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Autore: simonlovelace    28/08/2012    4 recensioni
«Sebastian Smythe che ha paura di qualcosa? Dovremmo annotarlo da qualche parte, dato che tu sostieni sempre di non avere mai paura.»
«Ma io ora ho paura.» ribatte.
«Paura di me? Faccio così schifo?»
sebtana's.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Santana/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sebtana - anywhere but here.


Just a beautiful unfolding.



Maledetto il giorno in cui l'ho conosciuto, in cui l'ho guardato negli occhi e visto qualcosa di diverso negli altri.
Maledetto il giorno in cui lui se ne è accorto e ha continuato a starmi accanto solo per il gusto di farmi impazzire, arrivare alla follia, arrivare al punto di lasciare Brittany di punto in bianco. Maledetto il giorno in cui ci sono cascata, in cui l'ho baciato e lui ha fatto finta di ricambiare. Maledetto lui, anzi, maledetta me che ho continuato a cercare quel qualcosa di diverso in lui e rendermi conto troppo tardi che lui era come tutti gli altri. Un sasso in mezzo ad altri sassi. Merda su merda.
Lui voleva solo giocare, usare i miei sentimenti per poi buttarli. Sono stata solo un giocattolo, un pezzo del suo gioco. Chissà quante ragazze ci saranno cascate e lo avranno lasciato perdere chiamandolo 'stronzo'. Probabilmente sono io l'unica ancora a fregarsene. Mi ci sono volute due settimane per smettere di pensare interamente a lui per concentrarmi sulla mia vita, figuriamoci a scordarlo completamente. Mi ci sarebbero voluti mesi, anni o addirittura il tempo che Rachel Berry ci mette ad uscire dal bagno dopo la sua solita 'routine' di pulizia del viso. Mi sarebbe cresciuta la barba, questo é poco ma sicuro.
Cammino dritta verso il bar appena aperto, proprio dietro il ristorante 'Il Bel Grissino'. Evito di guardare chi c'é dentro il ristorante
quando ci passo davanti  per la paura di scorgere un volto familiare ed entro dentro il bar, sentendo l'odore amaro del caffè arrivarmi alle narici e darmi un senso di calma assoluta. Il caffè. Ecco cosa poteva rilassarmi in pochi secondi. Sto per fare la fila  per ordinarne uno ma la vista di qualcosa mi blocca.
Capelli tirati indietro, divisa dei warblers ben stirata e i mocassini neri lucidi. Mi era sufficiente vederlo di spalle per capire che era lui. Faccio un passo indietro provando ad andarmene subito ma lui si gira e la prima cosa che guarda sono io. La sua espressione tipica di 'Sono-Sebastian-e-me-ne-frego' si tramuta in una espressione di sorpresa. Potrei dirvi che forse sapeva già del mio arrivo ma dalla sua espressione si capiva che non se lo aspettava seriamente.
Abbasso lo sguardo per evitare il suo e gli volto le spalle, uscendo il più velocemente dal bar. Rimango ferma un paio di secondi sulla soglia, il tempo giusto per eliminare la tentazione di girarmi e vedere se mi guardava ancora, e cammino dritta senza una meta. Forse sarà colpa dell'arrivo imminente dell'inverno, ma l'aria si era fatta più gelida del solito e il golfino delle cheerios che avevo addosso non mi bastava per rimanere al caldo. Ripasso davanti al 'Bel Grissino' e questa volta guardo di sfuggita attraverso quelle grandi vetrate. Dentro, in mezzo a dei tavoli più piccoli, c'era un tavolo lungo e quadrato su cui sedeva l'intero glee club. C'erano tutti. Rachel che teneva la mano a Finn, Quinn che sorrideva debolmente a Joe e Brittany che parlava assieme a Sugar, mostrandole un paio di fogli che probabilmente erano tesi sull'esistenza degli arcobaleni caramellati. Non era da me, ma qualcosa dentro mi era crollato. Non mi avevano invitata. E' come se una famiglia mi avesse voltato le spalle e avesse preferito un'altra persona a me. E quella persona era Brittany. E li capisco, perchè anche io avrei scelto una come Brittany, innocente e geniale, a una come me, stronza senza scrupoli e maledettamente confusa. Scuoto la testa e cerco di dimenticare quel che avevo appena visto. Io sono Santana-May Lopez e nessuno può ferirmi. Nessuno.
«Hai finito di camminare ed ignorarmi?» La sua voce mi fa sussultare. Non mi ero presa la briga di capire se mi stava seguendo o meno.
Respiro profondamente e mi giro, riprovando ad assumere l'espressione d'indifferenza che fino a due ore fa mi riusciva più che bene.
«Che vuoi? Non ti basta già avermi usata?»
Mi guarda come se avessi detto la cazzata più grande del pianeta.
«Usata? Ora avere paura di qualcosa è usare?»
Alzo un sopracciglio.
«Sebastian Smythe che ha paura di qualcosa? Dovremmo annotarlo da qualche parte, dato che tu sostieni sempre di non avere mai paura.»
«Ma io ora ho paura.» ribatte.
«Paura di me? Faccio così schifo?»
«Santana, capiscimi.»
«Come faccio a capirti se tutto quel che hai da dire è che hai paura eh? Dimmelo, Sebastian, dimmelo!» gli urlo nervosa. Ero sul punto di scoppiare. E' inutile parlargli per poi concludere niente.
«Non l'hai ancora capito quel che sto facendo per te? Cerca di capire il perchè mi sono allontanato da te, usa quel poco di testa che ti è rimasto!» urla, ma se ne pente subito, quando è troppo tardi e io avanzo verso di lui. Gli tiro uno schiaffo in pieno viso. «Non-osare-più-parlarmi-così!» Lo spintono ad ogni parola ma lui se ne sta zitto e si massaggia la guancia guardando altrove. «La testa?» chiedo spintonandolo con un tono esasperato. «La testa l'ho persa a causa tua, Sebastian! Quando mai lo capirai? Io non ho niente da capire se non che mi hai solo usato per puro divertimento ed è questo che fa male.» L'ultima parola riesco a dirla a malapena a causa dei singhiozzi e delle lacrime che mi scorrevano lungo guance. «Come ho fatto ad innamorarmi di una persona come te?» sussurro. Ma lui non mi risponde e avanza verso di me fino a quando non riesco a sentire il suo respiro. Era troppo vicino. Troppo. Faccio un passo indietro e alzo lo sguardo. Mossa sbagliata. I suoi occhi color verdeacqua erano proprio davanti a me e mi guardavano spaventati. Sapevo quel che vedevano. Santana, la stronza di tutte le stronze, stava piangendo e non riusciva a smettere. «Sebastian» riesco a dire tra tutti i singhiozzi e lacrime. «Perchè mi fai questo?»
«E 
tu perchè mi fai questo?» ribatte lui, facendomi stranamente piangere ancora di più.

E non ho nemmeno il tempo di realizzarlo che mi ritrovo le sue labbra appoggiate sulle mie. Forse era un bacio per farmi stare calma, ma la forza con cui le sue labbra premevano sulle mie e le sue mani mi tenevano ben salde mi faceva capire che ero io quella che aveva sbagliato a formulare la conclusione.
Avevamo entrambi così paura di innamorarci che non ci eravamo accorti di esserlo già dal primo giorno in cui io incrociai il suo sguardo e lui il mio.



» Oh my Sebtana feelings.
Ed eccomi con la mia seconda OS su Sebtana (la prima la potete trovare qui).
L'ho finita un po' alla cavolo perchè non riuscivo più a continuarla e non avevo più idee su come farla finire. Se si capisce così tanto, chiedo infinite scuse! çç
Ditemi cosa ne pensate, spero vi sia piaciuto e che non vi abbia fatto annoiare! Ci vediamo - se trovo delle idee - alla prossima!
Ah e Grazie tantissime per essere arrivati qui senza aver avuto l'istinto di ammazzarsi/vomitare/rotolare.

- marie.
twitter: @thisistocazzo.


  
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