Happosai e l’operatrice rimase di nuovo senza parole. Ci pensò su per un attimo, poi decise che aveva compiuto il suo dovere. Con delicatezza pigiò il tasto togliendo finalmente la comunicazione a quell’assurda linea telefonica promiscua e staccò le cuffie dal jack dell’apparecchio. Le ripose con cura nell’apposito contenitore, raccolse il faldone con i suoi appunti di lavoro, spense il PC col relativo monitor e rimise la sedia nel suo alloggiamento.

I gesti furono calmi e controllati fino a quando raggiunse la piazzetta dove era parcheggiata la sua utilitaria. Allora si portò le mani ai lati del viso e lanciò un urlo alto e prolungato al cielo; qualche cane in lontananza rispose al suo richiamo, poi tutto tacque nuovamente.

Di nuovo tranquilla e serena, entrò nella vettura, mise in moto e guidò lentamente verso casa mentre a Nerima, Tokyo, una strana telefonata a nove persone continuava a ronzare sulla linea…

 

-         Ranma, dobbiamo trovare il vecchio, sono sicuro che è stato lui a rubarci il pacco!

 

Dichiarò Ryoga deciso.

 

-         Rubarci hai detto?! Quel pacco era MIO!

 

-         Lanma amore ti preparerò un ramen speciale pieno di vitamine, così potrai sconfiggere Happosai al massimo delle tue forze!

 

-         Non starla a sentire Ranma, se vieni da me ti faccio trovare un okonomiyaki speciale alle verdure e pesce, altro che brodaglia!

 

-         Genma Saotome riaggancia immediatamente quel telefono, non possiamo permetterci una cena a base di sushi!

 

-         Ma Tendo, non vorrai mica fare lo spilorcio con il tuo migliore amico!

 

-         Saotome, te la farò pagare per aver mandato a monte la mia telefonata! E anche per avermi impedito di ordinare il kimono per la cerimonia!

 

-         Ranma, tesoro, non ascoltare quel vigliacco di mio fratello, dimmi le parole d’amore che attendo con ansia! Mi hai chiamato per questo, non è vero angelo mio?

 

-         Ma senti un po’ tu! Io mi faccio in quattro a cucinare per te e mi tocca stare ad ascoltare mentre amoreggi con le altre! Per quel che mi riguarda, il nostro fidanzamento è rotto da questo momento preciso!

 

-         Akane non ti ci mettere anche tu per favore!

 

 

-         Pronto?

 

Questa era una voce nuova.

 

-         Kasumi, sei tu?

 

Domandò Akane incerta.

 

-         Ma quanti telefoni avete in quella casa?!

 

Chiese uno sconcertato Ryoga.

 

-         Taci tu! Ho l’impressione che tutto questo macello sia proprio opera tua!

 

-         Scusatemi, dovrei fare una telefonata al dottor Tofu, potreste lasciare libera la linea per favore?

 

-         Uh? Certo, sicuro, Kasumi.

 

Ad uno ad uno tutti riagganciarono il telefono, compreso Ryoga che tentò di rimettere a posto alla bell’e meglio il disastro che aveva combinato.

 

Ognuno tornò ai propri affari: Ranma si precipitò alla ricerca di Happosai; Akane si rimise ai fornelli decisa ad avvelenare il proprio fidanzato; Shampoo e Ukyo si apprestarono a chiudere i rispettivi locali; Soun e Genma discutevano ancora su cosa si potesse o non si potesse ordinare per cena a casa Tendo; Kuno si arrese a richiedere il suo prezioso kimono il giorno successivo, mentre la sorella danzava per tutta casa srotolando il nastro e sparpagliando petali neri ovunque.

 

Kasumi terminò tranquillamente la sua telefonata, ignara della scintilla che si generò, non appena tolse la comunicazione, nella centralina distrutta da Ryoga.

Il ragazzo camminava lentamente col suo zaino sulle spalle, meditando di ordinare a sua volta un po’ d’acqua delle Sorgenti Maledette alla guida. Non si accorse dell’incendio che divampava alle sue spalle e che, poco a poco, tagliava fuori dalle comunicazioni tutto il distretto di Nerima…

 

FINE

 

Ho già in mente un seguito: “La vendetta dell’operatrice e il ripristino turbolento della linea telefonica!”. Ovviamente desisterò se voi me lo chiederete…Forse…!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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