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Autore: Liquid King    28/08/2012    3 recensioni
In seguito a un sogno ho deciso di scrivere questa storia e vi chiedo di recensire. Walter riceve una lettera che lo porterà a compiere nuovi crudeli omicidi. Solo per fan di Sullivan.
Gli aggiornamenti avveranno ogni fine settimana.
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Walter Sullivan
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti i fans di Walter Sullivan e c. vi ringrazio per la pazienza e scusate il ritardo ecco il nuovo episodio! Spero che vi piaccia e recensite numerosi! Il nuovo cap. si avrà il lunedì prossimo. A presto!



L'Ordine colpisce!

Appartamento 302, dopo che Walter era partito con Thomas nel mondo umano per compiere i sacramenti, Alessa era rimasta con Lisa e Leon ad aspettarli. Il primo giorno era passato nell’ordinario, Alessa non si poteva muovere, quindi Leon l’aveva accomodata sul divano e le aveva acceso la televisione… ma lei si scocciò subito e decise di leggersi un buon libro. Gli unici libri che trovò erano vecchissimi e quasi sbiaditi.

-Accidenti! Leon, non puoi andare nel mondo umano e vedere se trovi qualche cosa da leggere?- La richiesta suonava un po’ stupida e infantile.

-Ma Alessa? Non è un po’ pericoloso? Walter sta facendo il suo dovere e non abbiamo diritto di disturbarlo.- Rispose l’infermiera.

Mugolò un po’ seccata, la “strega” all’affermazione della bionda. Leon decise di perquisire l’appartamento dell’assassino di Ashfield Street. Incominciò dalla stanza da letto: Nell’armadio vi erano pochi vestiti e qualche vecchio paia di scarpe, poi nei comodini vi erano solo il telefono e sopra due lampade a incandescenza, il cassetto dell’altro comodino era rotto e quindi vuoto. Quello con il telefono conteneva solo vecchi pezzi di carta rossi: erano i fogli del rapporto di Joseph, l’inquilino prima di Henry Townshend. Dopo aver messo i pezzi di carta sulla scrivania controllò i cassetti della suddetta. Vuoti. Leon prese i foglietti e li diede ad Alessa per farli leggere poi si dedicò allo sgabuzzino, oltre al buco chiuso non c’era null’altro che potesse attirare l’attenzione. Ma decise comunque di provare, controllò nella scatola semichiusa e iniziò a svuotarla. Ci stavano poche cose di scarso valore, ma quello che vide era un portafoto incredibilmente vecchio e tarlato.

-Ma che diavolo?- Iniziò a pulire con il pollice della mano lo strato esterno di sporcizia che si era accumulata. Era molto difficile da rimuovere allora decise di darla a Lisa, lei avrebbe capito come andavano trattate queste cose.

Mise il portafoto sulla asciugatrice e verificò la mensola, vi erano delle munizioni e… sgranò gli occhi il buon Pyramid Head… sulla mensola vi era un piccone vecchio e arrugginito, a guardarlo dava il mal di testa.

Batté le ciglia più volte e cercò di toglierlo dalla mensola ma per quando facesse appello alle sue forze, non si scollava dal legno del mobile.

-Che strano, è come se facesse parte del suo appartamento.- Asserì il giovane.

Uscì dallo sgabuzzino e diede il portafoto alla donna. Lisa lo  lavò nel  lavello della cucina e dopo qualche minuto con il martello e lo  scalpello tolse tutto l’accumulo di sporcizia. Era una vecchia immagine in bianco e nero e in più si vedevano bene i visi delle persone raffigurate… erano due persone, un uomo e una donna.

-Possono essere loro?- Si chiese Alessa.

-Loro chi?- Leon non capì subito ma poi sbiancò.

-I genitori di Sullivan.- Concluse con un sospiro la ragazza. Iniziò a studiare il loro viso… la madre aveva i capelli biondi e il viso era molto pallido, aveva gli occhi nocciola, un sorriso sottile e un po’ triste. Il padre era un uomo sulla trentina, i lineamenti molto marcati e le labbra carnose. Aveva i capelli neri e gli occhi verde scuro. Entrambi erano molto inquietanti… ogni loro parte aveva contribuito ad assemblare quel mostro assassino che era Walter Sullivan. Non vi era scritto da nessuna parte, il giorno dello scatto e i nomi di quei due.  Alessa provò ad rimuovere la fotografia dal portafoto e riuscendoci trovò un audiocassetta rossa.

-Che cos’è questo?- Leon la prese in mano e notò che non aveva l’etichetta. Si alzò dalla sedia dove si era seduto prima e inserì la cassetta nella radiolina sul mobile vicino alla finestra.

Crrrr… Il soggetto è stato sottoposto alla psicoterapia… soggetto Walter Sullivan… Il processo di condizionamento sta dando i frutti sperati, usando lo stesso procedimento sugli altri bambini creeremo dei perfetti fedeli al culto. Abbiamo fatto come sempre… mostrato la fotografia dei suoi genitori e come da programma … nega di conoscere la madre… l’appartamento è la sua vera madre… crrrrggg

Leon fermò il nastro e si voltò verso Alessa.

-Impressionante vero?- Commentò il ragazzo dai capelli grigi.

Alessa non disse nulla ma si limitò a mettere la fotografia in tasca e chiuse gli occhi per poi addormentarsi.

-Ma tu guarda! Si addormenta senza preavviso!- Ridacchiò la bionda e dolcemente le mise una coperta.

Walter ancora non era tornato, così Leon decise di lasciare Alessa a dormire e portare Lisa con sé per passare qualche ora insieme.  Inutile dire che Lisa accettò senza pensarci su due volte, era da parecchio che quei due non uscivano insieme.

-Ma Walter non aveva detto di prenderci cura di Alessa?- Fece notare l’infermiera.

-Occhio non vede, cuore non duole.- Rispose a monosillabi il ragazzo già avviandosi verso la porta bianca dell’appartamento.

-Aspettami!- Lisa raggiunse in fretta il giovane e per precauzione lasciò una lettera ad Alessa nel caso di cui lei si fosse svegliata.

Un paio di ore più tardi, Alessa si svegliò non riusciva ad alzarsi, stava per chiamare Lisa quando vide sulla coperta la lettera.

-Uhmm…- Lei aprì, e lesse: -“Cara Alessa siamo a fare la spesa, torneremo appena possiamo.”- Lei non disse nulla per assimilare quell’informazione balzana, poi urlò:-Ma chi volete prendere in giro?-

-“Idioti! Non ci sperate che non lo dica a Walter! A proposito…”-

Alessa iniziò a pensare a tutti gli avvenimenti trascorsi da quando lei e Walter si erano parlati per la prima volta alla Wish House, le lettere che si erano scambiati, l’incubo di Silent Hill, l’incontro con Thomas che cercava vendetta e la sua ammirazione per quel biondo assassino, il rincontro di lei e Walter nell’appartamento 302, la scoperta della rinascita di Claudia e infine l’incidente alla gamba. Lei non lo avrebbe mai ammesso volontariamente ma era infatuata se non innamorata proprio di quel essere così freddo e spietato ma con il cuore di bambino. Walter, per Alessa, rappresentava quella infanzia che lei in un certo senso invidiava. Walter era nato senza genitori, di sicuro molto meglio che avere una madre che ti picchia ogni giorno e che dedica il suo amore per un dio che non esiste e ignorando completamente il suo vero bene.

Alessa sorrise un po’ acidamente pensando a sua madre morta da qualche parte e dimenticata da tutti.

Walter era tutto ciò che Alessa indentificava come una creatura ancora pura e ingenua. Walter era cresciuto così: non ne aveva colpa, se il mondo lo considerava un mostro, sono stati quelli del culto a crescerlo così. Se Walter fosse cresciuto come un bambino normale sicuramente sarebbe più felice. Di questo Alessa ne era sicura. Buffo, vero? Alessa per la prima volta pensava a qualcun altro, non a se stessa e alla sua personale guerra contro l’ordine.

-Walter… ti amo.- Pronunciò questa parola dal grande significato e sperò che il biondo assassino potesse sentirla…

Ma un’inquietante dubbio le attraversò la mente… Lei amava Walter ma Walter amava lei?

Il dubbio la assalì in modo molto forte e ossessivo che decise di alzarsi e cercare di arrivare in camera da letto per impugnare la cornetta del telefono e chiamarlo.

Un forte rumore di passi pesanti si sentì per il corridoio degli appartamenti di South Ashfield, erano più di uno… erano uomini vestiti con delle divise da minatore. L’ordine l’aveva trovata, non vi era scampo. Alessa, che stava cercando di alzarsi, si bloccò sul posto… non poteva muoversi per la caviglia, non aveva armi per difendersi e non aveva nessuno che poteva aiutarla. Inerme venne prelevata e trascinata come un sacco di patate fuori dall’appartamento che per lei rappresentava un rifugio sicuro.

-Walter… salvami!- Urlò debolmente e uno dell’ordine la colpì in pancia con un calcio per farla zittire.

Qualche ora più tardi tornarono Lisa e Leon, ognuno con la propria mano nella tasca dell’altro. Ignari di quello che era accaduto.

-E allora io…- Lisa non finì di parlare che vide la porta quasi sfondata, delle impronte di carbone e fango sul pavimento.

-Ma che diavolo?!- Leon entrò di fretta e furia sperando che non fosse troppo tardi, ma purtroppo di Alessa non c’era traccia.

Leon si guardò in giro, tutto era in ordine segno che Alessa non aveva fatto resistenza e fosse stata catturata dai fanatici. Ma c’era qualcun altro oltre loro, qualcuno che apparteneva al Dio Samuel…

-Leon che è accaduto? Perché sei pallido?- Lisa notò che il viso del ragazzo si era fatto molto bianco e sudato.

-Lisa… vai dentro e non fiatare!- Leon aprì la porta dello sgabuzzino e spinse la donna dentro.

Non ascoltando le urla e le proteste della donna, Leon si apprestò a ricevere la sua punizione per l’imprudenza. Un rumore secco e la parete della cucina crollò a terra. Leon lo vide… il nuovo esecutore di Silent Hill… L’uomo nero. Leon non disse nulla ma cercò almeno di difendersi pur sapendo che era tutto inutile.

 

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Thomas si alzò lentamente dalla sedia dove era stato lasciato dal suo maestro Walter e si diresse verso il banco da lavoro del capannone.

“Ora devo completare io i sacramenti.” Il ragazzo si sentiva sicuro di quello che era capace. Prese dalla tavola una motosega circolare. Era pesante e rumorosa ma per lui era lo strumento giusto per tagliare, letteralmente, i ponti con il suo passato.

Il ragazzo si lasciò la porta del capannone alle spalle e proseguì verso quella stradina che Walter prima attraversò per la prima volta all’inizio della storia.

-Sorellona, sto arrivando.- Il ragazzo fece partire la sua arma e il rombo forte fece volare tutti gli uccelli del bosco.

Lui man mano che avanzava il terreno ai suoi piedi cambiava la conformazione, dapprima era terriccio poi divenne sempre più un pavimento bianco ma scurito dalla polvere e dalla sporcizia. Aveva camminato nello spazio e ora si trovava al penitenziario statale del paese. Ai suoi occhi vi era un lunghissimo corridoio e vedeva numerose braccia sporgersi fuori dalle sbarre di ferro. Sentiva urla, lamenti, imprecazioni e tanto dolore. Thomas riattivò la motosega e tutto venne coperto dal rombo… avanzò verso una delle celle e al suo interno vide quello psicopatico e il suo complice che stavano picchiando e, a tratti, abusando di un altro detenuto. La porta si aprì e il ragazzo, veloce e preciso, fece a pezzi i due detenuti. Le pareti si tinsero di rosso e per terra non restavano  che brandelli di carne macellata. Thomas fissò freddamente il detenuto-vittima … era un ragazzino poco più grande di lui, aveva il petto rosso e livido, il viso era leggermente sfigurato e irriconoscibile, insomma non valeva che vivesse. Thomas sapeva bene che non poteva assassinare gente che non facesse parte del suo piano.

-Mah…- Il ragazzo uscì fuori dalla cella e sul pavimento si formò un buco… largo e profondo. Lui vi si gettò.

Qualche tempo dopo, il ragazzo si alzò con molta lentezza, sentiva di trovarsi nel corpo di qualcun altro. Con un po’ di volontà e pazienza cercò di capire dove si trovasse… un bagno pubblico.

“Ma che diavolo?” Il ragazzo si specchiò di fronte a uno degli specchi, non c’era più il viso di un ragazzino di undici anni ma di un giovane di 19. Completamente disorientato decise di uscire dal bagno e decise di vedere fuori e fare, così, mente locale. Si guardò le mani… la motosega l’aveva persa. Mentre cercava di capire dove fosse finito, un pezzo di carta gli finì in faccia, lui se lo tolse dal viso e stava per buttarlo quando notò che non si scollava dalla mano, controllò e vide che vi era scritto qualcosa: ”Diventa l’ombra di Doriana.”

Che significa? Il ragazzo gettò via la carta dopo un bel po’ di sforzi e avanzò verso una delle panchine che si trovavano di fronte a lui, si  sedette su una di esse e facendo un movimento con la schiena casuale ciò gli permise di trovare la prossima mossa da fare…  vide un foglio ripiegato più volte su se stesso e dalla grandezza di 60x60 cm, sopra vi era scritto una lettera, la calligrafia era di Walter Sullivan.

“Caro Thomas, ti scrivo per augurarti buona fortuna per il compimento dei vent’uno sacramenti, hai altre dieci, sette, otto vittime da uccidere. Scegli con attenzione e non commettere errori, altrimenti devi pagare una penale e dopo è più difficile. Vai dalla nipote di Doriana, che è anche la tua e dici che ti mando io. Lei è al corrente di tutto, prenditi anche cura del cane e non destare sospetti al meccanico, sembra fesso ma non lo è. Non dimenticarti che dopo ogni omicidio che compirai, appariranno delle mani insanguinate sulla parete della camera da letto di Doriana. In totale devono essere 10. Questa è la mappa di Fukiyama City, usala con saggezza. Fammi vedere che sei il degno erede di Sullivan!”

La lettera finiva così, Walter di sicuro andava male in matematica. Comunque, Thomas aprì la carta e lesse la mappa, c’era un cerchio rosso su una casa, una freccia e una scritta: “Qui è la casa di Doriana.”

Thomas si alzò e dopo aver viaggiato in pullman era arrivato nelle vicinanze della casa… o meglio nell’officina di Alvin. Si guardò in giro, bussò sulla saracinesca di ferro e aspettò. Dopo un po’ aprì Alvin e si rivolse al ragazzo:-Come posso aiutarvi?-

-Salve, sono un disoccupato che cerca lavoro come aiutante d’officina. Mi basta una paga ragionevole e l’alloggio. Mi chiamo Roland Douglas.- Si presentò il giovane.

–Mi dispiace, ma abbiamo certi problemi nostri e non ne vogliamo altri. Tuttavia se proprio cerca lavoro può andare dal fioraio in fondo alla strada.- Rispose sbrigativamente il ragazzo.

-Va bene, la ringrazio.- Thomas s’insospettì molto, qualcosa stava succedendo lì.

Thomas decise di andare dal fioraio per cercare di trovare un punto da dove potersi  dedicarsi alla sorveglianza di sua sorella. Aprì la porta a vetri controllata da uno scampanellio. In quel momento arrivò il garzone, quello basso e con i capelli militari.

-Buongiorno e benvenuto, gradisce dei fiori per qualcuno? Prego, scelga.- Il ragazzo iniziò subito la sua formula commerciale sorridendo e mostrando le varietà di fiori.

-No, veramente… sono qui per cercare lavoro, mi chiamo Roland Douglas.- Cercando di sembrare molto cordiale e “sempliciotto” Thomas entrò subito in confidenza con il garzone.

-Il lavoro? Ma certo, lei deve occuparsi della consegna dei pacchi e dei fiori per tutto il paese. Ha un mezzo?- Spiegò.

-No.- Thomas iniziò a pensare che non era una buona idea essere lì.

-Beh, puoi usare la nostra bicicletta. Più avanti però comprati un mezzo tuo. Va bene?- Propose il bassetto.

-Sì.- Thomas notò che da una tendina del retrobottega c’era qualcuno lo spiava, ma fece finta di nulla e aggiunse:-Quando inizio?-.

-Ora, vai a Tonned Street e porta questo pacco di fiori alla vedova che abita nella palazzina, capirai subito chi è.- Spiegò il garzone porgendogli un pacco un po’ troppo pesante per esserci solamente dei fiori.

Thomas legò il pacco sul portapacchi dietro alla bici e iniziò a pedalare. Nel frattempo mentre Thomas adempiva al compito, la figura dietro alla tendina chiamò il garzone: –Benner… chi era quel giovane?-

-Signora Steil, non si preoccupi. È solo un morto di fame che ha deciso di farci da corriere.- Rassicurò Benner mentre riordinava alcuni vasi vuoti.

-Hmmm… fai attenzione. Non vogliamo avere problemi, se quel ragazzo fa troppe domande sai che devi fare.- L’anziana signora si allontanò dalla tendina.

-Non si preoccupi.- Benner sorrise.

Ignaro di quello che stava accadendo Thomas era arrivato alla palazzina di Tonned Street, che era come tante solo che all’entrata, sul portone vi era un fiocco nero.

-Sarà morto qualcuno.- Thomas smontò dalla bici e varcò il portone. Mentre saliva la scala, inciampò e rotolò giù. Il pacco con la caduta si aprì rivelando il contenuto: Una pianta dai petali bianchi e alcuni strani strumenti, sembravano quelli della lavorazione della droga.

Thomas cominciò a capire molte cose… aveva individuato le prossime vittime.

-Cani rognosi!- Thomas si alzò con gli occhi fiammeggianti e senza nemmeno bussare lasciò il pacco semi aperto davanti alla porta e tornò subito indietro.

“Sarà meglio che faccia finta di nulla, poi…” Thomas durante il viaggio poté calmarsi per non apparire avventato o nervoso.

Thomas lasciò la bicicletta al parcheggio sul retro del negozio e stava per fare il giro per entrare dall’ingresso ma qualcosa attirò la sua attenzione… si abbassò e spiò dalla finestra, qualcosa di molto interessante stava avvenendo dall’altra parte. Doriana e la signora Steil stavano parlando di qualcosa di molto importante e segreto, visto che Doriana parlava a bassa voce e con il fare concitato.

Thomas si accorse di non essere il solo a spiare… una ragazzina dai capelli marroni era di poco affianco a lui ed era così concentrata ad ascoltare che non si era accorta di lui.

-Samantha?- L’ex fantasma la chiamò a bassa voce ma lei si girò di scatto e gli fece segno di non fiatare.

Nel frattanto la signora Steil era seduta vicino a un tavolo che aveva tutte le qualifiche per essere un tavolo di chiromanzia con tanto di carte-tarocchi sparpagliate sopra.

-Dunque che cos’è che non va?-La donna che dimostrava di avere una sessantina di anni attendeva il motivo dell’improvvisa e inaspettata visita di Doriana.

-Buon giorno signora, mi scusi se arrivo in modo così inaspettato ma ho bisogno di un vostro consulto.- Doriana era truccata in modo leggero e indossava vestiti che non le lasciavano nulla di scoperto.

-Siediti.- La zingara iniziò a mischiare le carte e dopo un po’ ne fece tre file di otto ciascuno in verticale.

Doriana si accomodò e continuò la sua spiegazione:-Negli ultimi tempi mi stanno succedendo cose sempre più strane, per esempio ho incontrato un ragazzo dai capelli grigi che sosteneva di essere un poliziotto, ma che era un vero imbroglione. Le domande che mi ha fatto mi hanno turbata parecchio.-.

-Sai come si chiamava?- Domandò Steil e mise l’unghia del mignolo sotto a una carta rovesciata.

-Leon Scott Kennedy, però non sono sicura che sia il suo vero nome.- Replicò Doriana.

-Vediamo che dice la carta.- Lei con una mossa alzò la carta e rappresentava un Demone cristiano.

-Oh… mio dio.- Doriana capì che quello non doveva essere un buon auspicio.

-Scegli una carta.- La zingara si alzò e prese da un mobile vicino una candela dal cero azzurro.

-Ecco la carta che ho scelto.- Doriana puntò il dito su una carta qualsiasi.

-Aspetta.- Steil accese la candela e ella iniziò a emettere un profumo inebriante.

-Vediamo la carta.- Steil alzò la carta scelta dalla donna, la figura era inequivocabile: Un angelo guardiano.

-Dimmi un numero. Quanto tempo è passato dall’evento che ti ha maggiormente colpita? - La zingara posizionò le due carte scoperte in un punto separato dalle altre carte.

-Tre anni fa.- Doriana, forse per il fumo o per altro impallidì leggermente.

-Prendi la terza carta dalla tua sinistra.- La zingara non faceva altro che impartire comandi che Doriana eseguiva.

-Fatto.- Doriana prese la carta ma la mano leggermente rugosa della vecchia le bloccò il polso: -Alzala però non guardarla e fammi vedere.-.

Doriana alzò lentamente e girò la carta con la figura rivolta verso Steil.

-Lo immaginavo.- La zingara prese la carta e la rigirò con la figura in basso:-Ora non resta che tu scelga l’ultima carta… quella definitiva.-.

La sorella di Thomas sudò leggermente per l’ansia. Scelse l’ultima carta che rappresentava una donna con il denaro in una mano.

La zingara mise via le altre carte e posizionò le quattro più importanti. Erano in quest’ordine: La negoziatrice, l’angelo guardiano,  ildemonio e la carta coperta.

-Allora vediamo che mostra la carta coperta.- La zingara alzò la carta e vide… un’anima in pena.

Nota dell’autore: per chi lo volesse sapere= Negoziatrice: Alessa, Angelo Guardiano: Walter Sullivan, Boia con il patibolo: Samauel e infine l’anima in pena: Thomas Grady.

-Molto interessante… tutti i nodi stanno venendo al pettine.- Annunciò la zingara e aggiunse:-Puoi solamente attendere l’evolversi degli eventi e comportarti come tuo solito.-

Doriana restò un po’ male, ci sperava che avesse potuto scoprire qualcosa ma ringraziò comunque e tornò a casa.

Thomas era dubbioso e faceva bene… la zingara non lo convinceva.

Una volta rimasta sola, la vecchia chiamò Benner con l’aria turbata.

-Comandi, signora.- L’inserviente arrivò con le mani sporche di terriccio.

-Dobbiamo immediatamente comunicare alla centrale dell’Ordine  che c’è qualcuno che sta interferendo con i nostri scopi e metterli in allerta.- Disse la donna mentre riponeva le carte.

-Che è successo?- Benner divenne serioso.

-Doriana, quella donna comincia a sospettare qualcosa e in più, attraverso le carte ho scoperto che ci sono numerosi omicidi di persone legate alla sua vita. E noi saremo i prossimi!- La zingara si guardò in giro preoccupata, Thomas fece appena in tempo ad abbassarsi completamente per non farsi vedere.

-Ma non è possibile! Noi dell’Ordine controlliamo tutto… anche le entità soprannaturali!- Benner non sembrava nemmeno sicuro di quello che affermava.

-Mmmh… Ad ogni modo, vai a chiamare i superiori.- La zingara si torturò nervosamente le mani.

“Accidenti, devo agire ora!” Non si sa perché ma Thomas sentiva che Sullivan era in pericolo. Se avrebbe impedito a quei due di avvisare quelli dell’Ordine, chiunque essi siano , avrebbe facilitato qualunque impresa che stava svolgendo il biondo.

-Samantha… non ti muovere da qui!- Thomas si alzò dal nascondiglio e aprì la porta nel retro, la fortuna volle che, poggiate sul muro vi fossero delle cesoie per le siepi. Erano grandi e leggere.

Thomas senza alcuna esitazione li prese ed era pronto ad uccidere chiunque si fosse messo in mezzo.

Benner arrivò in quell’istante per chiudere la porta sul retro e quando vide il ragazzo si maledisse di non averlo fatto prima.

-Tu…- Gli mollò un pugno ma il ragazzo fu lesto e con una buona precisione gli mozzò il braccio che aveva allungato per sferrare il pugno.

-Nggg…- Thomas doveva essere veloce, se lui urlava avrebbe avvisato la donna e i passanti. Con le lame insanguinate e aperte puntò il collo e con un colpo secco gli staccò la testa.

Il sangue che fuoriusciva dalle ferite gli sporcò il vestito e buona parte del suo viso. Stava imparando presto il mestiere. Con gli occhi feroci iniziò la ricerca della zingara. La donna stava cercando di fuggire passando per la finestra nonostante l’età ma trovò qualcuno ad attenderla.

-Ferma megera!- Samantha l’afferrò per lo scialle e seppur rischiasse di farsi scoprire iniziò a soffocarla con il pezzo di stoffa.

-Tienila ferma!- Thomas aveva sentito il trambusto e con le lame delle cesoie chiuse e con il cuore traboccante di indifferenza e brutalità la ferì alla pancia e, senza fermarsi, continuò ad affondare la lama fino alle ossa.

-E ora… Fatality!- Con un ghigno soddisfatto Thomas aprì le cesoie all’interno del corpo della vecchia.

I minuti successivi furono molto veloci per i due. Samantha decise di ospitare il ragazzo, il quale non sapeva dove andare né tantomeno le prossime vittime.

-Dobbiamo parlare.- Samantha divenne seria e irrequieta.

Thomas si accomodò sul divano del salotto, cercando di non sprofondare.

-Ascolta, Walter mi ha detto tutto e di me puoi fidarti. Sei Thomas Grady, il fratello defunto di mia zia, quindi sei anche mio zio.- Iniziò la ragazza e stringeva tra le mani un libro molto grosso e pesante.

-Sì, non lo nego ma…- -Shhh…- Lei si passò un dito sulle labbra.

Lei mise il libro sul tavolo e lo aprì.

-“In origine, gli uomini non avevano nulla. I loro corpi dolevano e i loro cuori contenevano solamente odio. Combattevano senza sosta, ma la morte non giungeva mai. Si disperavano, bloccati in questa eterna sofferenza. Un uomo offrì al sole un serpente e pregò per la salvezza. Una donna offrì al sole una saetta e chiese in cambio la gioia. Provando pietà per la tristezza che avvolgeva il mondo, Dio nacque da quelle due persone. Dio creò il tempo e lo divise in giorno e notte. Dio tracciò la via per la salvezza e diede agli uomini la gioia. E Dio tolse agli uomini il dono dell'eternità. Dio creò gli esseri viventi per tenere gli uomini in obbedienza a lei. Il Dio rosso, Xuchilbara; il Dio giallo, Lobsel Vith; molti dei e angeli. Infine, Dio iniziò a creare il Paradiso, dove bastava entrare per dare agli uomini la felicità. Ma Dio esaurì le forze, e crollò a terra. Tutti gli uomini del mondo piansero per questo sfortunato evento, finché Dio esalò il suo ultimo respiro. Essa ritornò polvere, promettendo il suo ritorno. E così Dio non è perduto. Dobbiamo pregare e ricordare la nostra fede. Attendiamo con speranza il giorno in cui la via del Paradiso verrà aperta.”- Samantha lesse con molta fatica e con il timbro sempre uguale.

-Mmh… e allora?- Thomas non riusciva a capire.

-Ahnf… non capisci? Questo è il culto di Silent Hill.- Samantha riprese fiato e iniziò a spiegare:-Thomas, quello che noi faremo… lo facciamo per Doriana e per noi stessi.-

-Che vorresti dire?- Thomas, sinceramente non aveva capito proprio nulla…

-Doriana è un membro del culto. Dobbiamo farle aprire gli occhi prima che sia troppo tardi!- Samantha chiuse il tomo e sbuffò.

-Cioè fammi capire, Doriana è un membro di un culto che adorano un dio pagano e io… che c’entro?- Thomas si grattò la fronte.

-Idiota! La persona che ti ha ucciso, è stata Doriana stessa!- La rivelazione fece spaventare Thomas.

-Che diavolo dici?- -È così! Tu dopo che hai scoperto Doriana con un altro uomo lei stessa ti ha ucciso annegandoti in una vasca d’acqua bollente!- Samantha cercò di non perdere la calma.

-Doriana… ma come fai a dirlo?- Thomas nonostante la faccia seriosa era evidentemente sconvolto.

-Me lo ha detto Doriana stessa!- Samantha si alzò e decise di prendere dell’acqua, il fumo che usciva dalle orecchie del turchino non presagiva nulla di buono.

-Sono ancora più confuso di prima…- Thomas si alzò e uscì dalla casa e s’incamminò incurante dei richiami di Samantha con il bicchiere d’acqua in mano.

-Thomas, per la miseria! Fermati!- Samantha gli corse dietro cercando di non rovesciare il bicchiere.

Thomas aveva deciso di fere la cosa più rapida e azzardata: Confrontarsi con la sorella. Con il passo deciso e lo sguardo truce arrivò all’officina di Alvin.

-Aspetta…- Samantha non fece in tempo a bloccare il ragazzo che aveva sfondato la porta a mani nude.

-Ma che succede?- Arrivò Alvin con indosso la sua tuta da meccanico e non ebbe il tempo di controllare che venne afferrato con incredibile violenza, forza e velocità.

Alvin finì nel bagagliaio di una Ford che doveva riparare, Thomas bloccò la serratura con un colpo di martello dopo averlo chiuso.

Il ragazzo voleva solamente porre fine alla sua pena, non importava come. Arrivò dove si trovava Doriana e la incontrò seduta sul suo letto e in mano aveva la fotografia di Thomas di quando era bambino.

-C-chi sei?- Doriana si stava per alzarsi ma il braccio di Thomas la bloccò dove stava.

-Tu mi hai ucciso?- Chiese senza mezzi termini.

-Di che stai parlando?- Ovviamente lei non poteva sapere di trovarsi di fronte alla versione adulta del suo fratello ucciso.

-Io sono Thomas! Dimmi la verità!- Il ragazzo si dimostrò impaziente… e arrabbiato.

-Che diavolo sta dicendo? Mio fratello è morto tre anni fa! Non puoi essere tu!- Doriana si avvicinò indispettita allo sconosciuto e con le mani indicava che doveva andarsene via.

Thomas comunque non demorse ma agitò il martello che prima aveva usato per bloccare il cofano posteriore dell’auto.

-Thomas, accidenti!- Samantha fece appena in tempo a bloccare lo zio prima che combinasse qualche guaio.

D’improvviso avvenne un fatto inaspettato… dalla finestra dell’officina sbucarono alcune ombre, ombre somiglianti a dei minatori.

-Prendete Doriana e quel ragazzo, presto!- Disse uno di quegli uomini.

Con dei fucili spararono dei veloci e precisi colpi narcotizzanti che colpirono la donna, il ragazzo e la ragazza. Gli uomini senza volto e senza coscienza entrarono e a due presero i corpi e li trasportarono via, lasciando solamente Samantha a terra.


   
 
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