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Autore: trunks94_cs    28/08/2012    17 recensioni
«Procedeva a passo lento, noncurante delle persone che attraversavano la via, e la vide, lì, con il suo sguardo di ghiaccio, appoggiata al muretto della piazza. DOVEVA parlarci, tutto ciò non poteva proseguire...»
Questa storia si è classificata sesta al contest indetto da Liena90 "The Vocal Contest"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: 18, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Essere irragionevoli è un diritto umano.» Aristotele


 

«L'unico modo per liberarsi d'una tentazione, è cedervi.» Oscar Wilde



15 Settembre, ore 16:30, Capsule Corporation


«Mamma, va tutto bene?» Domandò Trunks preoccupato, da un po' di tempo stava osservando sua madre, ed era giunto alla conclusione che qualcosa la angustiasse.
Bulma non fornì una risposta rapida, si bloccò per un istante guardando il vuoto e riprese a lavare i piatti.
Lo aveva sentito, era consapevole del fatto che il suo comportamento risultasse strano, anche suo marito Vegeta aveva iniziato a sospettare qualcosa.
(Sospettare?) No questo non era possibile, stava esagerando. La colpa era tutta della situazione creatasi.
(Non cercare giustificazioni tesoro, la colpa qui risiede soltanto in una sola persona...) Le riferì una voce occulta proveniente dalla sua mente.
«Silenzio!» Urlò all'improvviso.
«Mamma! Ma cosa ti prende!?» Sbraitò Trunks fiondandosi verso sua madre, abbracciandola teneramente.
«Non...» Stava per affermare che non sarebbe riuscito a capire, ma si fermò. Non poteva dirgli questo, non se lo meritava.
Trunks fin da ragazzino aveva dato la prova d'essere molto intelligente, lo avrebbe offeso.
«Non è niente amore, è solo un periodo complicato. E' inutile dirti che passerà presto!» Si limitò a dichiarare, asciugandosi le lacrime.
«C'è qualcosa che non va con papà?» Le chiese Trunks, mentre i loro sguardi si erano incrociati.
Non era mai stata in grado di analizzare del tutto la psiche di suo figlio, in quanto era in possesso di una personalità particolarmente astrusa, ma quella volta comprese leggendo i suoi occhi uno sconforto profondo.
«Stai tranquillo, tuo padre ed io non stiamo avendo problemi.» Rispose semplicemente, finalmente era riuscita ad assumere una espressione leggermente sorridente.
Nel frattempo la piccola Bra si era svegliata piangendo. Aveva dormito per circa 15 minuti, purtroppo quel trambusto le aveva dato fastidio.
«Sta' qui mamma, ci penso io.» La rassicurò Trunks baciandola sulla fronte.
Il pianto di Bra accentuò in lei quel forte senso di disagio che da una settimana caratterizzava le sue giornate.
(Perché ci trovammo sole!? Perché!?) Quell'interrogativo riecheggiava in lei continuamente, era stato un fatto casuale, presto avrebbe dimenticato quello che era successo.
(Vorresti che andasse così, eh? Mi addolora, ma ho delle brutte notizie, ti è piaciuto, questo non potrai mai cancellarlo, ne sei cosciente, vero?) Quella voce apatica senza nessuna pietà era appena ritornata.
«Basta...ti prego» Proferì Bulma, non accorgendosi che uno dei piatti era in bilico sul tavolo.
Si destò quando cadde sul pavimento rompendosi.
(Proprio come l'esistenza della tua famiglia, bella prospettiva dolcezza.) Annunciò una voce rude maschile.
«Mi dispiace per te. Non accadrà, non la avrai vinta.» Replicò Bulma raccogliendo i cocci, non avvedendosi della presenza di Trunks dietro di lei.
(Prima d'ora non aveva mai parlato da sola, deve essere successo qualcosa di grave.) Considerò Trunks avvertendo un brivido di paura lungo la schiena, ma riuscì subito a ritrovare il controllo di se stesso andandosene nell'altra stanza senza farsi individuare.
Intanto Bulma aveva finito di lavare gli ultimi piatti, per fortuna quel giorno Vegeta stava svolgendo un estenuante allenamento nella stanza gravitazionale, quindi si recò nella camera da letto senza avere alcun timore.
S'erano fatte le 17 del pomeriggio. Nonostante questo si addormentò dopo qualche attimo, ne aveva bisogno. Doveva farsi forza per ciò che sarebbe successo più tardi.


Una settimana prima



8 Settembre


Quel giorno non era cominciato affatto nel migliore dei modi. Per la prima volta dopo la sconfitta di Majin Bu, aveva litigato con Vegeta.
Riteneva di essere nel giusto, ciononostante riconosceva che il suo modo di fare spesso recava disturbo.
Anzi, più pensava a quell'episodio, maggiormente si rendeva conto di scadere quasi nel ridicolo.
La discussione l'aveva iniziata lei, aveva osato far notare a Vegeta che ormai si trovavano in periodo di pace, di conseguenza gli aveva chiesto di annullare per qualche tempo gli allenamenti.
Come prevedibile, Vegeta s'era adirato, dicendo una frase divenuta famosa: non si sa per quanto questo andrà avanti.
Bulma aveva continuato a ribattere a quella risposta, finché Vegeta esasperato, era uscito di casa sbattendo la porta.
A quel punto Bulma si era seduta in salotto con le braccia conserte, poiché non trovava niente da fare, si trovava praticamente sola, Trunks era uscito con Goten e Bra dormiva.
Spaziando lo sguardo, vide sulla mensola non lontana da lei un libro, The picture of Dorian Gray, di Oscar Wilde.
Il suo sguardo manifestò meraviglia, quel drammaturgo non era mai riuscito ad entusiasmarla.
Si era chiesta come mai quel libro si trovasse in casa sua, ricordò allora d'aver visto Trunks tornare da scuola con quel volume in mano.
(Sicuramente lo ha preso dalla biblioteca scolastica, mi aveva accennato che tra non molto avrebbe dovuto sostenere un esame su questo libro.) Concluse Bulma aprendolo.
Gli diede un'occhiata, dopodiché iniziò a leggerlo minuziosamente.
Era incredibile, quel libro l'aveva catturata.
Bulma lo aveva sempre disprezzato, d'altronde lei era notevolmente legata al concetto di famiglia, perciò una persona come Wilde non poteva contare sul suo assoluto rispetto.
Di sorpresa il campanello suonò, era C18.

Era stata proprio Bulma ad invitarla.
In quel momento rammentò ogni cosa, la sua intenzione era organizzare una cena fuori con lei e Chichi, ma date le circostanze, era costretta ad annullare tutto.
«Ciao! Come stai?» Chiese Bulma cercando di usare un tono contento, per quanto fosse difficile.
«Bene grazie, tu piuttosto mi sembri turbata.» Osservò C18 con apparente freddezza e perspicacia.
«In effetti qualcosa c'è. Ma vieni in salotto, parleremo meglio lì.» Suggerì facendola accomodare.
Le raccontò tutto, C18 rimase ad ascoltarla attentamente impassibile mentre beveva il tè offertole da Bulma.
«Che ne pensi?» La interrogò quest'ultima.
«Questo...» Pronunciò C18 avvicinandosi con naturalezza verso Bulma, e con un repentino movimento le stampò un bacio sulla bocca abbastanza forte da causare uno schiocco.
Bulma s'irrigidì, non fu in grado per qualche secondo di muovere nessun muscolo, era paralizzata.
Trovò la forza di ritrarsi vedendo C18 intenzionata a dargliene un altro, si mise una mano sulle labbra a prima vista pareva disgustata da quel gesto.
(Sai che non è vero, perché fingere?) Quella fu la prima volta che udì l'arcana voce a cui avrebbe anche replicato se C18 non avesse preso parola.
«P-perdonami, non mi sarei dovuta permettere!» Dichiarò girandosi per nascondere le gocce cadenti dalle sue gemme di ghiaccio.
(Come ho potuto far questo a Crilin?) Pensò C18 spaventata da quello che era appena accaduto.
«Non dire così, voltati, per piacere.» Supplicò Bulma.
«No, è stato uno sbaglio.» Ribadì C18 con tono calmo.
«Per questo bacio...» Continuò.
«Dimentica, ti scongiuro, non parlarne con nessuno!» Ribattè C18.
«Sappi che l'ho gradito.» Continuò finendo Bulma.
C18 percepì la mano di Bulma che l'accarezzava delicatamente sul collo, la sentì spingere davanti, adesso era vicino al capezzolo.
«Sei bellissima.» Le sibilò Bulma ad un orecchio.
«Ma... Vegeta!?» Inveì C18.
«Non importartene, non è lui che voglio.» Riferì cominciandola a baciare, stavano abbandonandosi a quell'ignoto appagamento, ma accadde qualcosa.
(Cosa stai facendo? E' questo il modo di comportarsi? Tra poco tuo marito sarà qui, vuoi che ti veda!?) La voce era nuovamente tornata, ma stavolta aveva ragione, aveva MALEDETTAMENTE ragione.
«Ascolta, Vegeta potrebbe tornare fra poco, sarà meglio che tu vada!» Comunicò Bulma.
«E' vero, non ci avevo pensato!» Annuì C18.
«Lascia che ti accompagni alla porta!» Disse Bulma.
«Non c'è bisogno, posso arrivarci da sola.» Rispose C18 dandole dolcemente un ultimo bacio sulla bocca che fu ricambiato.
C18 si allontanò facendole l'occhiolino, Bulma si chiese per quale motivo non era riuscita a rendersi conto di quanto la desiderasse, forse aveva sempre respinto quell'oscuro sentimento.
Ma c'era ancora quella voce, quando l'avrebbe lasciata in pace?
(Con che faccia guarderai negli occhi di Vegeta? Dimmelo!!!) Non sapeva rispondere.



15 Settembre, ore 19:15, Piazza Centrale di Satan City


La vide accostata al muretto dove s'erano date appuntamento, intenta a guardare nel vuoto, non poteva più tirarsi indietro.
La faccenda si sarebbe chiusa quel giorno, ne era convinta.
«C18!» La chiamò come se si rivolgesse ad un'amica che non vedeva da lungo tempo.
«Ciao!» Si abbracciarono delicatamente.
«Senti, penso proprio sia necessario discutere di quello che è avvenuto l'altro giorno.» Affermò Bulma.
«Tranquilla, ho già capito!» La fermò C18.
«Voglio che la cosa proceda!» Stabilì Bulma decisa spaventando la donna dallo sguardo glaciale, che però riacquisì il proprio sangue freddo immediatamente.
«Come sarebbe?» Volle sapere C18 spiazzata da quella insolita dichiarazione.

«Te lo mostrerò...» La informò Bulma prendendola per la mano.

La condusse nel parco vicino la piazzetta, non lontano da dove si trovavano loro.

Trovarono un posto isolato, e fecero l'amore, capirono di volerlo da parecchio, TROPPO.



(E' impossibile, non può essere vero!) Riflettè Trunks scrutandole.
Bulma non s'era accorta di esser stata pedinata da suo figlio, il quale si voltò corrucciato.



Vegeta aveva terminato l'allenamento, desiderava soltanto farsi una doccia, ma sentì il rumore dell'acqua già aperto.
La sua attenzione fu attirata dalla porta del bagno socchiusa.
«Trunks, Trunks va tutto ben...?» Vide un piccolo fogliettino di carta sotto la fessura.





«Essere irragionevoli è un diritto umano.» Diceva Aristotele.

Sai mamma, aveva proprio ragione, ma ad ogni gesto corrisponde una conseguenza.

Trunks.



Aprì la porta inquietato, la tenda della doccia era chiusa.
Chiamò Trunks un'altra volta, per poi aprirla, lo spettacolo era raccapricciante.
Il sangue era sparso, si era tagliato le vene.
«No!!! Perché l'hai fatto!? Trunks!!!» Strillò Vegeta.

Aveva perso per la seconda volta suo figlio, non aveva di sicuro dimenticato ciò che era successo durante lo scontro con Cell.
Ma ora era diverso, sì, lo era di certo.


Bulma tornò a casa verso le 21 cercando di non lasciar trapelare alcuna emozione, guardò Vegeta seduto sul tavolo della cucina.
La sua espressione le fece paura, aveva scoperto qualcosa? Sarebbe stata la fine.
«Prendi quel biglietto che vedi vicino a me!» Ordinò Vegeta con una tranquillità disumana.
Bulma lo lesse attentamente.
«C-cosa significa?» Balbettò Bulma.

«Nostro figlio si è suicidato, non ritieni sia giusto darmi qualche spiegazione?»



                                                                                                                  FINE

  
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